Brutte storie, II parte: quello di Noa non è eutanasia? E' suicidio assistito? Sicuramente è "una sconfitta per tutti"
Nel giorno in cui è stata annunciata la morte del cardinale Sgreccia, decano della bioetica e accanito difensore della vita, si è discusso se la morte di Noa sia stata eutanasia, suicidio assistito o se abbia solo ricevuto cure palliative per non soffrire dopo aver deciso di smettere di mangiare e bere. Una equipe medica, presente in casa, ha accompagnato gli ultimi giorni della ragazza senza intervenire per salvaguardare la sua vita, senza neanche somministrargli liquidi in flebo. E' intervenuto anche il Papa in un tweet:
“L’eutanasia e il suicidio assistito sono una sconfitta per tutti. La risposta a cui siamo chiamati è non abbandonare mai chi soffre, non arrendersi, ma prendersi cura e amare per ridare la speranza”.
Si è parlato di libertà: la libertà di una ragazza depressa e ferita nell'anima e nel corpo di non voler vivere.
La libertà è una cosa più complicata dei “diritti”, la libertà è una forma di disciplina. C’è un aneddoto che mi è sempre piaciuto: ti prendo, ti butto in mezzo al deserto e ti dico “vai, sei libero”. Tu non sei libero, anche se in apparenza lo sei. Per essere libero dovresti conosce le oasi più vicine, sapere dove andare, saperti orientare. Oggi l’uomo è disorientato. Ma questo disorientamento lo chiama “libertà”. Bisogna al contrario essere consapevoli di com’è questo mondo, per tracciare un sentiero che è la tua vera, disciplinata libertà (Giovanni Lindo Ferretti)
Ecco alcune riflessioni per approfondire questa brutta storia.
Vaticanews: "La morte di Noa a 17 anni: una società che abbandona"
Quando si sceglie di voltare le spalle all’uomo distorcendo parole come libertà e aiuto
Noa Pothoven non c’è più ed ora tutti si accorgono di lei. Diciassette anni, si è spenta domenica due giugno in casa, ad Arnhem. E’ morta chiedendo “l'assistenza medica specializzata” fornita da una clinica. La “dolce morte” nei Paesi Bassi è legale dall’età di 12 anni, purché vi sia il consenso medico. Nel 2017 secondo fonti indipendenti oltre 6.580 persone sono state private della vita in questo modo.Vincere o imparare“Anni di sofferenze psichiche” scrivono le testate di tutto il mondo mentre raccontano la drammatica storia dell’adolescente che ha condiviso sui social il suo doloroso percorso. Violentata tre volte: a 11 anni durante una festa di un’amica di scuola; ancora violenza poco tempo dopo ad un’altra festa di adolescenti e a 14 anni quando due orchi l’aggrediscono in strada e la stuprano. Lei stessa racconta l’orrore nell’autobiografia “Vincere o imparare” (Winnen of leren), in quelle pagine però non c’è solo dolore, ma anche voglia di respirare.Proteggere aiutareNoa era entrata nel tunnel della depressione, dell’anoressia. Aveva subito trattamenti invasivi come l’elettroshock. Parole slegate tra di loro se non si guarda alla persona, se non si accoglie l’altro, se non lo si prende sulle proprie spalle. Una società per dirsi civile, evoluta, dovrebbe fare proprio questo: proteggere, aiutare chi più debole, indifeso, fragile. Questo ovviamente ha un costo. Costa in termini di strategia, persone, investimenti, risorse, e in questo senso un’iniezione, o "lasciare andare", ha certamente un impatto inferiore. Noa era sfinita. Scriveva di una “sofferenza insopportabile”.Eutanasia affermazione ideologica“Senza una speranza affidabile che lo aiuti ad affrontare anche il dolore e la morte, l’uomo non riesce a vivere bene e a conservare una prospettiva fiduciosa davanti al suo futuro”. Lo ha ribadito più volte il Papa, che guardando lo scenario attuale ha denunciato che il “processo di secolarizzazione assolutizzando i concetti di autodeterminazione e di autonomia, ha comportato in molti Paesi una crescita della richiesta di eutanasia come affermazione ideologica della volontà di potenza dell’uomo sulla vita”. In pratica dice il pontefice che se non c’è consapevolezza del legame della vita con il Trascendente ogni cosa è possibile e l’uomo passa al secondo posto rispetto a qualunque altro valore.Abbandonata e ignorataOggi si parla della "guerriera e blogger della malattia mentale" affidata alla misericordia del Padre celeste. Una ragazza uccisa, calpestata, abbandonata e di fatto ignorata. Ha descritto nel suo libro la lotta per vivere, per sconfiggere mostri e putridume. Voleva aiutare altri ragazzi, chi è più fragile. Sosteneva che nel suo Paese non c’erano strutture in grado di farsi carico chi avesse subito ciò che aveva dovuto affrontare lei. Con amore, NoaAdesso si discute se è stata eutanasia, suicidio assistito o se ha ricevuto cure palliative per non soffrire dopo aver deciso di smettere di mangiare e bere, ma sui social lei aveva annunciato la sua decisione di morire, ha spiegato che non si sentiva più viva da “troppo tempo”, di percepire il suo corpo “ancora sporco” e di come la sua scelta fosse consapevole. Poi la faccina con un bacio e il suo saluto: "Con amore, Noa".
