L’ARTE DI RICOMINCIARE. Dal libro di Rosini ad un campo per giovani



Con un piccolo gruppo di giovani saremo a breve in un campo estivo guidati dall'ultimo libro di Rosini. L'ho sintetizzato e rielaborato con piccole attività quotidiane (confronti o riflessioni personali segnalate in rosso).

L’HEXAMERON
L’ARTE DI RICOMINCIARE
I sei giorni della creazione e l’inizio del discernimento

PRIMA DEI GIORNI. L’inizio contiene tutto
La vita umana segue un progetto indicato nel suo DNA: le caratteristiche principali sono già iscritte, anche se influenzate dalle “variabili esterne” e dai “processi di adattamento”.
Dobbiamo tornare all’inizio per trovare il progetto e il fine della nostra vita. Per trovare un Altro che ha dato inizio alla nostra vita.

Nel principio c’è il fine. “Se vuoi ricominciare devi tornare all’inizio, e troverai quello che è vitale per te. E in realtà troverai qualcun Altro. Perché nessuno si inizia da sé. L’inizio è un dono di qualcuno… La vita infatti si riceve…
Anche il Signore Gesù Cristo infatti, mentre è principio di tutte le cose, è anche la strada per ritrovare la vita, e la cosa si chiama “ricapitolazione” che vuol dire ridare il capo alle cose, ricominciarle daccapo (p-19-20).

Il primo capitolo della Bibbia è un testo tardivo, del tempo dell’esilio: non si vuole raccontare come sia stato creato il mondo (con un intento “scientifico”), ma perché Dio abbia creato il mondo che ha come apice l’umanità.

Il primo capitolo della Genesi è stato scritto quasi per ultimo, durante il tempo dell’Esilio. Durante questi 70 anni drammatici il popolo capisce di aver deragliato da un sentiero vitale. “E quando i figli di Israele stanno terminando questa opera di ripresa di possesso della loro storia, ormai tornati dall’esilio, umiliati, ridimensionati, solo allora scrivono i primi capitoli della Genesi, come un preambolo sapienziale, e fra questi, forse proprio fra gli ultimi, il primo capitolo dell’intera Bibbia”(p.22).
Questo scritto è dunque frutto di una sintesi sapienziale, non è un semplice racconto delle origini. “Ci vogliono  molti secoli per arrivare a quella sapienza, molti errori, molte contraddizioni, molte correzioni, tanta gratitudine, tanta salvezza” (p.22).
“Il testo del primo capitolo della Bibbia è sgorgato da un popolo che stava provando a ricominciare, che avendo sbagliato troppo finalmente provava a dire ai suoi figli come ripartire… guardare indietro per guardare meglio davanti” (p.23).
L’intento di Rosini è quello di offrire la forza “paradigmatica” della Parola di Dio:
“La parola di Dio ha la forza di performare, operare, rendere reale, ciò che dice…ma ha anche una forza paradigmatica: oltre a poter operare ciò che dice funge da paradigma … parola che viene da un verbo greco che significa mostrare, presentare, confrontare… La Parola di Dio cerca un coniuge: la mia esistenza” (p.24-25).
“Questo tipo di azione” richiede “una triangolazione fra realtà, fedeltà al testo, e il torrente della tradizione della fede cristiana” (p.26). Da qui nascono le esperienze delle Dieci Parole o dei Sette Segni e ora dei Sei Giorni della Creazione.

Ricominciare e discernere come parole chiavi del percorso. Il bisogno di una guida ("Chi si fa maestro di se stesso, si fa discepolo di uno stolto", san Bernardo da Chiaravalle).

“Per discernimento intendiamo quella dinamica che guida interiormente colui che vive al cospetto del Signore, come il Signore Gesù sta al cospetto del Padre. E’ l’orientamento profondo dell’essere.” (p.28).
Quello dei Sei Giorni è il cammino che ha come apice la creazione dell’uomo, “dal nulla verso il recupero della sua dignità, verso l’essere se stesso, celebrato da un popolo umiliato, che sta capendo quanto ha sperperato” (p.31).


PRIMO GIORNO. Il dono delle prime evidenze
1 In principio Dio creò il cielo e la terra.
2 Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.
3 Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu.
4 Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre
5 e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno.

All’origine di tutto c’è un Altro: le cose non iniziano da noi, ma le troviamo fatte. Non seguono un nostro piano: vanno accettate per come sono e non per come “dovrebbero essere”. Partiamo da una situazione caotica, senza una logica interna e rimaniamo nel “caos”. Ma il caos non è “negativo”, è il reale e come tale dobbiamo accoglierlo.

“Si parte da qui dove sono. E identifico uno dei miei nemici più pericolosi: le mie pretese. Le mie aspettative” (p.38).
“L’Israele che scrive questo testo è nell’umiliazione del post esilio, viene da secoli di cose più o meno fatte male. E non tace tutto ciò. Lo chiama per nome in modo consono al contesto”:La terra era informe e deserta e le tenebre (la) ricoprivano…” (Gn 1,2a).
Il punto di partenza è squallido, “siamo in uno stato disordinato” (p.40). Perché Dio parte dal caos? Perché “non farlo direttamente bello, che si fa prima?” (p.41). Non solo, ma sembrerebbe che il mondo “fatto bene, sarebbe quello logico, comprensibile. Il caotico, l’illogico, sarebbe il mal fatto, l’erroneo”(p.40).
“C’è un problema. Che un matrimonio è un evento caotico. Fare il prete è un evento caotico. Lavorare è un evento caotico…una malattia ti arriva addosso senza senso, fare un figlio è disordine puro. Una giornata non va mai come la pensi. Le cose non sono mai come “dovrebbero” essere…E invece: tutti ad aspettarsi un qualche ordine, una qualche reale regolarità, e si passa il tempo…pianificando, predisponendo, come fosse un oggetto domabile. E tutti a cercare il demiurgo, un santone, un’idea, uno zero ortogonale che rimetta tutto finalmente a posto”.Quale aguzzino ci ha piantato nell’anima il bisogno di capire tutto e di pensare male di quello che non capiamo?” (p.42).
“E’ tutta la vita che non mi sento normale e che incontro gente che non si sente normale. Come è una persona “normale”? E che ne so? Mai vista una” (p.44).
“…per ricominciare si inizia dal caos. Dall’accettare di essere sbeccati come una tazza vecchia. Di non essere simmetrici. Di aver perso  già dei pezzi, pure se si è molto giovani” (p.46). 

Sull’abisso “aleggia” (= cova) lo spirito di Dio: prepara il nostro irrompere nella vita. E la nostra prima vocazione è vivere, amare la (nostra) vita con tutte le sue imperfezioni e limiti.

“Aleggiava”: stesso verbo per dire: “covava”, “custodiva”.
“La prima vocazione: vivere. Non è poco. Qualcuno ci ha covati, ha pensato che ci dovessimo essere. Ha preparato il nostro irrompere nella vita” (p.48)… Tu sei una cosa bella! Tu sei una cosa importante!”
“Bisogna prendere quel dolore sordo, fatto di delusione, intessuto di delegittimazione, e metterlo ai piedi di un Crocifisso, consegnarlo a Colui che ha pensato che la nostra vita valesse la Sua” (p.51).
La luce distingue il giorno dalla notte: ciò che è buono da ciò che non lo è, ciò che va fatto da ciò che non va fatto.

