Cattolici sul web: app e influencer
Nel primo, "Tutta la Chiesa a portata di app", si parla delle APP (Applicazioni per cellulari) cattoliche: da quelle "istituzionali" della CEI che propone: "Bibbia Cei", "Liturgia delle Ore", "Cattedrali d’Italia", la "Messa del Giorno" e "Cei News". «Si va anche verso la realizzazione di una App, collegata a "Parrocchie Map", per visualizzare gli orari delle Messe nelle diocesi». Presenta inoltre "Click to pray", "Tucum", "Depit", "Agd", "Din don dan", "Keys to Bioethics", "Weca" e "Avvenire".
Nel secondo, "Chi sono gli influencer cattolici", si parla di "Sacerdoti-comunicatori, testimoni di fede, laici creativi: sui social prendono quota personaggi che diffondono il Vangelo secondo lo stile del Web.
Verrebbe da dire che le strade del Signore oggi più che mai sono infinite e possono passare anche attraverso le App. Quelle a tema religioso infatti non sono più un’eccezione ma rappresentano un fenomeno in ascesa che spazia tra diversi ambiti e riguarda un pubblico eterogeneo. Alle App per pregare e per avere sempre con sé la Bibbia si sono aggiunte quelle che aiutano a informarsi o ad approfondire temi specifici, fino a quelle che rendono la solidarietà a portata di touch.Tra le ultime nate è App Cei, la «porta di accesso verso la rete dei servizi di cui la Cei è punto di riferimento a supporto delle diocesi», come la definisce Giovanni Silvestri, responsabile del Servizio informatico Cei che l’ha promossa insieme all’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali. È uno strumento, realizzato da Seed Edizioni Informatiche, «snello e agile, che riflette il carattere istituzionale del portale www.chiesacattolica.it». Oltre alle informazioni principali, presentate con una semplice interfaccia, grazie al menù a sinistra dello schermo è possibile accedere alle sezioni "CeiNews" con le notizie pubblicate da Avvenire, agenzia Sir, Tv2000, inBlu Radio e raccolte nel portale www.ceinews.it, l’"Agenda" che permette di visualizzare gli appuntamenti e le attività dei vari Uffici, "Nomine", con i nuovi vescovi, e le "Impostazioni" che consentono di personalizzare tipo, grandezza del carattere e luminosità.A conferma del carattere di «aggregazione e snodo rispetto al dominio delle App Cei, c’è il "Catalogo" che presenta le diverse applicazioni specialistiche negli àmbiti della liturgia, della Parola e dei beni culturali, con l’opportunità di accedere direttamente al relativo store», spiega ancora Silvestri, annunciando che alla "Bibbia Cei", alla "Liturgia delle Ore" e a "Cattedrali d’Italia" si aggiungeranno a breve la "Messa del Giorno" e "Cei News". «Si va anche – conclude – verso la realizzazione di una App, collegata a "Parrocchie Map", per visualizzare gli orari delle Messe nelle diocesi».Stefania CaredduClick to Pray
Le preghiere personali con quella del Papa. Ecco la rete mondiale di condivisione spiritualeUn’applicazione su smartphone per pregare insieme, anche a distanza. L’app «Click to Pray» – iniziativa promossa dalla Rete mondiale di preghiera del Papa e dal Meg (Movimento eucaristico giovanile) in collaborazione con Vatican Media – ha dimostrato che è possibile farlo, e con successo. «Il 6 marzo – ricorda padre Alessandro Piazzesi, direttore della "Rete" in Italia – ricorreva il primo anno di vita ed è stato un continuo crescendo. Il Papa all’Angelus ha parlato di recente della App, con quell’intervento c’è stato un picco incredibile di download in tutto il mondo, decine di migliaia in Italia, frutto di un tam tam incredibile. Oggi è una delle applicazioni religiose più scaricate». Nell’ultimo mese sono state aggiunte 2.532.939 preghiere. «C’è l’applicazione per smartphone e tablet, poi il sito Click to Pray, Facebook. Chi scarica la App – spiega Piazzesi – ha la possibilità di mandare una propria preghiera, consulta Facebook o va direttamente al sito. C’è poi la possibilità di ricevere una newsletter quotidiana. Molti, soprattutto anziani, utilizzano Whatsapp: si nota infatti una propagazione ampia di persone che mandano ai loro gruppi la preghiera scaricata dall’app». L’applicazione Click to Pray, gratuita, è disponibile in italiano, portoghese, spagnolo, inglese, francese, tedesco, e di recente anche in cinese.Graziella MelinaTucum
Il pranzo «sospeso» offerto a chi è in difficoltà con la spinta (e la protezione) di Carlo AcutisNel logo ci sono un pane e un pesce. E in effetti la App «Tucum» nasce proprio per condividere beni di prima necessità con chi è in ristrettezze, offrendo un pasto ai senza dimora o alle famiglie indigenti. Sviluppata con Caritas Italiana dalla startup tecnologica a vocazione sociale A.p.p. Acutis, Tucum permette di donare agli altri per mezzo della moneta elettronica, in sicurezza e piena trasparenza. Ai beneficiari, individuati dalle Caritas diocesane, è consegnata una tessera con crediti (non denaro) con i quali si può ritirare l’equivalente di un pasto giornaliero. Prendendo spunto dalla tradizione partenopea del caffè "lasciato pagato", Tucum si impegna a «realizzare l’economia sospesa» basata su condivisione e gratuità. Tutte le risorse raccolte, al netto dei costi di sistema, vanno al servizio dei più poveri, a disposizione dei beneficiari per il ritiro dei pasti o dei prodotti nei negozi convenzionati, alle sedi Caritas diocesane per avviare attività sul territorio e agli istituti missionari per microprogetti in Paesi in via di sviluppo. La App è stata idealmente affidata alla protezione del venerabile Carlo Acutis, giovane milanese morto nel 2006 a 15 anni: «Carlo era un ragazzo innamorato di Dio e appassionato di informatica – spiegano gli sviluppatori – che viveva in semplicità il servizio in parrocchia e l’aiuto per i più bisognosi».Danilo PoggioDepit
Mai più lezioni senza un vero progetto. Arriva l’aiuto alla didattica consapevole
Un progetto internazionale che mette la progettazione al centro della didattica, con il lancio di una App che esplitici il lavoro dei docenti e li faccia riflettere sulle scelte in classe, migliorando le opportunità degli studenti. Si chiama Depit (Designing for Personalization and Inclusion with Technologies) ed è promosso da una rete di atenei d’Europa tra i quali l’Università Cattolica, coinvolta con il Cremit (Centro di ricerca sull’educazione ai media, all’innovazione e alla tecnologia) diretto da Pier Cesare Rivoltella. «L’idea dell’applicazione, fruibile sia da tablet che da pc – spiega Alessandra Carenzio, del Cremit –, risponde all’esigenza di progettare un’unità didattica, un modulo o una singola lezione esplicitando componenti e fasi della progettazione, evitando così che l’attività didattica sia frutto di improvvisazione». Quel che c’è dietro è un preciso modello didattico che, aggiunge Carenzio, «punta a far sì che il docente non solo progetti bene ma analizzi la sua proposta didattica riflettendo su scelte, tempi, tipologie di compiti e anche sul grado di difficoltà di quanto proposto agli studenti». Dopo i riscontri della fase sperimentale con una rete di scuole e con futuri docenti in formazione, la App è stata modificata e viene ora resa fruibile ai docenti con opportuni corsi di formazione, anche online.Augusto CinelliAgd
Piemonte, 11 settimanali diocesani accessibili da una sola piattaformaWeb, Facebook, Twitter, App, social network. Tanti i modi di coniugare il settimanale cartaceo con i nuovi strumenti di comunicazione. Per raggiungere sempre più lettori, intercettare i giovani, agire in rete usando tablet, pc, smarthphone, i settimanali diocesani piemontesi da tempo lavorano insieme. Sono giornali di informazione locale di ispirazione cattolica, alcuni ultracentenari, tutti insieme in Piemonte raggiungono quasi un milione di lettori. Rappresentano il primo polo informativo di tutta la Regione. Sono parte della Fisc, la Federazione italiana settimanali cattolici. La loro App – Agd – raccoglie 11 testate. Gli utenti di tablet e smartphone, possono leggere il giornale, abbonarsi, richiedere copie arretrate, sfogliare speciali realizzati da ogni singola testata o in sinergia con altre, guardare video. Dentro la App scorrono le notizie collegate ai siti dei giornali. La App si scarica gratuitamente sia da Apple store che da Google Play store. La prima settimana si possono leggere senza pagare tutti i giornali (Azione e settimanali novaresi, il Biellese, Gazzetta d’Alba, Gazzetta d’Asti, l’Ancora, la Fedeltà, La Guida, Risveglio popolare, Il Popolo, Corriere di Saluzzo, Vita diocesana pinerolese). Per chi preferisce leggere il giornale sul computer, le stesse testate sono presenti sul portale www.edicolasanpaolo.it grazie alla collaborazione col gruppo editoriale San Paolo.Chiara GenisioDin Don Dan
A che ora c’è la Messa? La risposta è sullo smartphone. L’idea di quattro ragazzi si estende da Milano all’ItaliaL’idea è nata per caso. Durante una cena tra amici ci siamo chiesti come potessimo dare il nostro contributo per una Chiesa un po’ più alla portata dei giovani, una Chiesa 2.0. E pochi mesi dopo abbiamo sviluppato un’applicazione per smartphone che individuasse la Messa più vicina a chi la cerca. Superata la fase di test, l’abbiamo resa pubblica sugli storenell’ottobre scorso». Così la spiega Angelo, uno dei quattro universitari milanesi che hanno ideato «Din Don Dan» pensando agli studenti, ai professionisti ma anche ai turisti di passaggio che desiderano andare a Messa e non conoscono dove andare né a che ora. Presto sarà pronta anche la traduzione e la ricerca delle Messe in lingua. Futuri ingegneri, designer e giuristi, i quattro ragazzi sono partiti dall’esigenza personale di trovare Messe in orari compatibili con i loro impegni, investendo nella App tempo e soldi propri. «Non l’abbiamo mai presa come un gioco, perché ne avevamo capito le potenzialità e riscontrato che ce ne fosse bisogno», continua Angelo. L’obiettivo di 10mila download è stato raggiunto e superato. «Inizialmente pensavamo solo alla diocesi di Milano, poi ci sono arrivate richieste da altre città. Così abbiamo cominciato ad ampliare il nostro database con le nuove segnalazioni su chiese e orari. Ora siamo presenti in tutte le regioni». La App è partecipativa e può essere costantemente aggiornata. Chiunque, infatti, tramite il proprio cellulare può segnalare modifiche e suggerire l’inserimento di nuove chiese. Da poco tempo è anche sul web.Anna SarteaKeys to Bioethics
