Segnalazioni e articoli in evidenza questa settimana (7 marzo)
Questa settimana: la morte del sacerdote-poeta rivoluzionario sandinista, Ernesto Cardenal, e il suo tumultuoso funerale; altre riflessioni sul coronavirus, tra le quali quella del vescovo Staglianò e di don Marco Pozza; altri articoli interessanti riguardo alle dimissioni del cardinal Barbarin (ho appena finito di vedere un bel film che lo riguarda: "Grazie a Dio"), la predica di Rupnik alla curia romana (che sostituisce - non si sa se per sempre - Cantalamessa), il messaggio del Papa per la GMG del 2020 e la risposta di Galantino alle accuse ricorrenti che la Chiesa non paghi le tasse per i suoi immobili.
Ernesto Cardenal Martínez (Granada, 20 gennaio 1925 – Managua, 1º marzo 2020) è stato un poeta, presbitero e teologo nicaraguense. Protagonista della rivoluzione sandinista in Nicaragua del 1979, ministro della cultura dal 1979 al 1987, è stato tra i massimi esponenti della teologia della liberazione e fondatore della comunità religiosa dell'isola di Solentiname dove ha vissuto dieci anni. Nel 1984 gli fu proibito da Papa Giovanni Paolo II di amministrare i sacramenti e riabilitato da Papa Francesco nel 2019. (wikipedia)
- Ernesto Cardenal, profeta dei nostri tempi (7 marzo, Settimana news)
- L’odio del regime sul libero prete-poeta. Violenze a Managua alle esequie di Cardenal (5 marzo, Avvenire)
- America Latina in lutto. È morto Ernesto Cardenal, il sacerdote e poeta (2 marzo, Avvenire)
Ancora sul CORONAVIRUS:
- L'ansia, il virus e la fede (6 marzo, Settimana news)
- E' tempo di empatia (5 marzo, Settimana news, di A. Staglianò)
U. Galimberti ha spiegato la differenza tra paura e angoscia e ha precisato che il Coronavirus è angosciante, perché è un nemico (ancora) invisibile di cui non si conosce quando e come può colpire. In questo clima, ogni contatto può diventare contagio, la comunicazione si può trasformare in contaminazione, le influenze in infezioni, come ha sapientemente notato p. Antonio Spadaro, riflettendo sulla necessità di «attivare gli anticorpi del cattolicesimo contro la politica del Coronavirus» (in Civiltà Cattolica n. 4072). L’ansia e l’insicurezza allora diventano la vera pandemia. Il “dio Pan” fa il suo sporco gioco (F. Di Noto).
- QUARANTENA E QUARESIMA/ Satana contro Dio: una lettura teologica (di don Marco Pozza, Il Sussidiario, 5 marzo)
- Fede e religione ai tempi del coronavirus (Città Nuova, 4 marzo)
ALTRO:
6 marzo:
- Unità pastorali: 20 anni di esperimenti (Vita Pastorale, marzo 2020, di F. Garelli)
- Lione. Papa Francesco accetta le dimissioni del cardinale Barbarin (Avvenire)
- Predica di Quaresima, padre Rupnik: come Maria, siamo chiamati ad una conversione permanente (Vaticanews)
Giovane, alzati!
Il Messaggio di Papa Francesco per la XXXV GMG, che si celebra a livello diocesano in tutto il mondo il prossimo 5 aprile.
IN EVIDENZA:
Circolano su Internet e sui giornali accuse su evasioni fiscali della Chiesa e del Vaticano, oltre a falsità sui beni. Mons. Nunzio Galantino, presidente Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica (Apsa), sul mensile Vita Pastorale, ribadisce: “Chi denunzia Il Vaticano deve offrire cifre attendibili”.
Monsignor Nunzio Galantino
«Un prete non sa rispondere a quanti continuano a ripetergli che il Vaticano ha evaso 5 miliardi di Imu allo Stato». Ha ragione questo prete a trovarsi in difficoltà. Mi troverei in difficoltà anch’io, ma non tanto per mancanza di risposta. Quanto piuttosto per una carenza fondamentale nella domanda, dal momento che chi continua a ripetere che «il Vaticano ha evaso 5 miliardi di Imu allo Stato» non offre nessun dato che permetta di verificare l’attendibilità dell’affermazione. Da chi denunzia la rilevante somma che il Vaticano avrebbe evaso bisognerebbe farsi dire in base a quale legge, su quali immobili e in riferimento a quale periodo è stato quantificato il debito del Vaticano? E poi, strettamente legati a questo tema, circolano su Internet e sui giornali i numeri più disparati circa le proprietà della Chiesa. C’è, addirittura, chi afferma che in Italia un immobile su quattro apparterrebbe al Vaticano o a enti religiosi! Si tratta, evidentemente, di dati fantasiosi e del tutto irrealistici, alimentati dalla leggenda delle immense ricchezze accumulate nel tempo dalla Chiesa cattolica. Di fatto, la maggior parte dei suoi immobili sono chiese, che non rendono nulla e per i quali bisogna, invece, sostenere elevati costi di manutenzione. Torniamo al mito della Chiesa che non paga le tasse sugli immobili. In realtà, non è così e non lo è mai stato.
