I nostri adolescenti: la generazione iGen secondo la Twenge, autrice di "Iperconnessi"
Jean M. Twenge, Iperconnessi. Perché i ragazzi oggi crescono meno ribelli, piú tolleranti, meno felici e del tutto impreparati a diventare adulti, 2018 Einaudi Stile Libero Extra pp. 400 € 19,00
Psicologa e
ricercatrice, l’americana Jean Twenge analizza, con minuziose tabelle
statistiche, l’ultima generazione da lei definita iGen, sono i nati dal 1995 in poi: “cresciuti con il cellulare in
mano, sono su Instagram da quando andavano alle medie e non hanno ricordi di un
mondo senza Internet”.
La “i” sta per Internet, aperta per usi commerciali
proprio nel 1995. “Sono la prima generazione ad aver avuto Internet
letteralmente a portata di mano” e questo vale qualsiasi sia la loro condizione
sociale. “In media un adolescente controlla il cellulare – solitamente un Iphon
- più di ottanta volte al giorno”.
Ma la “i” sta anche per individualismo, altra caratteristica
comune di questa generazione che teme di non riuscire a raggiungere un benessere
finanziario agognato ed è ossessionata dalla sicurezza e contraria a qualsiasi
discriminazione.
Altra caratteristica,
terribile, è data dalla fragilità psicologica che “ha visto salire alle stelle i
casi di suicidio e depressione tra gli adolescenti”. Inoltre crescono con più
lentezza.
Queste sono le otto
principali tendenze che definiscono la
iGeneration:
-
Immaturità (ovvero la tendenza a prolungare l’infanzia oltre le soglie dell’adolescenza);
-
Iperconnessione (la scelta del cellulare come passatempo a discapito di
altre attività);
-
Incoporeità (il declino delle interazioni sociali personali);
-
Instabilità (il forte aumento dei problemi di salute mentale);
-
Isolamento e disimpegno (l’interesse per la sicurezza, contrapposto al
declino dell’impegno civile);
-
Incertezza e precarietà (la nuova visione del lavoro);
-
Indefinitezza (i nuovi modi di intendere il sesso, le relazioni
sentimentali e la procreazione);
-
Inclusività (la tendenza ad accettare le differenze, l’egualitarismo e il
dibattito sulla libertà di parola).
Generazioni:
Generazione del boom
demografico (nati tra il 1950 e il 1965)
Generazione X (nati tra
il 1965 e il 1979)
Millennial (nati tra il
1980 e il 1994)
iGeneration (1995-2012)
Cap.1 Immaturità: crescere con lentezza
Una generazione che esce
poco e non fa baldoria, sono meno propensi alle relazioni sentimentali e hanno
meno esperienze sessuali.
“Gli adolescenti di oggi
seguono quella che si potrebbe definire una strategia di vita lenta, tipica dei
luoghi e delle epoche in cui le famiglie hanno meno figli e si dedicano alla
loro crescita più a lungo e più intensamente”.
Non hanno fretta di
prendere la patente e si fanno volentieri scorrazzare dai genitori (sempre
disponibili).
Sono scomparsi i bambini
con le chiavi di casa (e non supervisionati da un adulto) così come i lavoretti
part-time e le paghette: i genitori sono la nuova banca da cui attingere al
bisogno.
Bevono poco alcool (ma, diventati
maggiorenni, rischiano di essere vittime del binge drinking, quando si bevono diversi alcolici in poco tempo).
Usano meno droghe, ma sono diffuse le canne.
Crescono con lentezza:
raramente escono senza genitori presenti. Sono più responsabili? In realtà
amano restare “bambini” e temono l’ “adulting”,
sinonimo di “la festa è finita”, di responsabilità che tolgono serenità e spensieratezza.
I genitori sono alleati
più che “carcerieri”. In famiglia si bisticcia di meno.
Cap.2- Internet
Crescono con lo
smartphone sempre acceso, anche mentre dormono! Lo usano (tanto) per scrivere
(non parlare, se non con messaggi vocali), guardare i social, navigare e
giocare (meglio se in connessione con gli amici). Lo usano per una media di 6
ore al giorno (2 ore per mandare messaggi, 2 ore su internet, 1 ora e mezza con
qualche gioco elettronico e mezz’ora in videochat). Non ci sono variazioni
particolari in base alla condizione economica o all’etnia. 6 ore significa
praticamente quasi tutto il tempo libero! Rimangono 2 ore da dedicare alla TV
(o, meglio, per le serie tv): l’uso tradizionale della TV è diminuito.