E’ la prima distinzione: “la luce è il buono, il valido. Essere figli della luce vuol dire viaggiare verso frutti belli, arrivare a cose belle. E le tenebre vanno apertamente denunciate come tali…
Il giorno e la notte sono quel che va fatto e quel che non va fatto. Il giorno è lo spazio dell’attività, la notte è la zona delle cose da cui astenersi” (p.54).
Obiettivo del “nemico” non è farci fare il male, ma non farci fare il bene, farci perdere (> peccato) tempo, confondere il giorno con la notte.
Impegnarsi di giorno e dormire di notte. Sembra normale eppure tanta gente non lo fa.quali sono le cose che mi fanno perdere tempo? Ma più importante è capire come compiere il bene.
Ø  Esercizio: entrare in una stanza buia e dopo un po’ accendere la luce. Ci sono le prime evidenze (non si parte dalle minuzie), cose che non hanno bisogno di discernimento, ma che sono auto evidenti.
Attenzione: non si parla nel testo della luce del sole (che verrà creato al 4° giorno), ma di una luce interiore, “vera”. “Dio manda le stelle comete ai pagani. Ed è tanto bello quando gli vanno appresso. Poi dovranno trovare Gerusalemme, e le Scritture, e alla fine la Madre di un Uomo Nuovo a cui regalare tutto perché tutto ti dona. E cammineranno per strade diverse” (p.63-64).
A tutti è donata una luce. Che serve per ricominciare, per riprendere a camminare.
Ø  Video di un convertito? 
 “Ricordo una donna senza una gamba fin da bamba. Non so come riuscii a dirle che quella menomazione era una porta aperta sul regno dei cieli, che quella era una potenzialità non un vicolo cieco, che lei poteva conoscere l’arte di consolare se accettava di usare quella spaventosa croce come Cristo aveva usato la sua, e che io non sapevo perché Dio avesse permesso questa realtà tragica condizionando tutta la sua vita, ma che c’era un segreto che il Padre le aveva detto e che lei doveva accogliere…, mi erano finite le parole. Mi guardava, contratta in volto, con occhi sgranati. Ebbi il tempo di chiedere a Dio perdono se l’avevo ferita o se avevo banalizzato la sua condizione, preparandomi a chiedere scusa e… esplose. Battè il pugno sul bracciolo della carrozzina e urlò: “Io lo sapevo! Io lo sapevo che questa non era una disgrazia! Io l’ho sempre saputo che questo serviva a qualcosa! Non l’ho mai detto a nessuno, ma dentro da bambina pensavo: la mia vita un senso ce l’ha! Non è un caso tutto questo!”. In quel momento quella donna stava un passo oltre un oceano di uomini e donne fisicamente bipedi, ma esistenzialmente zoppi.
Come quando ti trovi davanti ad un malato allegro. E senti che quello che lui comunica non è un banale carattere positivo, ma qualcosa che è vero, punto e basta. Che la vita è bella, e che non siamo nati per stare bene ma per amare, e chi lo fa, chi si apre a farlo, imbrocca la strada giusta” (p.64-65).
  • Ø  Video testimonianza di Chiara Luce Badano?
  • Ø  Esercizio spirituale (di preghiera) a p.66

Bisogna ripartire dalle prime evidenze (max 3?), dalle cose più banali: come tratti il tuo corpo, come gestisci la tua stanza, come usi il tempo, come vivi il tuo essere studente e figlio, come e quando preghi?
  • Ø  il corpo: come lo tratti? Come mangi? Quanto e come dormi? Ti curi? Ti controlli?
  • Ø  lo spazio a partire dalla propria stanza;
  • Ø  il tempo: quando e quanto fai cosa?
  • Ø  i “doveri di stato” (studente/figlio…)
  • Ø  Preghi? Quali tempi dedichi alla preghiera?

 “Così uno inizia a mettere i piedi per terra. E magari scopre di essere un alienato. Dio sta aspettando nella tua vita reale, ma sei tu che non ci stai. E vale la pena che ci entri, se hai voglia di vivere meglio…” (p.68).
Ø  esercizio: fare un breve elenco delle prime evidenze (max 5), meglio confrontandolo con qualcuno che ti vuole bene o una guida spirituale.
Tu ami tutte le cose esistenti
e nulla disprezzi di quanto hai creato;
se avessi odiato qualcosa, non l'avresti neppure creata.
Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non vuoi?
O conservarsi se tu non l'avessi chiamata all'esistenza?
Tu risparmi tutte le cose,
perché tutte son tue, Signore, amante della vita
” (Sap.11,24-26)
8 Un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come i figli della luce; 9 il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità. 10 Cercate ciò che è gradito al Signore, 11 e non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre, ma piuttosto condannatele apertamente, 12 poiché di quanto viene fatto da costoro in segreto è vergognoso perfino parlare. 13 Tutte queste cose che vengono apertamente condannate sono rivelate dalla luce, perché tutto quello che si manifesta è luce. (Efesini 5,8-13)
 «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; 10 ma se invece uno cammina di notte, inciampa, perché gli manca la luce». (Gv 11)


SECONDO GIORNO: il dono delle priorità
6 Dio disse: «Sia il firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque».
7 Dio fece il firmamento e separò le acque, che sono sotto il firmamento, dalle acque, che son sopra il firmamento. E così avvenne.
8 Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno.

Il valore dell’acqua per gli antichi ebrei: fonte di vita, ma anche causa di morte. Dio separa le prime (quelle che vengono dall’alto), dalle inferiori (quelle che possono uccidere).
Dopo aver riconosciuto ciò che già sappiamo (primo giorno), ora si tratta di distinguere ciò che ci dà vita e la sostiene da ciò che ce la toglie e ci uccide.
“Quando Dio separa le acque distinguendo le acque superiori (la pioggia, l’acqua buona) dalle acque inferiori (l’acqua cattiva, il mare, l’oceano) sta facendo distinzione fra ciò che uccide e ciò che salva” (p.78).
“Nella nostra vita ci sono sorgenti di rinascita e falle di dispersione. Atti distruttivi e atti distruttivi. Dinamiche vitali e logiche di morte. Vanno distinte per poter ricominciare. Impossibile ripartire navigando nella confusione” (p.78). 
Il firmamento (dono di Dio) ci aiuta a separare: indica quali siano le regole che governano la vita (e che portano alla morte se non le rispettiamo).
C’è nella cosmologia della Genesi una visione arcaica, inesatta e obsoleta, ma saggia. “Sul piano fisico-oggettivo è ridicola, ma sul piano esistenziale no” (p.79). E’ il firmamento: ciò che separa! Etimologicamente indica qualcosa di duro, fermo, stabile. “La distinzione tra morte e vita è il frutto di un’opera di Dio”.
I punti fermi che sono a monte di tutto quello che facciamo bene o male si chiamano priorità. E “le priorità si oppongono alle emergenze.
Le priorità sono prima dei fatti, mentre le emergenze mi arrivano addosso durante i fatti…

Tuttavia le emergenze non sono per forza cose cattive in sé. Anzi, la trappola è proprio quella: uno valuta se una cosa è buona o cattiva e decide se farla. Una fesseria.
Il problema non è se è lecito e buono fare una determinata cosa, ma se è la mia priorità, se non mi distoglie da esse.
“Tuo figlio cresce molto meglio quando rispetti il suo essere, i suoi tempi, e lo sai guidare alle cose sane, benefiche” (p.87).
Colui che trascura le proprie priorità per andare appresso alle emergenze, è uno stolto. Colui che sperona le emergenze per restare fedele alle sue priorità, è un saggio.
Le emergenze sono ansiose, dittatoriali, disordinanti, apprensive. Chi sceglie per paura sbaglia sempre. Si dice: l’ansia è cattiva consigliera. Vero.
Le priorità sono pacate, sono firmamento, sono punti fermi limpidi. Vengono prima, sono appunto a priori, e possono accogliere alcune emergenze, quelle consone. Ma sono le priorità che selezionano le emergenze, non il contrario!” (p.90-91).
Tuttavia “le emergenze non sono per forza cose cattive in sé. Anzi, la trappola è proprio quella: uno valuta se una cosa è buona o cattiva e decide se farla. Una fesseria. Dice San Paolo:
“Tutto mi è lecito! Si, ma non tutto giova. Tutto mi è lecito! Si, ma non mi lascerò dominare da nulla” (1Cor 6,12)” (p.92).
Il problema non è se è lecito e buono fare una determinata cosa, ma se è la mia priorità, se non mi distoglie da esse.
“Poi finisce  che quando arriva la vera urgenza, quella che è implicata nelle priorità autentiche, stai da un’altra parte a fare cose che non sono tue. 
Non devo decidere quali siano le mie priorità: le “si riconoscono. Si accolgono. Si ammettono” (p.96).
  • Ø  Nella preghiera, dialogando con Dio, chiedigli quali siano le tue priorità. E mettile per iscritto, come enunciati lapidari. Poi confrontati con gli altri.

