Omelia per l'Assunta (15 agosto)
L'Assunta secondo il celebre fumettista Milo Manara nel drappo preparato per il Palio di Siena del 16 agosto 2019. "Non esiste contraddizione tra l'amore sacro e l'amore profano - ha detto commosso Manara - Io non ho voluto assolutamente travalicare nessun limite e magari chi si aspettava qualche elemento di scandalo rimarrà deluso. Ma quello che scandalizza di più oggi è il rispetto. E io ho voluto rappresentare proprio questo scandalo, il rispetto".
Domenica scorsa Gesù ci esortava: “Non temere piccolo
gregge, perché a Dio è piaciuto dare a te il Regno”. Ci chiede di portare
avanti il progetto di questo Regno d’amore e di pace che è pienamente
realizzato in cielo, ma che deve realizzarsi, con il contributo di tutti gli
uomini di buona volontà, qui in terra: “come in cielo, così in terra”.
Di questo Regno conosciamo il Re: Cristo Re dell’Universo.
Con la solennità di oggi ci ricorda che c’è anche una Regina, sua e nostra
Madre. Lei è in cielo, come il Figlio, non solo spiritualmente, ma con tutto il
corpo: un privilegio dato a Lei, ma promesso a tutti coloro che, come Lei, si
lasciano amare e guidare da Dio. Il Regno deve realizzarsi prima di tutto in
noi stessi e per far questo dobbiamo vincere i nemici che cercano di usurpare
la nostra terra.
Celebriamo oggi una festa antica, che è conosciuta in
Oriente già nei primi secoli come la festa della “Dormitio” (Maria che, forse, non è morta, ma si è addormentata e
portata in Cielo con tutto il suo corpo terreno). In occidente il dogma
dell’Assunzione di Maria in cielo è stato proclamato nella nostra Chiesa solo
nel 1950, ma già da molti secoli i cristiani veneravano Maria Assunta in Cielo.
Questa festa, che si colloca in mezzo al periodo estivo, ci viene a ricordare che, sebbene siamo fatti di terra e siamo tutti mortali, il nostro destino non è la terra, bensì il cielo, è vivere per sempre con Dio.
Questa festa, che si colloca in mezzo al periodo estivo, ci viene a ricordare che, sebbene siamo fatti di terra e siamo tutti mortali, il nostro destino non è la terra, bensì il cielo, è vivere per sempre con Dio.
La festa di oggi ci
ricorda che esiste un’altra dimensione della vita, oltre a quella materiale: è
la vita nello Spirito di Dio, quella che visse Maria, da quando accettò,
nonostante le incertezze, di ascoltare non se stessa ma l’angelo di Dio che le
parlava e le chiedeva qualcosa totalmente al di là delle sue attese. E’ una
vita fatta di ascolto della Parola di Dio, nella quale impariamo a seguire e ad
ascoltare Gesù invece di noi stessi. Per questo la
Vergine Maria si presenta a noi come un modello di umanità, cioè una
donna vera, che nell’ascolto del Signore seppe stargli accanto nel silenzio
(nei Vangeli è nominata pochissimo), ma con fedeltà anche nelle ore del dolore
e della passione, fin al momento del terribile supplizio della croce. Non
scappò di fronte al dolore più grande che una madre possa sperimentare: quello
di vedere morire il proprio figlio (e in modo ingiusto e atroce).
Siamo invitati
a guardare Maria poiché in lei vediamo ciò che anche a noi è promesso. Certo
ella, a motivo della sua purezza originaria, ha avuto il privilegio di non
sperimentare la corruzione del sepolcro. A noi peccatori Gesù, con la sua morte
e la resurrezione, ha aperto le porte del cielo e, attraverso sua Madre, ci ha
fatto vedere quale destino di gloria ci attenda.
Nell’Assunta ci
viene svelato il significato e il valore della nostra esistenza. Ogni vita
umana è destinata all’eternità. Nulla di ciò che abbiamo vissuto sulla terra,
ad esclusione del male, andrà perduto.