Sono alla caccia di like
che equivalgono a conferme del tuo valore.
Nel 2016 il 30% usano
Facebook almeno una volta al mese, mentre usano spesso, all’80% Instagram e
Snapchat (apprezzato anche per la limitata durata delle cose postate). Le
femmine passano più tempo dei ragazzi sui social (che preferiscono i videogame).
Questo tempo è tolto ad
attività come leggere libri (probabilmente perché non sono abbastanza veloci),
ma anche quotidiani e riviste.
Il tempo per i compiti e
per le attività extra-scolastiche è rimasto pressoché invariato. E il
rendimento scolastico è peggiorato, con maggiore incapacità di concentrazione.
Passano molto tempo a
vedere video su Youtube (“Gatti buffi” è stata la compilation più cliccata nel
2017!). Preferiscono vedere un film a casa.
Cap.3- Incorporeità: la presenza virtuale
Gli iGen passano meno
tempo con gli amici (fisicamente presenti). Fanno meno feste e si incontrano
per meno tempo: sono più rare le uscite con gli amici. Preferiscono incontrarsi
online e anche quando si ritrovano passano molto tempo attaccati ai propri
smartphon.
Gli adolescenti che
trascorrono più tempo davanti a uno schermo tendono ad essere più infelici ed
esposti a problemi psicologici (e viceversa) Aumentano anche i tassi di
suicidio (soprattutto a causa del cyberbullismo). Diminuiscono invece gli
omicidi.
Cap.4- Instabilità: il forte aumento dei problemi di salute mentale
“Questa generazione è
sull’orlo della più grave emergenza di salute psicologica giovanile da decenni.
In superficie, però, va tutto liscio come l’olio”.
Tutto deve sembrare
meraviglioso, tutti sorridenti. “La visione positiva di sé è un marchio
distintivo delle culture individualistiche, che incoraggiano l’autopromozione e
l’autostima”. Ma gli iGen hanno poca autostima e molti timori e ansie. “Nei
film adolescenziali si è passati dalle spensierate commedie su liceali festaioli
alle storie di giovani che si fanno strada a fatica”.
Si sentono esclusi e
soli: “gli adolescenti trascorrono meno tempo impegnati in attività che
alleviano la solitudine e più tempo in attività che non la alleviano”
(smatphone). Più tempo passano su uno schermo, meno tempo hanno per interazioni
sociali di persona e dunque sperimentano maggiore senso di solitudine. Sui
social vedono gli altri fare cose a cui loro non sono stati invitati: da qui
anche il senso di esclusione, amplificate dalle aggressioni verbali che trovano
nei social uno strumento privilegiato.
È una generazione fragile
e incline alla depressione: i dati dei sondaggi sono raggelanti: “i sintomi
depressivi degli adolescenti sono aumentati in maniera vertiginosa in un arco
di tempo brevissimo”. In tanti hanno la sensazione di non riuscire a fare
niente nel modo giusto (senso di inadeguatezza). “Tanti pubblicano in rete
soltanto i loro successi, quindi molti adolescenti non si rendono conto che
anche i loro amici sbagliano, a volte. I profili che vedono sui social media li
fanno sentire dei falliti. Se trascorressero più tempo con gli amici in carne
ed ossa, forse capirebbero di non essere i soli a commettere errori”.
Angoscia, autolesionismo
e suicidio (triplicato in pochi anni).
La colpa è solo degli
smartphone? Soprattutto, ma anche della mancanza di indipendenza (non sanno
fare le cose senza aiuto: “genitori elicottero”).
Sonno rubato (per
dipendenza dai social media). Un adolescente ha bisogno di circa 9 ore di
sonno. Molti non arrivano a 7. La carenza di sonno è causa di difficoltà di
concentrazione e ragionamento, di ansia e depressione (amplificati dal fatto
che gli scambi sui social, specie tra ragazze, sono densi di emozioni
travolgenti).