Le priorità nascono dai “doveri di stato”: sono uno studente? Un figlio? Un fratello? Un amico? Uno sportivo? Un fidanzato? Un cristiano? Quali sono, tra queste, le mie priorità? (es. a pagina 101)
Provare a mettere in ordine le mie priorità e a fissarle in uno schema (tipo torta) suddividendo la settimana secondo il tempo che penso di dedicargli.
Arrivare a fare una lista di enunciati a partire dalle priorità individuate (cosa dovrei cambiare nella mia vita per rispettare e vivere le priorità?)
Esempio del discernimento verso il matrimonio: si deve vivere il fidanzamento secondo il suo carisma principale: la sincerità, dirsi tutto, anche a rischio di lasciarsi (per questo si è fidanzati!).
24 Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. 25 Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia. 26 Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. 27 Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande». (Mt 7,24-27)
51 Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato tolto dal mondo, si diresse decisamente verso Gerusalemme 52 e mandò avanti dei messaggeri. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per fare i preparativi per lui. 53 Ma essi non vollero riceverlo, perché era diretto verso Gerusalemme. 54 Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». 55 Ma Gesù si voltò e li rimproverò. 56 E si avviarono verso un altro villaggio. (Lc 9,51-56).
“Non si perde tempo con polemiche, puntualizzazioni, chiarimenti o peggio ancora vendette con i Samaritani di sorta La meta, la priorità detta il ritmo. Per il resto: lasciate tranquillamente perdere” (p.95).

TERZO GIORNO: il dono dei limiti
9 Dio disse: «Le acque che sono sotto il cielo, si raccolgano in un solo luogo e appaia l'asciutto». E così avvenne.
10 Dio chiamò l'asciutto terra e la massa delle acque mare. E Dio vide che era cosa buona.
11 E Dio disse: «La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che facciano sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la sua specie». E così avvenne:
12 la terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie. Dio vide che era cosa buona.
13 E fu sera e fu mattina: terzo giorno.

