IL BATTESIMO DI GESU' (Mc 1,9-11; Lc 3,21-22; Mt 3,13-17; Gv 1,29-34)
Il Battesimo inaugura il tempo in cui Gesù, uomo maturo,
entra sulla scena pubblica. É il momento del discorso programmatico, eppure la
prima cosa che egli fa non è mostrarsi protagonista di gesti straordinari né di
un insegnamento, bensì porsi come un peccatore solidale con gli altri
peccatori. Gesù inizia il suo cammino, il suo ministero pubblico,
facendosi battezzare, cioè immergendosi nella nostra umanità segnata dal
peccato e desiderosa di perdono e purificazione: è necessario per il Figlio
farsi fratello, essere pienamente solidale con la nostra condizione umana.
Da questo momento in poi Gesù, così come coloro che si
mettevano in fila per farsi battezzare da Giovanni, cambia la sua vita. Per
trent’anni nessuno ha saputo granché di lui: lo conoscono solo i suoi parenti e
la gente di Nazareth dove ha trascorso una vita normalissima. Adesso, di fronte
a Giovanni Battista, sulle rive del Giordano, Gesù sa che la sua vita sta per
cambiare completamente. Non sarà più solo figlio di Maria e Giuseppe, ma il Rabbi, il Maestro che mostra il volto
del Padre suo e Padre nostro.
Questo recarsi di Gesù da Giovanni per essere battezzato
apparirà azione scandalosa persino per i primi cristiani, alcuni dei quali
cercheranno di minimizzare l’evento. Eppure tutti e quattro i Vangeli ce lo
testimoniano: Gesù si associa ai peccatori nel chiedere a Giovanni il
Battesimo. L’altro si oppone, ma Gesù ribatte: «Lascia fare per ora!» (Lc 3,15), invitandolo a compiere la volontà
di Dio, la sua giustizia. E la giustizia di Dio è quella particolare coerenza con cui
egli intende realizzare la sua misericordia verso i peccatori, il suo disegno
universale di salvezza. Giovanni allora acconsente e si sottomette al volere di
Gesù, il quale a sua volta si sottomette a lui nel Battesimo. Commentando l’episodio Ermes Ronchi scrive[1]:
«Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento».
Questo fatto eccezionale, che avviene in un luogo qualsiasi e non nei recinti
del sacro, lo strapparsi dei cieli con la dichiarazione d'amore di Dio e il
volo ad ali aperte dello Spirito, è avvenuto anche per noi, ciò che il Padre dà
a Gesù è dato ad ognuno. Lo garantisce un'espressione emozionante di Gesù:
Sappiano, Padre, che li hai amati come hai amato me (Gv 17,23). Dio ama noi come
ha amato Gesù, con la stessa intensità, la stessa passione, lo stesso slancio.
Dio preferisce ciascuno, ognuno è figlio suo prediletto. Per il Padre io come
Gesù, la stessa dichiarazione d'amore, le stesse tre parole: Figlio, amato, mio
compiacimento.
Figlio
è la prima parola. Un termine tecnico nel linguaggio biblico, dal significato
preciso: «figlio» è colui che compie le stesse opere del Padre, che fa ciò che
il padre fa, che gli assomiglia in tutto.
Amato.
Prima che tu agisca, prima di ogni merito, che tu lo sappia o no, ad ogni
risveglio il tuo nome per Dio è «amato». Immeritato, pregiudiziale, immotivato
amore.
Mio compiacimento. Termine inusuale ma bellissimo, che deriva dal verbo «piacere»: tu mi
piaci, mi fai felice, è bello stare con te. Ma quale gioia, quale soddisfazione
può venire al Padre da questa canna fragile sempre sul punto di rompersi che
sono io, da questo stoppino fumigante?
Al nostro Battesimo, esattamente
come al Giordano, una voce ha ripetuto: Figlio, tu mi assomigli, io ti amo, tu mi
dai gioia. Hai dentro il respiro del cielo, il soffio di Dio che ti avvolge, ti
modella, trasforma pensieri, affetti, speranze, ti fa simile a me.
Ad ogni mattino, anche i più
oscuri, inizia la tua giornata ascoltando per prima la Voce del Padre: Figlio, amore mio,
mia gioia. E sentirai il buio che si squarcia e l'amore che spiega le sue ali
dentro di te.
La prima scena, quella del
Battesimo, corrisponde all’ultima scena, quella della morte. Il parallelismo è
messo in evidenza da Silvano Fausti, che annota:
Qui
lo vediamo in fila coi peccatori, là lo vedremo in croce in mezzo a loro; qui inizia
il suo servizio regale, là lo vedremo definitivamente sul trono; qui si immerge
nell'acqua da cui tutti nasciamo, là affogherà nella morte del malfattore di
cui tutti moriamo; qui si squarciano i cieli, là il velo del tempio; qui scende
lo Spirito, là “spirò”; qui una voce dal cielo lo proclama Figlio, là una voce
dalla terra lo riconosce tale[2].