Giovani e... religione (Rai 2)
Questa è la puntata sulla religione e segue ad altre puntate di cui segnalo in particolare quella sul loro rapporto con il sesso.
Così Avvenire:La puntata, dal titolo Giovani e religione, raccoglie le testimonianze di un giovane sacerdote cattolico, di due comunità protestanti, di una ragazza musulmana e di una buddista. Don Emmanuele Deidda, 24 anni, racconterà come è arrivato a questa scelta di vita, cosa significhi per lui il voto di castità e come si svolge il suo mandato in un piccolo paesino della Sardegna, Ales. Dietro la sua testimonianza, un interrogativo: perché la chiesa cattolica sta perdendo molti fedeli? A seguire, Alberto DOnofrio intervisterà alcuni giovani protestanti pentecostali di Palermo e di Milano e i loro giovani pastori: il pastore Joe Porrello e il pastore Punto, che con il loro stile anticonvenzionale , ispirato a quelli di alcuni predicatori americani, riescono ad attirare molti ragazzi. Shaayma invece è una ragazza musulmana di 17 anni che vive a Viterbo con la sua famiglia ed è molto amica di quattro ragazze italiane della sua stessa età. Youtuber, posta sul web alcuni suoi interventi nei quali spiega lesperienza di unadolescente musulmana che vive in Italia. Infine, Blu, una giovane buddista di 18 anni, e i suoi compagni Beatrice e Francesco, raccontano il cambiamento nelle loro vite dopo avere abbracciato il percorso buddista.
«Volevo capire i ragionamenti, i commenti e gli stili di vita delle nuove generazioni, quelle nate tra il 1985 e il 1997 – spiega il regista Alberto D’Onofrio –. Volevo capire il loro modo di vedere il mondo, il lavoro, la convivenza tra culture e religioni diverse, le classi sociali, l’eterna divisione tra ricchezza e povertà, ignoranza e cultura, destra e sinistra, politicizzati e disimpegnati, belli e brutti, sessuati e asessuati, artisti e banchieri, tra chi crede in Dio e chi lo ignora». Il pescarese D’Onofrio ha iniziato a filmare con una cinepresa super 8 quando aveva 19 anni. (...)
L’interrogativo di fondo in questo caso è: credere o no? Per rispondere D’Onofrio racconta varie storie tra cui quella di don Emanuele, giovane prete sardo, molto aperto, in dialogo continuo con i suoi coetanei, ma che non rinuncia quasi mai alla talare. Uno spazio interessante viene dato a pastori delle Chiese evangeliche pentecostali, da Palermo a Milano, che rappresentano un fenomeno in grado di scuotere il variegato mondo protestante. I pentecostali, spesso chiusi sui temi ecumenici e rigidi in materia di morale, riescono ad attrarre con le loro movimentate liturgie. Ci sono poi la diciassettenne musulmana Shaymaa e i giovani buddisti della Soka Gakkai.
D’Onofrio come sempre racconta le persone, la loro storia. Questa volta allargata alle reazioni di chi gli vive accanto. Tutti appaiono spontanei. Reggono bene la telecamera. E il segreto, oltre che nelle venti ore di girato ridotte in fase dì montaggio a una, sta nei due mesi di contatti e di frequentazioni con il regista che precedono il ciak. Dopo di che si creano le situazioni opportune perché gli intervistati parlino in libertà. «Che figata mettere il velo», dice una delle amiche di Shaymaa. E il fratello di lei spiega perché nei Paesi islamici si studia la religione a scuola: «Lì il voto fa media». O la madre di don Emanuele che ricorda così il momento in cui il figlio comunicò alla famiglia che voleva entrare in seminario: «Quando ci disse mettetevi a sedere pensammo che avesse messo incinta una ragazza». Il tutto è molto autentico e anche le domande questa volta sono spesso più incalzanti rispetto alle altre puntate. Sia quando ad esempio si interrogano i giovani su questioni legate a sesso e religione, sia quando si mettono in dubbio le affermazioni dei pentecostali. L’impressione è che questa puntata sia meno observational delle altre.