Appaia l’asciutto”: Dio mi vuol regalare una terra per vivere, (…) un luogo dove la vita sia possibile. Qui compaiono gli argini, i limiti, i confini. Le priorità, infatti, servono ad iniziare ad identificare delle demarcazioni.
Per disegnare uno Stato, io disegno i suoi confini: senza di essi io non so chi sono. Il rifiuto del limite è causa di disastro: Adamo ed Eva rifiutano il limite, il no a mangiare dei frutti dell’albero del “capire” il bene e il male.
8 Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l'uomo che aveva plasmato. 9 Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, tra cui l'albero della vita in mezzo al giardino e l'albero della conoscenza del bene e del male. (…)15 Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse.
16 Il Signore Dio diede questo comando all'uomo: «Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, 17 ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti». (Gen.2)
Conoscere significa possedere dentro i limiti dell’intelletto. “Ciò che, infatti, si “capisce” o “comprende” rimanda al capiente, al prendere insieme, al contenere dentro la propria capacità. Ciò che intendo, ciò che comprendo, ciò che capisco, per definizione deve essere più piccolo del recipiente, la mia intelligenza” (p.112).
“Qui vengono indicati i due estremi, il bene e il male, per intendere il tutto. E ricordiamo che in ebraico come in greco, “bene” sta per bello, buono, giusto, ben fatto, senza confini tra estetica ed etica; lo stesso “male” sta per brutto, cattivo, ingiusto, mal fatto.
Capire il bene e il male vuol dire capire tutto. E quando l’uomo prova a capire tutto sta volando nel delirio di onnipotenza intellettuale. Ossia il delirio hegeliano, marxista, ideologico. Tutto passa per il buco della mia intelligenza. Io capisco tutto. Il delirio positivista del pensiero scientistico come onnicomprensivo” (p.113).
“Accedere alla pretesa di capire tutto vuol dire certamente autodistruggersi. Impostare la vita come una cosa che deve rientrare nella mia logica (…) vuol dire iniziare a vivere male, a stare di traverso con i fatti rifiutando l’incomprensibile” (p.113-114).
4 Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! 5 Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male». (Gen.3)
Il serpente convince la donna dicendo: spezza questo limite perché ti è imposto solo per lasciarti ignorante! Frantuma il tuo margine di creatura per metterti allo stesso livello di Dio, essere come Lui, e poter capire tutto. Guarda che provare a capire tutto non è pericoloso ed è un tuo diritto… Rifiuta di essere una creatura! Rifiuta il tuo limite! Trasgredisci i divieti! “No limits!”. Non ti far castrare!
E tutto sta lì: il divieto di Dio è limitazione o custodia? Il limite è tirannico o paterno? Se rifiutiamo i limiti, rifiutiamo le relazioni. L’altro è infatti colui che mi contiene e mi delimita.
“Il limite è vero o falso? E’ vero o no che abbiamo dei limiti? E’ vero o no che non possiamo fare tutto? E’ vero o no che non possiamo capire tutto?”…“Sposati una donna che rifiuta di essere contenuta: pure un figlio lo farà per se stessa, per autoaffermarsi” (p.115).
“Il limite non è una tassa. E’ l’altro. E’ la fine della solitudine.
L’albero della conoscenza del bene e del male era l’albero del rapporto paterno. Era l’albero della fiducia, che va oltre il delirio dell’informazione totale. Ad un dato momento mi devo fidare di qualcuno, debbo lasciare spazio a qualcuno” (p.116).
Come vivi le tue relazioni? Le amicizie a volte ti limitano nella tua ricerca di essere te stesso? Ti influenzano? E i tuoi genitori? Quali limiti ti impongono e come affronti le loro regole? Cosa ho imparato dai miei limiti (caratteriali o fisici)? I confini possono essere personali, relazionali, fisici, psicologici, economici, temporali (la mia età), geografici (il luogo dove vivo, studio…)… quali mi pesano di più?
Ma non ci sono solo limiti da accettare… Ci sono dei limiti che dobbiamo mettere noi affinché la terra produca frutti, germogli, porti vita: il compito principale degli argini non è limitare il mare bensì proteggere la terra perché germogli.
Dalle tentazioni di Gesù impariamo molto sui limiti (nel corpo, nell’intelligenza e nel possesso):
1 Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per esser tentato dal diavolo. 2 E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame. 3 Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: «Se sei Figlio di Dio, di' che questi sassi diventino pane». 4 Ma egli rispose: «Sta scritto:
Non di solo pane vivrà l'uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio
».
5 Allora il diavolo lo condusse con sé nella città santa, lo depose sul pinnacolo del tempio 6 e gli disse: «Se sei Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto:
Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo,
ed essi ti sorreggeranno con le loro mani,
perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede
».
7 Gesù gli rispose: «Sta scritto anche:
Non tentare il Signore Dio tuo».
8 Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse: 9 «Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai». 10 Ma Gesù gli rispose: «Vattene, satana! Sta scritto:
Adora il Signore Dio tuo
e a lui solo rendi culto
». (Mt 4)
Nella prima tentazione, la mia fame diventa l’assoluto: tutto deve diventare pane, tutto mi deve soddisfare. Se ho solo delle pietre, Dio me le deve trasformare in pagnotte!
“E tutto diventa frustrante, perché le cose non sono in funzione del nostro bisogno, ma sono se stesse” (p.119): un marito, un figlio…non possono essere in funzione dei nostri bisogni o delle nostre pretese o attese.
Gesù propone un cibo migliore: non solo pane, ma molto di più. Sfama meglio una relazione buona. Di questo vive veramente l’uomo: non di soli appetiti, ma di relazioni.
E quando le cose non vanno come io voglio (2° tentazione)? “Il limite da sfondare è quello dell’ingovernabilità del reale, e di una Provvidenza a cui non posso dettare i tempi”. (p.122)
 “Io sempre ti ringrazio Signore Dio, che le cose non vanno a modo mio!” (proverbio abbruzzese).

