IV Domenica di Pasqua. Anno B
In quel tempo, Gesù disse:
«Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il
mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede
venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde;
perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore,
conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce
me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che
non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la
mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi
ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la
toglie: io la do da me stesso. [...]
“Io sono
il buon pastore”: immagine nota, già utilizzata nell’Antico Testamento per
descrivere la cura, la guida, la difesa, l’affetto di Dio stesso. Gesù si mette sulla
stessa scia del Padre: “il Padre conosce me ed io conosco il Padre” e mi ha
comandato di dare vita, la Sua vita, perché il gregge sia unito, difeso,
alimentato e viva della sua stessa vita.
Ermes Ronchi:
Io sono il Pastore buono è il titolo più disarmato e disarmante che Gesù abbia dato a se stesso. Eppure questa immagine, così amata e rassicurante, non è solo consolatoria, non ha nulla di romantico: Gesù è il pastore autentico, il vero, forte e combattivo, che non fugge a differenza dei mercenari, che ha il coraggio per lottare e difendere dai lupi il suo gregge. Io sono il Pastore bello dice letteralmente il testo evangelico, e noi capiamo che la bellezza del pastore non sta nel suo aspetto esteriore, ma che il suo fascino e la sua forza di attrazione vengono dal suo coraggio e dalla sua generosità.La bellezza sta in un gesto ribadito cinque volte oggi nel Vangelo: io offro! Io non domando, io dono. Io non pretendo, io regalo. Ma non per avere in cambio qualcosa, non per un mio vantaggio. Bello è ogni atto d'amore.Io offro la vita è molto di più che il semplice prendersi cura del gregge.Siamo davanti al filo d'oro che lega insieme tutta intera l'opera di Dio, il lavoro di Dio è da sempre e per sempre offrire vita. E non so immaginare per noi avventura migliore: Gesù non è venuto a portare un sistema di pensiero o di regole, ma a portare più vita (Gv 10,10); a offrire incremento, accrescimento, fioritura della vita in tutte le sue forme.Cerchiamo di capire di più. Con le parole “Io offro la vita” Gesù non intende il suo morire, quel venerdì, per tutti. Lui continuamente, incessantemente dona vita; è l'attività propria e perenne di un Dio inteso al modo delle madri, inteso al modo della vite che dà linfa al tralci, della sorgente che dà acqua viva. Pietro definiva Gesù «l'autore della vita» (At 3,15): inventore, artigiano, costruttore, datore di vita. Lo ripete la Chiesa, nella terza preghiera eucaristica: tu che fai vivere e santifichi l'universo.
Linfa divina che ci fa vivere, che respira in ogni nostro respiro, nostro pane che ci fa quotidianamente dipendenti dal cielo. Io offro la vita significa: vi consegno il mio modo di amare e di lottare, perché solo così potrete battere coloro che amano la morte, i lupi di oggi.Gesù contrappone la figura del pastore vero a quella del mercenario, che vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge perché non gli importa delle pecore. Invece al pastore buono ogni pecora importa e ogni agnello, a Dio le creature stanno a cuore. Tutte. Ed è come se a ciascuno di noi ripetesse: tu sei importante per me. E io mi prenderò cura della tua felicità.Ci sono i lupi, sì, ma non vinceranno. Forse sono più numerosi degli agnelli, ma non sono più forti. Perché gli agnelli vengono, ma non da soli, portano un pezzetto di Dio in sé, sono forti della sua forza, vivi della sua vita.(Letture: Atti 4,8-12; Salmo 117; 1 Giovanni 3,1-2; Giovanni 10,11-18)
Non
sono più forti, perché con le pecore c’è sempre il suo pastore a vegliare e
proteggere: non siamo mai soli, mai abbandonati. Di fronte al pericolo che
incombe, Gesù è la nostra forza, la nostra difesa. “Chi potrà separarci dall’amore
di Dio?”. Da Cristo che è per noi e con noi? Allora camminiamo sicuri,
impariamo ad affidarci al suo potere, lasciamoci guidare da lui: ci condurrà in
luoghi deliziosi!