Pro vita (e caso Alfie): quanto dà fastidio chi la pensa diversamente?
Mi domando il perché di tanta indignazione per un manifesto che non offende ed esprime fatti incontrovertibili. Questo il commento della Cirinnà all'iniziativa Pro Vita:
o altri di simile tenore:
C'è una legge cara ignorante e va rispettata....
Fate schifo solo voi che volete riportare il paese al Medioevo
Le donne morte per aborti clandestini prima del 1978 nn te le ricordi????
Volete constringere le donne e le ragazzine, magari anche vittime di stupro, a partorire? Che fate le legate a letto, le imbavagliate e gli strappate il bambino? Spiegateci quali altri mezzi di tortura usereste.Risponde il sito Pro Vita:
Sono bastate poche ore dall’annuncio che il maxi manifesto di ProVita (affisso legalmente lo scorso 3 aprile) era stato tolto dal Comune di Roma senza fornire spiegazioni, e più di un migliaio di sostenitori della onlus hanno già cambiato la foto del proprio profilo Fb, sostituendola con l’immagine della gigantografia censurata.
Accogliendo l’invito sul social, tantissimi hanno commentato e condiviso il post sulla pagina Facebook di ProVita: «Il Comune di Roma vuole toglierci la libertà di combattere per la vita. Se sei con noi contro questa violenza, cambia per due giorni la tua immagine di profilo, mettendo quella del maxi manifesto di ProVita che ci hanno strappato. Aggiungi #ioerocosì e rispondici con un commento. Saremo in tanti a manifestare, pacificamente, la nostra libertà di espressione. Grazie!».
Da venerdì pomeriggio, l’immagine del bambino a 11 settimane e la scritta «Tutti i tuoi organi erano presenti. Il tuo cuore batteva già dalla terza settimana dopo il concepimento. Già ti succhiavi il pollice. E ora sei qui perché la tua mamma non ha abortito», è diventata l’immagine di tantissimi utenti del social network.
Una campagna solidale con ProVita, come testimoniano i numerosissimi commenti: «Vergognosa la reazione di chi si è infastidito per un’immagine che inneggia alla vita e non all’omicidio!»; «Forza! Non mollate! Continuate il vostro impegno ProVita onlus siamo con voi»; «Anche io ero così. E sappia la signora Virginia Raggi che pure lei era così. #ioerocosì»; «Pensiero unico e nichilista sta distruggendo tutto, altro che libertà?» e tanti altri commenti. Per la maggior parte, però, sono stati cambi di immagine e invio dell’hashtag #ioerocosì. Una vera protesta pacifica, mentre ProVita già si è mossa annunciando il ricorso amministrativo contro l’ordine ingiusto del Comune.Intervengono a difesa del manifesto anche La Bussola Quotidiana, Tempi e Avvenire.
Sul piccolo Alfie, è intervenuto anche il Papa, come racconta sempre Avvenire:
Papa Francesco interviene per il piccolo Alfie. Lo fa con un tweet in italiano e in inglese.Il sito documentazione.info offre una breve sintesi del caso:
«È la mia sincera speranza che possa essere fatto tutto il necessario per continuare ad accompagnare con compassione il piccolo Alfie Evans e che la profonda sofferenza dei suoi genitori possa essere ascoltata. Prego per Alfie, per la sua famiglia e per tutte le persone coinvolte».
Continuare ad accompagnare con compassione e ascolto per la profonda sofferenza dei genitori: due punti forti in poche righe che danno l’idea di quanto Bergoglio sia stato toccato dalla dolorosa vicenda di questo bambino inglese di neppure due anni, ricoverato a Liverpool per una malattia cerebrale devastante e ignota.
Tutti i tribunali interpellati dalla famiglia hanno autorizzato il distacco delle macchine, che potrebbe avvenire in questi giorni. Sabato scorso migliaia di cittadini sono scesi nelle strade di Liverpool per chiedere che Alfie venga accompagnato alla morte naturale, quando arriverà, e non fatto morire dai medici. E il Papa invita anche a pregare.
Leggi anche questo articolo e quanto scritto su La Stampa.
Chi è Alfie Evans?Alfie Evans è un bambino nato il 9 maggio 2016, che dal dicembre dello stesso anno vive grazie alla respirazione artificiale. Nonostante fosse nato perfettamente sano, i genitori lo portarono dai medici perché il bambino aveva dei movimenti sospetti, ma i medici dissero loro che si trattava di un lieve ritardo nello sviluppo.In realtà dopo sette mesi di vita Alfie ha contratto un'infezione toracica che gli ha causato delle forti convulsioni, e da quel momento è stato attaccato a dei supporti vitali artificiali nell'Alder Hey di Liverpool, grazie ai quali era riuscito addirittura a riprendere a respirare autonomamente. Purtroppo un'altra infezione, seguita da ulteriori convulsioni, lo ha costretto nuovamente alla respirazione artificiale.Nel dicembre del 2017 l'Alder Hey ha rifiutato la richiesta di trasferimento di Alfie dall'Inghilterra all'ospedale Bambin Gesù di Roma, caldeggiata dai genitori del bambino. Gli esperti del centro specialistico di Liverpool hanno descritto lo stato di Alfie come "semivegetativo", indicando come unica via percorribile l'interruzione della ventilazione artificiale.Successivamente a questi avvenimenti l'Alder Hey ha redatto un documento nel quale si risponde alle domande più frequenti riguardo al caso di Alfie. In una di queste risposte si parla del caso dell'ospedale Bambin Gesù:"La famiglia (di Alfie) ha identificato due esperti indipendenti e un team di tre esperti di un ospedale di Roma. Abbiamo cooperato pienamente con tutti loro e sono stati unanimi nel confermare che la condizione di Alfie è irreversibile e non curabile".Il 20 febbraio del 2018 un giudice dell'Alta Corte di Giustizia ha raccolto l'indicazione degli esperti dell'Alder Hey emettendo una sentenza con la quale si chiede all'ospedale di interrompere la respirazione artificiale. Quello che emerge dalla sentenza, è che i medici hanno ritenuto indegno per il piccolo paziente proseguire con la respirazione artificiale e che hanno considerato impossibile stabilire l'esatta natura del male di Alfie.Kate James e Tom Evans, i genitori di Alfie, si sono appellati alla Corte Suprema britannica per contrastare la sentenza dell'Alta Corte, ma la loro richiesta è stata respinta il 20 marzo 2018. Sul sito dell'Alder Hey è possibile leggere un'affermazione dell'ospedale riguardo questo rifiuto:"La Corte Suprema ha confermato la decisione dell'Alta Corte e della corte d'Appello per la quale una cura medica attiva non è nel migliore interesse di Alfie.Comprendiamo che questa decisione possa essere molto dolorosa per i familiari di Alfie in questo frangente così difficile e continueremo a lavorare con loro per accordare il più appropriato piano di cure palliative".