XXXI domenica del Tempo Ordinario/B: "Il primo dei comandamenti"
Cosa vuole Dio da noi?
Cosa ci comanda? Di amarlo e di amare!
Prima ancora della
modalità di tale amore a Gesù interessa porre il centro, il cuore di tutta la
Scrittura da cui trae i due comandamenti che lui - è qui la novità che ha
apportato - unisce: non si può dire di amare Dio se non amiamo il prossimo; non
si può veramente amare il prossimo (che è fonte di conflitti, di attriti, che è
diverso da me e ha un modo diverso di vedere le cose e il mondo) se non ci si
lascia amare da Dio.
Chi è il mio prossimo? Dio
mi è prossimo? Vicino?
“Amerai” dice
Gesù: usa l’indicativo futuro, una forma verbale che si usa per indicare eventi
futuri situati a notevole distanza di tempo nell’avvenire. Amerai allora non è
solo un comando, ma è soprattutto la meta, l’ideale sempre lontano dalla
concretezza della nostra vita quotidiana, ma posto davanti a noi come un faro,
come la stella polare, per indicare il cammino da compiere.
Con tutto…
“Al cuor non si
comanda” recita un detto popolare. Del resto è possibile obbligare
qualcuno ad amare? Se per amore si intende solo il sentimento spontaneo, c’è
poco da comandare. Ma l’amore non coinvolge solo i sentimenti: l’amore è la
realtà prima dell’uomo che ci coinvolge in maniera completa, dunque anche la
ragione e la volontà. Del resto ogni amore umano se si
regge solo sui sentimenti (come spesso avviene) è un amore effimero (“liquido”
dicono i sociologi), che oggi c’è e domani chissà. Ma se io non solo sento di
amare una persona, ma ho motivi validi per amarla e dunque voglio amarla,
costruisco un rapporto che, se c’è reciprocità, diventa solido e profondo, che
dura nel tempo senza lasciarsi usurare.
Ma si può veramente
amare Dio con tutto il cuore, l’anima e la mente? Il rischio opposto è quello
di amare Dio a parole o di amarlo in maniera superficiale e tiepida o
soprattutto di amarlo in maniera parziale:
- con
i soli sentimenti (di un amore solo sentimentale ed emotivo) e così amarlo solo
quando lo sento presente e me la sento, quando ne ho voglia o ne sento il
bisogno;
- con
la sola ragione (di un amore cerebrale) e così amarlo in maniera distaccata,
asettica, come i teologi che rischiano di amare più il sapere (su Dio), la
conoscenza (di Dio) che Dio stesso;
- con
la sola volontà (di un amore imposto) e così imporsi di amarlo, come una catena
che ci lega o un peso che ci opprime.
Che amore è un amore
che ci coinvolge solo in parte? È come una dichiarazione d'amore in cui ci
sentiamo dire: "Ti amo con una parte di me, finché me la sento, finché non
trovo di meglio".
"L’amore che Dio
vuole è un amore intero, totale, ma non totalitario, cioè non esclude
altri amori! Noi abbiamo la possibilità di amare Dio e contemporaneamente di
amare un uomo, una donna, un amico, una amica, senza che l’amore di Dio patisca
concorrenza. Non è vero che “solo Dio basta”, perché per essere persone autentiche
abbiamo bisogno di amare anche altri, sapendo però che l’amore per Dio è
totale, intero, e che gli altri nostri amori non devono essere preferiti a
quello che abbiamo per lui. “Chi ama padre o madre più di me non è degno di me;
chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me” (Mt 10,37), ha detto
Gesù, ma non ha detto che, se si ama Dio, si deve amare solo lui: Dio non vuole
un amore totalitario, ma autentico, vissuto dalla persona nella sua interezza e
unità". (E. Bianchi)
Ma c’è una premessa: “ASCOLTA!”
A
chi diamo ascolto? A chi amiamo!
Ogni tanto mi capita di
parlare con qualcuno che, quasi per giustificarsi del fatto che viene raramente
in Chiesa, dice: "Ma io prego in casa, non è la stessa cosa?".
No, non è la stessa
cosa! Fra l'altro c'è la differenza che passa tra l'ascoltare e il parlare:
"Ma io parlo con Dio!". Certo! Ma quando lo ascolti? Quando lo
incontri?
Se ami una persona non
ti basta riempirlo di parole ogni tanto al telefono: vuoi incontrarlo, vuoi
ascoltare la sua voce, vuoi averci una vera relazione.
A Messa noi ascoltiamo
la Parola di Dio (e rispondiamo), ma soprattutto lo incontriamo e lo lasciamo
entrare nella nostra vita, nella nostra carne, alimentandoci di Lui che si
offre per noi nell'Eucaristia.
La fede nasce
dall'ascolto di qualcuno che ci parla di Lui e poi dall'ascolto della sua
Parola, da un ascolto che si deve fare incontro, relazione con il Vivente.
Cosa vuole Dio da noi? Cosa ci comanda? Di amarlo e di amare!
"L’amore che Dio vuole è un amore intero, totale, ma non totalitario, cioè non esclude altri amori! Noi abbiamo la possibilità di amare Dio e contemporaneamente di amare un uomo, una donna, un amico, una amica, senza che l’amore di Dio patisca concorrenza. Non è vero che “solo Dio basta”, perché per essere persone autentiche abbiamo bisogno di amare anche altri, sapendo però che l’amore per Dio è totale, intero, e che gli altri nostri amori non devono essere preferiti a quello che abbiamo per lui. “Chi ama padre o madre più di me non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me” (Mt 10,37), ha detto Gesù, ma non ha detto che, se si ama Dio, si deve amare solo lui: Dio non vuole un amore totalitario, ma autentico, vissuto dalla persona nella sua interezza e unità". (E. Bianchi)
Il raggio e la circonferenza del cerchio: più amo Dio avvicinandomi a Lui che è il centro del cerchio e più sono vicino ai fratelli ( e viceversa: più sono unito ai fratelli più sono vicino a Dio).