Sulla vicenda, abbiamo raccolto la riflessione di mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita.Mons. Paglia, la vicenda drammatica di questa ragazza mostra tanta disperazione ma anche tanto abbandono …Vorrei anzitutto affidare alle mani di Dio, che non abbandona nessuno, questa ragazza, ma anche tutti i suoi familiari. Siamo giunti alla drammatica conclusione di una vita altrettanto drammatica: gli abusi, poi l’anoressia e infine la depressione … tutto questo pone una grande domanda: non è possibile che una società non sappia rispondere a queste successive richieste d’amore che sono espresse anche all’interno delle diverse situazioni così difficili che lei ha vissuto. E’ una grande sconfitta per la nostra società, e per la società europea in particolare, pensando che soprattutto i Paesi del Nord rappresentano anche una società sviluppata, benestante, ricca ma come spesso purtroppo oggi accade caratterizzata da una solitudine imperante. Siamo forse più ricchi, ma certamente tutti più soli e tutti più fragili. La generazione adulta dell’Europa non sta dando una speranza forte ai più giovani. Papa Francesco, con il Sinodo sui giovani, ha voluto suscitare in tutti un sussulto di responsabilità verso di loro nella consapevolezza che hanno bisogno di un fuoco interiore che noi più adulti dobbiamo avere la responsabilità di trasmettere, senza spegnerlo. Io mi auguro che non resti un grido inascoltato.E’ possibile che nessuno sia riuscito ad aiutare questa ragazza? Noa lo aveva denunciato, aveva detto che in Olanda non esistono strutture specializzate per supportare gli adolescenti che soffrono come lei. E’ sicuramente più facile eliminare una persona che accompagnarla nella sua sofferenza …Io non conosco bene la situazione olandese ma certamente il tema dell’aumento dei suicidi nel mondo giovanile, persino degli adolescenti, deve allarmarci molto. Quel che sorprende è che la seconda causa di morte dei giovani in Europa è il suicidio: questo dovrebbe farci riflettere. L’Europa è già vecchia, ha pochi figli e non riesce neppure a mantenere quei pochi che ha. Assieme alla sterilità c’è un’assenza di futuro che deve essere rivista: c’è bisogno di una vera rivoluzione di fraternità, di amore, di futuro, di cambiamento di prospettiva in vista di un bene comune per tutti; altrimenti, i ragazzi, gli adolescenti più fragili, come è accaduto a questa ragazza, saranno le prime vittime. Dobbiamo fare un serio esame di coscienza – tutti – per quanto è accaduto.Questa è una vicenda che interroga tutti noi: come è possibile tollerare che si lasci morire una ragazza? Sempre di più oggi, nella nostra società, si vede la mancanza del senso della vita che è anche incapacità di trovare un senso alla propria sofferenza, segno di profonda solitudine e di mancanza di amore...
Questa è la fotografia della grande povertà spirituale, oltre che culturale e umana, della società che noi stiamo edificando. Il ritirarsi in sé stessi porta a quella solitudine radicale, che trova poi nella depressione una sua forma anche clinica che certamente richiede, oltre a tutti gli aspetti della cura medica, oltre a tutte le legislazioni e scelte economiche adeguate, richiede anche uno scatto di umanità che è indispensabile in un mondo dove, purtroppo, gli ideali materialistici e del benessere assoluto impediscono quella consapevolezza del limite che è parte della nostra vita. La vita va accolta, difesa, custodita e accompagnata. A noi non viene chiesto mai di fare il lavoro sporco della morte: chi ama, aiuta a vivere. E se questo amore è forte, non aiuta mai ad accorciare la vita; semmai, ad accompagnarla perché sia un passaggio il più possibile umano. Ma l’amore è più forte della sofferenza e persino della morte.VEDI ANCHE: