La sfida educativa secondo Papa Francesco (e p. A. Spadaro)


Un articolo del direttore della Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro, si sofferma sulla sfida dell’educazione per Jorge Mario Bergoglio in Argentina e i frutti che questa esperienza porta al Pontificato di Francesco:
ABSTRACT – La sfida educativa è al centro dello sguardo dell’attuale Pontefice da sempre. E si possono individuare sette colonne del suo pensiero educativo così come si è formato durante il suo ministero episcopale a Buenos Aires fino all’elezione al pontificato.
  1. Educare è integrare. L’arcivescovo Bergoglio inquadra l’educazione sempre all’interno di una visione ampia della società, come un contesto vitale di incontro e di assunzione di impegni comuni per la costruzione della comunità civile. Educare, dunque, significa costruire una nazione e l’educazione non è un fatto esclusivamente individuale, ma popolare.
  2. Accogliere e celebrare le diversità. Un altro elemento centrale per la costruzione sociale è l’accoglienza delle diversità. Le differenze vanno considerate come «sfide» positive, risorse, non problemi, da valorizzare per il bene di tutti, per la costruzione di una società e di un futuro insieme come popolo.
  3. Affrontare il cambiamento antropologico. Francesco sa perfettamente che le sfide educative oggi non sono più quelle di una volta ma non si può assumere l’atteggiamento dello struzzo e fare «come se» il mondo fosse diverso. Paolo VI, tanto stimato da Francesco, aveva scritto che evangelizzare significa «portare la Buona Novella in tutti gli strati dell’umanità che si trasformano»; altrimenti, egli proseguiva, l’evangelizzazione rischia di trasformarsi in una decorazione, in una verniciatura superficiale.
  4. L’inquietudine come motore educativo. Bergoglio afferma che l’unico modo per riguadagnare l’eredità dei padri è la libertà: ciò che ricevo è mio solamente se attraversa la mia libertà. E non c’è libertà se non c’è l’inquietudine. Per Bergoglio, la maturità dunque non coincide con l’adattamento e educare non consiste nell’ “adattare” i ragazzi.
  5. Una pedagogia della domanda. In un discorso di Bergoglio alle scuole cattoliche, egli dichiara: «Le nostre scuole non devono affatto aspirare a formare un esercito egemonico di cristiani che conosceranno tutte le risposte, ma devono essere il luogo dove vengono accolte tutte le domande». Anche perché: «La verità di Dio è inesauribile, è un oceano di cui a stento vediamo la sponda».
  6. Non maltrattare i limiti. Bisogna avere la consapevolezza e l’accoglienza dei limiti. Nel 2003, Bergoglio affermava l’esigenza di «creare a partire da ciò che esiste», e dunque senza idealismi. «Ma questo comporta – scriveva – che si sia capaci di riconoscere le differenze, i saperi preesistenti, le aspettative e finanche i limiti dei nostri ragazzi e delle loro famiglie».
  7. Vivere una fecondità generativa e familiare. L’educazione non è una tecnica, ma una fecondità generativa: «Dialogare è avere capacità di lasciare eredità». L’educazione è un fatto familiare che implica il rapporto tra le generazioni e il racconto di un’esperienza.
Vi è un’espressione estremamente sintetica che Bergoglio ha scritto agli educatori e con la quale possiamo rilanciare a questo punto la nostra azione ecclesiale: «Educare è una delle arti più appassionanti dell’esistenza, e richiede incessantemente che si amplino gli orizzonti».
Così su Avvenire:
Per Francesco «educare è una delle arti più appassionanti dell’esistenza, e richiede incessantemente che si amplino gli orizzonti». Su “La Civiltà Cattolica” padre Spadaro esamina sette “colonne” del pensiero educativo del Papa maturato prima di diventare pontefice.
La sfida educativa è al centro dello sguardo dell’attuale Pontefice da sempre. Come egli stesso ha rivelato in una nostra intervista del 2016, da parroco a San Miguel si occupava di pastorale giovanile e di educazione. Quotidianamente ospitava i ragazzini negli spazi molto grandi del Collegio annesso: «Io dicevo sempre la Messa dei bambini e il sabato insegnavo il catechismo». E lo faceva anche organizzando spettacoli e giochi, che in quella intervista descrive nel dettaglio. Da qui viene la sua capacità spontanea di stare con i bambini. Ma già da studente gesuita in formazione Bergoglio ebbe un’esperienza scolastica che ha lasciato il segno. Fu inviato dai suoi superiori a insegnare letteratura in due licei dei gesuiti. Egli tuttavia non si fermava alle lezioni in cattedra: al contrario, spingeva i suoi ragazzi alla composizione creativa – fino a coinvolgere il grande Jorge Luis Borges nelle sue attività -, ma anche al teatro e alla musica. L’azione educativa allora era legata all’esperienza artistica e creativa, e proprio da questa Bergoglio riusciva a far emergere la dimensione più ampiamente umana e spirituale.
Un esempio inedito per comprendere meglio: José Hernàn Cibils, oggi musicista in Germania e allora alunno del ventottenne Bergoglio, conserva ancora oggi il commento del professore di allora a una sua esercitazione sulla Hora undécima della scrittrice Marja Esther de Miguel. L’alunno riteneva che il messaggio finale dell’opera fosse che la negazione di sé e la mortificazione portino a Dio. Bergoglio commentava elogiando il lavoro fatto dallo studente, ma proponeva un cambiamento nella formulazione del messaggio finale che gli sembrava troppo negativo; e annotava: «La dedizione è frutto dell’amore», non della mortificazione. Concludeva tra parentesi con un messaggio personale per José: «Chiaro che stai attraversando un periodo di negatività». L’esposizione all’esperienza creativa o il suo esercizio generano una dinamica che coinvolge psicologicamente e spiritualmente la persona. Questa esperienza da studente gesuita e poi da sacerdote ha formato Bergoglio come pastore e vescovo di Buenos Aires. Considerando questo tempo episcopale e leggendo la raccolta completa dei suoi interventi pastorali, recentemente raccolti in un unico volume, ci si rende conto che un terzo di essi – tra omelie, lettere e messaggi – sono dedicati agli educatori (docenti, catechisti, animatori ecc.). Il tema non è stato ancora adeguatamente approfondito, e bisognerebbe ricercare anche tra le fonti e le ispirazioni che Bergoglio ha avuto presenti nello sviluppare il suo approccio. Qui di seguito intendiamo presentare – senza voler essere esaustivi – sette facce di questo poliedro che è l’educazione per Francesco, così come sono maturate nel suo ministero episcopale.
Educare è integrare
È importante innanzitutto comprendere che l’arcivescovo Bergoglio inquadra l’educazione sempre all’interno di una visione ampia della società, come un contesto vitale di incontro e di assunzione di impegni comuni per la costruzione della comunità civile.
Educare, dunque, significa costruire una nazione: «Il nostro compito educativo ha scritto – deve risvegliare il sentimento del mondo e della società come casa. Educazione “per abitare”». La nazione e il mondo per Bergoglio sono innanzitutto «casa», luogo da abitare, dimensione domestica. L’educazione non è un fatto esclusivamente individuale, ma popolare. In un incontro con alcuni suoi ex alunni di liceo, nel 2006, egli disse: «Spero che le loro vite facciano storia al di là della storia personale di ognuno; che siano ricordati per quello che hanno realizzato insieme, e che siano
di ispirazione per altri ragazzi sul cammino della creatività». Bergoglio ha sempre considerato la scuola come un mezzo importante d’integrazione sociale e nazionale, uno dei pilastri principali per la costruzione del senso di comunità, del vivere insieme. Ne troviamo la riprova in una sua riflessione sui migranti interni all’Argentina che risale al 2002: «Il migrante dell’interno che arrivava nella città, e finanche lo straniero che sbarcava su questa terra hanno trovato nell’educazione di base gli elementi necessari a trascendere la particolarità della loro origine per cercare un posto nella costruzione comune di un progetto. Anche oggi, nella pluralità arricchente delle proposte educative, dobbiamo tornare a scommettere tutto sull’educazione».
Il compito educativo non è teso solamente a potenziare se stessi, ma ad aiutare le persone a costruire un futuro insieme, una storia condivisa. Chi migra e arriva in una nuova terra ha nell’educazione lo strumento e il contesto fondamentale per trascendere se stesso e la propria storia e inserirsi all’interno della sua nuova casa. Un elemento centrale di questa costruzione sociale è dunque l’integrazione. «Lo Stato deve farsi carico del compito di integrare », scriveva Bergoglio nel 2001, in occasione delle Giornate arcidiocesane della pastorale sociale, e lo ha ripetuto tante volte. «Integrare», del resto, è una delle chiavi importanti per comprendere il pontificato di Francesco.
Accogliere e celebrare le diversità
Un altro elemento centrale per la costruzione sociale è l’accoglienza delle diversità. Rivolgendosi a docenti cattolici, Bergoglio nel 2012 affermò: «Come docenti cristiani vi propongo di aprire la mente e il cuore alla diversità, che è caratteristica sempre più ricorrente delle società di questo nuovo secolo». Che cosa significa esattamente? Bergoglio così lo spiega alle comunità educative della diocesi: «Dialogo e amore implicano che nel riconoscimento dell’altro come altro vi sia l’accettazione della diversità. Soltanto così è possibile fondare il valore della comunità: non pretendendo che l’altro si sottometta ai miei criteri e alle mie priorità, non “assorbendo” l’altro, ma riconoscendo valido ciò che l’altro è, e celebrando quella diversità che ci arricchisce tutti. Altrimenti si tratta soltanto di narcisismo, di mero imperialismo, di stoltezza ». Le differenze vanno considerate come «sfide», ma sfide positive, risorse, non problemi. E ciò ha come conseguenza immediata la lotta a ogni forma di discriminazione: «Combattiamo, dalle nostre scuole, ogni forma di discriminazione e di pregiudizio. Impariamo e insegniamo a dare, sia pure con le scarse risorse delle nostre istituzioni e delle nostre famiglie. E questo deve manifestarsi in ogni decisione, in ogni parola, in ogni progetto. Così cominceremo a porre un segno chiarissimo – anche polemico e conflittuale, se necessario – della società diversa che vogliamo creare», Pertanto, il compito educativo è legato alla costruzione di una società e di un futuro insieme come popolo. E ciò implica lavorare per l’integrazione e per il riconoscimento delle diversità come ricchezze da non omologare o appiattire, ma da valorizzare per il bene di tutti.
Affrontare il cambiamento antropologico
Il grande sfondo sul quale si proietta il compito educativo è il cambiamento antropologico. Bergoglio è stato sempre consapevole che l’uomo e la donna oggi stanno interpretando se stessi in maniera diversa dal passato, con categorie diverse anche da quelle a loro familiari. L’antropologia a cui la Chiesa ha tradizionalmente fatto riferimento e il linguaggio con il quale l’ha espressa sono una base solida, frutto anche di saggezza ed esperienza secolare. Tuttavia, sembra che l’uomo a cui la Chiesa si rivolge non riesca più a comprenderli come una volta. La Chiesa dunque è chiamata a confrontarsi con l’enorme sfida antropologica. Paolo VI, tanto stimato da Francesco, aveva scritto che evangelizzare significa «portare la Buona Novella in tutti gli strati dell’umanità che si traslormano»; altrimenti, egli proseguiva, l’evangelizzazione rischia di trasformarsi in una decorazione, in una verniciatura superficiale. Francesco ha confermato questo atteggiamento nella sua conversazione con i Superiori generali degli ordini religiosi, poi pubblicata su La Civiltà Cattolica. In quella sessione di domande e risposte egli ha affermato che l’educatore «deve interrogarsi su come annunciare Gesù Cristo a una generazione che cambia». Questo è il punto: «Il compito educativo oggi è una missione chiave, chiave, chiave!». Per essere più chiaro, ha portato alcuni esempi, citando alcune sue esperienze da vescovo a Buenos Aires sulla preparazione che si
richiede per accogliere in contesti educativi bambini, ragazzi e giovani che vivono situazioni di disagio in famiglia. In particolare, ha fatto questo esempio: «Ricordo il caso di una bambina molto triste che alla fine confidò alla maestra il motivo del suo stato d’animo: “La fidanzata di mia madre non mi vuol bene”. La percentuale di ragazzi che studiano nelle scuole e che hanno i genitori separati sono elevatissime». Sono due situazioni differenti, ma che pongono chiaramente sfide complesse: quella dei figli di genitori divorziati, e quella dei figli che si trovano a vivere avendo come riferimento domestico due persone dello stesso sesso. Francesco sa perfettamente che le sfide educative oggi non sono più quelle di una volta. Sa che – sono parole sue – «le situazioni che viviamo oggi pongono sfide nuove, che a volte sono persino difficili da comprendere». Occorre annunciare il Vangelo a una generazione soggetta a rapidi mutamenti, a volte troppo complessi e difficili da accettare o da capire. Ecco le sue domande: «Come annunciare Cristo a questi ragazzi e ragazze? Come annunciare Cristo a una generazione che cambia?». E infine il suo appello: «Bisogna stare attenti a non sommini- strare ad essi un vaccino contro la fede».
Bergoglio afferma una cosa fondamentale: la sfida educativa si lega alla sfida antropologica. Non si può assumere l’atteggiamento dello struzzo e fare «come se» il mondo fosse diverso. Questo approccio realista caratterizza tutta la riflessione pedagogica di Bergoglio, che parte sempre dal dato concreto, dalla persona che ha davanti con la sua storia.
L’inquietudine come motore educativo
Un quarto aspetto centrale nel poliedro educativo di Bergoglio è senz’altro l’inquietudine, intesa come motore dell’educazione. In un’omelia egli interroga i suoi interlocutori, che sono educatori, con una raffica di domande appuntite. È il caso di leggerle di seguito: «Il ragazzo sa riconoscere il patrimonio che ha ricevuto? [ … ] Oppure il ragazzo è stato “addomesticato” dalle situazioni contingenti e non sa riconoscere in questo orizzonte ciò che ha ricevuto e vive come se non avesse avuto nulla? D’altra parte, ciò che ha ricevuto non deve essere custodito in una scatola, conservato, ma deve essere vissuto e trasformato oggi! Questi ragazzi, questi giovani sanno trasformare oggi ciò che hanno ricevuto? Sanno accogliere questo patrimonio? […] Questi ragazzi elaborano progetti? Hanno sogni?». Qui c’è un chiaro rifiuto dell’educazione intesa come «addomesticamento ». Come è anche chiaro che l’eredità che passa all’interno dell’educazione non è un tesoro in scatola. Non è un passaggio di scatole. Tutt’altro. Bergoglio afferma che l’unico modo per riguadagnare l’eredità dei padri è la libertà. In definitiva, ciò che ricevo è mio solamente se attraversa la mia libertà. E non c’è libertà se non c’è l’inquietudine. Nulla è mio se non attraversa la mia inquietudine e tocca il mio cuore. Per Bergoglio, la maturità non coincide con l’adattamento. «Lo stesso Gesù – egli afferma in modo provocatorio – per molte persone del suo tempo sarebbe potuto rientrare nel paradigma dei disadattati e quindi immaturi ». Nello stesso Messaggio, argomenta: «Se la maturità fosse un puro e semplice adattamento, la finalità del nostro compito educativo consisterebbe nell’ “adattare” i ragazzi, queste “creature anarchiche”, alle buone norme della società, di qualunque genere siano. A quale costo? A costo della censura e dell’assoggettamento della soggettività o, peggio ancora, a costo della privazione di ciò che è più proprio e sacro della persona: la sua libertà». Ciò che ho ereditato mi appartiene, perché si è avvicinato alla mia inquietudine e l’ha attraversata, impastandosi con me e lanciandomi verso un futuro da costruire. Se l’eredità non passa per l’inquietudine, si pietrifica, diventa un museo di ricordi. Mahler diceva che fedeltà a ciò che ci è stato tramandato significa tenere vivo il fuoco, e non adorare le ceneri. Tenere vivo il fuoco significa alimentarlo, ripensando e ripescando la forza vitale. Altrimenti cadiamo nel moralismo, nel formalismo, e dunque nella noia. Bergoglio ama la posizione esistenziale di Agostino, e più volte ha parlato della «pace dell’inquietudine». In particolare, ricevendo in udienza gesuiti e collaboratori della nostra rivista, aveva chiesto: «Il vostro cuore ha conservato l’inquietudine della ricerca? Solo l’inquietudine dà pace al cuore di un gesuita. Senza inquietudine siamo sterili». L’inquietudine agostiniana e ignaziana ci rende generativi.
