XXIII domenica del Tempo Ordinario: "Effatà", cioè "Apriti!"
L'abbiamo lasciato domenica scorsa che polemizzava duramente con i farisei
che lo accusavano di non rispettare le tradizioni religiose di purità. Lo
troviamo questa domenica pellegrino in Decapoli, in un territorio straniero,
dunque impuro, lontano da Dio. Qui gli portano un sordomuto, una persona
condannata a vivere in maniera marginale, senza contatti con le altre persone.
Eppure sono altre persone a parlare per lui e a pregarlo di guarirlo.
Questo miracolo ci ricorda che, come cristiani, siamo anche noi
- invitati ad USCIRE dai recinti del sacro per raggiungere ambienti e persone che risultano SORDE all'ascolto della Parola di Dio e dunque MUTE, incapaci di proclamare e lodare il Signore. Uscire per raggiungere "luoghi pagani" come gli ambienti di lavoro o di scuola, i nostri condomini, le nostre stesse famiglie. "Neo-pagani" sono tanti giovani battezzati, ma lontani e indifferenti. Dobbiamo raggiungere questi ambienti e queste persone non tanto per fare proselitismo, ma per attirare a Dio, per essere la mano e la saliva di Gesù che guarisce e salva. Gesù cerca la nostra mediazione, richiede la nostra collaborazione, agisce con il nostro aiuto.
- I cristiani sono chiamati ad AVVICINARE a Cristo coloro che desiderano guarire: dobbiamo farci compagni e voce di chi non ha voce.
- Come Cristo mostra, c'è una predilezione verso gli emarginati, gli umili, i malati, gli ultimi. Noi - come condanna Giacomo nella seconda lettura - rischiamo invece di prediligere coloro che la società ha prediletto: i ricchi, i potenti.
Gesù mostra di adeguarsi al luogo, si "incultura" ed utilizza pratiche di guarigione tipiche dei guaritori pagani: tocca l'orecchio con un dito (gesto che indica anche una nuova creazione) e la lingua con la saliva (considerata, al tempo, alito di vita condensato), accompagna quei gesti con una preghiera ("guarda verso il cielo") e con un sospiro ordina: "Effata", "Apriti!".
Gesù entra in un rapporto corporeo, non etereo o distaccato, ma come un medico capace e umano, si rivolge alle parti deboli, tocca quelle sofferenti.
Poi con la saliva toccò la sua lingua. Gesto intimo, coinvolgente: ti dò qualcosa di mio, qualcosa di vitale, che sta nella bocca dell'uomo insieme al respiro e alla parola, simboli dello Spirito. Vangelo di contatti, di odori, di sapori. Il contatto fisico non dispiaceva a Gesù, anzi. E i corpi diventano luogo santo di incontro con il Signore. (E. Ronchi)
A differenza dei guaritori pagani Gesù agisce in privato (non cerca pubblicità o popolarità), in maniera efficace, cercando di evitare situazioni ambigue (comanda loro di non dirlo a nessuno).
Ma chi finalmente ascolta la Parola, non può evitare di parlare, lodare e testimoniare quanto ha vissuto: "Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!". Citano inconsapevolmente la profezia di Isaia ascoltata nella prima lettura, profezia che si realizza in Gesù Cristo: "dite agli smarriti di cuore: "Coraggio, non temete" Ecco il vostro Dio viene a salvarvi" rendendovi capaci di vedere, ascoltare, camminare in un terreno che era deserto, ma ora - con Lui - è diventato fertile.
Il miracolo di Gesù si rivive ad ogni Battesimo: i gesti di questo episodio sono ripetuti, pregando perchè il battezzato possa presto ascoltare e proclamare la Parola di Dio.
Siamo dunque tutti noi quel pagano sordo-muto guarito, ma siamo anche recidivi, bisognosi di continua guarigione (e di una comunità che ci avvicini a Gesù e si faccia portavoce dei nostri bisogni). Domandiamoci:
- sappiamo ascoltare la Parola di Dio? L'ascoltiamo distratti, presi da altro, con la mente in stand-by o persa in tanti pensieri e preoccupazioni?
- Per noi ascoltare è significato osservare, mettere in pratica, lasciarci plasmare, trasformare, purificare, alimentare la Parola?