19 dicembre: attorno al Natale (secondo Bianchi, D'Avenia, Epicoco, Maggi, Ravasi, Canopi e altri)
Oggi, 19 dicembre, il Vangelo ci propone l'annuncio a Zaccaria della nascita del figlio Giovanni.
Nei giornali di oggi troviamo tre articoli che hanno al centro l'imminente Natale:
- sul Corriere della Sera Alessandro D'Avenia scrive: "Il Natale, cioè farsi carne".
- su La Repubblica Enzo Bianchi scrive: "La speranza che offre il Natale":
Questo Natale arriva come un Natale di guerra, un Natale nel quale ci sono tutti i segni che la pandemia non è ancora del tutto sconfitta, in un’ora di grave crisi politica nel nostro paese per la mancanza di uomini e donne che abbiano senso di responsabilità, siano esperti dell’arte del governare, nutrano una visione sul futuro della nostra società e testimonino un’etica che sia in grado di contrastare ogni forma di corruzione. In questi giorni non è facile festeggiare, a meno di restare superficiali, non vulnerabili dalle situazioni di sofferenza e di ingiustizia che sembrano cancellare ogni speranza. Ubriacati dal clima festoso non ci indigniamo più per la guerra in Ucraina, per i migranti che continuano a morire nel Mediterraneo e sulle fredde rotte europee, per la persecutoria oppressione delle donne in Iran, per i maltrattamenti subiti dai carcerati nelle nostre prigioni. Come si può celebrare Natale senza essere consapevoli di queste realtà in cui siamo immersi e delle quali in certi casi siamo anche responsabili?
Mi rincuora il fatto che il Natale, per i cristiani, non dovrebbe essere la festa della nascita di Gesù: si festeggia il fatto che lui è il Veniente che viene a portare giustizia, liberazione, pace per tutte le vittime della storia, per tutti quelli che desiderano, invocano, attendono un cambiamento della loro condizione! Se il Natale ha un significato veramente cristiano è questo: non è solo una festa per Gesù che nasce, sarebbe regressione psicologica e spirituale, ma è soprattutto una festa per il Messia che viene a reintegrare nella pienezza della vita tutti quelli che ne sono privi.
Natale è festa di speranza per tutti quelli che, cristiani o non cristiani, vogliono che il mondo cambi.
- su L'Osservatore Romano Luigi M. Epicoco scrive: "Il dialogo senza parole".
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Ancora di oggi anche l'articolo su Il libbraio di p. Alberto Maggi: "Lasciateli andare. Come vivere il lutto" (in giorni di festa):
Non c’è nulla come l’approssimarsi del Natale, con il suo insistente bombardamento di immagini per lo più artificiali di calde atmosfere, di famiglie felici, gioiose e sorridenti, per riaprire ferite che mai si erano cicatrizzate.
Come non pensare in questo periodo a quelle persone che negli scorsi Natali erano ancora presenti e rendevano serene le feste? E così, per molti, quelli che dovrebbero essere giorni di gioia si trasformano in un tormento; si desidererebbe sorridere ma c’è solo un nodo alla gola che non viene sciolto per non sfociare in pianto; si vorrebbe partecipare a questa festa di luci, ma ci si sente inchiodati nell’oscurità e l’allegria altrui non solo non coinvolge, ma irrita e genera fastidio. Com’è possibile festeggiare la vita quando il cuore è ancora ferito dalla morte?
E' di ieri invece l'articolo del cardinale Gianfranco Ravasi su Il Sole 24 ore: "Viaggio nelle grotte dove è nato Gesù".
Aleteia riprende invece i "Consigli di Madre Canopi per non vivere un Natale pagano".
Attorno al Natale anche l'intervista al Papa Francesco andata in onda ieri su Canale 5 nel programma "Il Natale che vorrei".
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Ieri è morto il cardinal Severino Poletto, arcivescovo emerito di Torino.
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19 dicembre
O Germoglio di Iesse,
che ti innalzi come segno per i popoli,
davanti a te chiudono la bocca i re della terra,
mentre le genti ti invocano:
vieni a liberarci e non tardare.
O Germoglio di Iesse, origine della discendenza messianica (cf. Rt 4,17.22; Is 11,10; Mt 1,6) e insieme Germoglio spuntato sul tronco di Iesse, il padre di David (cf. Is 11,1), sei il Messia, nuovo David, generato prima della stella del mattino (cf. Sal 110,3; Ap 22,16). Da prima del sole Germoglio è il tuo nome (cf. Sal 72,17) e su di te lo Spirito del Signore riposa per sempre (cf. Is 11,2; 42,1; 61,1).
Inviato a portare la buona notizia ai poveri (cf. Is 61,1), a portare la salvezza di Dio alle genti lontane (cf. Is 42,1; 49,1.6), sei stato il Servo nel quale Dio ha manifestato la sua gloria (cf. Is 49,3), luce delle genti (cf. Is 49,6) e scarto delle genti (cf. Is 49,7). Uomo senza volto (cf. Is 52,14), rigettato dagli umani (cf. Is 53,3), sei stato esaltato, innalzato (cf. Gv 3,14; 8,28; 12,32), fino a diventare vessillo per i popoli (cf. Is 11,10). Davanti a te, “segno contraddetto” (Lc 2,34), i potenti della terra ammutoliscono, si chiudono la bocca (cf. Is 52,15), mentre si levano le grida delle genti che ti invocano (cf. Is 11,1).
Speranza di Israele, desiderato da tutta l’umanità (cf. Ag 2,8 Vulgata), vieni, vieni presto a liberarci perché noi ti attendiamo.
Anche se tu indugi e sembri tardare (cf. Ab 2,3b; Eb 10,37, 2Pt 3,9), vieni!