San Giovanni Paolo II nel centenario della nascita
Un altro tema nel quale entra Ratzinger ricordando il Pontefice del quale fu stretto collaboratore è la definizione di «magno» che «non solo in piazza San Pietro» dopo la sua morte «ma in vari circoli di intellettuali» si è pensato fosse adeguata al Pontefice canonizzato da papa Francesco il 27 aprile 2014. Attribuito finora solo a due Papi – Leone I (440-461) che fermò gli Unni, e Gregorio I (590-604), che fece altrettanto con i Longobardi –, l’appellativo «ha un’impronta politica» nel senso che in san Giovanni Paolo II «il potere della fede si rivelò una forza che, alla fine del 1989, sconvolse il sistema del potere sovietico e permise un nuovo inizio». Il fatto che questo aggettivo «sarà acettato o meno – conclude Benedetto – deve essere lasciata aperta» perché «in Giovanni Paolo II la potenza e la bontà di Dio è diventata visibile a tutti noi». E «in un momento in cui la Chiesa soffre di nuovo per l’assalto del male, egli è per noi un segno di speranza e di conforto. Caro san Giovanni Paolo II, prega per noi!». (Da Avvenire)
A cento anni dalla nascita un dialogo sulla vita e la spiritualità di papa Wojtyla nel lungo dialogo tra Luigi Maria Epicoco e papa Bergoglio, tratto dal volume della San Paolo "San Giovanni Paolo Magno" in questi giorni nelle librerie. I retroscena della sua elezione al pontefice: "Durante i giorni del conclave il cardinale Erràzuriz mi invitò a preparare il discorso da papa e io risposi: dai non scherzare".
“Sapendo che per lui si stava approssimando il tempo di passare all’eternità, d’accordo con i medici aveva deciso di non recarsi all’ospedale ma di rimanere in Vaticano, dove aveva assicurate le indispensabili cure mediche. Voleva soffrire e morire a casa sua, rimanendo presso la tomba dell’apostolo Pietro.
L’ultimo giorno della sua vita – sabato 2 aprile – si congedò dai suoi più stretti collaboratori della Curia romana. Presso il suo capezzale continuava la preghiera, a cui partecipava, nonostante la febbre alta e un’estrema debolezza. Nel pomeriggio, a un certo momento disse: ‘Lasciatemi andare alla casa del Padre’. Verso le ore 17.00 furono recitati i primi Vespri della seconda domenica di Pasqua, cioè del la domenica della Divina Misericordia. Le letture parlavano della tomba vuota e della Risurrezione di Cristo, ritornava la parola: ‘Alleluia’. Al termine fu recitato l’inno Magnificat e la Salve Regina. Il Santo Padre più volte abbracciò con lo sguardo i presenti del suo più stretto ambiente e i medici che vegliavano accanto a lui. Dalla piazza San Pietro, dove si erano radunate migliaia di fedeli, specialmente di giovani, giungevano le grida: ‘Giovanni Paolo II’ e ‘Viva il Papa!’. Udiva quelle parole. Sulla parete di fronte al letto del Santo Padre era appesa in un quadro l’immagine di Cristo sofferente, legato con le corde: l’Ecce Homo, che con lo sguardo egli fissava continuamente durante la sua malattia. Gli occhi del Papa che si stavano spegnendo si posavano anche sull’immagine della Madonna di Częstochowa. Su un tavolino, la foto dei suoi genitori.
Verso le ore 20.00, accanto al letto del Papa morente, monsignor Stanislaw Dziwisz presiedette la celebrazione della santa Messa della domenica della Divina Misericordia.
Le parole del Vangelo di san Giovanni risuonarono in modo commovente: ‘Venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: Pace a voi!’, come anche le parole della preghiera universale: ‘Signore Gesù, vieni per farci udire quella Tua promessa fatta nel cenacolo: Pace a voi! In questo momento abbiamo tanto bisogno della Tua presenza’.
Prima dell’offertorio, il cardinale Marian Jaworski amministrò ancora una volta al Santo Padre l’Unzione degli Infermi, e durante la Comunione monsignor Dziwisz gli diede il Sangue Santissimo come Viatico, conforto sul cammino verso la vita eterna. Dopo qualche tempo le forze cominciarono ad abbandonare il Santo Padre. Nella mano gli era stata posta una candela benedetta accesa. Alle ore 21.37 Giovanni Paolo II lasciò questa terra. I presenti cantarono il Te Deum. Con le lacrime agli occhi rendevano grazie a Dio per il dono della persona del Santo Padre e per il suo grande pontificato”.
(da "SAN GIOVANNI PAOLO MAGNO", San Paolo, pp 116-119)