Oggi, 7 dicembre, Gesù ci invita a condividere con lui difficoltà ed oppressioni, lasciando che ci liberi e ci doni forza. La Chiesa ricorda Sant'Ambrogio, vescovo di Milano del III secolo e dottore della Chiesa (vedi, in basso, un suo profilo).
Vigilia dell'Immacolata, ecco del materiale per approfondire e preparare la Solennità imminente:
Vedi:
- la scheda di Avvenire: "8 dicembre 2022. Immacolata Concezione, cosa significa. L'omaggio di papa Francesco" a piazza di Spagna, domani alle 16; il commento di Lorizio sempre su Avvenire;
- la scheda del 2019 nel mio blog: "Maria Immacolata e l'annunciazione (schede e opere artistiche)". Contiene: omelia di don Fabio Rosini (Famiglia Cristiana) che ho trovato originale ed efficace, la scheda sulla festa (a cura del foglietto liturgico La Domenica e quella di Famiglia Cristiana) e un articolo de La parte buona sull'annunciazione nell'arte.
- la scheda del 2018 nel mio blog: "Sull'Immacolata Concezione" con l'omelia di don Epicoco;
- la mia omelia del 2017 e quelle precedenti. L'omelia di Epicoco.
- l'articolo di Simona Segoloni per l'Osservatore Romano: "I due dogmi mariani più recenti: Immacolata concezione e Assunzione".
Oggi memoria liturgica di sant'Ambrogio, nato a Treviri, in Germania, nel 340 circa e morto a Milano il 4 aprile 397, arcivescovo e dottore della Chiesa.
Aveva scelto la carriera di magistrato – seguendo le orme del papà, prefetto romano della Gallia – e a trent’anni si trovava già ad essere Console di Milano, città che era allora capitale dell’Impero. Così, quel 7 dicembre dell’anno 374, in cui cattolici e ariani si contendevano il diritto di nominare il nuovo Vescovo, toccava a lui garantire in città l’ordine pubblico e impedire che scoppiassero tumulti. L’imprevedibile accadde quando egli parlò alla folla con tanto buon senso e autorevolezza che si levò un grido: «Ambrogio Vescovo!». E pensare che era soltanto un catecumeno in attesa del Battesimo! Cedette, quando comprese che quella era anche la volontà di Dio che lo voleva al suo servizio.
Cominciò distribuendo i suoi beni ai poveri e dedicandosi a uno studio sistematico della Sacra Scrittura. Imparò a predicare, divenendo uno dei più celebri oratori del suo tempo, capace di incantare perfino un intellettuale raffinato come Agostino di Tagaste, che si convertì grazie a lui.
Da Ambrogio la Chiesa di Milano ricevette un’impronta che si conserva ancor oggi, anche nel campo liturgico e musicale. Mantenne stretti e buoni rapporti con l’imperatore, ma era capace di resistergli quand’era necessario, ricordando a tutti che «l’imperatore è dentro la Chiesa, non sopra la Chiesa». E quando seppe che Teodosio il Grande aveva ordinato una violenta e ingiusta repressione a Tessalonica, ora Salonicco, Grecia, non temette di esigere dal sovrano una pubblica espiazione.
Dicono che al termine della sua vita abbia confidato: «Non ho paura di morire, perché abbiamo un Signore buono!». Alla sua Chiesa lasciava un ricco tesoro di insegnamenti soprattutto nel campo della vita morale e sociale.