Omelia per la V domenica di Quaresima: "Và e d'ora in poi non peccare più"
Da "Il Vangelo dell'amore"
- don Fabio Rosini (Famiglia Cristiana)
- p. Ermes Ronchi (Avvenire)
Vedi anche:Ancora una donna di fronte a Gesù. Questa volta è una adultera sorpresa in fragrante adulterio (ma con chi? Dov’è l’uomo con cui si è unita illecitamente?). Gesù sposo si trova di fronte alla sposa infedele, che non condanna, ma che invita a non peccare più, a recuperare quella verginità persa.Chi viene messo sotto processo è in realtà Gesù stesso. La donna è usata solo come pretesto per metterlo in difficoltà: se proseguirà a difendere la misericordia di Dio si troverà ad infrangere la legge di Mosè. I suoi avversari vogliono porre Gesù davanti alla trasgressione amorosa anche perché convinti che il suo messaggio conduca uomini e donne a trasgredire la legge di Dio, piuttosto che osservarla.L’amore tra gli uomini si trova adulterato assai più frequentemente di quanto non lo si trovi autentico, puro. Quale atteggiamento assume Gesù nei confronti degli adulteri, di coloro che hanno tradito l’amore inquinando il desiderio con il possesso dell’altro? Come egli ama coloro che non amano come lui?[1]Ora Gesù è posto davanti ad una donna che ha vissuto il desiderio amoroso volendo possedere, una donna che non ha amato come lui insegna ad amare. La legge di Mosè ha una risposta chiara: il male va estirpato eliminando chi lo commette. “Mosè, nella legge – non mancano di osservare gli avversari di Gesù – ci ha comandato di lapidare donne come queste”. (…) L’attesa raggiunge il suo apice con la domanda diretta a Gesù: “Tu che ne dici?”. Ora Gesù sembra posto davanti a un’alternativa inevitabile: condannare la donna, per aver trasgredito l’amore; oppure non condannarla, legittimando la trasgressione dell’amore[2].Gesù cerca di condurre le persone a distinguere tra il male da condannare e la persona da guadagnare all’amore:La sete d’amore di Cristo, il suo desiderio di comunione con l’altra emergono anche in questo frangente, anche nei confronti di chi non ha corrisposto al suo amore. Egli non può accettare, in nome dell’eliminazione del male, di eliminare anche chi lo ha commesso: verrebbe a quel punto meno la possibilità di relazione con l’altra, che non sarebbe più. Ma questo è diametralmente contro il desiderio d’amore di Cristo che vuole l’altra per donare e ricevere amore. (…)Spiazzando allora gli insistenti astanti, egli li invita a far rientrare se stessi nel vivo del giudizio, non più come spettatori di un fatto che non li riguarda direttamente, ma come giudici di se stessi: “Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei”[3].Gli accusatori, sentendosi accusati, se ne vanno. “Sembra dire Gesù agli accusatori: questa donna con tutto il suo peccato non è forse anche, e prima di tutto, una conferma delle vostre trasgressioni, della vostra ingiustizia “maschile”, dei vostri abusi?”[4].Ora che finalmente è lasciato solo, con la donna ancora “là in mezzo”, Gesù può pronunciarsi a riguardo. Ora che l’incontro si fa a tu per tu, non più intralciato dalla legge impersonale e dalla preoccupazione dottrinale, Gesù può emettere il suo giudizio, l’unico che può scaturire dall’amore: “Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata? Ed ella rispose: “Nessuno, Signore” e Gesù disse: “Neanch’io ti condanno, và e d’ora in poi non peccare più”.Il desiderio amoroso di Gesù non accetta alcun compromesso con forme adulterate dell’amore: la donna non viene condonata del suo male, viene perdonata. A lei, cioè, viene donata una misura sovrabbondante d’amore affinché sia conquistata all’amore autentico. Gesù non la tratta come se niente fosse successo, ma in modo tale che non le succeda più. Così facendo, la donna viene salvata e la sete d’amore di Gesù trova un’ulteriore relazione in cui può essere appagata[5].
- don Fabio Rosini (Famiglia Cristiana)
- p. Ermes Ronchi (Avvenire)
INTERVISTA AGLI SCRIBI, AI FARISEI E ALL’ADULTERA DOPO IL VANGELO:
Ragazzo: E’ stato molto chiaro e lampante la vostra intenzione d’incastrare Gesù. Ma perché ce l’avevate così tanto con Lui?
Scriba: Perché era un rivoluzionario. Uno che andava controcorrente. Hai presente i sovversivi, quelli che arrivano di punto in bianco e pensano di cambiare il mondo? Insomma un rompiscatole, come lo chiamate voi!
Ragazzo: Ma non faceva nulla di male! Parlava d’amore! Siete stati voi più cattivi. Gli avevate teso una trappola, ammettetelo!
Fariseo: Una trappola! Ma via! Se ci avesse risposto di applicare la Legge , avremmo pensato che non era poi così buono, come faceva apparire, perché sceglieva di far uccidere la donna, mentre se ci avesse detto di non uccidetela, avremmo comunque pensato che non era così bravo poiché non osservava la legge.
Ragazzo: Già, da noi , queste carognate si chiamano trappole! Voi, sotto l’apparenza di fedeltà a Dio, usavate la donna per manipolare la legge e accusare Gesù!
Scriba: Senti ragazzino, non fare tanto il saputello. Guarda che anche tu sei fatto della nostra stessa pasta! La lezione di Gesù c’è bastata, non abbiamo bisogna anche della tua!
Ragazzo: A voler guardare indietro, non mi sembra proprio. Alla fine poi l’avete fatto uccidere!
Fariseo: Ah, basta con questa storia che l’abbiamo fatto uccidere noi! E’ facile dirlo! Avevamo già la nomina di essere tardi e duri di cuore! Ma volevo vedere te al nostro posto! Arriviamo in gruppo, Gli presentiamo una peccatrice e Lui che cos’ha fatto? Nulla! Non ci ha nemmeno degnato di uno sguardo! Uno sfrontato! Ha continuato a disegnare col dito sulla sabbia, come se ciò che gli chiedevamo non fosse importante! Capisci? Non ci ha presi nemmeno in considerazione!
Ragazzo: Sentitemi bene: ormai è da un po’ che seguo le vicende di Gesù e quest’ultima credo proprio d’averla capita bene. Per Gesù l’arroganza del sapere già tutto, che autorizza a giudicare gli altri, è da eliminare. Per Gesù non è tanto l’aver peccato che conta, quanto il saper perdonare. Gesù ama l’uomo, per cui gli sta a cuore la sua vita, non vuole la morte del peccatore, ma la sua conversione perché possa vivere felice.
Adultera: Bravo ragazzo! E’ stato proprio così! All’inizio ho avuto un po’ paura, sentivo i sassi battere nelle loro mani, pronti per essere scagliati contro di me, che angoscia ho provato! E, quando quegli uomini mi accusarono pubblicamente ho provato tanta vergogna! Non conoscevo Gesù, ma mi parve indifferente, scriveva per terra, come se non ascoltasse e da subito ho pensato che di me non gliene importasse nulla.
Ragazzo: E quando hai cambiato idea?
Adultera: Quando siamo rimasti soli e il suo sguardo si è posato su di me: ho visto l’alba! Una nuova alba per la mia vita. Ho capito che lui mi stava dando la possibilità di cambiare. La scelta di ciò che volevo essere dipendeva solo da me. Dietro di me c’era la mia vita strumentalizzata dal peccato, schiava, davanti a me l’infinita tenerezza di uno sguardo limpido come il cielo, uno sguardo che mi riconsegnava a me stessa e alla vita!
Ragazzo: Cosa intendi dire con “ mi riconsegnava a me stessa”?
Adultera: Che ho ritrovato la mia dignità di donna, la mia libertà di essere donna. Nessuno mi condannava e nessuno mi avrebbe più condannato se decidevo di essere diversa!
Ragazzo: Ecco farisei e scribi, voi questa docilità al cambiamento non l’avete avuta! Con il vostro orgoglio, autocompiacimento, autosufficienza vi siete tenuti lontani da Gesù. Non avete capito che Gesù non era venuto ad abolire la legge, ma a migliorarla.
Fariseo: E’ facile per te che non c’eri! Quando ci ha detto “chi è senza peccato scagli la prima pietra” è stato come se ognuno di noi dovesse tirarsi addosso il sasso che aveva in mano. Ci aveva colpiti tutti, e dritti sulla testa!
Ragazzo: Siete proprio dei testoni! Quelle parole avrebbero dovuto colpirvi il cuore, perché Gesù è proprio lì che voleva mirare. Vi siete preclusi qualsiasi possibilità di salvezza. Ma come dice Gesù, non sta a me giudicare!
Giudizio o rispetto
Un grande maestro spirituale, un giorno tenne una lezione per spiegare ai suoi allievi la differenza tra giudizio e rispetto.
Un giovane chiese come fare per comprendere meglio.
"Va’ nel villaggio di Tay-Wa-goo e torna a riferirmi ciò che avrai visto", gli disse il maestro.
La prima cosa che il giovane vide, entrato nel villaggio, fu un uomo che cavava acqua da un pozzo con un secchio e la gettava via tra i rovi. La seconda fu una giovane donna che, nascosta tra i fiori, gli sorrideva invitante. La terza un mendicante che, aggrappatosi ai suoi abiti, gli chiedeva l'elemosina con preghiere da strappare l’anima.
Tornato dal maestro, gli disse: "Dove mi hai mandato, ho visto tre persone che han ferito il mio cuore: un pazzo, una prostituta e un santo di Dio".
"In realtà", gli rispose il sapiente, "tu hai visto un saggio, una donna innamorata ed un ladro. L’uomo che estraeva l’acqua dal pozzo e la gettava via era un saggio poiché il pozzo era avvelenato; la donna non sorrideva a te ma al suo innamorato, ch’ella sola vedeva di lontano; e il mendicante, mentre t’incantava con le sue preghiere, con la mano ti rubava il borsello".
Il giovane si accorse che si era soffermato solo a giudicare l’apparenza. Chiese una nuova prova e fu mandato in un altro villaggio.
Con sua grande sorpresa, vide le stesse persone che aveva notato nel primo. E fu felice, quando ritornò dal maestro, nel dirgli:
"Grazie a te, o grande maestro, oggi ho potuto modificare il mio giudizio: ho visto un saggio, una donna innamorata e un ladro". Il maestro si adirò fortemente: Ma il maestro gli disse: “Non si possono giudicare le persone basandosi su quello che dicono gli altri, è una cosa stolta e non ha nulla a che fare col Rispetto. Oggi hai visto un pazzo, una prostituta e un santo".
Pensoso, il giovane fu mandato a visitare un terzo villaggio. Come supponeva, vide nuovamente un uomo che estraeva acqua da un pozzo e la gettava tra i rovi, una ragazza che gli sorrideva invitante e un povero uomo che gli tendeva la mano.
"Che cosa hai visto oggi?", gli chiese il maestro al suo ritorno.
"Oggi", rispose l’altro, "ho visto dell’acqua che veniva gettata fra i rovi, un sorriso di donna e una mano tesa verso di me".
“Bravo” disse il maestro “questa volta ti sei limitato ad osservare senza giudicare”.