Le opere di misericordia spirituale attraverso “Big hero 6” e il libro “Solo l’amore crea”
Può un libro cambiare il modo di vedere le cose e di viverle?
Può una autrice rinnegare un suo articolo chiedendosi cosa mai può averla portata a pubblicare una così
mirabile accozzaglia di frescacce ampia varietà di imprecisioni tutte insieme?
Sì, può.
Soprattutto se il libro si chiama “Solo l’amore crea” e l’autore è don Fabio Rosini. Nonostante lo abbia finito da un po’, continuo a vivere portandomelo in borsa con il recondito progetto di mandare a memoria intere pagine di preziosi insegnamenti, e chissà che un giorno o l’altro non ci riesca per davvero.
Intanto per rendere un sia pur minimo tributo al bene che vi ho trovato, vorrei provare
ad asfaltare a ritoccare alcune imprecisioni abbastanza evidenti presenti nell’articolo su
Big Hero 6 e le opere di misericordia a mo’ di revisione e ne approfitto per raccontarvi qualcosa del vasto panorama di umanità che ho trovato in queste pagine.
Partiamo dalla definizione di opere di Misericordia
Non è un semplice “farsi carico delle pene altrui”, perché quello lo si può fare anche sostituendo la misericordia con il buonismo, l’assistenzialismo o il sentimentalismo che di eternità sanno ben poco. Una volta abbassata la carica ormonale che le accende, falliscono e magari uno ripiega pure sul giustizialismo, così, per rivalsa.
Nel Salmo 136 scopriamo che Dio fa un sacco di cose “perché eterna è la sua misericordia” e tra queste ci sta che ha creato cieli e terra, ma anche che ha percosso l’Egitto nei suoi primogeniti, e poi ancora che dà il cibo ad ogni vivente. I tre snodi che sintetizzano
Creazione, Redenzione e Provvidenza, si spiegano in noi, il popolo a cui ha dato origine, che redime e a cui ancora oggi provvede con ciò di cui c’è davvero bisogno.
Tutto ciò che Lui fa è Misericordia, cioè amore viscerale.
Chi compie davvero opere di misericordia alla fin fine triangola con Dio, nel senso che non si inventa “come fare cose” a partire da se stesso, ma lascia agire lo Spirito Santo e, a partire dalla qualità del rapporto con Dio, si vedrà di che pasta sono fatte le opere che di lì prendono vita.
Due serie da 7
Le opere di misericordia corporale elencate nel precedente articolo possono andare bene più o meno tutte, ma a queste si aggiunge che la sfida non è praticarle tout court, ma praticarle insieme a quelle spirituali, perché
Don Fabio Rosini: “Non è una buona strategia separarle. I paradigmatici svuotano l’amore di eternità, gli spiritualisti lo svuotano di realtà. Non c’è cuore e non c’è cielo in chi disprezza le spirituali, non c’è corpo e non c’è terra in chi trascura le corporali. Il Signore Gesù unisce nel suo corpo cielo e terra, umanità e divinità, corpo e spirito. E questa è la nostra bellissima avventura”
Il libro si apre sulle opere spirituali come una lente di ingrandimento ed ho scoperto che quasi su tutte a partire da una interpretazione fantasiosa del nome, ho sviluppato in modo ancor più bislacco le cose rilevanti da scrivere per chi era in cerca di un pro-memoria. Proprio per riparare a questo danno proviamo a rivederle secondo l’impostazione riportata da don Fabio.
1) Consigliare i dubbiosi
Tadashi sa come convincere Hiro, ma quando non c’è Tadashi, Hiro non sempre è capace di compiere delle scelte ragionevoli.
L’inconsapevole indugiare in un divertimento fine a sé stesso, impediva a Hiro di dare maggiore spazio alla sua anima “nerd” e di spiccare, letteralmente, il volo con la robotica.
Il problema sotto il profilo spirituale è principalmente che Satana è un maestro nel creare ambiguità e lo fa non negando che Dio esista, ma facendo credere che in Dio sia presente il male e questo crea dubbio, immobilità e attaccamento a qualcosa che si teme di perdere, per cui il dubbioso è intimamente motivato a non scegliere.
A tenere alti i livelli generali di incertezza, ci sono i pessimi consiglieri che godono come ricci nel prendere decisioni per conto degli altri , ma di fatto non aiutano i dubbiosi a crescere nella capacità di saper prendere da sé una decisione.
La ricetta per essere un buon consigliere è condita di abbondante umiltàperché anche per lui c’è un tempo in cui è importante fare un passo indietro rispetto alle proprie convinzioni e dubitare.
Il salmista dice (
sal 119) “Signore io so che i tuoi giudizi sono giusti e con ragione mi hai umiliato”, proprio perché serve aver preso qualche sberla per capire che non siamo fatti per pontificare assoluti.
