XXVI DOMENICA T.O./B: "chi non è contro di noi è per noi"
Tra Mosè e Gesù intercorrono circa 2.000 e così tra Gesù e noi, eppure certe dinamiche si ripetono sempre: anche noi, oggi, viviamo di GELOSIE ed ESLUSIVISMI, incapaci di riconoscere (e di lasciar agire) il BENE là dov'è e di condannare invece il MALE che viene commesso sotto i nostri occhi (senza che noi ci ribelliamo o scandalizziamo).
1L: antefatto: Mosè non riesce più da solo a reggere il peso di un popolo che continua a mormorare e ribellarsi contro di lui e contro Dio. Ecco che il Signore gli offre l'aiuto di 70 "anziani" (anche la parola presbiteri vuol dire anziani) a cui dona il suo Spirito perchè possano svolgere il loro compito.
Come al solito vogliamo fare le cose secondo schemi prestabiliti, secondo riti prefissati, secondo istituzioni ben definite. Chi non ci sta, chi vuol fare diversamente, stia fuori perchè non è uno di noi.
Ecco allora due anziani (parte dei 70 offerti da Dio) che, per qualche motivo non dichiarato, restano fuori dalla tenda del convegno (traduciamo tranquillamente con Chiesa) e ricevono ugualmente il dono dello Spirito e iniziano a profetizzare nell'accampamento.
Giosuè, il numero 2 nella gerarchia dei capi, và subito da Mosè a protestare e Mosè, da vero uomo di Dio, lo riprende cogliendo subito le motivazioni che muovono Giosuè: la GELOSIA, l'INVIDIA. "Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore porre su di loro il suo Spirito!).
Lo Spirito di Dio non può essere rinchiuso dentro un'istituzione. Dio è libero di uscire dagli schemi e di suscitare ovunque il bene.
V.: 2.000 anni dopo ecco che le situazioni si ripetono quasi alla lettera: questa volta c'è Gesù al posto di Mosè (il nuovo Mosè e il vero uomo di Dio, tanto da essere il Figlio unigenito) e Giovanni al posto di Giosuè (p.s.: Giovanni è chiamato da Gesù "Figlio del tuono", probabilmente per la sua intemperanza, per essere impulsivo, impetuoso).
Vede uno capace di scacciare demòni nel nome di Gesù, cioè capace di combattere quelle ideologie, quei modi di pensare e vivere che allontanano tanti da Dio, da Gesù. Capace dunque di fare del bene pur non essendo "autorizzato" esplicitamente da Gesù.
La reazione di Giovanni è di stizza, di rabbia: cerca di impedirglelo (perchè non CI seguiva: a noi, non a Gesù!). Gesù risponde mettendo in chiaro un principio fondamentale: chiunque agisce in favore dell'uomo, chiunque fa del bene, è dei nostri, è dalla nostra parte!
Dobbiamo gioire del bene compiuto dagli altri e non esserne gelosi! Piuttosto dobbiamo essere attenti e intolleranti nei confronti del MALE che viene fatto sotto i nostri occhi senza che ce ne accorgiamo o scandalizziamo più.
Gesù è durissimo nei confronti di chi SCANDALIZZA le persone semplici, cioè si pone come OSTACOLO nel loro cammino, li fa vacillare e cadere. Pensiamo ai tanti "intellettuali" che fanno soldi spargendo calunnie contro la Chiesa e contro Gesù utilizzando con diabolica capacità i mezzi di comunicazione.
Ma pensiamo anche al male di cui ci facciamo corresponsabili: alle cose che vediamo o sentiamo, ai posti che frequentiamo o alle cose che vogliamo o possediamo. Ancora pochi giorni fa papa Francesco ricordava come molti giovani siano indignati per gli scandali sessuali ed economici nella Chiesa.
Sarebbe meglio rinunciare a tutto ciò, addirittura a quella parte del corpo che si fa mezzo, strumento del nostro peccato piuttosto che finire nella GEENNA.
Ora la Geenna è un luogo concreto, poco fuori da Gerusalemme, dove venivano bruciati, con un fuoco inestinguibile, continuo, i rifiuti che vi venivano continuamente gettati. Attenzione: Gesù non ci sta tanto minacciando di finire nel fuoco dell'inferno, quanto di fare la fine di quei rifiuti, cioè di rendere la nostra vita inutile, tanto da gettarla via.
Dobbiamo imparare a rinunciare,a tagliare, quelle relazioni, ma soprattutto quegli atteggiamenti, quelle abitudini malsane che ci stimolano al peccato, al male, che ci allontanano da Dio e dagli altri, per non rendere inutile, un rifiuto, la nostra vita. Noi siamo vivi, siamo felici, solo quando amiamo Dio e gli altri! Dobbiamo allora imparare a potare la nostra vita così come fanno i contadini con le piante, se vogliamo essere vigorosi e non appesantiti da rami secchi.
Bisogna lasciar fare il bene a chiunque lo fa, servire gli altri, rispettare tutti, non far guerra a nessuno per il semplice motivo che non appartiene alla nostra squadra, alla nostra gente, alla nostra etnia (pensiamo a quell'odio, paura e disprezzo che ci stanno immettendo nei confronti degli stranieri).
La tolleranza manifestata da Gesù libera la comunità dalla chiusura settaria, dalla tentazione di credere di essere gli unici detentori della verità. Scrive Paolo che in Cristo non esistono più motivi di divisione o di barriera: "non c'è più uomo o donna, colto o ignorante, italiano o straniero, ricco o povero"...
Sempre Papa Francesco affermava pochi giorni fa:
(Letture: Numeri 11,25-29; Salmo 18; Giacomo 5,1-6; Marco 9,38-43.45.47-48).
