Sul Natale 2020: riflessioni di questi giorni
C'è la poesia di Daniele Mencarelli (letta da Giacomo Poretti, autore anche di un bell'articolo pubblicato sempre su Avvenire: "Un Natale confuso e un fatto chiaro"), la video-riflessione di p. Ivan Rupnik, l'articolo per La Repubblica di Massimo Recalcati ("Istruzioni per un Natale diverso dal solito"):
...il Dio cristiano si decide scandalosamente per la sua kenosis, per la sua incarnazione facendosi bambino. La sua fragilità manifesta che ciò che rende umana la vita è la grazia dell’attenzione che la circonda, il calore del contatto, la presenza dell’altro, il dono. Non è questa la lezione più importante della festa del Natale che nel tempo atroce e inaudito del Covid dovremmo imparare a tenere con noi prima di ogni altra cosa? Insopportabile diventa allora la lamentazione per la festa mancata, per la convivialità soppressa, per il distanziamento sociale imposto dai decreti governativi, per lo sconvolgimento dei nostri rituali. (...) la vita dell’inerme è quella di un Dio strano che richiede cura per sopravvivere. Ecco il paradosso formidabile del Natale cristiano!
C'è il video degli auguri del cardinale Zuppi, le poesie natalizie raccolte da L'Osservatore Romano che propone anche la Lettera a Babbo Natale del vescovo di Noto Staglianò, la segnalazione di un libro del poeta russo agnostico, Iosif Aleksandrovič Brodskij, dedicato al Natale, e quello di una "pregevole antologia curata dal giornalista, narratore e saggista Alessandro Zaccuri: Parole nella notte. Poesie per l’attesa, la festa, la nascita (Cinisello Balsamo, San Paolo, 2020, pagine 288, euro 18)". Altra segnalazione di un libro, su Settimana news, di un teologo, Armando Matteo: "Incontro al Natale. Un invito a credere di nuovo".
Sul Corriere c'è la lettera a Gesù Bambino di Susanna Tamaro: "Sotto l’albero vorrei ritrovare l’innocenza", mentre su La Repubblica c'è la riflessione di Enzo Bianchi: "Le parole giuste del Natale diverso":
(...) Abbiamo ascoltato annunci davvero stolti: Natale senza festa, Natale dimesso e rassegnato, Natale triste… Ciò mi ha spinto a domandarmi più volte che cosa rende il Natale una festa e che cosa al contrario lo contraddice, lo impedisce. Pur assumendo diversi significati per i cristiani e per i non cristiani, Natale resta un’occasione di festa.
Per i cristiani è la memoria della nascita di Gesù, o meglio della venuta di Dio tra di noi nella carne fragile e mortale che noi siamo. Da quel giorno non si può più dire Dio senza l’umanità né l’umanità senza Dio, e questa realtà inaudita, impensabile, dà ai cristiani la convinzione — non la conoscenza — che la morte e il male non sono l’ultima parola. Questo il fondamento del Natale cristiano. (...)
Per quelli che non conoscono l’avventura della fede cristiana, Natale resta una festa dell’intimità, una possibilità di gustare gli affetti e di un po’ di tempo insieme, celebrando la vita. Per tutti Natale significa vivere qualche giorno in modo particolare, conoscendo e gustando il senso di gratuità di cui tutti abbiamo bisogno: gratuità del sentirsi amati, gratuità dello stare insieme, gratuità di attenzioni, sguardi e parole scambiati nella gioia e nel dire sì alla vita.
Il tempo era furioso
i malefici imperversavano
nell’aria viaggiava un veleno
da toglierti in poco il respiro
e la vita soffocava, persa,
la gente per nulla si odiava
coperto il viso da bende
solo gli occhi ad altezza d’uomo
a sparare di paura cieca
niente e nessuno risparmiare.
Poi arrivò una notte
che sembrava come le altre
invece il cielo si fece gravido
di stelle a illuminare il Nuovo
nascente uomo innamorato
l’atteso Principe senza peccato
il Figlio più bello, il Fratello cercato,
nell’attimo in cui vide il mondo
di gioia suonarono le grida
e d’amore i cuori
e forza sconosciuta negli abbracci.
Nessun maleficio resistette
né paura a fare tenebra
ma luce di Verità
accesa sugli uomini
sulla speranza degli indegni
di tornare alla purezza dei bambini,
e pace, pace a perdita d’occhio
sulla terra dei vivi e dei sepolti.
Genitori adorati, figli amatissimi,
nessuna notte c’è più da temere,
basta mettersi in cammino
e seguire il canto della Sua voce.
Daniele Mencarelli