Dalla memoria dei propri errori emerge la certezza che ci sono cose che abbiamo già appreso e, per esperienza, sappiamo essere orientate al bene perché ci rendono felici. Da ultimo, ci si sottomette a queste certezze, poiché è l’obbedienza a Dio che ci conferma nel senso delle cose e ci consegna la prospettiva in cui porre le scelte.
2) Insegnare agli ignoranti
Avete presente chi cita a manetta solo le parole “Chi sono io per giudicare?” senza minimamente immaginare che il Papa abbia anche aggiunto delle specifiche?
L’arte della educazione, vista nel suo senso più proprio, serve a condurre i cristiani a essere portatori del dono della fede, e non ad attribuirsi un ruolo di docente inopportuno e abilitato a banalizzare cose che non si conoscono per davvero nella loro integrità.
Ci sono anche quelli che insegnano invece le cose giuste, ma alle persone sbagliate (puntando tutto sulla coincidenza topografica con gli ascoltatori! LOL ) o al momento sbagliato (a me le intuizioni migliori e più coraggiose vengono in mente molto tempo dopo aver salutato le persone a cui potrebbero apportare beneficio. In genere è quando sono già sotto la doccia…). Gli ignoranti, dal canto loro, nella stragrande maggioranza dei casi ignorano di esserlo, e sono tenacemente fieri e agguerriti nel difendere una qualche presa di posizione.
Come si fa a capire come insegnare a chi non sa di averne nemmeno bisogno?
Si prende spunto da come ha fatto Gesù con i due sulla strada per Emmaus (cfr
Lc 24) Il primo step è comprendere quello che è successo secondo il loro punto di vista, passando a propria volta per ignoranti pur di
aprirsi a una prospettiva che è diversa dalla propria sintesi dei fatti. Poi è significativo
aver vissuto a propria volta
il trauma dello scoprirsi contestati nella propria visione errata del bene, perché solo così si potrà agire nei confronti dell’altro con tutto l’amore, la tenacia e la pazienza di cui c’è bisogno per poter trasmettere un insegnamento.
Baymax, in tal senso, rispecchia questo stile di formazione, perché porta fisicamente in sé memoria di tutti i test degli errori fatti da Tadashi per in-segnargli (scrivergli-dentro) il protocollo di funzionamento per cui è stato creato.
Tutti i test di Tadashi sono memoria storica della formazione di Baymax
Per di più fa sì che Hiro possa sperimentare la necessità di ricevere insegnamenti. Tant’è che per imparare che bisogna allacciare le cinture aspetta di dirglielo a pochi centimetri dall’impatto con la strada (Prima no eh? Troppo scontato!).
3) Ammonire i peccatori
Questa opera non si esplica col ditino puntato, né con lo sfogo libero di ansie represse, che in ambiente catto qualcuno prova a spacciare per correzione fraterna. Addirittura c’è chi ritiene di poter correggere comportamenti scorretti annoverandoli solo ed esclusivamente in assenza dell’errante. E poi, vuoi mettere quella sensazione di sentirsi migliori quando si sottolinea che è l’altro a sbagliare e non io? Oppure la leggerezza con cui ci si lava le mani quando “io gliel’ho detto e adesso sono affari suoi”?
L’opera di misericordia dell’ammonire sta in un essere pronti a perdere tutto per il bene l’altro, ma non è detto che l’altro la prenda bene. Per questo si ribadisce che
“ l’attitudine corretta vuole che si desideri portare l’altro a salvarsi dai propri errori perché umilmente consapevoli di doverci salvare dai nostri.”
Baymax non ha remore nel dire come stanno davvero le cose: programmare per uccidere è l’esatto opposto di ciò per cui lui è stato creato e non è giusto che Hiro tenti di forzarlo.
E’ una cosa che richiede il senso della preziosità della persona che è cosa diversa dal volersi semplicemente liberare la coscienza. Un vago sentore di questo significato, tuttavia, nella descrizione stringata del precedente articolo, in qualche modo, ci stava.
4) Consolare gli afflitti
Fare pat-pat sulla spalla può essere di per se un conforto, ma non è risolutivo. Ci sono anche qui dei surrogati da imparare a riconoscere: un prolungato compiangere con cui si può indurre l’afflitto ad attenersi solo al ruolo di vittima senza venirne più fuori; un prolungato anestetizzarequando si cerca di aiutare l’afflitto distraendolo sempre, evitando cioè di concedere alcun tempo di rielaborare l’accaduto. Quel dolore imbottigliato scivolerà in pieghe ancora più recondite dell’inconscio per riemergere inaspettato anche a distanza di molto tempo. Infine vi è il proiettareguardando chi sta peggio, come se questo possa oggettivamente alleggerire la situazione di chi soffre, cambiandola.
Baymax potrebbe essere stato programmato inserendo anche stringhe originate dalla sapienza biblica!