“Gesù si fida del Padre. Quello è il progetto. Venga il tuo Regno. Comanda tu, mi fido. Accetto di stare al mio posto di figlio”. (p. 123)
“Quindi viene il confine del possesso incompleto e del potere limitato. Non posso fare tutto, e non ho tutto quello che mi servirebbe. Sono precario per costituzione e ho una vita fragile, e allora scimmiotto la vita col possesso”. Ma “Ogni potere terreno implica compromessi. E il possesso indica sottomissione. Chi possiede qualcosa ne è posseduto. Il potere gestisce il potente, non il contrario. Solo chi dona possiede, perché gestisce le cose. Chi non riesce a donare qualcosa è perché è posseduto da quella cosa. Ne dipende”. (p. 123-124)
I margini sono di due tipi: “In primis ci sono i limiti che abbiamo. Quelli vanno accolti – e con l’aiuto di Dio addirittura valorizzati.
Mi metto davanti ad un Crocifisso e vedo che è un uomo inchiodato. Chi è più impotente di un uomo crocifisso? Mani e piedi bloccati e orrendamente feriti. Un crocifisso è inutile. Ma quello ha cambiato la storia. Questo uomo impotente ha fatto l’atto più incisivo in tutta l’avventura umana. Non c’è uomo più conosciuto nella storia” (p.126).
“Accogliere – ancora una volta – quello che siamo, quegli amari “no” che la vita ci ha detto, è fare pace con se stessi” (p. 127)
 “Ma non ci sono solo limiti da accettare… Ci sono dei limiti che dobbiamo mettere noi” (p.129) affinchè la terra produca frutti, germogli, porti vita: “Il compito principale degli argini non è limitare il mare bensì proteggere la terra perché germogli”. (p.130)

Da qui l’importanza di seguire le virtù che la Tradizione ci ha consegnato: la Prudenza, il santo Timor di Dio, la Sobrietà e l’Astinenza (> come uscire dalla dipendenza da pornografia su internet?).“Il digiuno è per mangiare qualcosa di più grande che solo pane” (p.137)




QUARTO GIORNO: il dono delle ispirazioni
14 Dio disse: «Ci siano luci nel firmamento del cielo, per distinguere il giorno dalla notte; servano da segni per le stagioni, per i giorni e per gli anni
15 e servano da luci nel firmamento del cielo per illuminare la terra». E così avvenne:
16 Dio fece le due luci grandi, la luce maggiore per regolare il giorno e la luce minore per regolare la notte, e le stelle.
17 Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra
18 e per regolare giorno e notte e per separare la luce dalle tenebre. E Dio vide che era cosa buona.
19 E fu sera e fu mattina: quarto giorno.

Se nel primo giorno abbiamo visto che luce e tenebra sono la prima distinzione operata, nel secondo si separavano acque di vita da acque di morte, nel terzo abbiamo visto la ripartizione tra mare e terra. Ora questa terra che fruttifica ha bisogno di un up-grade nel suo sistema di illuminazione.
Se noi non distinguiamo tenebra da luce – cosa che facciamo in ogni nostro singolo errore – è perché la luce che abbiamo, il nostro “occhio”, non funziona bene, non distingue. Gli occhi sono collegati strettamente al cervello (più di ogni altro senso: “è più facile ingannare l’occhio o l’orecchio?), illuminano le cose verso l’interno.
Pensiamo al tema del “punto di vista”: vediamo una cosa reale da punti di vista diversi e può dunque sembrarci diversa, ma è la stessa cosa. Cambiando la vita, cambio lo sguardo sulle cose. 
Qual è il mio sole per illuminare i miei giorni? Qual’è la mia luna per capirci qualcosa nella mia notte? Che luce c’è in me? Come guardo le cose? La luce e le tenebre, come vedevamo nel primo giorno, sono per capire cosa fare e cosa no.
La nostra interiorità rischia di rimanere senza una dogana alla nostra frontiera mentale, senza un portiere così che entrano tutti, bighellonando nei meandri delle nostre decisioni.
Intorno a me ci sono altre istanze, altre proposte, altre incitazioni…Entrano, scorrazzano, mi impressionano, mi congestionano. Esse si chiamano suggestioni, pensieri che ci manipolano.
Una suggestione può aver luogo sulla base della paura di essere rifiutati, paura della solitudine. Cerco allora di omologarmi agli altri, ma una volta omologato, inizio a sentirmi a disagio e un po’ me la prendo con me stesso, e ancora di più mi sento vittima dell’approvazione altrui, perché è partita l’altra paura: quella di non fare quello che mi pare, ossia di essere costretto, il mio ego rivendica la sua dittatura e allora comincio a diventare partigiano contro il dispotismo dell’opinione altrui.

