Viganò contro papa Francesco. Parola alla difesa
Accuse al Papa: l’ex nunzio Viganò ha mentito, ecco le prove
Papa Francesco non ha voluto commentare l’atto di accusa che l’ex nunzio Carlo Maria Viganò ha pubblicato nei suoi confronti, chiedendo ai giornalisti di maturare da soli un’opinione. Così, in poche ore, la redazione UCCR ha preso sul serio il memorandum di Viganò e l’invito del Papa e ha trovato prove schiaccianti che smentiscono il passaggio chiave della testimonianza del già controverso ex nunzio, facendo crollare (o, alla peggio, ridimensionando fortemente) la sua accusa al Papa.
1) Qual è l’accusa di Viganò: l’ex nunzio non ha accusato Francesco di aver coperto un atto di pedofilia realizzato dal card. McCarrick, lo ha accusato di non avergli dato ascolto quando lo avrebbe avvertito nel 2013 delle varie notizie/voci a carico del cardinale riguardanti rapporti sessuali con adulti (seminaristi) risalenti a cinquant’anni prima, mettendolo anche a conoscenza che Benedetto XVI gli avrebbe per questo «imposto di ritirarsi ad una vita di preghiera e di penitenza». Scrive Viganò: nonostante Francesco abbia «saputo da me il 23 giugno 2013» dei «crimini commessi da McCarrick abusando della sua autorità con seminaristi e sacerdoti», il Papa lo avrebbe «coperto ad oltranza, anzi ha fatto suoi i suoi consigli» e ha permesso che il cardinale trasgredisse l’ordine di Ratzinger. Non si parla di pedofilia, né lo accusa di aver coperto un pedofilo anche perché l’accusa dell’abuso di un minore è emersa soltanto nel 2018. Appena l’arcidiocesi di New York ha ricevuto e valutato come “credibile” tale accusa di pedofilia nei confronti di McCarrick (risalente al 1977), Francesco è intervenuto tempestivamente rimuovendolo dal ministero pubblico.
2) Operazione mediatica. Al di là dei contenuti dell’accusa, “l’operazione Viganò” non è la testimonianza di coscienza di un “coraggioso vescovo”, come viene fatta passare dai portavoce della resistenza tradizionalista. E’ semplicemente un salto di qualità nella loro guerra d’odio al Papa, avendo fallito con i manifesti anonimi e la ridicola accusa d’eresia contenuta nella “Corretio filiali”. Da giorni, nei blog degli haters di Francesco circolavano voci di una “sorpresina” per l’Incontro mondiale delle famiglie, non essendo stati in grado né di farlo annullare né di sovrastarlo mediaticamente con un incontro parallelo (invitato d’onore il card. Burke), che si è rivelato un flop (in Italia ampiamente sponsorizzato da La Nuova Bussola Quotidiana, Marco Tosatti, Aldo Maria Valli e Corrispondenza Romana). Le 11 pagine di accusa dell’arcivescovo Viganò sono state pubblicate in contemporanea sui blog della resistenza, a partire da LifeSite News (il cui fondatore John-Henry Westen aveva organizzato l’evento-flop parallelo a Dublino) e pochi minuti dopo la pubblicazione il vescovo conservatore Joseph Strickland di Tyler (Texas) ha distribuito copie del dossier a tutte le messe. Tutto ciò lascia trasparire l’idea di una regia. In Italia l’operazione “dimissioni del Papa” è stata affidata a Marco Tosatti e a Maurizio Belpietro (direttore de La Verità), e questo la dice lunga sulla poco professionalità della messinscena.
3) Viganò e l’oscura biografia. Qualcuno ci ha criticato per aver ricordato il passato torbido di mons. Viganò (da noi chiamato “oscuro”), dicendo che è un argumentum ad personam. In realtà, avevamo sottolineato la validità delle accuse dell’ex nunzio in quanto circostanziate da date, nomi ed incontri, ma rilevando l’assenza di prove e documenti a sostegno. Viganò dunque ci chiede di fidarci di lui, della ricostruzione che ha prodotto, delle sue supposizioni, dei suoi ricordi e della sua versione. Per questo diventa rilevante mostrare che non è affatto una persona affidabile e gli scandali che lo hanno travolto lo testimoniano (lo vedremo nel successivo punto), come tra i tanti ha anche osservato il principale vaticanista statunitense, John L. Allen: «La lettera di Viganò è basata solo sulla supposizione e sulla sua connessione dei punti. Quando qualcuno si lancia in delle accuse con tanta leggerezza, è difficile sapere quanto seriamente dovrebbe essere preso. E Viganò ha una storia» che lo tradisce.
4) Viganò fece distruggere le prove di un insabbiamento di abusi. La storia di mons. Viganò è torbida come l’operazione meschina che ha messo in atto. In queste ore il vaticanista di Rai1, Aldo Maria Valli, membro della resistenza e scelto da Viganò come depositario del suo memoriale, sta dipingendo l’ex nunzio come un “nonno buono e santo”, appassionato della verità e bruciante d’amore per la sua Chiesa, tanto da dover rendere pubblica la sua testimonianza in onore a Dio. Valli però tace sul coinvolgimento del sant’uomo Viganò in appalti gonfiati e false fatturazioni, sul fatto che l’ex nunzio ha dovuto versare 180mila franchi svizzeri alla sorella Rosanna, che lo ha denunciato per appropriazione indebita di denaro, sul fatto che suo fratello, mons. Lorenzo Viganò, ha affermato pubblicamente: «mio fratello mi ha derubato, ha approfittato della mia malattia per tagliarmi fuori dalla gestione del nostro, e sottolineo nostro, patrimonio». Viene taciuto il fatto che Benedetto XVI lo cacciò negli USA e che lui si opposementendogli spudoratamente. Luigi Bisignani ha svelato in queste ore altre sozzure nella vita di mons. Viganò, tra cui l’essere abitudinario della creazione di falsi dossier per infangare i suoi nemici. Quel che non avevamo scritto lo abbiamo appreso solo da poco: Viganò, grazie al suo ruolo di nunzio apostolico negli USA, intervenne per far annullare un’indagine e per distruggere le prove di insabbiamento di abusi sessuali riguardanti il suo amico conservatore John Nienstedt, ex arcivescovo di St. Paul e Minneapolis (il quale ha confermato la copertura nel 2014).
LA BUGIA DI MONS. VIGANO’ : CROLLA L’ACCUSA A FRANCESCO
Prendendo sul serio il memoriale di Carlo Maria Viganò si ricava che l’accusa a Papa Francesco -come già detto- è quella di aver disatteso il presunto ordine di Benedetto XVI nei confronti del card. McCarrick ad una vita di silenzio e preghiera a causa della sua condotta immorale quando era prete. Viganò non porta prove dell’intervento del Papa emerito, dice solo: «Non mi è noto quando papa Benedetto abbia preso nei confronti di McCarrick questi provvedimenti, se nel 2009 o nel 2010, perché nel frattempo ero stato trasferito». Tuttavia accusa il Papa di aver lasciato che il prelato facesse vita pubblica, celebrasse messe, si recasse in Vaticano e consigliasse nomine. Ecco le parole di Viganò: «Era evidente che a partire dalla elezione di papa Francesco, McCarrick, ormai sciolto da ogni costrizione, si era sentito libero di viaggiare continuamente, di dare conferenze e interviste, ed era il consigliere più ascoltato in Vaticano per i rapporti con l’amministrazione Obama». Il Papa, ecco l’accusa di mons. Viganò (sottolineata in grassetto nel suo memoriale), «dica da quando ha saputo dei crimini commessi da McCarrick abusando della sua autorità con seminaristi e sacerdoti. In ogni caso, il papa lo ha saputo da me il 23 giugno 2013 ed ha continuato a coprirlo, non ha tenuto conto delle sanzioni che gli aveva imposto papa Benedetto».