Un vero consolatore fa passare l’idea che la situazione di afflizione non è la fine, ma l’inizio di un cambiamento volto all’abbandono di una qualche immaturità. E’ un passaggio forse necessario per spiccare il volo verso quella felicità per cui siamo stati pensati da Dio. Non si consola d’ufficio, non sempre si può comprendere il dolore altrui, ma ci si riesce sicuramente meglio se ci si è passati in prima persona e pare che le scritture riescano ad esporre anche una sorta di training per riuscire a non farsi rubare via la speranza.
Per quanto se ne può dedurre, quindi, il software di Baymax potrebbe essere stato programmato inserendo anche stringhe originate dalla sapienza biblica!
5) Perdonare le offese
“Non sai quanto ho sofferto”, questa è l’espressione più onnicomprensiva di chi resta a torturare la propria mente augurando il peggio a chi è causa dei suoi mali e non si rende conto che nulla cambia per sentimenti di vendetta, a parte il malumore crescente, l’incancrenirsi del vittimismo e gli inutili paragoni tra il proprio dolore e quello altrui.
Per poter offrire un perdono genuino bisogna saper fare memoria del perdono ricevuto e smettere di ragionare da creditori. Tanti debitori hanno il cuore leggero perché sanno apprezzare quel che hanno ricevuto e se ne rallegrano. Gesù stesso è un felice debitore del Padre! Quindi non siamo capaci di perdonare perché noi stessi siamo buoni, ma perché siamo consapevoli che già con noi Dio ha mostrato già molta più pazienza! (A me per esempio non mi ha fulminato dopo il primo articolo su Big Hero 6 e ancora non lo ha fatto fino a questo punto dell’elenco).
Il personaggio che incarna meglio un perdono non dato è l’uomo mascherato.[/caption
6) Sopportare pazientemente le persone moleste
La persona da sopportare, non solo è molesta ma deve essere anche particolarmente intenta alla recidiva, altrimenti il bonus “Opera di Misericordia” non si attiva.
David Bowie cantava “we can be heroes just for one day”, proprio perché in tutti gli altri, proprio non ce la facciamo! Ci paludiamo dietro a surrogati quali la tolleranza del “mi mostro insensibile, ma poi ti azzanno quando non ti reggo più”; il buonismo che dà quel sorriso ebete di palese accusa verso il prossimo che “non è un santo quanto me”; il servilismo, quando si cerca spazio di sopravvivenza tra il tacco e il pavimento di qualcuno che si mostra più feroce, ma solo perché non si ha il coraggio di reagire; e il marpionismodegli yes-men che per il proprio tornaconto accondiscendono a tutto e a qualunque vento, e fanno pure carriera.
Il protocollo di operatore sanitario di Baymax
Ecco una espressione tipica del
protocollo di operatore sanitario di Baymax: “In una scala
da 1 a 10 come valuti il tuo dolore?”. Nulla di tutto questo serve a capitalizzare l’esperienza della pazienza di Dio, che non è rassegnazione e nemmeno passività rispetto al patire.
La situazione tipica in cui
c’è terreno fertile per questa opera è quando il nostro ritmo e il nostro efficientismo viene interrotto. In quello stop si può scoprire che
possiamo liberarci dai nostri progetti e lasciare un po’ di spazio a quelli di Dio.C’è santità in quella insistenza di Baymax nel reiterare alcuni
protocolli, che vengono vissuti da Hiro come molestia. Se lui non fosse così scientificamente determinato a interrompere il flusso paranoico-depressivo di Hiro, non ci sarebbe storia! Tenetevi strette le persone che vi molestano!!!
7) Pregare Dio per i vivi e per i morti
Pare che questa sia la più importante di tutte perché è un po’ come se tutte le contiene e, tra tutte, è quella meno appariscente, di cui può benissimo non accorgersene nessuno.
E’ un’opera che sgorga dalla nostra impotenza, fatta di pura gratuità quando nulla più possiamo tentare con le nostre umane possibilità e allora si smette di parlare agli uomini di Dio per iniziare a chiedere a Dio per gli uomini. Fatto sta che nessuna di tutte le precedenti opere diventa misericordia per i vivi quanto per i morti se non è maturata nella preghiera. È proprio la mancanza di preghiera che attiva le deviazioni verso i surrogati di misericordia sino ad ora visti.
Pregare Dio per i vivi e per i morti è esteriormente rappresentato con questo fotogramma del film.
Pregare Dio per i vivi e per i morti è esteriormente rappresentato con l’immagine delle due foto, il professore e Tadashi, scomparsi nell’incendio. L’interiorità del cuore però presuppone un intimità e una confidenza in Dio che cresce nella preghiera stessa.
In conclusione potremmo dire che…
Dio ci ha fatto dono dell’angoscia per capire che non bastiamo a noi stessi, ma quando il dolore degli altri ci arriva al cuore, se riusciamo a levare a lui il nostro sguardo e il nostro grido, significa che riconosciamo i nostri limiti.
E’ in quel momento che la nostra povertà, scoprendosi amata, si apre alla Misericordia.