Sul consenso (sessuale)
Quattordicesima puntata delle mie riflessioni sulla "vita sessuale tra Chiesa e società"
Può essere considerata
consenziente una bambina di 11 anni che ha avuto rapporti sessuali con un uomo di 28?
O con uno di 22? Se il buon senso direbbe di no, la magistratura francese
invece ha detto di si: due uomini, uno appunto di 28 e l’altro di 22, sono
stati assolti dall’accusa di stupro nei confronti di due bambine di 11 anni le
quali “non hanno detto di no”, non hanno subito violenze fisiche, minacce o
coercizioni evidenti. Commenta Alberto Pellai, psicoterapeuta dell’età
evolutiva:
Con bambini di 11 anni l’intervento dell’adulto deve essere
educativo e protettivo, non certo un coinvolgimento alla pari. In una
situazione come quella francese si tratta di un abuso vero e proprio. La
sessualità nell’adolescenza e preadolescenza si sente in modo acuto: i
giovanissimi sono molto pulsionali, curiosi, esplorativi ed eccitati, e non
sono in grado di regolarsi. Il mondo adulto si deve occupare di proteggere e
non di sfruttare questa condizione. Può capitare anche che adolescenti e
preadolescenti dicano che si sono innamorati di un adulto, ma l’adulto deve
essere consapevole che non c’è parità di maturità. (…) Potremmo anche far
guidare l’auto a un 12enne, ma la legge lo vieta perché servono competenze
complesse, la capacità di costruire significati e processi di responsabilità, e
ci sono rischi correlati all’azione. Il discorso riguardo al sesso è analogo. È
l’adulto che deve dire: “Non lo puoi fare, e soprattutto non con me”.
Quando un ragazzo o una ragazza diventano in
grado di accettare consapevolmente un rapporto? Risponde ancora Pellai:
La maturazione del sistema nervoso centrale del minore fa un
primo grande salto di crescita intorno ai 14 o 15 anni, ma lo sviluppo dei lobi
frontali, che sono deputati alla responsabilità e all’attribuzione dei
significati, arriva a compimento tra i 16 e i 20 anni: è l’ultima parte del
cervello che matura. Ecco perché la legge cerca di tutelare i ragazzi, perché
gli adulti, che hanno più potere e capacità manipolatoria, non abbiano contatti
sessuali con loro. (…)
Molte volte, quando i ragazzi ripensano anni dopo a quello
che è successo, quando ormai il loro funzionamento mentale è più maturo, si
rendono conto che quei rapporti erano qualcosa su cui non avevano controllo e
facevano parte di una manipolazione. La sessualità diventa una zona di potere e
non di relazione: se non si elabora, può causare problemi[1].
Un altro fatto di cronaca,
questa volta avvenuto a Firenze nel settembre 2017: due turiste americane ubriache
vengono riportate a casa da due carabinieri in servizio con cui poi hanno avuto
un rapporto sessuale. Secondo i carabinieri è stato un atto consensuale,
secondo le americane è stata violenza carnale. Ci si chiede: si può dare il
proprio consenso sotto l’effetto dell’alcool? “È legittimo parlare di rapporti
consensuali quando uno dei due partner si trova in una situazione di
dipendenza, di debolezza, di inferiorità o di difficoltà?”[2]. Anche
qui il caso è delicato e non ha ancora portato ad una sentenza, ma il nodo è
sempre quello: il consenso ipotetico della parte più debole che – si dice – “se
l’è andata a cercare”. Così un prete bolognese si è sfogato su facebook per un
ennesimo fatto di cronaca avvenuto nei quartieri in cui vive:
Ciao
tesoro, mi spiace, ma se 1) frequenti piazza Verdi (che è diventato il buco del
c… di Bologna…) 2) ti ubriachi da far schifo! Ma perché? Se hai la (sub)
cultura dello sballo sono solo ca… tuoi poi se ti risvegli la mattina dopo
chiassadove… 3) e dopo la cavolata di ubriacarti con chi ti allontani? Con un
magrebino??? Notoriamente (soprattutto quelli di piazza Verdi veri gentlemen.,
tutti liberi professionisti, insegnanti, gente di cultura per bene….
Adesso capisci che oltre agli alcolici ti eri già
bevuta tutta la tiritera ideologica sull’”accogliamoli tutti”. Tesoro,
a questo punto svegliarti seminuda direi che è il minimo potesse accaderti.
E infine la chiusa, non propriamente evangelica:
Dovrei
provare pietà? No, quella la tengo per chi è veramente vittima di una città
amministrata di ….., non per chi vive da barbara con i barbari e poi si
lamenta…[3].
Le sue parole sono diventate presto un caso mediatico che ha
costretto il vescovo ad intervenire per prendere le distanze dal sacerdote che
ha chiesto scusa per questo suo sfogo eccessivo e poco ponderato.
Al coro di critiche si sono dissociati solo alcuni
commentatori, tra cui Sallustri che su Il
Giornale ha scritto:
Cosa avrebbe detto di così
sconveniente don Lorenzo, attaccato al punto che ha dovuto scusarsi? Vediamo.
Nel suo post scrive che: una ragazzina non deve uscire sola di sera; che se
esce di sera da sola non deve frequentare una delle piazze più malfamate della
sua città; che se esce sola in luoghi a rischio non deve ubriacarsi fino a
perdere il controllo; che se si ubriaca in una piazza malfamata non deve
accettare inviti da un maghrebino sconosciuto. Perché se invece fa esattamente
il contrario, lo stupro «se l'è cercato».
Che ne dite? Un uomo così merita il
linciaggio, la gogna? Io dico: grazie di esistere, don Lorenzo. Grazie per il
coraggio di dire cose semplici, vere e sagge. Che magari fanno storcere il naso
a Papa Francesco (dubito al suo Superiore) e alla Boldrini, ma che per noi sono
musica. Intendiamoci: in quel «se lo è cercato» non c'è nessun compiacimento,
solo un intento educativo. Se metti la mano sul fuoco e ti bruci, se attraversi
con il rosso e vieni investito, se non studi e sei bocciato, il danno «te lo
sei cercato»[4].
Molte
affermazioni sono poco condivisibili: non si può dare la colpa alla vittima per
quello che compiono dei criminali. Si deve poter circolare da soli anche di
notte senza temere di essere stuprate. Si deve poter ubriacarsi da sole, in un
luogo malfamato e lasciare che un magrebino ti accompagni senza che questi si
approfitti di te. Ma si deve anche avere un po’ di buon senso ed evitare degli
eccessi che, in molti modi, possono costare cari.
[1]
https://www.vanityfair.it/news/approfondimenti/2017/10/06/ma-si-puo-avere-un-rapporto-consensuale-con-una-bambina-di-11-anni
[2] M. Marzano, “Il sesso forte e il consenso di quello
debole” in La Repubblica del 9 settembre 2017. Prosegue la Marzano affermando
che il consenso “in tutta questa storia non si dovrebbe nemmeno osare nominare,
proprio perché le due ragazze erano ubriache – e quindi in stato di confusione
mentale e debolezza psichica, e quindi incapaci di esprimere un consenso degno
di questo nome - e proprio perché due carabinieri in servizio - ammesso e
non concesso che abbiano dalla loro elementi sufficienti per aver immaginato la
disponibilità sessuale delle due giovani donne - sono i rappresentanti della
legalità, della giustizia e dello Stato e non possono venir meno al proprio
dovere di protezione e di cura dei cittadini”.