Silvia Romano e i "cattivisti" di professione
...la discussione, soprattutto sui social, si è fatta aspra, fino al punto da diventare offensiva nei confronti della stessa giovane, come se il fatto di esserci convertita facesse perdere valore alla sua liberazione. Solo per fare un esempio del tenore di queste odiose polemiche, ecco la frase choc di un politico di centro-destra, poi rimossa da Facebook: "Ora avremo una musulmana in più e 4 milioni di euro in meno, un affare proprio". Una frase indegna, che ricalca peraltro il titolo di prima pagina di un quotidiano nazionale e che ha attirato lo sdegno di molti e le critiche dell'Ucoii (Unione delle comunità islamiche in Italia), che ha chiesto uno stop all'islamofobia.
In un altro post di un esponente leghista milanese, si affiancano due fotografie di Silvia: una prima del rapimento, in abito corto e tacchi, l'altra con l'abito con il quale è scesa dall'aereo. E poi la scritta "Liberata?". Ripugnante, ha scritto qualcuno, ma i commenti sotto il post erano quasi tutti di segno opposto.
Perfino il parroco del Casoretto, che alla notizia della liberazione aveva suonato le campane della chiesa, ha ricevuto critiche "per aver trasformato il campanile in minareto", ha confermato lo stesso don Enrico.
Chi parla a ragion veduta sono due missionari del calibro di Paolo Latorre, comboniano in Kenya ("Non sarebbe stato facile resistere senza convertirsi") e padre Giulio Albanese, grande esperto di Africa e fondatore dell'Agenzia Misna: "Provo un profondo disgusto nei confronti di coloro che si stanno scagliando contro di lei con invettive d'ogni genere. Polemizzare sulla sua conversione all'islam o sul pagamento di un riscatto per il rilascio lo trovo fuori luogo. Una cosa è certa: nessuno può dire, a parte il suo sorriso, quali siano le reali condizioni di Silvia, oltre che fisicamente, da un punto di vista psicologico e spirituale". (...)
L'eventuale riscatto "rende l'Italia complice dei terroristi"? Ci si chiede quale sarebbe stata l'alternativa in un caso come questo: lasciare Silvia nella mani dei suoi rapitori per sempre? Lasciarla uccidere? (...)
Silvia ha detto di essere stata trattata bene. Tanto è bastato perché, soprattutto sui social, si scatenasse la rabbia di molti, sintetizzata nella frase "potevate lasciarla lì".
Tanto livore in una occasione che indurrebbe solo alla felicità: forse perché si tratta di una donna? Esiste uno strisciante sessismo nel trattamento riservato a Silvia? Chiediamocelo: se fosse stato un uomo, ad essere rapito, la sua conversione, il rapporto con i carcerieri avrebbe riscosso altrettanta (malevola) attenzione?
"Ci vuole pudore - dice ancora padre Albanese in una intervista all'Ansa -. Del sequestro di Silvia Romano sappiamo poco o nulla. Ancora meno sappiamo delle condizioni psicologiche e spirituali in cui si trova la ragazza e soprattutto delle sue condizioni durante questa prigionia lunghissima, un anno e mezzo. al-Shabaab è in assoluto la più feroce delle organizzazioni terroristiche ora presenti in Africa (...) . Il minimo che una donna possa subire durante una prigionia da parte di al-Shabaab è l'offerta di conversione. E sottolineo il minimo".
"Silvia ha sicuramente subito un inferno. Dopodiché io, anche come sacerdote, rispetto appieno le sue scelte: se ha abbracciato l'Islam io lo rispetto ma lo ha fatto in un contesto di grandissima tensione". "Io credo - ripete - che per Silvia ci voglia pudore, rispetto, è un accanimento verso una persona che viene fuori da un inferno, una nostra connazionale".