Nuove polemiche su Giovanni XXIII, Papa della pace e patrono dell'esercito
La reazione più dura è arrivata da monsignor Giovanni Ricchiuti, presidente di Pax Christi, il Movimento cattolico internazionale per la pace, che ha bollato la decisione come «irrispettosa, assurda e anticonciliare». «Mi sembra irrispettoso coinvolgere come Patrono delle Forze Armate colui che, da Papa, denunciò ogni guerra con l'Enciclica Pacem in terris. Lo ritengo assurdo - scrive in una nota Ricchiuti - anche perché l'Esercito di oggi, formato da militari professionisti e non più di leva, è molto diverso da quello della prima Guerra mondiale. È molto cambiato anche il modello di difesa, con costi altissimi e teso a difendere gli interessi vitali ovunque minacciati o compromessi. Pensare a Giovanni XXIII come Patrono dell'Esercito lo ritengo anticonciliare. È «roba da matti», per usare un'affermazione di don Tonino Bello».
Risponde il direttore della Fondazione Giovanni XXIII, Ezio Bolis, interpellato dal Giornale. «Non sono incompatibili l'impegno per la pace di Roncalli dimostrato in tutta la sua vita e culminato con la Pacem in terris con la sua militanza e la sua attività nell'esercito, dapprima in servizio di leva e poi come cappellano militare. Il suo militare nell'esercito precisa Bolis - è stato in funzione dell'edificazione di una società più pacifica e più giusta».
(da Il Giornale)
Scrive su Facebook Pierluigi Castagnetti, esponente del Pd (ed ex Democrazia Cristiana). «Che bisogno ci sia di designare un patrono dell’esercito italiano non si capisce proprio. Ma se proprio fosse necessario — sostiene — mi chiedo perché questa scelta. E’ il Papa della Pacem in Terris. Si vuole associare all’esercito un patrono che sia segno di contraddizione con la sua funzione istituzionale o si vuole “contenere” lo spessore profetico di un Papa la cui memoria nella coscienza di tutti e’ vissuta come il simbolo della bontà e della pace? Ma Papa Francesco ne è informato?».