Ciò che noi ereditiamo dai nostri padri è innanzitutto questo: la saggezza di una inquietudine che ci porta a cercare, a uscire da noi stessi, a vivere una trascendenza. «Dove c’è vita c’è movimento, dove c’è movimento ci sono cambiamenti, ricerca, incertezze, c’è speranza, gioia e anche angoscia
e desolazione». Scriveva ancora Bergoglio in un Messaggio agli educatori: ‘Un ragazzo “inquieto” […] è un ragazzo sensibile agli stimoli del mondo e della società, uno che si apre alle crisi a cui va sottoponendolo la vita, uno che si ribella contro i limiti e, d’altra parte, li reclama e li accetta (non senza dolore), se sono giusti. Un ragazzo non conformista verso i cliché culturali che gli propone la società mondana; un ragazzo che vuole imparare a discutere». Quindi, occorre «leggere» tale inquietudine e valorizzarla, perché tutti i sistemi che cercano di «acquietare» l’uomo sono pericolosi: conducono, in un modo o nell’altro, al quietismo esistenziale.
Una pedagogia della domanda
Una forma specifica di anarchismo e irrequietezza è quella che Bergoglio attribuisce al bambino. Ma essa appare significativa per l’educatore. La vitalità di un bambino è in prima istanza una sfida che misura la capacità di chi gli sta accanto di uscire da schemi troppo rigidi. Questo sguardo trasmette in un cuore giovane o adolescente «il calore che nasce da un cuore maturo per memoria, per lotta, per difetti, per grazia, per peccato». Se questo sguardo ha forza, ha tenuta, allora il giovane potrà soffrire nella vita sì, ma in tempo di crisi non impazzirà, perdendo il «nord», l’orientamento. Questo sguardo è anche capace di imparare a «scoprire», «contemplare» e «intuire» le domande dei più giovani, che a volte non riescono a esprimere in maniera compiuta e con chiarezza le loro necessità e i loro interrogativi. «Non bisogna mai rispondere a domande che nessuno si pone », ha scritto il Papa nell’Evangelii gaudium (n. 155). Questo resta un criterio fondamentale per l’educazione e la pastorale. In tal senso, la catechesi non deve mai correre il rischio di trasformarsi in un indottrinamento insipido, in una frustrante trasmissione di norme morali.
Questo porta Bergoglio, nell’omelia della Messa per l’educazione del 18 aprile 2007, a porre domande da leggere integralmente, perché aiutano a fare un’importante verifica, quasi un «esame di coscienza » dell’educatore: «Abbiamo il cuore abbastanza aperto da lasciarci sorprendere ogni giorno dalla creatività di un bambino, dalle speranze di un bambino? Mi lascio sorprendere dai pensieri di un bambino? Mi lascio sorprendere dalla sincerità di un bambino? Mi lascio sorprendere anche dalle mille monellerie di un bambino, dei tanti ineffabili “Pierino” che si trovano nelle nostre classi? Ho il cuore aperto o l’ho già chiuso, sigillato in una specie di museo di conoscenze acquisite, di metodi assodati, in cui tutto è perfetto e devo applicare questi contenuti, ma non devo ricevere nulla? Ho un cuore ricettivo e umile per vedere la freschezza di un bambino? Se non ce l’ho, può incombere su di me un rischio molto serio: il mio cuore può diventare stantio. E quando il cuore di un genitore, di un educatore, diventa stantio, il bambino rimane con i cinque pani e i due pesci, senza sapere a chi darli; le sue speranze rimangono frustrate, la sua solidarietà è vanificata».
Di qui l’appello agli educatori a essere «audaci e creativi». Non solamente a resistere davanti a una realtà avversa, dunque, né tantomeno a diventare funzionari fondamentalisti, legati a rigide pianificazioni. L’appello è a «creare», a «posare i mattoni di un nuovo edificio in mezzo alla storia», a esprimere il genio e l’anima. La creatività infatti è la «caratteristica di una speranza attiva», perché si fa carico di ciò che c’è, della realtà, e trova «la via per manifestare qualcosa di nuovo a partire da là».
A questa impostazione aperta e di largo respiro corrisponde una concezione inclusiva della «verità». In un discorso agli educatori molto illuminante, Bergoglio afferma: «Dobbiamo avanzare verso un’idea di verità sempre più inclusiva, meno restrittiva; almeno, se stiamo pensando alla verità di Dio e non a qualche verità umana, per quanto solida possa apparirei. La verità di Dio è inesauribile, è un oceano di cui a stento vediamo la sponda. È qualcosa che stiamo cominciando a scoprire in questi tempi: a non renderci schiavi di una difesa quasi paranoica della “nostra verità” (se io “ce l’ho”, lui non “ce l’ha”: se lui “può averla”, allora sono io che “non ce l’ho”). La verità è un dono che ci sta grande, e proprio per questo ci ingrandisce, ci amplifica, ci eleva. E ci fa servitori di un simile dono. E questo non comporta relativismi: la verità invece ci obbliga a un continuo percorso di approfondimento della sua comprensione ».
Ritroviamo un’applicazione concreta di questa pedagogia in un passaggio chiave di un suo discorso alle scuole cattoliche, che tutto devono essere tranne che scuole di «ideologia». Dichiara Bergoglio: «Le nostre scuole non devono affatto aspirare a formare un esercito egemonico di cristiani che conosceranno tutte le risposte, ma devono essere il luogo dove vengono accolte tutte le domande; dove, alla luce del Vangelo, s’incoraggia giustamente la ricerca personale e non la si ostruisce con muri verbali, muri del resto piuttosto deboli e che cadono irrimediabilmente poco tempo dopo. La sfida è più grande: richiede profondità, richiede attenzione alla vita, richiede di guarire e di liberare da idoli».
C’è in questo appello una sintesi piena e matura della visione di Bergoglio. La strada della ricerca e della domanda aiuta a formare una personalità adulta, capace di fare scelte con discernimento e di aderire alla fede con piena maturità.
Non maltrattare i limiti
Una sesta colonna dell’edificio educativo che Bergoglio ha costruito nei suoi anni di episcopato argentino è una chiara consapevolezza dei limiti. La dimensione dell’inquietudine e della tensione verso l’oltre deve accompagnarsi a questa necessaria consapevolezza. Parlando agli educatori nel 2003, Bergoglio affermava l’esigenza di «creare a partire da ciò che esiste», e dunque senza idealismi. «Ma questo comporta – scriveva – che si sia capaci di riconoscere le differenze, i saperi preesistenti, le aspettative e finanche i limiti dei nostri ragazzi e delle loro famiglie». Più direttamente, alcuni anni dopo, egli sottolineava che «l’accompagnamento si risolve nella pazienza, nella hypomoné, che accompagna processi senza maltrattare i limiti».
Questo atteggiamento di non maltrattare o di «accarezzare» i limiti è un altro aspetto essenziale della pedagogia di Bergoglio. Nella sua esortazione apostolica Amoris laetitia (AL) che può e deve essere letta anche come un testo di pedagogia – il Papa afferma che la tenerezza «si esprime in particolare nel volgersi con attenzione squisita ai limiti dell’altro, specialmente quando emergono in maniera evidente » (AL 323).
Andare al di là dei limiti implica sempre un processo di sviluppo, nel quale coesistono una fiducia innata nella grazia che cresce da sola e una cura attenta delle piccole cose. Più che a un atteggiamento di ottimismo, qui siamo davanti a un atteggiamento di fiducia che punta sul processo possibile nel tempo più che sulla staticità della condizione. Non si può essere educatori se non si ha un’apertura fiduciosa, capace di «prendersi cura».
Vivere una fecondità generativa e familiare
Questa pedagogia vivace, che fa leva sull’inquietudine e sulle domande, ha una concezione inclusiva della verità e un’impostazione di largo respiro: si fonda sul fatto che l’educazione non è una tecnica, ma una fecondità generativa. È questo un aspetto fondamentale della visione educativa di Bergoglio. La dimensione generativa e genitoriale innerva dalle radici la sua concezione del compito educativo, che deve essere forgiato da uno sguardo di famiglia. L’attuale Pontefice parlava proprio di uno sguardo di padre e di madre, di fratello e di sorella.
Colpisce in particolare una sua espressione: «Dialogare è avere capacità di lasciare eredità». L’eredità è una cosa che passa di mano in mano all’interno di una famiglia. Specifica Bergoglio: «Nel dialogo recuperiamo la memoria dei nostri padri, l’eredità ricevuta … per farla crescere con noi … Tramite il dialogo prendiamo coraggio … spunta il coraggio di lanciare questa eredità impegnata con il presente verso le utopie del futuro e di compiere il nostro dovere di far crescere l’eredità ricevuta attraverso impegni fecondi di utopie future». Da queste parole trapela tutta la ricchezza propria del dialogo di esperienze e di atteggiamento nei confronti della vita.
Dagli scritti di monsignor Bergoglio si comprende inoltre che egli crede molto nelle narrazioni. Solo nel racconto è possibile passare cose da una generazione all’altra. In questo senso, uno dei temi fondamentali trattati è il rapporto familiare tra giovani e anziani, i due «scarti» delle nostre società attuali. I giovani sono il futuro, l’energia. Gli anziani sono la saggezza. Il figlio assomiglia al padre, ma è diverso. Un figlio non è un clone.
L’educazione è un fatto familiare che implica il rapporto tra le generazioni e il racconto di un’esperienza. C’è un ponte che va stabilito tra le generazioni. Ed è questo ponte a essere il contesto di un’educazione intesa come il passaggio di un’eredità viva.
