"Che abbiamo fatto di male?". Dio e il terremoto

Terremoto, lo sconforto del sindaco di Amatrice Pirozzi: "Non nevicava così da 70 anni. Mi chiedo cosa abbiamo fatto di male... "

Il comprensibile sfogo del sindaco ispira a Giannelli la vignetta di oggi pubblicata dal Corriere in cui san Pietro intercede presso Dio per avere una "manovra correttiva" per il centro Italia funestato dal terremoto, neve e gelo. Ma che c'entra Dio? Che relazione c'è con le nostre colpe ("che abbiamo fatto di male")?

Pochi mesi fa un commentatore di Radio Maria finì nella bufera per aver collegato il terremoto con la punizione divina per le unioni civili. Cosa rispondere a chi collega al volere divino ("Non si muove foglia che Dio non voglia") o alla sua supposta tolleranza ("perchè non interviene?") fatti drammatici come questi? Come giustificare il male innocente?

Pino Lorizio, su Famiglia Cristiana di novembre scorso ricordava:

IL MALE NON VIENE DA DIO

Le calamità naturali, non hanno come origine immediata e diretta Dio, bensì la struttura limitata e il carattere dinamico del cosmo creato. Quanto alla prima, come sperimentiamo spesso i nostri limiti, nella malattia, nell’invecchiamento, nella stanchezza, nella fame, nella sete e infine nella morte, così accade per l’universo e il pianeta, che siamo chiamati ad abitare. Questo limite cosmico, per cui percepiamo il mondo ben diverso e lontano dall’assoluta perfezione paradisiaca, non può non coinvolgerci come creature, sia in quanto spesso ne subiamo le conseguenze, sia in quanto siamo chiamati, con la nostra intelligenza e capacità, anche tecnologica, a rendere il mondo sempre più abitabile e la natura meno nemica...

LA SOFFERENZA NON È UNA PUNIZIONE

Purtroppo l’uomo, con il suo peccato e le sue scelte di morte, riesce a rendere più radicale e devastante il limite dell’universo e a produrre più danni di quanti non ne derivino da calamità come i terremoti o le alluvioni. In queste occasioni spesso le vittime non sono tanto causate dagli eventi naturali, quanto dalle case che crollano, o dallo straripare dei fiumi, spesso per motivi imputabili alle nostre scelte. Di qui l’ulteriore messaggio a vigilare, come persone e come società, perché non sia la nostra superficialità, la sete del profitto e la violenza sulla natura a far sì che essa si mostri ostile.
Se, come accade, nella natura si producono la sofferenza e morte degli uomini, delle donne e anche dei bambini innocenti (senza alcuna distinzione fra giusti e malvagi), non è perché si verifichi una punizione divina, di cui il cosmo sarebbe strumento, si tratta piuttosto di occasioni nelle quali siamo chiamati da un lato a meditare sui nostri limiti creaturali e sulle nostre deficienze morali, dall’altro a stringerci intorno a coloro che soffrono, per tentare di alleviare le loro sofferenze, con la solidarietà e la fraternità anche concreta e materiale...
Alberto Maggi, biblista, è ancora più netto:
"È una bestemmia pensare che Dio, che ha inviato il suo unico Figlio per salvare il mondo, poi lo voglia distruggere a forza di cataclismi. Gesù esclude tassativamente qualunque relazione tra le disgrazie che colpiscono gli uomini e il castigo divino". Dopo la tragedia del terremoto nel Centro-Italia, su ilLibraio.it la riflessione del biblista Alberto Maggi.
Vedi anche: I terremoti e la domanda di sempre: "Dov'è Dio nelle tragedie?". Alcune risposte... 

Particolarmente utile è anche questo video che vi invito a vedere:



Vedi anche quanto scrive Arnaldo Pangrazzi, "Perchè proprio a me?"