Su immobili dati in affitto imposte pagate senza sconti o riduzioni
Per l’ennesima volta, bisogna ribadire che sugli immobili dati in affitto – quelli cioè che rendono davvero – da sempre le imposte vengono pagate senza sconti o riduzioni. In passato, le polemiche furono alimentate perché l’Ici (imposta comunale sugli immobili) prevedeva l’esenzione per gli immobili degli enti senza scopo di lucro, integralmente utilizzati per finalità socialmente rilevanti (per esempio, scuole, mense per i poveri o centri culturali). A tale proposito, è bene chiarire che questo tipo di esenzione non riguarda solo gli enti appartenenti alla Chiesa cattolica. Di questa esenzione hanno sempre beneficiato e beneficiano tutte le altre Confessioni religiose, tutti i partiti, tutti i sindacati e tutte le realtà che realizzano le condizioni previste dalla legge. Il ragionamento che giustificava l’esenzione era semplice: i comuni rinunciano all’imposta, perché il vantaggio che la comunità riceve da tali attività è di gran lunga superiore. E questo lo sanno bene i nostri concittadini, i quali apprezzano il bene che viene fatto attraverso le opere caritative. Contrariamente a quanto molti hanno scritto e continuano a scrivere, l’esenzione nonsi è mai applicata alle attività alberghiere, anche se gestite direttamente da istituti religiosi. Esse pagavano totalmente le imposte, mentre l’esenzione si applicava alle sole attività ricettive svolte senza percepirne reddito (per esempio, Case famiglia o strutture per l’accoglienza di profughi e senza tetto).
Si smetta di diffondere generiche e non verificate notizie
Per completezza di informazione vanno ricordate le dichiarazioni di Papa Francesco e quelle dell’allora Presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Angelo Bagnasco. Entrambi, in circostanze diverse, hanno ribadito il preciso dovere di pagare le tasse dovute sugli immobili di proprietà ecclesiastica che svolgono attività commerciali. Io stesso, allora Segretario generale della Cei e in altra circostanza, ho invitato i giornalisti a smettere di diffondere generiche e non verificate notizie. Ho persino chiesto a coloro che fossero a conoscenza di evasione da parte di enti ecclesiastici, di denunciarli subito alle competenti autorità, assicurando il mio appoggio. Non esistono studi seri che – numeri alla mano – quantifichino la misura delle esenzioni di cui hanno goduto gli enti non commerciali e ne determini la percentuale riferibile agli enti ecclesiastici. Con il tempo, le imposte sono cambiate: ora ci sono l’Imu, imposta comunale sugli immobili, e la Tasi, tributo locale per i servizi indivisibili. Essi si aggiungono all’Ires, imposta di carattere nazionale che interessa le persone giuridiche. Agli enti non commerciali l’Ires si applica con l’aliquota ridotta del cinquanta per cento. Essi però, a differenza delle società commerciali, non possono recuperare l’Iva sui lavori e sull’acquisto delle merci.
Tasse pagate nel 2019 in Italia
Come ulteriore contributo alla chiarezza e per focalizzare il discorso su dati certi, riporto le tasse pagate nel 2019 in Italia dall’Amministrazione del patrimonio della Santa Sede, l’ente vaticano che gestisce gli immobili intestati direttamente alla Santa Sede: 5.750.000 euro di Imu e 354.000 euro di Tasi, versati per oltre il novanta per cento al comune di Roma, dove gli immobili si trovano. Se aggiungiamo 3.200.000 euro di Ires, arriviamo a un totale di oltre 9.300.000 euro. Non proprio una bazzecola, tenuto conto che queste somme si riferiscono soltanto alla parte di beni amministrati dall’Apsa (Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica). A queste somme va aggiunto quanto, con gli stessi criteri, pagano la Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli (Propaganda Fide), il Vicariato di Roma, la Cei, gli Ordini e le Congregazioni religiose. Varrebbe la pena, allora, partire da dati certi per avviare una riflessione seria, mettendo sul tavolo anche il valore di ciò che la Chiesa fa ogni giorno per il bene del Paese. Non certo per la volontà di “contabilizzare” o “censire” la carità, che è stata fatta e continua a essere fatta silenziosamente in favore di tutti i bisognosi. Ma, piuttosto, per chiedere a quanti ci accusano di evasione, di partire dalla realtà dei fatti.