Parole di vita (novembre 2018)
«Non mi sottrarrò a nessuna delle cose che mi verranno addosso in questa vita, cercherò di accettare tutto e nel modo migliore. Ma concedimi di tanto in tanto un breve momento di pace» (E. Hillesum, 1941)
(Silvia Romano, sequestrata in Kenia a 23 anni)
"Abbiamo detto tante volte che Dio abita in noi, ma è meglio dire che noi abitiamo in Lui, che Egli ci permette di vivere nella sua luce e nel suo amore".(Papa Francesco, Gaudete et exultate n.51)
“Nessuno è talmente povero per non avere niente da condividere
e nessuno è talmente ricco da non aver niente da poter ricevere.”
(Mons Jean Rodhain)
e nessuno è talmente ricco da non aver niente da poter ricevere.”
(Mons Jean Rodhain)
“LE TENTAZIONI DEL PELLEGRINO”
1. La tentazione del “COSI’ FAN TUTTI”: di camminare cioè, “secondo” gli altri, dietro alle mode del momento.
2. La tentazione del “MI FACCIO DA SOLO”: di voler camminare senza gli altri, senza contare su di loro, senza dare una mano quando ne hanno bisogno.
3. La tentazione del “NON SI SA MAI”: di voler camminare carichi di cose che danno sicurezza, ma appesantiscono o impediscono il cammino.
4. La tentazione del “CHI ME LO FA FARE?” : di abbandonare l’impresa o di prendere scorciatoie quando la fatica si fa sentire, quando compaiono le inevitabili difficoltà.
5. La tentazione del “TUTTO E SUBITO” : dell’attivismo, della fretta; non c’è tempo per la pausa, il silenzio, la revisione, la preghiera.
6. La tentazione del “Boh!”: dell’indecisione perenne, del non sapere mai dove andare, quale direzione scegliere... perché bisogna lasciare altre cose.
7. La tentazione del “PERCHE’ PROPRIO IO?”: di cambiare strada quando lungo il cammino si incontra il fratello “ferito-nudo-abbandonato”.
8. La tentazione del “GRAZIE, NON HO BISOGNO!”: del voler camminare “senza Dio”, contando solo sulle proprie forze.
9. La tentazione del “PENSACI TU!”: di chiedere che Dio faccia tutto Lui, al posto nostro.
10. La tentazione del “MI SENTO - NON MI SENTO”: di andare secondo l’umore del momento, del non lottare per arrivare dove Dio ci vuole.
2. La tentazione del “MI FACCIO DA SOLO”: di voler camminare senza gli altri, senza contare su di loro, senza dare una mano quando ne hanno bisogno.
3. La tentazione del “NON SI SA MAI”: di voler camminare carichi di cose che danno sicurezza, ma appesantiscono o impediscono il cammino.
4. La tentazione del “CHI ME LO FA FARE?” : di abbandonare l’impresa o di prendere scorciatoie quando la fatica si fa sentire, quando compaiono le inevitabili difficoltà.
5. La tentazione del “TUTTO E SUBITO” : dell’attivismo, della fretta; non c’è tempo per la pausa, il silenzio, la revisione, la preghiera.
6. La tentazione del “Boh!”: dell’indecisione perenne, del non sapere mai dove andare, quale direzione scegliere... perché bisogna lasciare altre cose.
7. La tentazione del “PERCHE’ PROPRIO IO?”: di cambiare strada quando lungo il cammino si incontra il fratello “ferito-nudo-abbandonato”.
8. La tentazione del “GRAZIE, NON HO BISOGNO!”: del voler camminare “senza Dio”, contando solo sulle proprie forze.
9. La tentazione del “PENSACI TU!”: di chiedere che Dio faccia tutto Lui, al posto nostro.
10. La tentazione del “MI SENTO - NON MI SENTO”: di andare secondo l’umore del momento, del non lottare per arrivare dove Dio ci vuole.
L'unicità di Gesù Cristo (G. Biffi)
“Con molta frequenza si sente dire che tutte le religioni sono uguali; tutte hanno del buono; fra tutte ciascuno può scegliere liberamente, press’a poco come liberamente si può scegliere tra le diverse squadre di calcio da sostenere.
In chiaro contrasto, noi dobbiamo insegnare senza ambiguità e senza paura la singolarità di Cristo e l’assoluta irriducibilità del cristianesimo.
I «luoghi comuni» che propongono l’interscambiabilità e la relatività di tutte le religioni non toccano e non chiamano in causa il cristianesimo, il quale, primariamente e per sé, non è una religione né un’ideologia né una cultura né una morale né una liturgia. Primariamente e per sé è un «fatto», anche se è un fatto che implica e contiene delle concezioni religiose, delle norme etiche e dei riti propri. E in quanto «fatto» è imparagonabile con quelli che si presentano soltanto come «culti» o «dottrine».
Essendo assolutamente eterogeneo, il cristianesimo non può essere classificato; e non tollera di essere collocato «tra» le varie forme espressive dello spirito. Così come Gesù, il Figlio di Dio crocifisso e risorto, non può essere assimilato ai fondatori di religione o agli altri uomini della storia: classificarlo e collocarlo significherebbe fraintenderlo.
Tutto ciò andrà ribadito senza stanchezza nelle catechesi a tutti i livelli, in tutte le occasioni di annuncio e di testimonianza, in tutti i momenti di confronto e di dialogo, in tutti gli ambienti, perché molti nostri fratelli sono vittime dell’indifferentismo – quando addirittura non si fanno buddisti, musulmani, adepti alle sette (crocifiggendo così il Figlio di Dio una seconda volta, secondo la severa parola di Ebrei 6,4-8) – solo perché non sanno chi sia Cristo in se stesso e che cosa propriamente sia il cristianesimo.
Questo sarà il secondo cardine della nostra azione pastorale dei prossimi anni: riscoprire e far riscoprire l’unicità di Gesù Cristo e il primario carattere di «avvenimento» della salvezza cristiana”.
Cardinale Giacomo Biffi, “Christus Hodie”.
ARTICOLI:
* Siamo fatti per il Cielo. La vicenda di Gianluca Firetti. Una storia di un ragazzo come tanti che a causa di una malattia è scomparso a 20 anni. Un testimone credibile. (Città Nuova)
* Oggi l’essere «mancanti» spesso viene preso per essere «mancati», falliti: la nostra costitutiva fragilità, invece di essere accettata come inizio di quella ricerca e di quell’impegno che riempiono di senso la vita, viene vissuta come colpa da rimuovere. L’io insoddisfatto cerca di eliminare la sua incompletezza con le prestazioni: deve dimostrare che il suo esser nato ha un senso, quando è proprio il suo esser nato che gli conferisce un senso, cioè una direzione verso il compimento di un io che non c’è mai stato prima. La vita è tendere non pretendere: è proprio la mancanza che porta a evolversi, creare, amare di più. Che cosa ti manca?
Alessandro D'Avenia, Letti da rifare.36
* Papa Francesco: il “rischio della libertà” è il grande dono di Dio
VIDEO: