Il presepe contestato (o il Papa?)


Mentre diventa virale la nuova bufala su Papa Francesco dimissionario entro la fine dell'anno, impazza la nuova polemica sul presepe di San Pietro: effettivamente bruttino e poco comprensibile per palati grezzi come il mio. Ma non è il giudizio estetico a prevalere, ma una nuova campagna diffamatoria che frange conservatrici portano avanti contro il Papa.

Su Il Fatto Quotidiano:

Destra. Culto degli alieni e tirannide di Satana: il presepe simbolo dell’“apostasia di Francesco”
di Fabrizio D’Esposito
in “il Fato Quotidiano” del 28 dicembre 2020
Nemmeno la tragica sobrietà di questo Natale pandemico ha intenerito i duri cuori della destra clericale e farisea che attacca papa Francesco. Anzi, le feste hanno segnato un ulteriore salto di qualità nelle accuse contro il pontefice argentino.
Ormai è tempo di “Apostasia del Vertice della Chiesa” e in Vaticano è stata instaurata “la tirannide di Satana” (altro che fumo, qui siamo a un infernale nebbione perenne). Parola ovviamente dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò, il monsignor macchietta tra i capi dell’antibergoglismo militante. E ad accentuare i sospetti “diabolici” dei clericali tradizionalisti ci si è messa finanche la Natività allestita in piazza San Pietro: il presepe monumentale di Castelli, centro abruzzese famoso per l’arte in ceramica. Qui negli anni Sessanta, Serafino Mattucci partorì l’idea di un presepe moderno. E così tra il 1965 e il 1975 all’Istituto d’Arte di Castelli vennero realizzate le 54 statue che formano la composizione.
In Vaticano ne sono state installate solo una decina, ma tanto è bastato per scatenare le polemiche, al punto che persino il New York Times si è occupato della questione: “Le critiche sono state amplificate dai conservatori che vedono nelle figure in ceramica un’ulteriore erosione delle tradizioni ecclesiastiche e delle immagini consuetudinarie a loro care”. A destare scandalo sono in particolare l’Astronauta e il Guerriero con il teschio sull’elmo che ricorda molto Darth Vader di Guerre Stellari. La combinazione di questi elementi, per la destra clericale, è diventata quindi il simbolo di presenze sataniche e massoniche nella Chiesa cattolica. Non solo.
Secondo Maurizio Blondet, firma del complottismo sovranista, ci sono inquietanti segni dell’antico Egitto: “Quello che più colpisce è l’angelo che sovrasta al centro l’immagine; ha le ali aperte, ed è realizzato come avvolto nelle fasce di una mummia, al centro del petto una evidente X. Tale simbologia richiama in maniera efficace i sarcofagi egiziani che, inizialmente soltanto per il faraone in secondo momento per tutti, venivano dipinti mediante la raffigurazione di braccia incrociate a forma di X”. Ossia la X di Osiride, che significa morte e degenerazione. Mica è finita. L’arte occulta del povero presepe di Castelli cela “forzature bibliche artatamente interpretate in senso ufologico”. Insomma l’Astronauta e anche il simil-Darth Vader incarnano un culto degli alieni, vero obiettivo del pontificato francescano.
Nel vasto network della destra clericale (compresi Libero, Il Giornale e La Verità) critiche e attacchi vanno oltre l’opinabile estetica dell’opera. Per l’omofoba Silvana De Mari il presepe “è una bestemmia nella piazza di San Pietro” (La Verità). E poi, ancora, il solito Viganò: “Questa mostruosità irriverente è il marchio della religione universale del transumanesimo auspicato dal Nuovo Ordine Mondiale; è l’esplicitazione dell’apostasia, dell’immoralità e del vizio, della bruttezza eretta a modello”.
La cosa bella è che il presepe di Castelli non piacerebbe neanche a papa Francesco, come rivelato dall’Huffington Post versione italiana. Ma non ditelo agli anti-bergogliani.

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Roma (Carlo Maria Viganò) – Al centro di Piazza San Pietro troneggia una tensostruttura metallica, frettolosamente decorata con una luce tubolare, sotto la quale si ergono, inquietanti come totem, poche orribili statue che nessuna persona dotata di senso comune oserebbe identificare con i personaggi della Natività. Lo sfondo solenne della facciata della Basilica Vaticana aumenta l’abisso tra le armoniose architetture rinascimentali e quella indecorosa parata di birilli antropomorfi.
Poco importa che questi atroci manufatti siano il frutto di studenti di un oscuro Istituto d’Arte abruzzese: chi ha osato mettere insieme questo sfregio al Presepe l’ha fatto in un’epoca che, tra le innumerevoli mostruosità in campo pseudoartistico, non ha saputo fare nulla di bello, nulla che meriti di essere conservato per i posteri.

Un’arte che è parto di menti malate
I nostri musei e gallerie d’arte moderna traboccano di creazioni, installazioni, provocazioni partorite da menti malate a cavallo degli anni Sessanta e Settanta: quadri inguardabili, sculture che provocano ribrezzo, opere di cui non si comprende né il soggetto né il significato. E ne traboccano pure le chiese, che non sono state risparmiate, sempre in quegli anni infausti, da ardite contaminazioni di “artisti” apprezzati più per la loro appartenenza ideologica e politica che non per il talento.
Da decenni architetti ed artigiani realizzano strutture orripilanti, arredi e suppellettili sacre di tale bruttezza da lasciare disgustati i semplici e da scandalizzare i fedeli. Da quella malapianta, in clima migrazionista bergogliano, non poteva non derivare il barcone bronzeo, quale monumento al migrante ignoto, collocato sulla destra del colonnato berniniano, deturpandone l’armonia, la cui mole opprimente fa sprofondare i sanpietrini nella costernazione dei romani.

Presepi blasfemi, permessi da una Chiesa allo sbando
Occorre ricordare che il blasfemo presepe di quest’anno è stato preceduto da quello altrettanto sacrilego del 2017, offerto dal santuario di Montevergine, meta di pellegrinaggi della comunità omosessuale e transgender italiana. Questo anti-presepe, “meditato e studiato secondo i dettami e la dottrina di papa Francesco”, dovrebbe raffigurare presunte opere di misericordia: un uomo discinto a terra, un cadavere con un braccio penzolante, la testa di un detenuto, un arcangelo con una ghirlanda di fiori arcobaleno e la cupola di San Pietro in rovina (https://www.corrispondenzaromana.it/lanti-presepe-piazza-san-pietro/). Tentativi analoghi, in cui la Natività è presa a pretesto per legittimare cimenti infelicissimi, hanno costituito il cruccio di tanti fedeli, costretti a subire le stravaganze del clero e la smania di innovazione a tutti i costi, la deliberata volontà di profanare – nel senso etimologico di rendere profano – ciò che viceversa è sacro, separato dal mondo, riservato al culto e alla venerazione. Presepi ecumenici con improbabili moschee; presepi immigrazionisti con la Sacra Famiglia sulla zattera; presepi fatti di patate o di rottami.

Una Chiesa che è il risultato del Concilio Vaticano II
È ormai evidente anche ai più sprovveduti che questi non sono tentativi di attualizzare la scena del Natale, come facevano i pittori del Rinascimento o del Settecento, abbigliando il corteo dei Magi con i costumi dell’epoca; questi sono piuttosto l’arrogante imposizione della bestemmia e del sacrilegio come anti-teofania del Brutto, quale necessario attributo del Male.
Non è un caso se gli anni in cui questo presepe è stato realizzato sono gli stessi in cui il Concilio Vaticano II e la messa riformata videro la luce: l’estetica è la medesima, e medesimi sono i principi ispiratori. Perché quegli anni rappresentarono la fine di un mondo e segnarono l’inizio della società contemporanea, così come con essi iniziò l’eclissi della Chiesa Cattolica per cedere il posto alla chiesa conciliare.
Mettere nella fornace quei manufatti di ceramica deve aver richiesto non pochi problemi, che l’industriosità degli insegnanti di quella scuola abruzzese superò scomponendoli in pezzi. Altrettanto avvenne al Concilio, dove ingegnosi esperti riuscirono a far entrare a forza nei documenti ufficiali novità dottrinali e liturgiche che in altri tempi sarebbero stati confinati alla discussione di un gruppuscolo clandestino di teologi progressisti.
Un insieme di mostruosi figuri
Il risultato di quell’esperimento pseudo-artistico è un orrore tanto più raccapricciante, quanto maggiore è la pretesa che il soggetto rappresentato sia la Natività. L’aver deciso di chiamare “presepe” un insieme di mostruosi figuri non lo rende tale, né risponde alla finalità per cui esso viene esposto nelle chiese, nelle piazze, nelle case: ispirare l’adorazione dei fedeli nei confronti del Mistero dell’Incarnazione. Così come l’aver chiamato “concilio” il Vaticano II non ha reso meno problematiche le sue formulazioni e di sicuro non ha confermato i fedeli nella Fede, né aumentato la frequenza ai Sacramenti, e tantomeno convertito folle di pagani al Verbo di Cristo.

