Meditazioni natalizie: le parole di Papa Francesco per il Natale 2019
A mezzogiorno Francesco si è affacciato dalla Loggia centrale della Basilica di San Pietro per il tradizionale messaggio Urbi et Orbi, alla Città di Roma e al mondo intero. «Cristo sia luce per i tanti bambini che patiscono la guerra e i conflitti in Medio Oriente e in vari Paesi del mondo», ha detto, chiedendo che Gesù porti «conforto per l’amato popolo siriano» e a quello libanese, e sia luce per la Terra Santa dove tanti «aspettano giorni di pace, di sicurezza e di prosperità». Il Papa ha invocato consolazione per l’Iraq e per lo Yemen.“Mentre qui in terra tutto pare rispondere alla logica del dare per avere, Dio arriva gratis”. Lo ha detto papa Francesco nell’ omelia della Messa della notte di Natale, celebrata questa sera nella basilica di San Pietro. “Il suo amore non è negoziabile: non abbiamo fatto nulla per meritarlo e non potremo mai ricompensarlo”, ha spiegato Jorge Mario Bergoglio: “È apparsa la grazia di Dio. Stanotte ci rendiamo conto che, mentre non eravamo all’ altezza, Egli si è fatto per noi piccolezza; mentre andavamo per i fatti nostri, egli è venuto tra noi”. “Nella notte della terra è apparsa una luce dal cielo”, ha raccontato il Papa: “La grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini, stanotte ha avvolto il mondo. Ma che cos’ è questa grazia? È l’ amore divino, l’ amore che trasforma la vita, rinnova la storia, libera dal male, infonde pace e gioia”. “Stanotte l’ amore di Dio si è mostrato a noi: è Gesù”, ha proseguito Francesco: “In Gesù l’ Altissimo si è fatto piccolo, per essere amato da noi. In Gesù Dio si è fatto Bambino, per lasciarsi abbracciare da noi”.“Diventare dono è dare senso alla vita. Ed è il modo migliore per cambiare il mondo”. Ne è convinto Bergoglio, che al termine dell’ omelia della Messa della notte di Natale ha fatto notare che “noi cambiamo, la Chiesa cambia, la storia cambia quando cominciamo non a voler cambiare gli altri, ma noi stessi, facendo della nostra vita un dono”. “Gesù ce lo mostra stanotte”, ha commentato Francesco: “Non ha cambiato la storia forzando qualcuno o a forza di parole, ma col dono della sua vita. Non ha aspettato che diventassimo buoni per amarci, ma si è donato gratuitamente a noi”.“Anche noi, non aspettiamo che il prossimo diventi bravo per fargli del bene, che la Chiesa sia perfetta per amarla, che gli altri ci considerino per servirli”, l’ invito: “Cominciamo noi. Questo è accogliere il dono della grazia. E la santità non è altro che custodire questa gratuità”. “Una graziosa leggenda – ha concluso il Papa – narra che, alla nascita di Gesù, i pastori accorrevano alla grotta con vari doni. Ciascuno portava quel che aveva, chi i frutti del proprio lavoro, chi qualcosa di prezioso. Ma, mentre tutti si prodigavano con generosità, c’ era un pastore che non aveva nulla. Era poverissimo, non aveva niente da offrire. Mentre tutti gareggiavano nel presentare i loro doni, se ne stava in disparte, con vergogna. A un certo punto San Giuseppe e la Madonna si trovarono in difficoltà a ricevere tutti i doni, soprattutto Maria, che doveva reggere il Bambino. Allora, vedendo quel pastore con le mani vuote, gli chiese di avvicinarsi. E gli mise tra le mani Gesù. Quel pastore, accogliendolo, si rese conto di aver ricevuto quanto non meritava, di avere tra le mani il dono più grande della storia. Guardò le sue mani, quelle mani che gli parevano sempre vuote: erano diventate la culla di Dio. Si sentì amato e, superando la vergogna, cominciò a mostrare agli altri Gesù, perché non poteva tenere per sé il dono dei doni”.“Se le tue mani ti sembrano vuote, se vedi il tuo cuore povero di amore, questa notte è per te”, l’ augurio del Papa a ciascuno dei presenti nella basilica di San Pietro: “È apparsa la grazia di Dio per risplendere nella tua vita. Accoglila e brillerà in te la luce del Natale”. (Famiglia Cristiana)
Francesco ha quindi pregato per tutto il Continente americano, attraversato da sommovimenti sociali e politici, «per la cara Ucraina», e per i popoli dell’Africa, «dove perdurano situazioni sociali e politiche che spesso costringono le persone ad emigrare, privandole di una casa e di una famiglia». Ha citato i conflitti nella Repubblica Democratica del Congo e i «perseguitati a causa della loro fede religiosa, specialmente i missionari e i fedeli rapiti, e a quanti cadono vittime di attacchi da parte di gruppi estremisti, soprattutto in Burkina Faso, Mali, Niger e Nigeria».
Ha chiesto che il Bambino di Betlemme «sia difesa e sostegno» per quanti «devono emigrare nella speranza di una vita sicura», attraversando «deserti e mari, trasformati in cimiteri», costretti «a subire abusi indicibili, schiavitù di ogni tipo e torture in campi di detenzione disumani». «L’Emmanuele sia luce per tutta l’umanità ferita - ha concluso Francesco - Sciolga il nostro cuore spesso indurito ed egoista e ci renda strumenti del suo amore». (Vatican news)