Per non
rischiare di porre Maria su di un piedistallo che la divinizza e ci fa
dimenticare la sua umanità, le letture ci richiamano alla sua esperienza
terrena per la quale Lei è beata non tanto in quanto Madre di Dio, ma in quanto
sua discepola fedele che ha imparato ad ascoltare la parola di Dio e a metterla
in pratica. Ha fatto spazio nella sua vita alla Parola che meditava in silenzio
al punto che questa “si è fatta carne”, si è concretizzata nella generazione
del Figlio.
L’immagine dell’Ascensione
in cielo viene richiamata in terra dalla “salita sui monti” fatta per andare a
trovare la cugina Elisabetta. Abbiamo bisogno di metterci in cammino, di
metterci al servizio di coloro che possono aver bisogno di noi, ma soprattutto
di condividere la nostra esperienza spirituale con chi ha incontrato Dio nella
sua vita: insieme sperimentano la gioia di essere abitate da Dio, traducono la
Parola in vita, si aprono alla Speranza…
Si potrebbe quasi dire che
quell’incontro è la prima immagine che i Vangeli ci offrono della Chiesa: due
donne si incontrano per ringraziare il Signore del dono che hanno ricevuto. E
ci insegnano anche a pregare: quando preghiamo, istintivamente ci rivolgiamo al
Signore, a Maria o ai santi per chiedere qualcosa per noi. Ma la preghiera è
anche ringraziamento, lode a Dio per quanto ci dona, per il suo amore, il suo
perdono, la sua misericordia. Chi di noi non avrebbe almeno un motivo per
ringraziare il Signore ogni giorno? Ma non ci pensiamo, perché nel mondo di oggi
sembra che tutta ci sia dovuto e che gli altri siano sempre in debito con noi.
Quindi pretendiamo, ma sappiamo poco dare, quindi poco ringraziare.
La Santa Messa è innanzitutto lode
e ringraziamento. E la lode al Signore apre il cuore, libera da se stessi,
insegna ad amare con gratuità a cominciare dai poveri e dai bisognosi, a dare
invece che a pretendere.
Comprendiamo allora il senso e il valore del canto di Maria, il Magnificat. Maria non chiede, loda e ringrazia il Signore: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva”. Solo l’umile sa ringraziare e lodare il Signore. E lode e gratitudine danno gioia. Oggi c’è molta superbia, troppa arroganza e prepotenza in giro, che facilmente diventano contrapposizione e persino violenza. Per questo non sappiamo più dire grazie. Ognuno crede di avere ragione e fa di tutto per difendere e affermare se stesso, sempre contro gli altri. Ciò avviene nella politica - e lo vediamo bene ogni giorno -, ma anche nella vita quotidiana e persino nelle nostre realtà ecclesiali. Siamo diventati incapaci di ascoltarci e trovare quell’accordo che permette di vivere insieme.
Comprendiamo allora il senso e il valore del canto di Maria, il Magnificat. Maria non chiede, loda e ringrazia il Signore: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva”. Solo l’umile sa ringraziare e lodare il Signore. E lode e gratitudine danno gioia. Oggi c’è molta superbia, troppa arroganza e prepotenza in giro, che facilmente diventano contrapposizione e persino violenza. Per questo non sappiamo più dire grazie. Ognuno crede di avere ragione e fa di tutto per difendere e affermare se stesso, sempre contro gli altri. Ciò avviene nella politica - e lo vediamo bene ogni giorno -, ma anche nella vita quotidiana e persino nelle nostre realtà ecclesiali. Siamo diventati incapaci di ascoltarci e trovare quell’accordo che permette di vivere insieme.
Chi è umile? Colui che sta con i
piedi per terra: non si esalta, ma neanche si reputa peggiore di quello che è
realmente. Umile è colui che riconosce il proprio valore ma riconosce che è Dio
a dare valore alla propria vita.
Vogliamo vivere felici e costruire
un mondo umano, bello, di gente buona che vuol bene agli altri, di amici e non
di nemici? Ascoltiamo e mettiamo in pratica, come ha fatto la
Vergine Maria, la Parola. Facciamoci discepoli fedeli del Signore, lodiamo
la sua bontà, viviamo con mitezza e umiltà e otterremmo molto di più quello che
speriamo e pensiamo, perché Dio ama gli umili e abbassa i superbi.
Vedi anche: l'omelia di Tonino Lasconi
Vedi anche: l'omelia di Tonino Lasconi