Presentazione del Catechismo: la vita in Cristo (II parte)
“LA
COMUNITA’ UMANA e LA SALVEZZA DI DIO” nn.1877-2051
Capitolo II: LA COMUNITA’ UMANA
Art.1:
La persona e la società
I-
Il carattere
comunitario della vocazione umana
Nessuno vive per se stesso e solo da se
stesso (E. Bianchi)
“Noi siamo gli altri” e siamo chiamati a
santificarci a vicenda (a partire dalla vocazione matrimoniale e sacerdotale,
sacramenti del servizio).
Abbiamo un passato (ricevuto come
EREDITA’/DONO/TESTIMONE) e prepariamo il futuro vivendo nell’attimo presente.
“Non è
bene che l’uomo sia solo” (Gen): ha bisogno degli altri e di Dio, è
costituzionalmente un “mendicante”: l’uomo non basta a sé stesso!
Non c’è cristiano senza Chiesa, senza una
comunità, una famiglia composta da tante famiglie con cui condivide la fede in
Dio e con cui cammina sostenendosi e sperimentando l’amore reciproco. “Dove due o più sono uniti nel mio nome, io
sono in mezzo a loro”.
«Il cristiano non è un
battezzato che riceve il Battesimo e poi va avanti per la sua strada. Il primo
frutto del Battesimo è farti appartenere alla Chiesa, al popolo di Dio. Non si
capisce un cristiano senza Chiesa. E per questo il grande Paolo VI diceva che è
una dicotomia assurda amare Cristo senza la Chiesa; ascoltare Cristo ma non la
Chiesa; stare con Cristo al margine della Chiesa. Non si può. È una dicotomia
assurda. Il messaggio evangelico noi lo riceviamo nella Chiesa e la nostra
santità la facciamo nella Chiesa, la nostra strada nella Chiesa». (Papa
Francesco) “La Chiesa è madre”. I rischi di arrivare a «un Dio senza Cristo, a un Cristo
senza Chiesa e ad una Chiesa senza popolo».
Un tempo si pensava che per arrivare all’unione con Dio fosse
sufficiente dire le preghiere, fare penitenze, digiuni, rinunzie, fuggire
dai fratelli; tutte cose che la singola persona compiva da sola come se il
fratello non esistesse. Poi, il fratello, è diventato oggetto di carità, di opere di misericordia, di elemosina. Lo
Spirito ci spinge oggi verso la comunione: il fratello non è più un ostacolo, o
solo oggetto di carità, ma diviene la strada privilegiata per trovare Dio, per
vivere l’unione con Dio.
Seguendo un’immagine di Gregorio Magno, si
può rileggere l’azione dello Spirito nella storia della cristianità, come un
albero di cui, nel primo millennio, si formano le radici dell’amore di Dio e,
nel secondo millennio, si sviluppa l’albero, simbolo dell’amore per il
prossimo: continua certo la ricerca di Dio, accentuando però l’attenzione verso
il prossimo. Nascono così le spiritualità del servizio caritatevole. E’ l’epoca
di Camillo di Lellis, Giovanni di Dio, Vincenzo de’ Paoli, Giovanni Bosco…
Arriviamo così al terzo millennio che
stiamo vivendo, nel quale riscontriamo come sia diventato centrale il
comandamento “nuovo” di Gesù in cui troviamo sintetizzato l’amore di Dio e
l’amore del prossimo in una dimensione nuova, trinitaria.
Vanno in questa direzione:
-
la
REGOLA D’ORO (“fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te”) e
-
il
COMANDAMENTO NUOVO DI GESU’ (“amatevi gli uni gli altri come io ho amato
voi”).
La fede cristiana non è mai un fatto
privato (è personale, intimo, ma non privato): è una fede comunitaria o di
comunione, che ci apre agli altri, che ci fa camminare con gli altri, che è
chiamata ad incidere sulla società per la ricerca del bene (comune).
II-
La conversione e la
società
La società è costituita dalle SINGOLE
PERSONE UMANE che devono essere rispettate (> dignità di ogni persona) e mai
sacrificate al bene comune: IL FINE NON GIUSTIFICA MAI I MEZZI (e attenzione a
non confondere i mezzi – come l’autorità e il potere – come fini). Le dittature
hanno sempre privilegiato la collettività, sacrificando il singolo,
giustificando violenze e soprusi.
La società si costituisce inoltre a partire
dalle FAMIGLIE che ne costituiscono le cellule e si arricchisce attraverso la
partecipazione in ASSOCIAZIONI che la sviluppano in ambito culturale, sportivo,
musicale, ricreativo… di VOLONTARIATO (es. del nord Italia).
PRINCIPIO DI SUSSIDIARIETA’ (se un ente inferiore è capace di svolgere bene un
compito, l'ente superiore non deve intervenire, ma può eventualmente sostenerne
l'azione). No al “clericalismo” o alla delega in bianco.
Gesù Cristo non è stato un RIVOLUZIONARIO
POLITICO, una sorta di Che Guevara, ma colui che chiede una continua
RIVOLUZIONE del cuore (chiamata CONVERSIONE): si può cambiare il mondo solo
cambiando la mentalità della persona, partendo da me.
Art.
