Chi guarda dall'alto e chi fa dal basso. L'estate col grembiule delle parrocchie aperte
Invece la Chiesa... Invece la Chiesa – però non fatelo sapere a quelli che abitano nei piani che guardano le cose di Chiesa dall’alto in basso – è quella che, se hai bisogno, sai che puoi chiedere, anche se sei tra coloro che 'la Chiesa non paga questo e non paga quest’altro'. Ho questi pensieri quando vengono a chiedere una stanza per fare la riunione di condomino, per il compleanno del piccolino, per l’assemblea del quartiere, perché le stanze deputate a questi scopi 'ti spellano'. Ho questi pensieri durante l’anno, quando nel pomeriggio bambini e ragazzi indiani, musulmani, africani, e italiani poco fortunati, trovano in parrocchia persone che potrebbero starsene a casa a godersi la pensione, o a portare a spasso il cane, invece si rendono disponibili ad aiutare bambini a capire cosa significa studiare, e a cavarsela a scuola anche se non si conosce la lingua. Ho anche pensieri simili in questi giorni, quando arrivano persone e telefonate ansiose: 'Don, lo fate quest’anno l’oratorio estivo in parrocchia?'. Persone e telefonate ansiose, perché finisce la scuola e i figli dove li mettiamo? Perché 'sì, ci sono campi estivi organizzati dal Comune e da associazioni ad hoc, ma costano un sacco. Invece noi con questa crisi che dicono finita e che invece finita non è...'. Sì, certo che lo facciamo il campo estivo in parrocchia.
E lo fanno anche altre parrocchie. Anzi, cercano di organizzarsi per offrire questo servizio in giorni e con modalità diverse in modo da venire incontro alle più disparate esigenze. 'Meno male, don!'. Certo, meno male. Meglio se ti chiedessero quali sono le scelte educative alla base dell’esperienza, come si svolge la giornata, quali sono le attività principali. Invece: 'Se anziché alle nove ve lo porto alle otto me lo prendete lo stesso?'. 'Sì, certo. Ci organizzeremo per accoglierlo lo stesso'. 'Meno male, don'.
Meglio se si informassero su quali persone tengono questo campo estivo a un prezzo che se lo dici a quelli dei campi estivi delle organizzazioni benemerite si metterebbero a ridere. Ridano pure, magari immaginando chissà quali oscuri finanziamenti. Noi ridiamo perché i nostri campi estivi sono sulle spalle di giovani che riescono a dividere tempo ed energie tra gli esami di maturità, o quelli universitari. A gratis! Questo è il bello dei nostri oratori estivi (come delle attività caritative durante l’anno), che magari non offrono attrezzature stupende e comfort di ogni tipo. Noi abbiamo persone che trovano il tempo per il prossimo tra un impegno e l’altro, contentissimi se, a campo terminato, possono godersi una cena insieme. Noi siamo contenti anche per un motivo persino più straordinario. Quelli dei piani alti che non conoscono la Chiesa dal basso, la Chiesa 'col grembiule', per definire una realtà chiusa, arretrata, soggetta a tabù, hanno coniato un aggettivo: 'parrocchiale', o il più irridente 'alla viva il parroco'. Negli oratori estivi, come nelle nostre attività 'alla viva il parroco', la porta è aperta a tutti: italiani, stranieri, cattolici, musulmani. Anche al figlio con due madri, come l’anno scorso. Si aggiornino, quelli dei piani alti. 'Parrocchiale' significa che c’è più gioia nel dare che nel ricevere. Provino per credere.
Vedi anche lo speciale di Avvenire sugli oratori:
Da domani e per un mese, gli oratori d’Italia aprono le porte ai due milioni di ragazzi del Grest, momento centrale dell’estate delle parrocchie. Ad animare le giornate saranno gli oltre 400mila volontari, molti dei quali rappresentanti da adolescenti e giovanissimi, vero e proprio motore dell’esperienza oratoriana. Secondo un’indagine Ipsos del febbraio 2016, realizzata su un campione di 221 diocesi, gli oratori in Italia sono 8.245 e sono presenti in circa la metà delle diocesi. Soltanto in Lombardia, il 91% degli oratori organizza il Grest, mentre al Nord il dato è dell’89%, del 93% al Centro e del 97% al Sud. L’esperienza dell’oratorio estivo è, insomma, un fattor comune a tutti i territori e anche un crocevia multiculturale, visto che nel mese del Grest gli oratori ospitano non soltanto ragazzi italiani e cattolici, ma anche figli di immigrati di altre religioni. L’oratorio diventa così un’esperienza capace di incontro e di “normalità”, riproducendo le medesime dinamiche che i nostri bambini e ragazzi incontrano quotidianamente a scuola e negli altri luoghi di aggregazione. Tra le novità positive dell’oratorio feriale, quella dei volontari è senz’altro la più evidente. Tra i 400mila che rendono possibile l’esperienza del Grest, moltissimi sono gli adolescenti che scelgono di dedicare tempo e passione ai più piccoli, dimostrando potenzialità che non sempre durante l’anno riescono ad esprimere. E per tanti è la prima esperienza di volontariato. Ma è tutta la comunità che, in questo mese, si stringe all’oratorio; per esempio, con le mamme che si rendono disponibili per la distribuzione dei pasti e delle merende. Una comunità che si dona con generosità e gratuità, perché ha a cuore la buona riuscita di questa esperienza. Che, per tanti ragazzi, è anche una modalità per affacciarsi al mondo del lavoro. Sono sempre più numerose le parrocchie che stringono accordi con gli Uffici scolastici territoriali per concordare esperienze di alternanza scuola-lavoro in oratorio. Momento formativo ormai riconosciuto e apprezzato anche a livello istituzionale, perché in grado di fornire quelle competenze trasversali, le soft skills, oggi tanto richieste dal mercato.