L’eredità si accompagna sempre a un brivido, perché lega passato e futuro. Il Papa ha detto di recente a un gruppo di ragazzi di scuola media: «Dobbiamo imparare a guardare la vita guardando orizzonti, sempre più, sempre più, sempre avanti». E questo dà un brivido. Ecco dunque il consiglio agli educatori: «Sfidiamoli più di quanto loro ci sfidano. Non lasciamo che la “vertigine” la ricevano da altri, i quali non fanno che mettere a rischio la loro vita: diamogliela noi. Ma la vertigine giusta, che soddisfi questo desiderio di muoversi, di andare avanti».
Comprendiamo allora che l’eredità, che si trasmette di padre in figlio, è un’eredità di inquietudini. Ecco il punto: per Bergoglio, i padri, gli anziani sono coloro che «sognano». Egli infatti ha meditato a lungo sul libro di Gioele, là dove si dice: «Io effonderò il mio spirito sopra ogni uomo […]; i vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni » ( Gl 3,1). Le visioni sul futuro che i giovani riescono a elaborare si fondano sul sogno di chi li ha preceduti. Non è il giovane a essere sognatore, dunque, ma l’anziano! Il giovane invece ha «visioni », immagina il futuro, e così lo costruisce in speranza.
La mancanza di padri «capaci di narrare sogni non permette alle giovani generazioni di “avere visioni”. E rimangono ferme. Non permette loro di fare progetti, dal momento che il futuro genera insicurezza, sfiducia, paura». Che cosa aiuta ad alzare lo sguardo? Solo la testimonianza dei padri, «vedere che è stato possibile lottare per qualcosa che valeva la pena».
Questa dinamica non permette di strutturare la vita come una «bottega di restauro », come vorrebbero i tradiziona-listi, e neppure come un «laboratorio di utopia», come vorrebbe chi cerca di restare sempre sulla cresta dell’onda. Il compito educativo è, dunque, un impegno per la storia. Un popolo è una realtà storica, si costituisce nel corso di molte generazioni.
Tre parole chiave
Abbiamo presentato rapidamente sette “colonne” del pensiero educativo di papa Francesco così come si è formato fino all’elezione al pontificato. La riflessione su di esse può aiutare a comprendere meglio il magistero educativo che il Papa ha sviluppato nei cinque anni compiuti dal giorno della sua elezione al soglio di Pietro. Abbiamo individuato sette elementi fondamentali: l’educazione come fatto popolare che aiuta a costruire il futuro di una nazione; la necessità di accogliere e integrare le diversità come ricchezza; la lungimiranza e il coraggio di affrontare le nuove sfide antropologiche, anche quelle che facciamo fatica a comprendere; l’inquietudine come motore educativo; la domanda e la ricerca come metodo; la consapevolezza e l’accoglienza dei limiti; la dimensione familiare e generativa del rapporto educativo. Se verifichiamo i titoli dei volumi nei quali l’allora monsignor Bergoglio aveva raccolto alcune sue riflessioni pedagogiche, troviamo tre parole chiave che connotano l’educazione: scelta, esigenza e passione.
Ma vi è un’espressione estremamente sintetica che Bergoglio ha scritto agli educatori e con la quale possiamo rilanciare a questo punto la nostra azione: «Educare è una delle arti più appassionanti dell’esistenza, e richiede incessantemente che si amplino gli orizzonti». 

Etichette

7 segni1 Abbè Pierre1 abitudine1 aborto20 Abramo1 Accattoli2 accidia1 accoglienza8 adolescenti49 adozioni gay1 adulazione1 Aforismi17 agire1 aiutare1 Al centro l'amore35 Albini1 alfabeto1 Alfie2 allegria1 Alpha1 altruismo1 Amazzonia3 amicizia11 Amirante5 Ammaniti1 Amore74 Amoris laetitia6 Andreoli2 angelo custode3 anima3 animali1 animazione6 Anniversari30 Anno liturgico1 anziani6 apologetica3 app4 apparizioni4 Arcabas1 arcangeli2 archeologia1 Argentina1 arte22 Articoli20 Ascensione4 Assisi1 Assunta2 ateismo4 Atenagora1 Attanasio1 attesa1 audio2 Augias1 autorità1 avarizia1 Avvento26 azioni1 baby gang2 baciamano1 Baggio1 bambini19 