In "Vorrei capire cos'è l'amore" scrivevo:
Se Dio ci ama, perché permette il male innocente?
“Dio non ci salva dalla sofferenza, ma nella sofferenza.
Non ci protegge dal dolore, ma nel dolore,
non dalla croce, ma nella croce”
(Bonhoeffer)
Il cardinal Kasper, fine teologo, scrive:
Il problema della teodicea, ovvero la questione di come sia possibile conciliare la sofferenza dell’innocente con l’esistenza di un Dio buono e al tempo stesso onnipotente, costituisce il punto più spinoso della dottrina su Dio, molto più spinoso di tutte le altre questioni teoriche e le obiezioni che vengono sollevate sull’esistenza e la natura di Dio. (…) Infatti: o Dio è buono ma non onnipotente, non potendo far niente contro l’ingiustizia, e non è allora Dio; o Dio è onnipotente ma non buono, non volendo far niente contro l’ingiustizia, e allora è un demone malvagio. Dopo Auschwitz, la teologia ha acutizzato ulteriormente tale questione: alcuni hanno sostenuto che non sia più possibile parlare di un Dio onnipotente e buono allo stesso tempo[i].
Come si concilia allora l’amore di Dio e il male innocente, cioè non causato dal male dell’uomo? Perché Dio permette che ci siano bambini che soffrono e muoiono per fame, malattia, disastri ambientali? Che colpa ne hanno?
Ad andare in crisi è innanzitutto la nostra idea di Dio: Padre Onnipotente che, potendo ogni cosa, deve essere all’origine di ogni evento. “Non si muove foglia che Dio non voglia”, recita un proverbio famoso. Ma è così? Dio è un “burattinaio” che muove i fili delle nostre esistenze? Può Dio amarci e non lasciarci liberi anche di sbagliare, anche di rifiutare il suo amore?
Se questo discorso può rispondere al perché del male “morale” (cioè causato dalla cattiveria dell’uomo), non risponde a quel male innocente a cui accennavamo.
Dobbiamo piuttosto tener contro che il mondo che Dio ha creato è in evoluzione,
un mondo – scrive Gozzellino - di partenza e di percorso anziché di traguardo, per cui con pregi e valori possiede carenze e difetti (…). Dio permette questi mali precisamente perché sono inevitabili (…). Li permette, ossia non li sopprime a forza, perché non potrebbe cancellarli senza con ciò cancellare questo mondo concretamente esistente: del quale tali mali sono un elemento intrinseco[ii].
Quando Gesù ci rivela che Dio è come un Padre, ci ricorda anche che, come (ma in maniera piena) ogni padre terreno, Dio ci dona la vita, ci sostiene e ci accompagna, ma non può evitare che corriamo dei pericoli camminando in questo mondo, altrimenti ci dovrebbe mettere all’interno di una campana di vetro impedendoci di vivere concretamente e liberamente. I “pericoli” fanno parte di questa vita che, come ogni dono prezioso, è fragile e delicata. Dobbiamo ricordarci che la malattia e la morte fanno parte della nostra esistenza e non possiamo eliminarli[iii]. Ma anche che abbiamo accanto un Dio che non ci abbandona, che ci offre il suo aiuto per affrontare il peso degli aventi negativi della vita, che ci mette accanto delle persone che, inconsapevolmente, ci manifestano la sua misericordia. Un Dio che ci invita ad essere le sue mani e le sue braccia per coloro che hanno bisogno di sentire il suo sostegno.
Quando parliamo dell’Onnipotenza di Dio dobbiamo sempre aggiungere che la sua è Onnipotenza nell’amore. Perché Dio può tutto, ma nei limiti dell’amore. Può tutto, ma non può negare la sua natura d’amore.
Quella che, apparentemente, sembra essere una contraddizione rispetto all’onnipotenza di Dio, il fatto di vincolarlo nel principio originante del bene, è in realtà l’unica spiegazione della vera contraddizione: perché, se Dio è onnipotente ed è Amore, accetta il male innocente?
Benedetto XVI si è espresso in questi termini:
Anche nella teologia, compresa quella cattolica, si diffonde attualmente questa tesi: Dio non sarebbe onnipotente. In questo modo si cerca un’apologia di Dio, che così non sarebbe responsabile del male che troviamo ampiamente nel mondo. Ma che povera apologia! Un Dio non onnipotente! Il male non sta nelle sue mani! E come potremmo affidarci a questo Dio? Come potremmo essere sicuri nel suo amore se questo amore finisce dove comincia il potere del male? Ma [dopo Gesù di Nazaret] Dio non è più sconosciuto: nel volto del Cristo Crocifisso vediamo Dio e vediamo la vera onnipotenza, non il mito dell’onnipotenza. Per noi uomini potenza, potere è sempre identico alla capacità di distruggere, di far il male. Ma il vero concetto di onnipotenza che appare in Cristo è proprio il contrario: in Lui la vera onnipotenza è amare fino al punto che Dio può soffrire: qui si mostra la sua vera onnipotenza, che può giungere fino al punto di un amore che soffre per noi. E così vediamo che Lui è il vero Dio e il vero Dio, che è amore, é potere: il potere dell’amore. E noi possiamo affidarci al suo amore onnipotente e vivere in questo, con questo amore onnipotente[iv].
Sempre Benedetto XVI, il Venerdì Santo del 2011 ha voluto, per la prima volta, rispondere in una trasmissione televisiva ad alcune domande poste da alcuni bambini. La domanda di una bambina giapponese andava dritta al cuore della grande questione del male innocente:
Ho tanta paura perché la casa in cui mi sentivo sicura ha tremato tanto, e molti miei coetanei sono morti. Chiedo: perché devo avere tanta paura? Perché i bambini devono avere tanta tristezza? Chiedo al Papa, che parla con Dio, di spiegarmelo
Ed ecco la delicata risposta del Papa:
Cara Elena, anche a me vengono le stesse domande: perché è così? Perché voi dovete soffrire tanto, mentre altri vivono in comodità? E non abbiamo le risposte, ma sappiamo che Gesù ha sofferto come voi, innocente, che il Dio vero che si mostra in Gesù, sta dalla vostra parte. Mi sembra questo molto importante, anche se non abbiamo risposte, se rimane la tristezza: Dio sta dalla vostra parte. (…) Un giorno, io capirò che questa sofferenza non era vuota, non era invano, ma che c’è un progetto buono, un progetto di amore dietro.
In una udienza, pochi giorni dopo, il Papa è tornato sull’argomento e, parlando a braccio, ha commentato l’episodio dei tre discepoli che, al Calvario, nell’ora dell’angoscia più grande del Cristo, si addormentano. Quel sonno il Papa lo ha paragonato alla nostra indifferenza rispetto al male del mondo:
È una certa insensibilità dell’anima per il potere del male, per tutto il male del mondo. Noi non vogliamo lasciarci turbare troppo da queste cose, vogliamo dimenticarle.
La giornalista Marina Corradi ha commentato:
Non è forse proprio ciò che facciamo davanti alle immagini del terremoto in Giappone, o ai numeri dei morti per fame nel mondo, o a quelle barche di profughi che talvolta sprofondano nel Mediterraneo, tra grida che nessuno sente, nel buio del mare? È vero: noi ascoltiamo, ci rammarichiamo, poi voltiamo pagina e cerchiamo di non pensare. Saremmo sopraffatti dall’oscurità se sapessimo davvero quale e quanto male ogni giorno si compie su questa terra. Dobbiamo pur sopravvivere: e dunque sonnecchiamo – come quei tre, nel Getsemani. Enorme è il male sotto al sole; ma soltanto nella certezza che Cristo ha vinto la morte il dolore è affrontabile (…) possiamo alzare gli occhi, e guardare il male, e affrontarlo, senza esserne travolti; possiamo vegliare, come era stato chiesto a quei tre[v].
Anche Papa Francesco è intervenuto sull’argomento nell’udienza del mercoledì santo del 2014:
Guardando Gesù nella sua passione, noi vediamo come in uno specchio le sofferenze dell’umanità e troviamo la risposta divina al mistero del male, del dolore, della morte. Tante volte avvertiamo orrore per il male e il dolore che ci circonda e ci chiediamo: «Perché Dio lo permette?». È una profonda ferita per noi vedere la sofferenza e la morte, specialmente quella degli innocenti! Quando vediamo soffrire i bambini è una ferita al cuore: è il mistero del male. E Gesù prende tutto questo male, tutta questa sofferenza su di sé… Noi attendiamo che Dio nella sua onnipotenza sconfigga l’ingiustizia, il male, il peccato e la sofferenza con una vittoria divina trionfante. Dio ci mostra invece una vittoria umile che umanamente sembra un fallimento. Possiamo dire che Dio vince nel fallimento! Il Figlio di Dio, infatti, appare sulla croce come uomo sconfitto: patisce, è tradito, è vilipeso e infine muore. Ma Gesù permette che il male si accanisca su di Lui e lo prende su di sé per vincerlo. La sua passione non è un incidente; la sua morte –quella morte – era “scritta”. Davvero non troviamo tante spiegazioni. Si tratta di un mistero sconcertante, il mistero della grande umiltà di Dio… La risurrezione di Gesù non è il finale lieto di una bella favola, non è l’happy end di un film; ma è l’intervento di Dio Padre e là dove si infrange la speranza umana. Nel momento nel quale tutto sembra perduto, nel momento del dolore, nel quale tante persone sentono come il bisogno di scendere dalla croce, è il momento più vicino alla risurrezione. La notte diventa più oscura proprio prima che incominci il mattino, prima che incominci la luce. Nel momento più oscuro interviene Dio e risuscita[vi]. 
Su internet ha riscosso un grande successo un video che ritrae un giovanissimo Einstein, studente, che ribatte alla provocazione del professore ateo che vuole dimostrare l’inesistenza di Dio. Questo è il loro dialogo:
 “Se Dio ha creato tutto quello che esiste, Dio ha creato anche il male, visto che esiste il male! Allora o Dio non esiste o Dio è cattivo!”
Uno studente alza la mano e chiede: ”Professore, il freddo esiste?” “Che domanda è questa?… Logico che esiste, o per caso non hai mai sentito freddo?” Il ragazzo: “In realtà, signore, il freddo non esiste. Secondo le leggi della fisica, quello che consideriamo freddo, è l’assenza di calore. E ditemi, esiste l’oscurità?”, continua lo studente. Il professore risponde: “Certo che esiste”. E il ragazzo: “Neppure l’oscurità esiste. L’oscurità, in realtà, è l’assenza di luce. La luce la possiamo studiare, l’oscurità, no! Anche il male non esiste, Professore, o per lo meno non esiste in se stesso. Il male è semplicemente l’assenza di bene. Il male è il risultato dell’assenza di Dio nel cuore degli esseri umani“[vii].



[i] W. KASPER, La croce come rivelazione dell'amore di Dio, «Lateranum» 72 (2006), pp. 417-435.
[ii] Giorgio Gozzelino, Dio e i mali del mondo, p.13-14. Cfr. Leibnitz e la sua teoria del “migliore dei mondi possibili”.
[iii] Nel passato, in realtà fino a pochi decenni fa, era normale far conoscere ai bambini la realtà della morte, portandoli al capezzale del loro vicino o parente. Oggi la morte è negata, invisibile, nascosta (si parla per questo di “pornografia della morte”). Le famiglie avevano molti figli anche perché era normale che molti di loro non sopravvivessero ai primi anni di vita, essendoci una mortalità infantile molto alta.
[iv] Dalla “lectio divina” tenuta ai seminaristi del Seminario Romano Maggiore (12 febbraio 2010)
[v] Marina Corradi, Il male innocente in Avvenire, 22.4.11
[vi]Francesco, Udienza Generale del 16 aprile 2014

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