Eppure Viganò sta mentendo. Ampliando l’ottimo lavoro di Michael J. O’Loughlin, abbiamo infatti scoperto che McCarrick faceva beata e tranquilla vita pubblica ben prima dell’inizio del pontificato di Francesco (marzo 2013). Il 29 marzo 2011, infatti, McCarrick ha testimoniato davanti al Senato degli Stati Uniti addirittura «a nome della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti», con l’obiettivo di «proteggere i diritti civili dei musulmani americani». Nel giugno 2011, McCarrick celebrava Messa per l’importante ordinazione di alcuni sacerdoti e nell‘ottobre dello stesso anno ha concelebrato con l’arcivescovo di New York, Timothy Dolan, addirittura in Saint Patrick’s Cathedral, cioè il principale luogo di culto cattolico a New York. Nel dicembre 2011 il cardinale partecipava a Meet the press, seguitissimo programma televisivo della NBC, accettando due premi.
Il 16 gennaio 2012 McCarrick si trovava in Vaticano, ricevuto in udienza da Benedetto XVI come membro di una selezione di vescovi degli Stati Uniti e nella stessa occasione ha concelebrato la messa con il card. Wuerl e altri vescovi USA presso la tomba di San Pietro. Nell’aprile 2012, il card. McCarrick era di nuovo in Vaticano, come membro della Papal Foundation per festeggiare l’83° compleanno di Papa Benedetto. Il 28 febbraio 2013 McCarrick era addirittura presente all’incontro con Benedetto XVI nello storico giorno delle sue dimissioni: in questa foto il Papa emerito lo saluta, stringendogli le mani, come fece con tutti gli altri cardinali. Ironia della sorte, nel maggio 2013 (due mesi dopo l’elezione di Francesco) lo stesso arcivescovo Viganò ha felicemente concelebrato -senza alcun problema o protesta da parte sua- una messa proprio assieme al cardinale McCarrick, prima della annuale cena dei cardinali della Catholic University of America.
Dunque è chiaro che mons. Viganò ha platealmente mentito proprio nella sua accusa “regina” a Francesco. Il card. McCarnick, al contrario di quanto afferma l’ex nunzio nel suo memoriale, ha fatto vita pubblica fino alla fine del pontificato di Benedetto XVI, presenziando perfino in Vaticano e davanti agli occhi dello stesso Papa emerito e non iniziò solo al momento dell’elezione di Francesco.
Le soluzioni sono due:
1) Benedetto XVI non intervenne per intimare al cardinale americano una vita riservata e di preghiera e quindi Viganò è un bugiardo. Crolla l’accusa a Francesco di aver disatteso tale inesistente imposizione. Viganò mente anche quando scrive di aver ricordato a Francesco il falso intervento del Papa emerito, oppure ha mentito anche a Bergoglio (dato che non ci fu nessun intervento ratzingeriano contro McCarrick).
2) Benedetto XVI intervenne nei confronti di McCarrick ma -come da noi dimostrato- lasciò che il cardinale, accusato di vita sessuale immorale, non obbedisse all’autorità del Papa e quindi celebrasse messa, partecipasse alla vita della Chiesa statunitense e alla vita del Vaticano, addirittura nel giorno del suo compleanno. Si ridimensiona così l’accusa a Francesco, in quanto fu per primo il suo predecessore a disattendere il suo stesso ordine. Viganò resta un bugiardo perché ha sostenuto che il cardinale ha disobbedito l’imposizione a vita privata di Ratzinger solo nel momento in cui è stato eletto Francesco.