Bannon1 Banzato1 Baricco1 Bassetti5 Battesimo4 Battesimo di Gesù3 Battiato1 Bauman3 beatitudini10 Becciu2 Beltrame1 Benedetto XVI22 benedizione4 Benigni10 Bianchi58 Bibbia45 Bibbiano2 Biffi1 Bignardi1 Bignoli1 Blade Runner1 blasfemia3 blog23 Bloom1 Bocelli2 Bonhoeffer1 Bose1 Botta9 Bova1 Brown1 Brunelli1 bullismo3 buon ladrone1 Busca1 Buttiglione1 caccia1 Cacciari2 Caffarra1 Calcio sociale1 Camilleri3 Camisasca1 cammini1 campi estivi5 Cana1 Candelora1 Cannes1 Canopi3 Cantalamessa9 Canti religiosi31 Cardenal1 carismi1 Caritas2 Carlo Acutis15 Carrere1 Carròn1 cartine1 Castellucci1 castità7 catacombe1 Catechesi93 Caterina1 cattonerd7 Caviezel1 Cazzullo2 CEI6 Celentano1 celibato7 Ceneri5 censura1 Cevoli1 Chapman1 Che Guevara1 Cheaib9 Chiara Corbella3 Chiara Lubich12 Chiara Luce Badano2 chierichetti1 Chiesa26 Chiesa e società32 Chittister1 chosen1 Christus vivit1 Ciardi2 Cinema82 Cirinnà1 citazioni80 CL1 clausura1 Coccopalmerio1 Coco1 collaboratori1 Comastri3 comunicazione2 comunità1 Comunità Giovanni XXIII1 Concilio1 conferenze3 Confessione12 consacrati1 consacrazione1 conversione1 convivenza2 cooperazione1 coronavirus35 Corpus Domini5 Corviale1 Corvo1 Cosentino5 covid197 creazione1 Credo3 cremazione3 Crepaldi1 Cresima4 CRIC2 crisi10 cristianofobia6 Cristicchi3 Cristo Re2 croce3 Crocefisso3 crociate2 Cultura12 cuore1 curia3 Curtaz2 D'Avenia21 Dalla2 David Buggi3 ddlzan3 De Donatis9 de Foucauld5 De Whol1 Debora Vezzani1 Debrel1 decalogo7 defunti8 degrado1 Delpini9 demografia2 denaro1 denatalità2 depressione1 desideri1 devianze4 devozioni3 dialogo2 dibattiti45 dicembre 20181 digiuno2 Dio4 Diocesi1 Diotallevi1 diritti umani1 disagio2 discernimento5 dissenso29 divorziati6 dj Fabo2 Doglio1 Dom Gréa2 domande1 domenica3 don Benzi1 don Bosco2 Don Camillo1 don Ciotti1 don Gatta1 don Leonardi13 don Luigi Verdi3 don Marco Pozza3 don Milani5 don Peppe Diana1 don Probo1 don Zeno1 donne e Chiesa6 Dossetti1 Dostoevskij1 down1 Draghi1 Dreher3 droga4 dvd1 e-book1 ecclesiologia di comunione1 ecologia4 economia6 ecumenismo6 edicola1 editoria1 educare18 Einstein1 Eli1 Emmaus2 emozioni1 Epicoco14 Epifania6 Ermes Ronchi6 esame di coscienza2 escatologia4 esegesi1 esercizi2 esorcismo3 estate4 Etty Hillesum2 Eucarestia7 Europa3 eutanasia17 evangelizzare3 Fabrizio Moro1 facebook3 fake11 famiglia40 Fano1 Farina1 Fatima6 Fazi2 Fazio1 fede16 felicità13 Fellini1 femminicidio2 femminismo1 Ferrero2 Fini1 Fittipaldi1 Fo1 Focolarini5 Follereau1 Fontana1 Fontanelle1 formazione1 foto1 Francesco226 fratel Biagio1 Fratelli tutti1 fraternità6 Frisina1 Fromm1 Fumagalli1 fumetti3 Galantino1 Galileo1 Galimberti1 Galli della Loggia6 Gandhi2 Garelli3 Gargiulo1 Gasparino2 Gaudete2 Gen Rosso1 gender13 genitori6 Gerusalemme1 Gesù25 Gesù Re1 Giaccardi1 Gianluca Firetti3 Gibran1 Gibson2 Giotto1 giovani69 Giovanni Battista2 Giovanni Paolo I1 Giovanni Paolo II11 Giovanni XXIII3 Gironda1 giubileo1 Giuda2 giudizio1 GMG11 gnosticismo1 Gramellini2 gregoriano1 grest12 Greta1 Grillo1 Grossman1 Grun1 Guareschi1 guerra Ucraina4 Gutierrez1 Guzzo1 Hadjadi3 Halloween5 Hargot3 Harry Potter1 Hexameron1 hikikomori2 Hill1 Hong kong1 Humanae vitae1 icone1 Il Regno1 Immacolata8 immagini53 immigrazione21 individualismo2 infedeltà1 inferno3 ingiustizia3 inquisizione1 interiorità2 internet12 Introvigne1 Isacco1 Islam1 Jean Venier1 Kasper1 Kilgour1 Kirill2 Koder2 Koll2 Konrad1 Kuby1 Ladaria1 laicismo4 Lambert1 Lambiasi1 lamentele1 Lasconi1 Laterano1 Law1 Le pen1 Leopardi1 letteratura5 letto15 Lewis2 liberazione2 libertà4 Libri153 Ligabue1 Lind1 Link2 liturgia53 Livatino1 Lonardo16 Loppiano1 Loreto1 Lorizio6 Lumini1 Lutero1 Luxuria1 M.L.King1 Madonna5 Madre Elvira1 Madre Teresa7 mafia5 Maggi20 MaggiLidia1 Magi1 Magister2 Magnificat1 Magris2 Mainetti1 malattia7 malattie spirituali3 male1 male innocente4 Manara1 Mancuso7 Manicardi2 Mannoia1 Manns1 Manzoni1 Maraini1 Marazziti1 Marco1 Marco Gallo1 Maria47 