Mi confronto con chi mi sa criticare? sono disposto a farlo? A Roma si dice che la ragione è dei fessi:
Se possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti (Rm 12,18)
Gn 16: la storia di Ismaele, il primo utero in affitto della storia (con l’egiziana Agar, schiava di Sara), una forzatura che sa di compromesso, di confusione e che porterà a tanti dissidi. Di là a venire sarà Isacco, che nasce da Abramo e Sara, frutto delle promesse che Abramo aveva ricevuto sin dall’inizio.
22 La lampada del corpo è l'occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce; 23 ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra! (Mt 6)

20 Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. 21 Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio. (Gv 3)
(Gen 3: il serpente convince che il male non fa male, anzi… vedi p.4)



QUINTO GIORNO: il dono delle benedizioni

20 Dio disse: «Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo».
21 Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brulicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona.
22 Dio li benedisse: «Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli uccelli si moltiplichino sulla terra».
23 E fu sera e fu mattina: quinto giorno.

La vita è una decisione di Dio e Lui la benedice. Qui non si tratta solo di accogliere la nostra povertà, qui si tratta di abbracciare la nostra ricchezza.

Esercizio: fermarsi la sera a vedere cosa abbiamo ricevuto in quel giorno: dire almeno tre cose belle di questa giornata. Es.: guardare alla propria storia e cercare quelle cose buone che mi hanno reso fecondo.

SESTO GIORNO, I parte: il dono delle umiliazioni

24 Dio disse: «La terra produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e bestie selvatiche secondo la loro specie». E così avvenne:
25 Dio fece le bestie selvatiche secondo la loro specie e il bestiame secondo la propria specie e tutti i rettili del suolo secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona.

Esistono due tipi di umiliazioni: quelle che ci meritiamo e quelle che non ci meritiamo. Le prime, più numerose, sono quelle che ci sbattono in faccia la verità e ci chiedono di morire. Le altre sono le più preziose, proprio perché ingiuste.
Le umiliazioni che ci ridimensionano ci rimettono nella verità e quelle che ci crocifiggono ci danno occasione per consegnarci nelle mani di Dio e fargli compiere la sua opera.
Dobbiamo fare memoria delle nostre umiliazioni.

SESTO GIORNO, II parte: il dono della gloria

26 E Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra».
27 Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò.
28 Dio li benedisse e disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra».
29 Poi Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo.
30 A tutte le bestie selvatiche, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde». E così avvenne.
31 Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno.

Il testo propone tre elementi principali: Essere ad immagine e somiglianza di Dio (sorgente), avere un compito di governo sulla terra e sulle creature (via), essere fecondi e generare altra vita (bersaglio).
La gloria di Dio è l’uomo vivente” (S. Ireneo di Lione)
“Se Cristo ha accettato di incarnarsi, patire, morire e risorgere per noi, non può essere che noi siamo una cosa così brutta” (p.255)
“La matrice essenziale della paura: il terrore dell’abbandono, il panico della solitudine, inciso ad un livello profondo della mia struttura. A quel punto sono costretto ad essere egoista, individualista. (…) Ho bisogno di proiettarmi in possessi, successi, piaceri. E questi mi schiavizzano, perché senza di essi non ho spessore. Non ho sostanza”. (p.257)
Genesi: “Cosa mi dice chi mi invita ad essere come Dio? Che così come sono non va” (p.260).
Siamo creati ad immagine di Dio. Ma com’è la mia immagine di Dio? “Per distruggere la vita di Eva, il serpente si occupa di distruggere in lei l’immagine di Dio. Gli disegna un dio minuscolo, despota, mentitore, competitivo” (p.261).
Il figliol prodigo: Luca 15,11-32
11 «Un uomo aveva due figli. 12 Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. 13 Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. 14 Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15 Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. 16 Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. 17 Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18 Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; 19 non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. 20 Partì e si incamminò verso suo padre.
Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21 Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. 22 Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi. 23 Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24 perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa.
25 Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; 26 chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. 27 Il servo gli rispose: È tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. 28 Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. 29 Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. 30 Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. 31 Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32 ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato».

“Non dare le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci” (Mt 7,6)
45 Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; 46 trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.
Io sono per Dio una cosa santa, una perla di grande valore. Lui è il mercante che va in cerca di me: “Cristo è venuto a cercarmi e quando mi ha trovato ha dato tutto per comprarmi, ha versato il suo sangue per avermi” (p.268).

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