Cap.5- Isolamento e disimpegno: più prudenza, meno comunità
La nuova generazione
cerca la sicurezza come non mai: guidano con più prudenza, prendono meno multe,
si allacciano le cinture…Bevono poco alcool, ma nelle canne non vedono alcun
rischio. Ci sono meno zuffe e meno aggressioni sessuali.
Tipico americano è
cercare uno spazio protetto per gli studenti: vogliono evitare anche le
aggressioni verbali (danno emotivo) che sentono provenire da chi la pensa in
modo diverso (anche se lo esprime senza aggressione). Anche molti argomenti
accademici risultano offensivi e si pretende che non vengano trattati. La
sicurezza deve essere anche emotiva! Vogliono sentirsi sicuri come a casa,
dappertutto.
Troppo protetti e
trattati come bambini, gli adolescenti crescono lentamente e rimangono
vulnerabili rispetto al mondo esterno.
Cap. 6- Incertezza e precarietà: lavorare per guadagnare, ma non solo per
fare shopping
Sono più pratici, più
orientati ad un obiettivo di guadagno e mono desiderosi di mettersi in proprio
(troppo rischioso!). Sono più insicuri e alla ricerca di conferme e meno
intraprendenti.
Cap. 7- Indefinitezza: sesso, matrimonio e figli
Il sesso ai tempi di
Tinder: una botta e via (hookup) senza coinvolgimenti emotivi e senza
responsabilità. Hanno comunque meno rapporti sessuali e iniziano più tardi.
Preferiscono masturbarsi davanti ad un porno (di immediato reperimento).
Scoprono presto la pornografia e per alcuni basta a soddisfare i bisogni
sessuali.
Le relazioni
sentimentali si scontrano con l’idea individualistica che “non hai bisogno di
un altro per essere felice: sei tu che devi renderti felice”. Con un altro si
rischia di soffrire e di dipendere da lui.
Gli iGen dicono di
volersi sposare, ma…un giorno. Quali sono le loro priorità? 1- lavoro stabile;
2-successo professionale; 3- “dare ai miei figli opportunità migliori di quelle
che ho avuto io; 4- un buon matrimonio e una buona vita familiare.
Certo, può darsi che le
incertezze economiche giochi un ruolo importante in questa ricalibrazione delle
priorità. Si sposano meno e più tardi. Non sono però aumentate neanche le
convivenze: ci sono più giovani single (e un tasso di natalità sempre più
basso)!
Cap.8- Inclusività: Lgbt, genere, etnia nella Nuova Era
La nuova generazione è
su questi temi molto aperta. Hanno rapporti “fluidi” tra generi con
bisessualità in crescita. Il genere è modificabile, ma anche difficile da
contenere in due sole categorie. Sono per la parità di genere e di etnia (“storcendo
un po' il naso”: farebbero a meno di stare in scuole multietniche).
Conclusioni: alcuni consigli per salvare gli iGen
Limitare l’uso degli
smartphone (attendendo il più possibile perché li abbiano) e dei social media:
sarebbe sufficiente fargli avere cellulari senza internet (almeno fino alle
medie, periodo di ricerca della propria identità, di fragilità e di prepotenze).
Meglio l’uso di un computer: quello non possono averlo sempre in tasca.
Gli esperti di
tecnologia dichiarano spesso di limitarne l’uso ai loro figli (tipo a un’ora al
giorno). Incoraggiamo la vita di relazione reale, offline e sport. Ci sono app
che limitano l’uso dello smartphone e dei social.
Dormire ad almeno 3
metri dal cellulare e comprate una sveglia. Meglio Snapchat di altri social.
Meglio evitare di usare i cellulari a tavola, quando studiamo o lavoriamo. “Il
cervello umano non è multitasking: siamo in grado di concentrare la nostra
attenzione soltanto su un compito cognitivo alla volta”.
I genitori di figli
adolescenti dovrebbero tenere sott’occhio il loro account, evitare che mettano
foto di nudi. Se qualcuno lo richiede, basta dirgli di no. Attenzione anche al
materiale pornografico con filtri famiglie o strumenti come Kindle.
Non aver timore a
ricorrere all’aiuto di esperti.
Incoraggiare le uscite,
il fatto che prendano il prima possibile la patente, che trovino dei lavoretti
remunerati, che possano magari fare un “anno sabbatico” tra le superiori e l’università,
che imparino a confrontarsi anche con chi la pensa in maniera differente.