XXIII domenica del tempo ordinario: "Se non mi ama di più...non può essere mio discepolo"
Stiamo cominciando un nuovo anno pastorale e Gesù ci chiede se siamo disposti a mettere Lui al primo posto per seguirlo. Lo fa con espressioni dure, con richieste assolute, con pretese che solo Dio (o solo un pazzo megalomane) può fare. Lo fa giocando al rialzo e non, come spesso facciamo noi preti, al ribasso, accontentandoci di poco: non gli basta un posticino tra i tanti impegno della nostra vita, un rimasuglio di tempo tra le tante nostre occupazioni. Vuole il primo posto!
Ma perchè questa pretesa di essere amato più di ogni altro amore, più della nostra stessa vita e più di ogni attaccamento materiale? E' un egocentrico? Ovviamente no! Lo chiede a chi lo sta seguendo perchè per essere suo discepoli occorre lasciarci guidare da Lui, ordinare i nostri affetti da Lui, liberarci da ogni attaccamento. Altrimenti diventiamo altri discepoli di facciata, falliamo il nostro obiettivo, lasciamo le cose a metà e perdiamo la nostra battaglia ritrovandoci sconfitti. Insomma: "pensateci bene prima di seguirmi". Non possiamo prendere il cristianesimo alla leggera. C'è bisogno di una sequela radicale e senza compromessi.
Questo spiega il senso delle due analogie del brano ascoltato: quella di chi costruisce una torre e quella del re che parte in guerra: dobbiamo decidere con coerenza e senza compromessi se vogliamo davvero seguire il Signore. Per non rimanere a metà e poi dover rinunciare. Per non iniziare una battaglia troppo superiore alle nostre forze.
Gesù tuttavia non ci chiede di essere rinunciatari, di starcene buoni senza pretese e desideri. Ci invita a riconoscere i nostri limiti e a chiedere aiuto. Da soli non andiamo lontano: abbiamo bisogno di Dio e degli altri, di una comunità.
Attenzione: non c'è antagonismo tra gli amori umani l'amore per Dio. Dio non ci chiede di rinunciare agli affetti familiari. Chiede un DI PIU': amare Lui di più per amare di più gli altri; metterlo al primo posto per ordinare tutti gli altri affetti.
Ma anche io, prete, spesso mi trova ad anteporre tante cose a Dio: sento il bisogno di pregare? Ecco che mi vengono in mente tante cose "urgentissime" da fare.
Questo non significa ancora una volta che dobbiamo trascurare la famiglia per non trascurare Dio. Si tratta di saper discernere come amare Dio: se prendendomi del tempo "personale" per stare con Lui o amandolo attraverso le occupazioni quotidiane o attraverso il mio "dovere di stato" o contemplando la natura o l'arte o leggendo un libro ispirato...
In sintesi: essere cristiani significa seguire Gesù e per farlo occorre:
1- rinunciare ad ogni attaccamento materiale;
2- amare Dio più di ogni altra persona e persino la propria vita: non attaccarci morbosamente alla nostra vita terrena;
3- essere disposti a portare la propria croce:disposti a rischiare il disprezzo e la persecuzione oltre che la fatica e a volte il dolore che vivere amando comporta.
Ma perchè questa pretesa di essere amato più di ogni altro amore, più della nostra stessa vita e più di ogni attaccamento materiale? E' un egocentrico? Ovviamente no! Lo chiede a chi lo sta seguendo perchè per essere suo discepoli occorre lasciarci guidare da Lui, ordinare i nostri affetti da Lui, liberarci da ogni attaccamento. Altrimenti diventiamo altri discepoli di facciata, falliamo il nostro obiettivo, lasciamo le cose a metà e perdiamo la nostra battaglia ritrovandoci sconfitti. Insomma: "pensateci bene prima di seguirmi". Non possiamo prendere il cristianesimo alla leggera. C'è bisogno di una sequela radicale e senza compromessi.
Questo spiega il senso delle due analogie del brano ascoltato: quella di chi costruisce una torre e quella del re che parte in guerra: dobbiamo decidere con coerenza e senza compromessi se vogliamo davvero seguire il Signore. Per non rimanere a metà e poi dover rinunciare. Per non iniziare una battaglia troppo superiore alle nostre forze.
Gesù tuttavia non ci chiede di essere rinunciatari, di starcene buoni senza pretese e desideri. Ci invita a riconoscere i nostri limiti e a chiedere aiuto. Da soli non andiamo lontano: abbiamo bisogno di Dio e degli altri, di una comunità.
Costruire e lottare sono due immagini che richiamano simbolicamente le dinamiche della nostra vita. Abbiamo un progetto da portare avanti e nello stesso tempo troviamo inevitabilmente difficoltà da affrontare. (G. Piccolo)La prima lettura ci ricorda proprio la nostra miseria, il nostro limite, la nostra finitudine: "I ragionamenti dei mortali sono timidi e incerte le nostre riflessioni, perchè un corpo corruttibile appesantisce l'anima e la tenda d'argilla opprime una mente piena di preoccupazioni". Abbiamo bisogno della sapienza di Dio, della sua grazia, del suo aiuto, dell'invio dall'alto del suo santo spirito.
Attenzione: non c'è antagonismo tra gli amori umani l'amore per Dio. Dio non ci chiede di rinunciare agli affetti familiari. Chiede un DI PIU': amare Lui di più per amare di più gli altri; metterlo al primo posto per ordinare tutti gli altri affetti.
L'amore per Cristo non esclude gli altri amori, ma li ordina. Anzi, è colui nel quale ogni genuino amore trova il suo fondamento e il suo sostegno e la grazia necessaria per essere vissuto fino in fondo. (R. Cantalamessa)San Benedetto nella sua Regola scrive: "Nulla anteporre all'amore per Cristo". Nessun affetto, neanche il più nobile, neanche la propria vita, tantomeno le proprie ricchezze. Con Dio non possiamo accampare scuse come quelle frequenti di non avere tempo perchè abbiamo un lavoro e una famiglia. Proprio per il bene di chi vogliamo bene dobbiamo amarli in Dio e a Dio affidarli.
Ma anche io, prete, spesso mi trova ad anteporre tante cose a Dio: sento il bisogno di pregare? Ecco che mi vengono in mente tante cose "urgentissime" da fare.
Questo non significa ancora una volta che dobbiamo trascurare la famiglia per non trascurare Dio. Si tratta di saper discernere come amare Dio: se prendendomi del tempo "personale" per stare con Lui o amandolo attraverso le occupazioni quotidiane o attraverso il mio "dovere di stato" o contemplando la natura o l'arte o leggendo un libro ispirato...
In sintesi: essere cristiani significa seguire Gesù e per farlo occorre:
1- rinunciare ad ogni attaccamento materiale;
2- amare Dio più di ogni altra persona e persino la propria vita: non attaccarci morbosamente alla nostra vita terrena;
3- essere disposti a portare la propria croce:disposti a rischiare il disprezzo e la persecuzione oltre che la fatica e a volte il dolore che vivere amando comporta.