Dalla Messa in latino arriveremo a quella in dialetto?
E come la bellezza della Liturgia Cattolica è stata sostituita da un rito che eccelle solo in squallore; come l’armonia sublime del canto gregoriano e della musica sacra è stata bandita dalle nostre chiese per farvi risuonare ritmi tribali e musiche profane; come la perfezione universale della lingua sacra è stata spazzata via dalla babele delle lingue vernacolari; così è stato frustrato lo slancio di venerazione antico e popolare ideato da San Francesco, per sfigurarlo nella sua semplicità e strappargli l’anima.
L’istintiva repulsione che suscita questo presepe e la vena sacrilega che rivela costituiscono il simbolo perfetto della chiesa bergogliana, e forse proprio in questa ostentazione di sfrontata irriverenza verso una tradizione secolare tanto cara ai fedeli e ai piccoli, si può comprendere quale sia lo stato delle anime che lo hanno voluto lì, sotto l’obelisco, come una sfida al Cielo e al popolo di Dio. Anime senza Grazia, senza Fede, senza Carità.

Dov’è il Mistero della “Nascita di Dio”?
Qualcuno, nel vano tentativo di trovare qualcosa di cristiano in quelle oscene statue di ceramica, ripeterà l’errore che è stato già compiuto nel lasciar sventrare le nostre chiese, nello spogliare i nostri altari, nel corrompere la semplice e cristallina integrità della Dottrina con fumosità ambigue tipiche degli eretici. Riconosciamolo: quella cosa non è un Presepe, perché se fosse un Presepe dovrebbe rappresentare il Mistero sublime dell’Incarnazione e della Nascita di Dio “secundum carnem”, l’ammirazione adorante dei pastori e dei Magi, l’amore infinito di Maria Santissima per il divino Infante, lo stupore del creato e degli Angeli. Dovrebbe, insomma, essere la rappresentazione del nostro stato d’animo dinanzi al compimento delle profezie, il nostro incanto nel vedere il Figlio di Dio nella mangiatoia, la nostra indegnità per la Misericordia redentrice. E invece vi si scorge, significativamente, il disprezzo per la pietà popolare, il rifiuto di un modello perenne che richiama l’eternità immutabile della Verità divina, l’insensibilità di anime aride e morte davanti alla Maestà del Re Bambino, al ginocchio piegato dei Magi. Vi si scorge il tetro grigiore della morte, la cupa asetticità della macchina, il buio della dannazione, l’odio invidioso di Erode che vede minacciato il proprio potere dalla Luce salvifica del Re Bambino.
Ancora una volta, dobbiamo esser riconoscenti al Signore anche in questa prova, apparentemente di minore impatto ma pur sempre coerente con le tribolazioni più grandi che stiamo subendo, perché ci aiuta a far cadere dai nostri occhi le bende che li rendono ciechi. Questa mostruosità irriverente è il marchio della religione universale del transumanesimo auspicato dal Nuovo Ordine Mondiale; è l’esplicitazione dell’apostasia, dell’immoralità e del vizio, della bruttezza eretta a modello. E come tutto ciò che viene costruito dalle mani dell’uomo senza la benedizione di Dio, anzi contro di Lui, è destinato a perire, a scomparire, a sgretolarsi. E questo avverrà non per l’avvicendarsi al potere di chi ha gusti e sensibilità diverse, ma perché la Bellezza è necessaria ancella della Verità e della Bontà, così come la bruttezza è compagna della menzogna e della malvagità.

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