La vita, le staminali, l’eutanasia, i trapianti, il sesso... I temi della bioetica spiegati ai giovani (e non solo)La nuova App «Keys to Bioethics» si rivolge principalmente ai giovani ma, in realtà, è utile a tutti. Dopo un primo esperimento cartaceo, è stata sviluppata dal Dicastero per i laici, la famiglia e la vita in collaborazione con la Fondazione Jérôme Lejeune di Parigi, ed è stata presentata in gennaio durante la Giornata mondiale della gioventù a Panama. Un vero e proprio manuale digitale, che con un linguaggio semplice e diretto risponde alle questioni fondamentali sullo sviluppo dell’essere umano dal concepimento, la sessualità e il gender, la malattia e la morte, l’aborto e la ricerca sulle cellule staminali, l’eutanasia e i trapianti di organi. Ogni argomento è affrontato con un approccio rigoroso, precisi riferimenti scientifici e valoriali, ma risulta comprensibile a tutti. «Con questa App – spiega il cardinale Kevin Farrell, prefetto del Dicastero – desideriamo offrire uno strumento pratico e attuale per rispondere ad alcune domande dei giovani di fronte alle grandi sfide provocate dal progresso scientifico e tecnologico. Risposte chiare, semplici ma esaurienti, che possono aiutarli a cogliere la verità sulla bellezza e l’unicità di ogni vita umana». Il manuale (fruibile da tablet e pc) può essere letto dall’inizio alla fine come un e-book(iniziando da «La storia del piccole essere umano») oppure consultato sezione per sezione, per trovare risposta alle domande che ci pone la quotidianità.Danilo PoggioWeca
Contenuti e informazioni più accessibili: per le parrocchie italiane una soluzione utile. «Nei nostri tutorial si spiegano progetti e segreti»Una App per la parrocchia? Sì, a patto che non sia solo per seguire una moda. «Può essere un’opportunità per rigenerare la comunità, ma prima occorre una riflessione seria» spiega Fabio Bolzetta, giornalista di Tv2000 e conduttore dei tutorial con cui l’Associazione dei webmaster cattolici (Weca) sta dando consigli e risposte alle principali domande su Internet e i social network. «Poiché realizzare una App è impegnativo come preparazione e spesa, è fondamentale capire se si dispone di contenuti da proporre e se si ha a che fare con una rete sociale che risponde alla proposta, disponibile a condividere quelle informazioni», sottolinea Bolzetta per il quale se mancano queste condizioni si rischia di «fare un’operazione controproducente, finendo per andare in una piazza che non è frequentata da nessuno, in un luogo disabitato». Quindi è indispensabile «una valutazione previa sui contenuti, senza pensare che la parrocchia sia all’avanguardia solo perché sbarca sull’App store». C’è una soluzione «semplice e a portata di mano, più fattibile anche a livello di costi»: l’App Web, che altro non è se non la versione mobile del sito Internet. «Si tratta di una App che non si trova negli store e che rimanda direttamente al portale della parrocchia», spiega Bolzetta evidenziandone l’utilità «in quanto la navigazione sul Web è maggiore da smartphone e attraverso i canali social».Stefania CaredduAvvenire
Il quotidiano tutto a colori. E senza aspettare il postinoAnche Avvenire ha la sua App, ci mancherebbe. Scaricabile gratis da qualunque store online, consente l’accesso al «mondo Avvenire» a chi si è abbonato, rendendosi riconoscibile dal sistema attraverso user Id e password. Come sanno bene i nostri lettori che affiancano alla cara vecchia edizione cartacea del quotidiano la sua versione digitale (o la sostituiscono del tutto), cliccando sulla App di Avvenire si entra nelle pagine del quotidiano interamente a colori, con tutte le edizioni locali (il nostro giornale è presente con pagine locali di diversa periodicità in 32 diocesi) e i numeri arretrati. La praticità della piattaforma è evidente: non si deve attendere l’arrivo del postino – non sempre garantito, purtroppo –, il giornale è "full color", dalla prima all’ultima pagina, la sua compagnia è garantita in ogni angolo del mondo dotato di una connessione al Web. La carta è sempre la carta, un’esperienza insostituibile: ma chi prova la App di Avvenire poi non cambia idea...
