XXIII domenica del tempo ordinario: Correggere il fratello. Per amore e solo nell’amore
(Chi non ama non deve correggere il fratello)
“Fatti gli affari tuoi e ignora le offese, perché ci
guadagni in salute, in serenità e nei soldi”. Penso che sia una indicazione
della mentalità corrente. Ma Gesù non è d’accordo: consapevole che ci giochiamo
tutto nelle relazioni e che queste sono sempre difficili, perché facciamo i
conti con caratteri e fragilità che urtano e feriscono continuamente gli altri,
ci offre delle regole di base per la convivenza fraterna:
Se qualcuno ti ferisce…va da lui: “Se qualcuno ti ferisce, tu non chiudere la comunicazione,
non lasciare che l'offesa occupi tutta la scena, non metterti in atteggiamento
di vittima o di sudditanza di fronte al male - questo lo renderebbe più forte
-, ma fa tu il primo passo, riapri tu il dialogo. È il primo modo per de-creare
il male, per esserne liberati” (E. Ronchi).
Noi, di solito, adottiamo una procedura diversa: se
un fratello pecca, ne parliamo subito con tutti, addirittura amplificando i
fatti. E quel fratello sovente è l’ultimo a sapere quanto si racconta alle sue
spalle.
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“Tra te e lui solo”, quindi al dissidio non deve essere data pubblicità, si deve risolvere
il problema. Ed è la persona offesa che deve andare verso l’offensore, perché
chi sbaglia, chi offende spesso non ha il coraggio, non ha la forza di chiedere
scusa, di chiedere perdono. Allora deve essere la parte lesa, la persona
offesa, che va verso l’offensore e ricomporre il dissidio” (A. Maggi).
E questo per rispetto, delicatezza nei suoi
confronti, per dargli la possibilità di spiegare il proprio operato senza
sentirsi aggredito e processato (situazioni che lo porrebbero subito in una
difensiva che si fa contrattacco).
La correzione è un dovere (“ti ho posto come
sentinella…Io domanderò conto a te”), una responsabilità che va fatta per amore e solo con amore. La verità
va detta con carità (non è necessario dire tutto quello che si pensa).
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“La correzione fraterna
non è la recriminazione. Non vado dall'altro per colpevolizzarlo. Spesso
possiamo credere che la nostra iniziativa sia animata dal desiderio del bene
dell'altro, quando in realtà nel nostro cuore ancora cova il risentimento,
ancora brucia la ferita, e quindi il modo nel quale faremo la correzione
trasmetterà non sollecitudine positiva nei confronti dell'altro, ma desiderio
di rivincita. Stiamo attenti dunque: la correzione fraterna non è una forma di
rivalsa” (L. Gioia).
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“Se ti
ascolterà avrai guadagnato un fratello”: il vero guadagna, la vera
ricchezza è quella delle relazioni. “Talvolta fa bene aiutare l’altro a
rendersi conto di quanto ci abbia ferito facendoci del male… Spesso però la correzione fraterna si rivelerà impossibile.
L'altro è troppo ferito, troppo chiuso su se stesso, troppo aggressivo. Non per
colpa sua ma a causa della sua storia e del male che ha subito anche lui, il
fratello non è nelle disposizioni giuste per poter accogliere la correzione
fraterna della quale avrebbe bisogno. Questi sono i casi nei quali il solo
rimedio possibile è nella preghiera, memori della promessa di Gesù: Impossibile
agli uomini, ma a Dio tutto è possibile.
La preghiera di intercessione degli uni per gli altri ottiene dal Padre tutto.” (L. Gioia).
La preghiera di intercessione degli uni per gli altri ottiene dal Padre tutto.” (L. Gioia).
Se non dipende da noi il buon esito della correzione
(l’altro può non accettarla, irrigidirsi), dipende esclusivamente da noi il
buon esito nel ricevere una correzione: è implicito nel discorso anche il
dovere di lasciarsi correggere e di non sparlare del fratello o di calunniarlo.
Nell’educazione dei figli la correzione è uno dei
doveri fondamentali. Ma vale anche qui la regola di farlo a quattr’occhi,
quando non si è più preda dell’ira, limitandoci all’errore commesso perché la
correzione non sia sentita come un’accusa alla persona che deve sentirsi amata
(e proprio perché amata, corretta, aiutata).
·
Fare osservazioni, criticare, gettare in faccia a
qualcuno i suoi torti: non è forse, questa, una delle cose che ci riescono più
naturali e gradite nella vita? Ma la verità è esattamente il contrario. La
genuina correzione fraterna, a differenza della maldicenza, è una delle cose
che richiedono più libertà interiore e maturità, e proprio per questo una cosa
assai rara al mondo (R. Cantalamessa).
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“Se non ascolterà
prendi con te una o due persone” e a limite “dillo alla comunità”: il ruolo della comunità per un vero confronto
(e per verificare che le mie intenzioni non siano quelle di accusare o di recriminare.
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“Se non
ascolterà sia per te come un pagano”: sia per te - quindi non per la
comunità, ma per te - come il pagano e il pubblicano. “Non significa che quest’individuo, causa del dissidio, vada escluso dall’amore
della comunità, e neanche dal tuo amore, ma significa che questo amore sarà a
senso unico. Mentre nella comunità l’amore donato viene anche
ricevuto, perché i fratelli si scambiano vicendevolmente questo amore, verso la
persona che è causa del dissidio, l’amore va dato come quello verso i nemici.
Gesù dirà di amare i nemici, dirà di pregare per i persecutori. Quindi non
significa escludere questa persona dal tuo amore, ma amarlo in perdita, a senso
unico” (A. Maggi).
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“Tutto
quello che legherete”… “ciò che avrete riunito attorno a
voi, le persone, gli affetti, le speranze, lo ritroverete unito nel cielo; e ciò che avrete
liberato attorno a voi, di energie, di vita, di audacia e sorrisi, non sarà più
dimenticato, è storia santa. Ciò che scioglierete avrà libertà per sempre, ciò
che legherete avrà comunione per sempre” (E. Ronchi).
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“Se due di voi si accorderanno”…”dove due o tre sono uniti nel mio nome”… il Signore sta tra l'io e
il tu, nel legame.
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“il verbo mettere d’accordo è
Sinfoneo, da cui la parola “sinfonia”.
E’ importante perché indica la vita della comunità. Sinfonia significa che
diverse voci, diversi strumenti suonano ciascuno dando il meglio di sé. Non ci
deve essere una uniformità di voci e di suoni, ma c’è una varietà nell’unico
spartito che è quello dell’amore. Quindi è l’amore vissuto nelle varie forme,
fiorito nelle varie modalità” (A. Maggi).
“È tra noi, ad una condizione: che siamo riuniti nel
suo nome. Non per interesse, non per superficialità, non per caso, ma nel suo
nome: amando ciò che lui amava, preferendo coloro che lui preferiva, sognando
il suo sogno di un mondo fatto di fratelli, dove il giusto e il peccatore, il
violento e l'inerme si tengono per mano” (E. Ronchi).