2: La partecipazione alla vita sociale
I-
L’autorità
Il cristiano rispetta l’AUTORITA’ come
voluta da Dio (come mezzo per il bene comune: abbiamo bisogno di chi guidi “legittimamente”
la società, così come i figli hanno bisogno dell’autorità dei genitori, non
dell’autoritarismo, ma dell’autorevolezza), ma dando “a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio” (“Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli
uomini”). Il ’68 ci ha segnati con il rifiuto o il pregiudizio nei
confronti di ogni autorità (in nome della libertà). Con quali esiti?
Siamo chiamati al rispetto, all’ “obbedienza”
(= ascolto vero, non obbedienza cieca, ma critica, senza cioè che annulli la
coscienza umana), gratitudine e benevolenza verso chi esercita il difficile
compito dell’autorità. Senza togliere valore al discernimento, alla valutazione
critica, al dovuto rispetto delle leggi “giuste” e ai principi fondamentali. Il
primato va’ alla coscienza umana (> obiezione di coscienza) che valuta la
vera ricerca del bene comune attraverso mezzi moralmente leciti e le forme
democratiche di controllo e di partecipazione. Soprusi e ingiustizie vanno
smascherati e condannati.
II-
Il bene comune
Ho cura del bene comune? Degli spazi
condivisi? Ciò che è di tutti è di nessuno? Educo (e dunque vivo) al rispetto
dell’ambiente (non butto le cose per terra, faccio la raccolta differenziata…),
delle norme di civile convivenza (mi fermo davanti alle strisce, non parcheggio
dove è proibito, pago le tasse, evito raccomandazioni…: “i bambini ci guardano”
e ci imitano).
La ricerca della PACE richiede anche la
salvaguardia della SICUREZZA e giustifica la LEGITTIMA DIFESA personale e
collettiva.
C’è un bene comune “universale” che
richiede di soccorrere i profughi e gli emigranti, di sostenere i poveri degli
altri paesi, la giustizia e la pace lì dove è negata.
III-
Responsabilità e
partecipazione
C’è una RESPONSABILITA’ comune (“Caino, dov’è tuo fratello Abele?”
Rispose Caino: “Sono forse il guardiano
di mio fratello?”) e un dovere di informazione e partecipazione (siamo
“contempl-attivi”?). Il bene comune si realizza assumendosi le responsabilità
degli altri.
Art.3:
La giustizia sociale
I-
Nel rispetto della dignità
di ogni persona umana
II-
Uguaglianza (di
fronte a Dio) e differenze tra gli uomini
Lottiamo contro ogni tipo di
discriminazione e diseguaglianza iniqua: ogni essere umano ha gli stessi
diritti, ma non è uguale agli altri. La comunione si costruisce nel rispetto
delle differenze reciproche. La chiesa parla di
“uguaglianza nella diversità”, cioè riconosce pari dignità ad ogni essere
umano, ma senza negare le diversità che ci sono tra di essi. Pari dignità non significa
essere uguali così come essere diversi non significa essere migliori o
peggiori. Negare le differenze e le reciproche complementarietà non è in fondo
la vera discriminazione del nostro tempo?
III-
Nella solidarietà
umana
Capitolo III: LA SALVEZZA DI DIO: LA LEGGE E LA GRAZIA
Art.
1: la legge morale
I-
La legge morale
naturale
E’ quella iscritta da Dio nell’uomo che si
sente spinto a fare il bene ed evitare il male. Essa è universale, immutabile
ed eterna; conoscibile con “retta ragione”, ma oscurata dal peccato (e quindi
necessita della grazia e della rivelazione).
II-
La Legge antica
Il DECALOGO indica cosa fare, ma da sé non
dà la forza (la grazia dello Spirito) per osservarla.
III-
La nuova Legge o
Legge evangelica
Porta a compimento (perfeziona) la legge antica
(cfr. il discorso della montagna). I consigli evangelici. Non tanto “tu devi”,
ma “tu puoi”. La nuova legge è innanzitutto la grazia dello Spirito ricevuto
mediante la fede in Cristo (e nei sacramenti) che opera attraverso la carità.
Art.2:
Grazia e giustificazione
Lutero 500 anni fa parlava
di “sola grazia”: la salvezza è donata in Cristo soltanto (Solus Christus), attraverso la sola grazia di Dio (Sola gratia), a cui l’essere umano
risponde con la fede (Sola fidei)
riconoscendo la sola autorità della Scrittura (Sola Scriptura).
I-
La giustificazione (cosa ci rende
giusti e ci salva?)
II-
La grazia
La grazia è l’aiuto divino: iniziativa
gratuita di Dio in grado di santificarci: Dio ci precede, ma richiede la LIBERA
RISPOSTA dell’uomo: Dio può tutto, ma nulla fa senza il consenso e la
collaborazione dell’uomo.
E’ lo Spirito che ci giustifica e
santifica. Lo fa attraverso i SACRAMENTI (> grazia sacramentale) e i CARISMI
(> grazia speciale: doni particolari ordinati al bene comune della Chiesa).
Esiste inoltre una grazia di STATO per coloro che hanno particolari
responsabilità.
III-
Il merito
Non abbiamo meriti da accampare davanti a
Dio (“non sono degno”; “siete servi inutili”): riceviamo tutto da Dio: anche il
merito per le opere buone compiute è di Dio: è lui che ci dona forza, ci
sostiene e illumina nel compierle. Tuttavia le OPERE sono importanti (“dai loro frutti li riconoscerete”): esse
esprimono la coerenza e la consistenza della fede e ci fortificano attraverso
una carità operosa. “Senza le opere la fede è morta”, è falsa.
IV-
La santità cristiana