Papa Francesco omofobo? Ancora sull'omosessualità nel sacerdozio
L’omosessualità nel clero e nella vita consacrata “è qualcosa che mi preoccupa”, “è una questione molto seria” e occorre più attenzione ai candidati nei seminari. “Nelle nostre società sembra addirittura che l’omosessualità sia di moda e questa mentalità, in qualche modo, influisce anche sulla vita della Chiesa”. "Per questa ragione, la Chiesa raccomanda che le persone con questa tendenza radicata non siano accettate al ministero né alla vita consacrata. Il ministero o la vita consacrata non sono il loro posto. I sacerdoti, i religiosi e le religiose omosessuali vanno spinti a vivere integralmente il celibato e, soprattutto, a essere perfettamente responsabili, cercando di non creare mai scandalo nelle proprie comunità né nel santo popolo fedele di Dio vivendo una doppia vita. È meglio che lascino il ministero o la vita consacrata piuttosto che vivano una doppia vita".Ho evidenziato le parole "tendenza radicata", perchè esprimono meglio quella distinzione che la Chiesa ha sempre fatto per i candidati al sacerdozio: tendenza radicata significa vita sessualmente attiva o seria difficoltà a vivere in continenza (oltre che in castità). Su Virgilio notizie ho trovato questa interessante chiarificazione:
Il Papa fa marcia indietro rispetto a quando diceva “Chi sono io per giudicare?”. Niente affatto. Quando afferma che “i sacerdoti, i religiosi e le religiose omosessuali vanno spinti a vivere integralmente il celibato” ripete lo stesso concetto. Non discriminando tra omosessuali ed eterosessuali. Distinguendo – cosa che gli ambienti conservatori che lo contestano non fanno – tra l‘omosessualità e l’attività sessuale omosessuale. Ed ammettendo che, se celibi, non vi è problema che vi siano sacerdoti, religiosi e religiose omosessuali.Spinge invece l'acceleratore contro l'omosessualità nel clero La Nuova Bussola Quotidiana traducendo un articolo pubblicato da The Catholic Thing:
(...) Sto pensando alla dilagante abitudine rintracciabile fra i leader della Chiesa di parlare come se il problema fosse l’“abuso” sessuale e non l’omosessualità. Certamente lo sfruttamento sessuale o l’abuso di minori è un problema, un problema gigantesco, un orrore indicibile. Ma l’omosessualità clericale è un problema più fondamentale rispetto all’abuso dei minori. Se non avessimo preti omosessuali, avremmo molto poco in termini di violenza sui minori. Stando a come parlano i vescovi è come se, quando dicono di voler far pulizia nella Chiesa, intendano porre fine al sesso dei preti con minori; quando invece i preti si limitano al sesso consensuale con adulti, sia uomini che donne maggiorenni, allora avremmo risolto il nostro problema. Lo scandalo sarebbe finito. Ma è assurdo. I preti e i vescovi hanno fatto una promessa solenne di astenersi dai rapporti sessuali. Probabilmente alcuni di loro lo hanno fatto come atto di follia. Ma gli uomini d’onore mantengono le loro promesse. E tutti sanno che cosa un prete dovrebbe fare se si trovasse nell’impossibilità di vivere una vita di castità: dovrebbe lasciare la tonaca. Molti lo hanno fatto. Buon per loro. Ma molti altri, pare, si son detti: “sono incapace di rimanere casto come un prete dovrebbe essere, ma a parte questo, amo essere un prete”. Che è un po’ come dire: “Amo fare il chirurgo, ma odio tagliare la carne umana”.Se un prete cattolico scopre di non credere più nel Credo di Nicea, non c’è dubbio che debba rinunciare al suo sacerdozio; per presentarti al pubblico come prete cattolico, devi anche dire, fra le altre cose: “sono un uomo che crede nel Credo di Nicea”. Allo stesso modo, presentarti al pubblico come prete cattolico è anche dire: “sono un uomo che sta vivendo una vita completamente casta”. Questo vuol dire che un prete che commette un errore o due debba immediatamente lasciare il sacerdozio? No. Un uomo che è fondamentalmente casto può avere dei momenti di mancanza di castità, così come nell’uscita dall’alcolismo si possono avere delle ricadute qua e là. Ma se diventa un’abitudine, allora è un’altra storia.Il particolare orrore del nostro problema attuale è che molti dei nostri preti non casti, lo sono in senso omosessuale. Fra quelli che si possono chiamare peccati sessuali “ordinari”, come la contraccezione nel matrimonio, la masturbazione, la fornicazione, l’adulterio e la sodomia omosessuale, l’ultimo di questi, la sodomia omosessuale, è stato considerato tradizionalmente come il peggiore di tutti. Perché? Perché è “innaturale”. Ma se approvi il più estremo di questi peccati, puoi disapprovare quelli che lo sono meno? Se trovi normale ubriacarti, difficilmente puoi disapprovare una bevuta sociale. I preti che non hanno nulla da obiettare alla condotta omosessuale, non avranno alcuna obiezione alla contraccezione, alla masturbazione, alla fornicazione o all’adulterio. E probabilmente non opporranno niente di più che un’obiezione annacquata all’aborto. L’aborto, naturalmente, non è un peccato specificamente sessuale, è un peccato di omicidio. Ma è fortemente connesso a un peccato sessuale, la fornicazione. Così come il presidente Wilson sperò di rendere il mondo sicuro per la democrazia, l’aborto, assieme ad una contraccezione disponibile e a buon mercato, rende il mondo sicuro per la fornicazione. Se non hai nulla da dire contro la fornicazione, probabilmente non provi alcuna passione nell’opporti all’aborto. Il fatto di avere un clero e un episcopato che non si oppongono con passione all’omosessualità – al peggiore dei peccati comuni sessuali – può spiegare, almeno così mi sembra, perché il clero negli ultimi cinquant’anni o giù di lì sia stato così “morbido” sulla contraccezione, sulla fornicazione, sulla convivenza non matrimoniale, sull’adulterio e anche sull’aborto. L’ideale della castità, anche dell’ultra-castità, è stato un elemento essenziale del cattolicesimo dai tempi degli apostoli. Ma la castità con è una virtù di moda al giorno d’oggi, in America. Nei fatti, è considerata come l’opposto di una virtù. Come un vizio. C’è poco di che stupirsi se i nostri preti gay non la sostengono con passione. E c’è anche poco da stupirsi se non sia promossa neppure da molti dei nostri preti che non sono gay, ma provano simpatia per i loro fratelli gay.Il mondo secolarizzato ci suggerisce che la disapprovazione dell’omosessualità deriva dall’omofobia, un odio irrazionale per gay e lesbiche. Molti di noi credono quel che ci dicono. E dal momento che l’odio è il peggiore dei peccati per un cristiano, essendo l’opposto dell’amore, la più grande virtù cristiana, siamo riluttanti a disapprovare l’omosessualità. I cattolici, specialmente i preti e i vescovi cattolici, devono superare questa riluttanza. Dobbiamo deplorare l’omosessualità. Dobbiamo gridare la nostra disapprovazione dai tetti delle case. Se lo facessimo, almeno faremmo un po’ di progressi nel tener fuori preti e vescovi gay fuori da posizioni che permettono loro di influenzare la politica della Chiesa e di corrompere i suoi insegnamenti. Non illudiamoci. Se fossimo determinati ad essere “tolleranti”, come il mondo secolarizzato vuole che siamo, saremmo nemici della Chiesa e del Vangelo.