L’“operazione dimissioni” imbastita dalla resistenza tradizionalista contro Francesco rischia di diventare un boomerang. Viganò dice il falso a prescindere, in quanto il card. McCarrick fece vita pubblica per tutto il pontificato di Benedetto XVI e non iniziò solo con Francesco. Viganò potrebbe dire il vero, invece, sull’intervento di Ratzinger nei confronti del cardinale -come sostengono senza remore i sedicenti ratzingeriani-, ma allora si complica purtroppo la posizione dello stesso Benedetto XVI, il quale viene di conseguenza accusato di aver permesso al cardinale McCarrick di disobbedire al suo stesso ordine e -come già detto- frequentare liberamente l’arcidiocesi di New York e il Vaticano, con lui stesso presente. Per questo vale il commento di Massimo Faggioli: «che la frangia tradizionalista accetti il rischio di danneggiare Benedetto XVI e Giovanni Paolo II dice molto della loro disperazione».
AGGIORNAMENTO ORE 18:00
L’Associated Press ha svelato il nome del regista dell'”operazione Viganò”, si chiama (come già avevamo sospettato) Marco Tosatti ed è il principale haters di Papa Francesco in Italia, lo stesso che pochi mesi fa ha inventato di sana pianta che Francesco aveva creato una commissione segreta vaticana per modificare l’enciclica Humanae Vitae. Secondo la ricostruzione e le sue stesse dichiarazioni, è il giornalista Tosatti ad aver scelto i tempi e aver fatto pressioni verso l’ex nunzio poiché diffondesse il suo memoriale.
AGGIORNAMENTO ORE 19:00
Il sociologo cattolico Massimo Introvigne ha posto una riflessione decisiva che ci era sfuggita. La citiamo integralmente: «Di “misure segrete” di Benedetto XVI contro McCarrick nessuno ha mai saputo nulla tranne Viganò, e contro altri illustri ecclesiastici accusati di molestie Papa Ratzinger prese provvedimenti pubblici e clamorosi. Se poi gli ordini del Papa tedesco furono ignorati, sarebbe stato Viganò, come nunzio apostolico e dunque rappresentante del Pontefice a Washington, a doversi dimettere». Detto in altre parole: se mons. Viganò dice il vero riguardo a questo presunto ordine di ritiro a vita privata del Papa emerito nei confronti di McCarrick, allora è lo stesso Viganò il responsabile del fatto che McCarrick abbia disatteso quell’ordine (come abbiamo dimostrato in questo articolo) durante il pontificato di Benedetto XVI, frequentando liberamente il Vaticano. Infatti, mons. Viganò era ai tempi il nunzio apostolico negli USA, cioè colui che aveva il compito di rappresentare e far rispettare l’ordine (presunto) impartito dal Papa tedesco.
Su Avvenire vedi invece il commento di Stefania Falasca: "Ciò che resta dell'attacco al Papa":
Vedi anche:È curioso ma assai significativo che papa Francesco sia stato l’unico a non qualificare come "dossier" il j’accuse di undici pagine dell’ex nunzio Carlo Maria Viganò fatto detonare, come è noto, sotto i cieli d’Irlanda in piena Festa mondiale delle famiglie. Rispondendo sul volo di ritorno da Dublino alla domanda sulla veridicità di quelle accuse, il Papa lo ha infatti definito semplicemente «comunicato». Per due volte: «Ho letto il comunicato» e «credo che il comunicato parli da se stesso».E poi la sorprendente, espressa volontà, rilanciata dai media di tutto il mondo, di lasciare a noi cronisti il «giudizio», in un «atto di fiducia», contando sulla «maturità professionale di ciascuno», perché «voi avete la capacità giornalistica sufficiente per trarre le conclusioni».Sembra invece sfuggita ai più come questa sequenza di termini fosse in relazione anche con quanto detto a conclusione della conferenza stampa ad alta quota, quando parlando della fede degli irlandesi il Papa ha affermato che questi «sanno ben distinguere le verità dalle mezze verità». Quella che dunque al momento era parsa una non-risposta si è rivelata traccia di una pertinente, lucida indicazione, anche pedagogica, stando proprio a quanto è emerso sul cartiglio Viganò a distanza di pochi giorni. Per le verità, infatti, sono bastate poche ore e non c’è stato neppure bisogno di indagini approfondite. Ma cominciamo dalle «mezze verità».Del cartiglio sono state già ampiamente messe in luce le frequenti contraddizioni e i ripetuti omissis della narrazione. A un’attenta lettura il cartiglio-comunicato appare chiaramente un miscuglio di mezze verità. Si tratta di una viziata tecnica nota nella comunicazione, si chiama disinformazione, che è più grave rispetto anche alla calunnia e alla diffamazione, come ha ricordato più volte lo stesso Francesco, perché propone soltanto una parte della verità per perseguire un fine.La disinformazione si costruisce, appunto, sulle mezze verità. Un classico meccanismo che punta a impedire la risposta. In una simile costruzione a spirale non c’era dunque soltanto da chiedersi se ciò che racconta Viganò sia vero (come ripetono a mo’ di mantra personaggi e media che chiedono le «dimissioni» di Francesco).C’era da chiedersi, e anche questo è stato già ampiamente rilevato, se la sequenza descritta da Viganò, le sue considerazioni, le sue omissioni, le sue interpretazioni portano davvero ad attribuire una qualche responsabilità al Pontefice oggi regnante. A questo si aggiunge la non attendibilità del testimone, anche questa ampiamente rilevata, per avere un quadro preciso del j’accuse. E probabilmente per renderci immuni da veleni che hanno la presunzione di far tremare la terra sotto i piedi del Successore di Pietro e di indurre in soggezione e sgretolare il sensus fideidel popolo di Dio.In questi giorni sono poi emersi dettagli che dimostrano come si è trattato di una operazione pensata e organizzata a tavolino da diversi soggetti, italiani e statunitensi, inserita in un piano preciso, tanto che la sua preparazione includeva anche l’assistenza giuridica di un avvocato, consultato preventivamente da Carlo Maria Viganò due settimane fa, legato all’agenzia statunitense Ewtn-Catholic National Register.E alla fine è arrivata anche la ciliegina sulla torta di tutto l’affaire. In una lunga conversazione con l’agenzia Ap, un giornalista di un blog notoriamente anti-Bergoglio, preso da un’irrefrenabile euforia di protagonismo narcisistico, in pochi minuti ha offerto su un piatto d’argento i piedi d’argilla della maldestra operazione: ha confessato pubblicamente che è stato lui a scrivere il cartiglio della cosiddetta testimonianza-denuncia. Queste le testuali parole: «Ho fatto l’editing professionale; cioè abbiamo lavorato sulla bozza, il cui materiale era integralmente del nunzio, per verificare che fosse scorrevole e giornalisticamente utilizzabile». Insomma, un lavoro creativo per un programma «giornalisticamente utilizzabile» e che di veramente preciso ha avuto solo il meccanismo a orologeria.Eccoci così al succo del marchingegno Viganò, e si capisce perché il Papa l’abbia definito «comunicato». A questo punto, scoperchiati gli altarini, scolato il brodo, di fronte a 'cotanto senno', l’unica cosa che stringendo viene da chiedersi è quella che con rara efficacia si è chiesto un osservatore molto attento: «E papa Francesco dovrebbe rispondere a questo giornalista? Il grande Totò direbbe: 'Ma mi faccia il piacere!' ».Viene da aggiungere: ma si può davvero pensare di mettere alle strette un pontificato con simili sgangherate confezioni giornalistiche che sono un insulto all’intelligenza? E anche qui la risposta è certamente da lasciare al grande Totò. Alla fine di questa grottesca farsa la conclusione potrebbe, dunque, essere quella del drammaturgo Bernard Show: «Come è comica la verità!». Grazie Santo Padre per l’«atto di fiducia»' che ha concesso a chi fa questo nostro mestiere (e non altro).