2 dicembre: omelia per la II domenica di Avvento
Oggi, 2 dicembre, siamo - come i ciechi del Vangelo - invitati a gridare la nostra preghiera, perchè il Signore ci illumini e a rinnovare la nostra fede in Lui, nostra luce.
IV giornata della Novena all'Immacolata, mi soffermo sulle letture di domenica prossima, II di Avvento.
Protagonista è Giovanni Battista, testimonial dell'attesa, della preparazione dell'Avvento, ovvero di colui che viene a realizzare le promesse di Dio.
Giovanni è il precursore, colui che - come annunciato dal profeta Isaia - ci invita con forza a preparare la via del Signore, a raddrizzare la strada. E' l'ultimo dei profeti dell'Antico Testamento e il suo modo di vestirsi e di mangiare richiama proprio i profeti di un tempo.
La parola d'ordine di domenica scorsa era "VEGLIATE", quella di questa II domenica è CONVERTITEVI e aggiunge la motivazione: "Perchè il Regno di Dio è vicino".
Dio è vicino, è in noi, è accanto a noi, ma noi dove siamo? Se lo sentiamo spesso lontano, indifferente, assente...non è forse perchè ci siamo noi allontanati da lui, distratti, pervertiti ad idoli che promettono piaceri facili e immediati?
Dio è vicino, ma se vogliamo incontrarlo dobbiamo convertirci a lui, cioè girarci, avvicinarci, prepararci. Occorre riconoscere i nostri peccati e i sentieri distorti dei nostri pensieri e del nostro agire.
Il Battista invita alla conversione con un gesto pubblico di pentimento e di purificazione: il battesimo fatto nelle acque del Giordano. Questo gesto purifica e rinnova coloro che si mettono sul serio a preparare l'avvento del Messia promesso. Non è - secondo la versione di Matteo - un mezzo per perdonare i peccati (solo Dio può farlo, con un Battesimo in Spirito e fuoco), ma per rigenerare la nostra vita e convergerla verso Dio che viene.
Giovanni Battista è uno dei protagonisti dell’Avvento (con Maria, Giuseppe e Isaia). E’ l’ultimo PROFETA biblico: colui che parla a nome di Dio, denuncia il male, l’ipocrisia e l’idolatria, invita alla conversione.
Cosa ci insegna Giovanni Battista?
- a vivere in maniera essenziale, povera, nella sobrietà: lo indicano i suoi vestiti e il suo cibo: la sua è una testimonianza credibile e controcorrente;
- a tornare nel DESERTO, luogo dell’interiorità, dell’essenzialità, del dialogo con Dio e con se stessi, dello spogliamento, del cammino (dalla schiavitù verso la terra promessa);
- a DENUNCIARE il male;
- a decidere di cambiare vita e a farlo pubblicamente con un battesimo di conversione (ovvero sacramentalmente: il bisogno della Confessione e di un mediatore umano);
- ad INDICARE agli altri la venuta di Gesù (Giovanni è descritto iconograficamente sempre con l'indice che indica, segnala il Messia veniente, si fa voce della Parola).
Del Messia ci dice:
- che è il più forte;
- colui che taglierà e brucerà ciò che è superfluo;
- raccoglierà il bene prodotto perché non vada perduto.
Isaia lo descrive come un GERMOGLIO, realtà iniziale, quasi invisibile, inattesa: da ciò che sembrava ormai sterile (la dinastia davidica) nasce qualcosa di nuovo e sorprendente. Piccolo, ma portatore di nuova vita, di speranza: un mondo nuovo, fatto di pace e di armonia, sta nascendo. Siamo dunque invitati a scorgere i germogli di speranza che nascono anche in situazioni sterili e inospitali: guardiamo con speranza al futuro cogliendo i segni di bene presenti in mezzo a noi.
San Paolo, scrivendo ai Romani, li invita a tener fede alla SCRITTURA che dona perseveranza e la consolazione, tenendo viva la speranza. Ci esorta ad essere uniti e ad accoglierci come Cristo ha accolto noi: non perchè meritevoli, ma per amore.
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