1L: antefatto: Mosè non riesce più da solo a reggere il peso di un popolo che continua a mormorare e ribellarsi contro di lui e contro Dio. Ecco che il Signore gli offre l'aiuto di 70 "anziani" (anche la parola presbiteri vuol dire anziani) a cui dona il suo Spirito perchè possano svolgere il loro compito.
Come al solito vogliamo fare le cose secondo schemi prestabiliti, secondo riti prefissati, secondo istituzioni ben definite. Chi non ci sta, chi vuol fare diversamente, stia fuori perchè non è uno di noi.
Ecco allora due anziani (parte dei 70 offerti da Dio) che, per qualche motivo non dichiarato, restano fuori dalla tenda del convegno (traduciamo tranquillamente con Chiesa) e ricevono ugualmente il dono dello Spirito e iniziano a profetizzare nell'accampamento.
Giosuè, il numero 2 nella gerarchia dei capi, và subito da Mosè a protestare e Mosè, da vero uomo di Dio, lo riprende cogliendo subito le motivazioni che muovono Giosuè: la GELOSIA, l'INVIDIA. "Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore porre su di loro il suo Spirito!).
Lo Spirito di Dio non può essere rinchiuso dentro un'istituzione. Dio è libero di uscire dagli schemi e di suscitare ovunque il bene.
V.: 2.000 anni dopo ecco che le situazioni si ripetono quasi alla lettera: questa volta c'è Gesù al posto di Mosè (il nuovo Mosè e il vero uomo di Dio, tanto da essere il Figlio unigenito) e Giovanni al posto di Giosuè (p.s.: Giovanni è chiamato da Gesù "Figlio del tuono", probabilmente per la sua intemperanza, per essere impulsivo, impetuoso).
Vede uno capace di scacciare demòni nel nome di Gesù, cioè capace di combattere quelle ideologie, quei modi di pensare e vivere che allontanano tanti da Dio, da Gesù. Capace dunque di fare del bene pur non essendo "autorizzato" esplicitamente da Gesù.
La reazione di Giovanni è di stizza, di rabbia: cerca di impedirglelo (perchè non CI seguiva: a noi, non a Gesù!). Gesù risponde mettendo in chiaro un principio fondamentale: chiunque agisce in favore dell'uomo, chiunque fa del bene, è dei nostri, è dalla nostra parte!
Dobbiamo gioire del bene compiuto dagli altri e non esserne gelosi! Piuttosto dobbiamo essere attenti e intolleranti nei confronti del MALE che viene fatto sotto i nostri occhi senza che ce ne accorgiamo o scandalizziamo più.
Gesù è durissimo nei confronti di chi SCANDALIZZA le persone semplici, cioè si pone come OSTACOLO nel loro cammino, li fa vacillare e cadere. Pensiamo ai tanti "intellettuali" che fanno soldi spargendo calunnie contro la Chiesa e contro Gesù utilizzando con diabolica capacità i mezzi di comunicazione.
Ma pensiamo anche al male di cui ci facciamo corresponsabili: alle cose che vediamo o sentiamo, ai posti che frequentiamo o alle cose che vogliamo o possediamo. Ancora pochi giorni fa papa Francesco ricordava come molti giovani siano indignati per gli scandali sessuali ed economici nella Chiesa.
Sarebbe meglio rinunciare a tutto ciò, addirittura a quella parte del corpo che si fa mezzo, strumento del nostro peccato piuttosto che finire nella GEENNA.
Ora la Geenna è un luogo concreto, poco fuori da Gerusalemme, dove venivano bruciati, con un fuoco inestinguibile, continuo, i rifiuti che vi venivano continuamente gettati. Attenzione: Gesù non ci sta tanto minacciando di finire nel fuoco dell'inferno, quanto di fare la fine di quei rifiuti, cioè di rendere la nostra vita inutile, tanto da gettarla via.
Dobbiamo imparare a rinunciare,a tagliare, quelle relazioni, ma soprattutto quegli atteggiamenti, quelle abitudini malsane che ci stimolano al peccato, al male, che ci allontanano da Dio e dagli altri, per non rendere inutile, un rifiuto, la nostra vita. Noi siamo vivi, siamo felici, solo quando amiamo Dio e gli altri! Dobbiamo allora imparare a potare la nostra vita così come fanno i contadini con le piante, se vogliamo essere vigorosi e non appesantiti da rami secchi.
Bisogna lasciar fare il bene a chiunque lo fa, servire gli altri, rispettare tutti, non far guerra a nessuno per il semplice motivo che non appartiene alla nostra squadra, alla nostra gente, alla nostra etnia (pensiamo a quell'odio, paura e disprezzo che ci stanno immettendo nei confronti degli stranieri).
La tolleranza manifestata da Gesù libera la comunità dalla chiusura settaria, dalla tentazione di credere di essere gli unici detentori della verità. Scrive Paolo che in Cristo non esistono più motivi di divisione o di barriera: "non c'è più uomo o donna, colto o ignorante, italiano o straniero, ricco o povero"...
Sempre Papa Francesco affermava pochi giorni fa:
«Voi, ragazzi e ragazze, giovani, sappiate questo: quando una comunità cristiana è veramente cristiana non fa proselitismo. Soltanto ascolta, accoglie, accompagna e cammina; ma non impone niente»Diceva Papa Giovanni: "La Chiesa offre la fede cristiana agli uomini come la FONTANA del villaggio offre la sua acqua fresca ai passanti". La offre a tutti, senza offendersi se molti ne fanno a meno. Fa sentire la sua voce discreta e continua ad offrirsi tutti i giorni, senza stancarsi, senza forzare nessuno. Questo è il vero stile missionario. Dio lo insegni anche a noi.
(Letture: Numeri 11,25-29; Salmo 18; Giacomo 5,1-6; Marco 9,38-43.45.47-48).