Mariani1 MariaVoce1 Marta e Maria1 Martin1 Martinelli1 Martini7 martiri5 Marzano3 mass media7 Mastracola1 maternità3 maternità surrogata3 Matino1 matrimonio28 Matteo A.8 Mazzolari7 media2 meditazioni2 Medjugorje12 Melloni1 Meloni2 Mencarelli1 Mentana1 Mercier1 Merini1 Messa17 Messale1 Messiah1 Messori3 miracoli5 Miriano13 Mirilli1 misericordia7 Missione7 MMSOTT20191 Molari1 Monda6 Monica Mondo1 morale6 morte2 movimenti1 Muller2 Murgia4 Musica39 Nadia Toffa1 Natale53 Natività di Maria1 Natuzza2 Negri1 Nembrini5 Neocatecumenali1 Newman2 no vax1 Noa1 non ti arrendere1 Normadelfia1 Notre Dame1 Novena5 Nuzzi3 Oceania1 Odifreddi1 odio2 Olmi2 olocausto1 omelia6 omelie164 omosessualità33 opzione Benedetto3 oratorio6 Ordine di Malta1 Oriente1 Orlandi1 oroscopo1 Oscar5 Oxfam1 p.Livio Falzaga3 pace8 Padre Livio2 padre Michal1 Padre nostro5 Padre Pino Puglisi1 Padre Pio1 Pagano1 Pagazzi1 Paglia3 Palme4 Palumbo2 pandemia8 Pannella1 Paolo VI2 papà2 paradiso1 Parigi1 Parola di vita38 parrocchia9 Pasqua30 passione6 pastorale31 paternità6 Pati Trigo1 patria1 Patriciello16 paura1 peccato originale2 pedofilia17 pelagianesimo1 Pelati1 Pell1 Pellai1 pellegrinaggi3 Pelligra1 pena di morte2 Pentecoste5 Percorsi1 perdono4 Personaggi45 pettegolezzo1 Piccolo1 Pietro e Paolo1 Pinocchio1 Pio XII2 podcast2 poesia3 polemiche87 Poli1 politica56 Polonia1 Poretti7 pornografia2 povertà3 prediche1 preghiera27 preghiere98 pregiudizi1 presepe7 Pro Vita4 profeti1 profezie2 Proietti1 Pronzato1 psicologia8 pubblicazioni59 Quaresima48 racconti5 radio2 Raggi1 Ravagnani6 Ravasi19 razzismo2 reali1 Recalcati8 relativismo2 religione9 religioni4 Repole1 report2 Riace1 Riccardi7 ricchezza10 Ricci1 Rivi1 RnS1 Rom2 Roma19 Romero2 Ronaldo1 rosario9 Rosini32 Ruini1 Rumiz1 Rupnik9 Sabattini2 sacerdoti31 sacramenti5 Sacro Cuore1 Sadhguru1 Saint-Exupery1 Salmi1 salvezza2 Salvini16 samaritana1 San Filippo Neri1 San Francesco9 San Francesco di Sales1 San Giovanni Crisostomo1 San Giovanni Evangelista1 San Giuseppe11 San Leone Magno1 San Martino1 San Paolo2 san Tommaso dìAquino1 Sanremo11 Sant'Agostino10 Sant'Egidio1 Santa Bernardette1 Santi31 santità16 Santo Sepolcro1 Santoro1 santuari3 Sarah2 sardine1 Sassoli1 Satana3 Savagnone1 Saviano3 sballo1 Scalfari4 scandali7 Scaraffia4 Schmitt2 scienza e fede9 Scifoni6 scisma2 Scola1 Scorsese3 scuola5 Scurati2 secolarizzazione2 Secondin1 segreti1 Semeraro1 sentenze1 Sequeri3 serie TV31 Serra2 sessualità64 Sesta3 sette1 Settimana santa4 sexting1 Silence2 Silone1 Silvia Romano3 simonia1 Sindone2 single1 sinodalità1 Sinodo15 Siti cattolici27 smartphone2 Snoopy1 Socci4 social4 società44 sociologia3 sondaggi2 Sorrentino1 Sosa1 Soul1 Spadaro5 speranza5 Spidlik1 spiritismo1 Spirito Santo17 Spiritualità81 Spoleto2 sport2 Springsteen1 Squid game1 Staglianò5 Staino2 Star wars1 Stark1 statistiche10 storia7 storicità2 streaming8 strumenti1 studente1 suicidio3 suor Faustina1 suore3 sussidi44 Tagle1 Tamaro3 Taylor1 teatro1 tentazioni7 teologia12 terremoto3 terrorismo3 Testimoni di Geova1 testimonianze18 The chosen2 Theobald1 Tolentino5 Tolkien1 Tolomeo1 Tonino Bello17 Tornatore1 Tornielli1 Tosatti2 Totti1 tradizione1 transessuali5 trasfigurazione4 trash1 trekking1 Triduo pasquale15 Trinità9 Trisulti1 Trump1 Turoldo3 TV29 Twenge1 twitter1 UCCR2 udienze1 unioni civili1 utero in affitto3 vacanze2 Valli5 Vallini1 Vangeli1 Vanier1 Vanni1 Vaticano6 veggenti5 Veltroni2 verità2 Veronesi1 Via Crucis10 Vialli1 Video117 Viganò3 vignette10 VIP2 virtù1 visto10 vita8 vita eterna5 vita religiosa11 vizi1 vocazioni9 volontariato2 voti1 Zanardi2 Zichichi1 Zingaretti1 Zuppi11
Mostra di più

Archivia

Mostra di più

Post popolari in questo blog

Principali VEGGENTI italiani viventi

Preghiere per i sacerdoti (di don Tonino Bello e di un anonimo)

Sull'amore (marzo 2019)

Sussidi online per la Quaresima 2018

Catechismo: il nuovo anno liturgico (immagini e materiale utile)