Perché non facciamo figli?
“È un’emorragia che non accenna a finire. Siamo sempre meno in Italia, con l’indice di fertilità più basso d’Europa. E anche quest’anno l’Istat segnala una diminuzione della popolazione: 76 mila persone in meno in dodici mesi e il numero si contiene solo grazie alla presenza dei cittadini stranieri che ormai superano l’8% del totale della popolazione, ovvero 60 milioni 589 mila 445 di cittadini (al 31 dicembre 2016). Le culle del nostro Paese sono vuote, e continuano a svuotarsi. È dal 2008 che le nascite in Italia calano e nel 2016 il trend si è confermato con decisione: sono venuti al mondo 12 mila bimbi in meno rispetto all’anno precedente, per un totale di meno di mezzo milioni di bimbi (473.438 per la precisione), con 69 mila bimbi stranieri”.
E sulla (impietosa) fotografia siamo tutti d’accordo: i numeri sono numeri.L’articolo di Alessandra Arachi va avanti.
“Ma non è solo colpa della crisi economica – si legge -. In una ricerca mirata, Giorgio Alleva, presidente dell’Istat, ha messo a fuoco come una donna su quattro che ha già un figlio dichiara di non volerne un altro. Solo il 21% di queste mamme dice che è per problemi di soldi.
E quindi? Perché in Italia si finisce per non fare figli?”.
E quindi? Perché in Italia si finisce per non fare figli?”.
Risposta.
“Il ragionamento è articolato. Il presidente Alleva lo riassume così: ‘Tutti i tempi si sono spostati in avanti e i tassi di fertilità ne risentono’. In effetti a guardare la ricerca si vede come dal ‘76 l’età del primo figlio si è alzata dai 24,7 anni ai 30,8. Ma c’è altro. Alleva parla della ‘cultura del free child’ che qui non abbiamo ancora studiato con basi scientifiche, ma che ci circonda e si diffonde nel nostro quotidiano: ‘È un fenomeno che si sta studiando a livello internazionale e che da noi si sta sviluppando. Donne che non hanno intenzione di mettere al mondo figli, semplicemente perché preferiscono fare altro, non avere legami’“.
Guardiamo i numeri della ricerca Istat: nel 1926 la media di figlio per donna in Italia era 3,51, diventata 2,34 nel 1952 e ancora sopra il due (2,11) nel 1976.
È da allora che si comincia ad andare sotto la soglia della riproduzione paritaria (due figli che nascono da due genitori).
E nel 2015 abbiamo questo triste record: 1,35 figli per donna.
“Il free child non è stato ancora studiato come fenomeno statistico o scientifico, ma ci vuole poco a capire quanto sia diffuso nella società .
E molto di questo dipende dal desiderio di occuparsi a tempo pieno del proprio lavoro e anche della carriera.
Secondo l’Istat quasi una mamma su tre (32,2%) non lavorava prima di avere figli e non lavora nemmeno dopo, il 14% abbandona invece il lavoro durante la gravidanza — volontariamente, oppure perché lo perde — e soltanto il 4% inverte la tendenza e trova un lavoro dopo aver avuto un figlio”.
“VanityFair” sembra in qualche modo seguire l’onda (“Ecco perché non facciamo più figli (e non è una questione di soldi” di Monica Coviello).
“L’età delle mamme che partoriscono il primo figlio è sempre più alta, e molte temono di perdere il lavoro con la gravidanza. Poi si sta affermando sempre di più la cultura childfree. Una famiglia su quattro, in Italia, non va oltre il primo figlio. Anche quest’anno la popolazione italiana è diminuita, come segnalano i dati Istat: siamo 76 mila in meno dello scorso anno. E se la cifra non è ancora più allarmante, è solo grazie alla presenza dei cittadini stranieri, che sono più dell’8% degli abitanti”.
E avanti: “Il calo delle nascite è cominciato una decina di anni fa, dal 2008. E continua a seguire il trend: quest’anno sono nati 12 mila italiani in meno. In tutto, i nuovi bimbi sono meno di mezzo milione, di cui 69 mila sono figli di coppie straniere. Sempre secondo i dati Istat, nel 1926 la media di figli per donna in Italia era di 3,51, si è ridotta a 2,34 nel 1952 ed è rimasta ancora sopra il due (2,11) nel 1976. Ma da allora il numero è sceso sotto la soglia della riproduzione paritaria (due figli da due genitori). E nel 2015, come conferma l’Istat, la media di figli per donna è arrivata a 1,35”.
Ma perché il 25% delle donne che hanno già un figlio non ne vogliono altri?
“In base all’indagine di Giorgio Alleva, presidente Istat, solo il 21% delle mamme dice che si tratta di una questione economica. E le altre? ‘Tutti i tempi si sono spostati in avanti – spiega Alleva – e i tassi di fertilità ne risentono’. Nel 1976 l’età media delle mamme che partorivano il primo figlio era di 24,7 anni. Oggi è di 30,8. Poi si sta affermando la cultura ‘childfree’, quella delle coppie che decidono consapevolmente di non procreare: «Scegliamo di chiamarci childfree piuttosto che childless- come è scritto sul sito childfree.net – perché sentiamo che quest’ultimo termine implichi la mancanza di qualcosa che desideriamo, e non è così”.
“Ci consideriamo childFREE: liberi dalla perdita di libertà personale, soldi, tempo ed energie che avere un figlio richiede».
Io continuo a pensare che non sia libertà, ma più terra terra la perdita del senso di responsabilità e del senso della collettività: insomma, l’oblio del bene comune.
Essere genitori, mettere su famiglia implica sacrificio e fatica. Implica rinunciare ad uscire tutte le sere, andare ai cocktail party, anche alla carriera. Da parte delle donne come degli uomini: la famiglia è questo.
E’ davvero libertà fare ciò che ci passa per la testa, senza etica, senza regole, senza una agenda di valori in cui credere?
E’ davvero libertà soddisfare le passioni e i desideri immediati?
Io continuo a pensare che in fondo ciò che ci raccontano non corrisponda appieno alla verità.
Io continuo a pensare che con un’adeguata politica fiscale di sgravi per le famiglie e una rete di servizi degna di questo nome la natalità aumenterebbe.
Perché non provare invece di destinare l’Italia all’estinzione?