Fede e web. Chi sono gli «influencer» cattolici
«Personaggio popolare in Rete, che ha la capacità di influenzare i comportamenti e le scelte di un determinato gruppo di utenti e, in particolare, di potenziali consumatori, e viene utilizzato nell’àmbito delle strategie di comunicazione e di marketing». Per cominciare a parlare di influencer cattolici ti documenti andando a leggere – online, ovviamente – sul vocabolario Treccani la definizione di influencer, e subito ti viene in mente Chiara Ferragni: qualcuno i cui pochi riferimenti pubblici alla fede sono o negativi (come per la decisione di non battezzare il figlio) o dissacranti (come nell’immagine in cui è ritratta come la santa patrona degli influencer) o involontari (come quelli dei cronisti che, abbagliati dal matrimonio-evento, l’hanno descritta «all’arrivo in chiesa» per nozze invece civili).Poi ti ricordi che al tema «La fede dei giovani e i loro influencer sui social network» è stata dedicata di recente una ricerca, promossa da Aleteia (ne ha parlato su Avvenire Gigio Rancilio il 26 ottobre). Vi risulta che tra gli influencer dei giovani digitali interessati alla religione il primo è papa Francesco, il secondo Paulo Coelho e il terzo il Dalai Lama. Va da sé che per accedere a questa classifica bisogna spogliare la definizione di influencerdal riferimento al consumo di beni, che invece vi riveste un ruolo centrale, a meno di non estendere tale concetto ai beni spirituali. Di conseguenza, occorre sostituire al concetto di "consumo" quello di "godimento". E bisogna anche prescindere dal fatto che un influencer è un soggetto la cui popolarità si diffonde a partire dalla sua attività in Rete (come blogger e youtuber e come titolare di account sui social network) e non semplicemente attraverso la Rete.Allora ti rivolgi proprio al Papa, che in effetti ha detto sull’argomento qualcosa di memorabile: rivolgendosi proprio ai giovani, durante la recente Gmg a Panama, ha individuato in Maria di Nazaret l’influencer cui affidarsi per orientare i comportamenti e scelte. Allontanandosi definitivamente dall’origine del termine e dal suo contesto: «Senza dubbio la giovane di Nazaret non compariva nelle "reti sociali" dell’epoca, lei non era una influencer, però senza volerlo né cercarlo è diventata la donna che ha avuto la maggiore influenza nella storia». Vale perciò la pena tentare di chiudere il cerchio e vedere, proprio a partire da Maria, con quale termometro misurare i tanti "influencer cattolici" che quotidianamente possiamo incontrare attraverso la Rete.Per prima cosa – lo dice esplicitamente il Papa – un influencer cattolico è uno, o una, che stando online dice sì a Dio e alle sue promesse. Ha udito una chiamata ed è partito per l’ambiente digitale nella prospettiva di rispondere, anche (ma non solo) in questo modo, a quella chiamata. In secondo luogo è una o uno che custodisce, «meditandole nel suo cuore», le «cose» dello Spirito che vive. Parrebbe in contraddizione con la dimensione pubblica dell’influencer, ma non lo è, se diventa criterio di selezione delle parole e delle immagini che vengono postate.Infine, è una persona che ci dice di fare quel che dice Gesù: ovvero, riesce a tenere la Parola di Dio come riferimento diretto dei contenuti che propone o dei giudizi che offre sui contenuti altrui. In sintesi: è chi si lascia utilizzare in Rete «nell’ambito delle strategie di comunicazione» del Signore. Ci sarà qualche figura che, in questo, eccelle. Ma ognuno di noi, anche se i suoi fan su Facebook si contano a decine e non a milioni, può fare la sua parte.- Don Fabio Rosini. Il prete senza Whatsapp «star» involontaria con il Vangelo domenicale (Graziella Melina)
- Giovanni Scifoni. Quanto si ride togliendo la polvere dai santi (Danilo Poggio)
- Chiara Amirante. Con le «parole di luce» una presenza che il cielo sopra Instagram (Stefania Careddu)