Racconti di Natale
NATALE ? NON PER NOIC’era una volta in Africa un bambino. Stava tutto il giorno a lavorare nei campi , e la sera giocava con gli amici. Anche in Africa è Natale in questo periodo, e anche li’ si avverte un po’ di ansia. Harim, questo era il suo nome, era come sempre a coltivare patate nei campi , guardando il sole alto nel cielo, coperto da alcune nuvole dispettose a forma di caprette e cavalli. Kimen il suo migliore amico, lo chiamava, sbracciandosi e correndogli incontro :
”Harim, Harim! Vieni Veloce. !” , cosa fai ancora qui, veloce! Mhaien è molto malata!”Mhaien era la saggia del villaggio , nonchè nonna di Harim , e sua unica parente. Harim assunse subito un’aria preoccupata e chiese senza muoversi:
“Dov’e’? ”Kimen disse all’amico che si trovava nella sua capanna , con una giovane donna che stava cerando di curarla come meglio poteva. Le gambe di Harim si stesero e subito si mise a correre. Delle calde lacrime si disperdevano sul suo viso.
Gli occhi appannati distinguevano a malapena la figura snella di Kimen che gli correva di fianco.
Arrivati alla capanna, il ragazzo si fece largo tra la gente, e si inginocchio’ subito ai piedi del letto , pronunciando frasi africane, per confortare la sua povera nonna che vedendo i suoi occhi lucidi gli disse:
“Non piangere Harim , non ne vale la pena. Io sono vecchia . Cerca di passare bene il Natale. Non darti pena per me , va Harim, vai fuori ; tua nonna deve riposare, è molto stanca”.Il ragazzo si alzò e corse via. Il giorno dopo era la vigilia, gli disse Kimen :
“Harim tu cosa vorresti per Natale? ”rispose Harim :
“Niente. Siamo gente povera , senza soldi e senza niente. Il Natale non è cosa per noi. ”disse sorridendo Kimen :
“Ma cosa dici, stai farneticando? E’ vero, siamo poveri, ma il Natale e’ per tutti!”insistette Harim:
" No... Dio non ci ascolta…vuoi vedere? Ecco cosa vorrei: che mia nonna guarisse. Quanto scommetti che ora vado da lei e la trovo come ieri, senza neanche la forza per respirare? ”In quel momento successe una cosa che nessuno avrebbe mai pensato: stava nevicando. Kimen disse:
”Harim secondo me faresti meglio ad andare da tua nonna”Ma non fece in tempo a finire che Harim era già un puntino nell’ orizzonte.
Harim scostò la tenda della capanna , e con sua enorme sorpresa vide la nonna che camminava scalza pregando e gridò :
“Nonna ! Stai bene! Evviva!”rispose la nonna :
“Oh Harim” Sì, sto bene “ Ma c’è un ‘unica spiegazione che giustifichi il fatto che mi sono ripresa da un giorno all’altro: hai sprecato il tuo desiderio di Natale”chiese sorpreso il ragazzo , guardando la nonna :
“Come sprecato? ”concluse la nonna :
“Sì, hai usato il tuo desiderio per aiutare me. Per ringraziarti ti darò il mio. Dimmi, cosa vorresti? ”Harim disse :
“ Ma quello che volevo l’ho già avuto nonna!!!” “Ne frattempo Kimen mostrò il suo viso compiaciuto ad Harim , come per dirgli:
“Allora, chi aveva ragione? ”concluse Harim :
“Sì, Kimen ...hai ragione , il Natale è per tutti ! ”IL RACCONTO DELLA STELLA DI NATALECome sono nate le stelle di Natale, quelle bellissime piante che vediamo durante le feste natalizie? Ce lo racconta questa leggenda, da leggere con i bambini durante il magico periodo di Natale.In un piccolo villaggio messicano viveva una bambina di nome Altea, Giunse la notte di Natale e tutti andarono in chiesa con un piccolo dono per Gesù.
Solo Altea rimase a casa perché non aveva nulla da donargli. All’ improvviso apparve un angelo, chiese alla bambina :
« Perché sei così triste ? »rispose Altea :
“ Perché non ho nulla da portare a Gesù ! ”Allora l’angelo le disse:
“ Tu hai una cosa molto importante da donare a Gesù: il tuo amore. Raccogli le frasche che crescono ai bordi della strada e portale in chiesa. Vedrai, il tuo dono sarà il più bello di tutti.”Altea fece come le aveva detto l’angelo e depose un mazzo di frasche davanti all’ altare.
Mentre la bambina pregava le frasche si trasformarono in una pianta meravigliosa con foglie verdi e rosse: era nata la Stella di Natale.L’ UCCELLINO DI NATALEQuando giunse l’inverno tutti gli uccellini del bosco partirono. Soltanto un piccolo uccellino decise di rimanere nel suo nido dentro un cespuglio di agrifoglio , voleva a tutti i costi attendere la nascita di Gesù per chiedergli qualcosa.
L’inverno fu lungo e molto nevoso. Il povero uccellino era stremato dal freddo e dalla fame.
Finalmente arrivò la Notte di Natale.
Quando l' uccellino fu dinnanzi al Bambino appena nato, disse :
“ Caro Gesù, vorrei che tu dicessi al vento invernale del bosco di non spogliare l’agrifoglio. Così potrei restare nel mio nido I e attendere la nuova primavera”Gesù sorrise, poi chiamò un angelo e gli ordinò di esaudire il desiderio di quell’ uccellino.
Da allora, l’agrifoglio conserva le sue verdi foglie anche d’inverno.
E per riconoscerlo dalle altre piante, l’angelo vi pose, delle piccole bacche rosse e lucide.IL DONOIn un paesino, nella notte di Natale, le campane suonavano da sole.
Così narra la leggenda.
Un anno, passò dal paese un povero, e nessuno gli fece l’elemosina.
Da allora, le campane non suonarono più.
Il parroco chiese allora ai parrocchiani di portare quello che potevano per i poveri.
E, la notte di Natale, tutti portarono doni.Anche due bambini si avviarono alla chiesa. Avevano una moneta d’argento, frutto dei loro sacrifici.
Ma lungo la strada videro un povero che si lamentava e gli diedero la moneta.
Giunti in chiesa, posarono sull’altare le loro mani vuote.Proprio in quel momento, le campane ricominciarono, dolcemente, a suonare.(N. Oddi Azzanesi)LA LEGGENDA DELL' ABETE
di G. BenzoniS’approssimava l’inverno di tanti e tanti anni fa. Un uccellino, che aveva un’ala spezzata, non sapeva dove ripararsi dal freddo e dalla neve. Si guardò intorno per cercare un asilo e vide i begli alberi di una grande foresta.
A piccoli passi si portò faticosamente al limitare del bosco. Il primo albero che vide fu una betulla dal manto d’argento e gli chiese :
" Graziosa betulla, vuoi ospitarmi fra le tue fronde fino alla buona stagione? "ma lei rispose :
" Che curiosa idea! Ne ho abbastanza di custodire le mie foglie! "L’uccelletto saltellò fino all’albero vicino. Era una quercia dalla fitta chioma e chiese anche a lei :
" Grande quercia, vuoi tenermi al riparo fino a primavera? "ma la quercia disse :
" Che domanda! Se io ti riparassi mi beccheresti tutte le ghiande! "L’uccellino volò alla meglio fino a un grosso salice che sorgeva sulla riva di un fiume e anche a lui chiese :
" Bel salice, mi dai ricovero fino a che dura il freddo? "Ma anche lui rispose :
" No davvero! Va’, va’ lontano da me!"Il povero uccellino non sapeva più a chi rivolgersi, ma continuò a saltellare… Lo vide un abete e gli chiese:
" Dove vai, uccellino? "disse l"uccellino :
" Non lo so. Nessuno mi vuole ospitare e io non posso volare tanto lontano, con questa ala spezzata. "Disse l"abete :
" Vieni qui da me, poverino. Riparati sul ramo che più ri piace "Rispose l' uccellino :
" Oh, grazie. E potrò restare qui tutto l’inverno?"concluse l'abete :
" Certamente, mi terrai compagnia. "Una notte il vento gelido sferzò le foglie, che caddero a terra mulinando, la betulla, la quercia, il salice, in breve tempo si trovarono
nudi e intirizziti.
L’abete invece conservò le sue foglie, e le conserva tuttora.
Sapete perchè?
Perchè Dio volle premiarlo della sua bontà.LA LEGGENDA DEL VISCHIOQuesta leggenda racconta di un vecchio e avido mercante, che viveva in un paese tra i monti e non aveva alcun amico.
Una notte, non avendo sonno e rigirandosi nel letto senza posa, uscì di casa e vide tantissime persone in cammino, una persona gli gridò :«Fratello non vieni ? »“Fratello”, a lui fratello che non aveva fratelli. Era un mercante e per lui esistevano solo chi comprava e chi vendeva; non gli importava chi fossero e che cosa facessero.
Incuriosito si unì a un gruppo di vecchi e di fanciulli , ripeteva dentro di sé :
" Fratello ??? sarebbe stato bello avere tanti fratelli”,ma il suo cuore gli sussurrava che non poteva essere il fratello di nessuno. Non lui che aveva sempre sfruttato, ingannato, tradito la povera gente. Eppure tutti gli camminavano a fianco e gli rivolgevano sorrisi.
Giunti davanti alla Grotta di Betlemme li vedeva entrare l’uno dopo l’altro e nessuno era a mani vuote, nemmeno i poveri; lui soltanto, che invece era ricco, non aveva alcun dono.
Arrivato alla grotta, si inginocchiò e esclamò :
«Signore, ho trattato male i miei fratelli. Perdonami»e cominciò a piangere senza più smettere.
Alla prima luce dell’alba quelle lacrime, segno di un cuore nuovo, splendettero come perle, in mezzo a due foglioline.Era nato il vischio.IN UN PAESINO IN CIMA AL MONTEIn un paesino in cima ad un monte tra tante casine c’è una stalla di caprette…accanto alla casa c’è una piccola baita che ospita una povera famiglia di pastori… papà, mamma e due piccoli bimbi… Una bimba ed un bimbo .
Siamo ormai vicini al Natale ed il papà si appresta a fare il presepe Lo ha sempre fatto da solo …ora però che i bimbi sono cresciuti lo faranno insieme. …inchioda due assi su una vecchia panca… e con un po’ di carta, ricavata dai sacchi di farina, crea…sotto le sue mani… grotte, montagne, anfratti ed infine la grotta per la natività la più grande…. al centro del presepe. I bimbi guardano estasiati… poi il papà dopo aver schizzato sulla carta un po’ di colore.. verde per i prati …bianco per la neve…. mette una striscia di carta stagnola, proveniente dall’incarto di una rara cioccolata, che scende dai monti come uno dei tanti ruscelli di montagna.
dicono i bambini :
" Che bello papà "e lui contento che sia piaciuto dice loro:
" Andate ora a prendere le statuine su in soffitta , c’è una scatola di cartone, ma piano che la scala è un po’ insicura "I bimbi corrono …il papà li segue nella loro corsa incitandoli a fare piano :
" Attenti le statuine sono vecchie …se cadono in terra potrebbero rompersi e… addio al presepe… non possiamo comprare alte statuine "I bimbi salgono e scendono con calma la scala…poi vanno dal papà dicendo :
" Ecco è questa la scatola ? "risponde il papà sorridendo :
" Si , ormai siete grandi .. scartate voi le statuine ma piano per favore "rispondono i bimbi :
" Si…si… che meraviglia …Il pastore…come papà…San Giuseppe…Maria… un Angelo…tante pecorelle "Ma infondo alla scatola c’è ancora un involucro di carta…il bimbo lo prende lo scarta trepidamente e mormora tra se :
" Che sarà? "ecco apparire una pecorella…brutta, col tempo si è scolorita, ed ha una gamba scoperta…appare solo il filo di ferro che anima la statuetta… Il bimbo…un po’ triste disse :
" Papà mettiamo anche questa? -"dice il papà :
" Ma si ! poverina nasconderemo dietro un prato di erba secca. "E così fece la pecorella si vedeva appena. Il presepe era completo e il papà chiamò la mamma che era in cucina a preparare la cena :
" Vieni cara vieni a vedere cosa ho fatto con l’aiuto dei nostri bimbi "La donna lasciò un attimo i fornelli e andò a vedere il presepe e esclamò :
" Bello molto bello e con l’aiuto dei nostri bimbi è bellissimo "Poi tutti insieme andarono in cucina per la cena .
E’ notte fonda tutto il paesino dorme…il presepe è spento…ma si ode un lieve belato…tutti le statuine del presepe si chiedono cosa sia…è la pecorella dietro l’erba secca che piange e diceva :
" Ora mi nascondono…non mi vogliono più…magari a fine presepe mi butteranno nei rifiuti "Ma un Angioletto ascoltò il suo lamento e chiese alla Madonna :
" Posso andare a consolare la pecorella? "Si rispose Maria :
" vai e fai quello che il Signore ti chiede di fare …fai la sua volontà. "L’angelo si recò dalla pecorella…ascoltò il suo pianto…poi la carezzò e disse :
" Il Signore ti ha ascoltato tu sarai come tutte le statuine del presepe "da quel momento la pecorella brillò di nuovo colore e la zampetta tornò ad essere una bianca zampetta., disse la pecorella :
" Grazie Angelo "e l’Angelo rispose :
" Ringrazia il buon Dio è solo opera Sua".
LE STELLE D' ORO
di J. e W. Grimm
di J. e W. Grimm
Era rimasta sola al mondo. L’avevano messa sopra una strada dicendole:
" Raccomandati al cielo, povera bimba ! "
" Raccomandati al cielo, povera bimba ! "
E lei, la piccola orfana, s’era raccomandata al cielo! Aveva giunte le manine, volto gli occhi su, su in alto, e piangendo aveva esclamato:
" Stelle d’oro, aiutatemi voi ! "
" Stelle d’oro, aiutatemi voi ! "
E girava il mondo così, stendendo la manina alla pietà di quelli che erano meno infelici di lei. L’aiutavano tutti, è vero, ma era una povera vita, la sua: una vita randagia, senza affetti e senza conforti.
Un giorno incontrò un povero vecchio cadente; l’orfanella mangiava avidamente un pezzo di pane che una brava donna le aveva appena dato, sospirò il vecchio fissando con desiderio infinito il pezzo di pane nelle mani della bimba;
" Ho fame..ho tanta fame! "
Un giorno incontrò un povero vecchio cadente; l’orfanella mangiava avidamente un pezzo di pane che una brava donna le aveva appena dato, sospirò il vecchio fissando con desiderio infinito il pezzo di pane nelle mani della bimba;
" Ho fame..ho tanta fame! "
disse la bambina :
" Eccovi, nonno, il mio pane, mangiate."
" Eccovi, nonno, il mio pane, mangiate."
il vecchio replicò :
" Ma, e tu ? "
" Ma, e tu ? "
rispose la bambina :
" Ne cercherò dell’altro."
" Ne cercherò dell’altro."
Il vecchio allora la benedisse dicendo :
" Oh, se le stelle piovessero su te che hai un cuore così generoso! "
" Oh, se le stelle piovessero su te che hai un cuore così generoso! "
Un altro giorno la poverina se ne andava dalla città ala campagna vicina. trovò per via una fanciulla che batteva i denti dal freddo; non aveva da ricoprirsi che la pura camicia.
le domandò l’orfanella :
" hai freddo ? "
le domandò l’orfanella :
" hai freddo ? "
rispose l'altra :
" Sì, ma non ho neppure un vestito."
" Sì, ma non ho neppure un vestito."
la piccola orfanella disse :
" Eccoti il mio: io non lo soffro il freddo, e se anche lo sento, mi rende un po’ meno pigra."
" Eccoti il mio: io non lo soffro il freddo, e se anche lo sento, mi rende un po’ meno pigra."
rispose la fanciulla :
" Tu sei una stella caduta da lassù; oh se potessi, vorrei… vorrei che tutte le altre stelle ti cadessero in grembo come pioggia d’oro."
" Tu sei una stella caduta da lassù; oh se potessi, vorrei… vorrei che tutte le altre stelle ti cadessero in grembo come pioggia d’oro."
E si divisero. L’orfanella abbandonata continuò la strada che la conduceva in campagna, presso una capanna dove pensava di riposare la notte, e l’altra corse via felice dell’abitino che la riparava così bene.
La notte cadeva adagio adagio e le stelle del firmamento si accendevano una dopo l’altra come punti d’oro luminosi. L’orfanella le guardava e sorrideva al ricordo dell’augurio del vecchio e di quello uguale della bimba cui aveva regalato generosamente il suo vestito.
Aveva freddo anche lei, ora; ma si consolava perché la cascina a cui era diretta non era lontana; già ne aveva riconosciuti i contorni, pensava :
" Ah sì ! se le stelle piovessero oro su di me ne raccoglierei tanto tanto e farei poi tante case grandi grandi per ospitare i bambini abbandonati. Se le stelle di lassù piovessero oro, vorrei consolare tutti quelli che soffrono; sfamerei gli affamati, vestirei i nudi… Mi vestirei... io mi vestirei perché, davvero, ho freddo."
La notte cadeva adagio adagio e le stelle del firmamento si accendevano una dopo l’altra come punti d’oro luminosi. L’orfanella le guardava e sorrideva al ricordo dell’augurio del vecchio e di quello uguale della bimba cui aveva regalato generosamente il suo vestito.
Aveva freddo anche lei, ora; ma si consolava perché la cascina a cui era diretta non era lontana; già ne aveva riconosciuti i contorni, pensava :
" Ah sì ! se le stelle piovessero oro su di me ne raccoglierei tanto tanto e farei poi tante case grandi grandi per ospitare i bambini abbandonati. Se le stelle di lassù piovessero oro, vorrei consolare tutti quelli che soffrono; sfamerei gli affamati, vestirei i nudi… Mi vestirei... io mi vestirei perché, davvero, ho freddo."
Si sentì nell’aria un canto di voci angeliche, poi il tintinnio armonioso di oro smosso. La bimba guardò in alto: subito cadde in ginocchio e tese la camicina. Le stelle si staccavano dal cielo, e , cambiate in monete d’oro, cadevano a migliaia attorno a quell’angioletto che, sorridendo, le raccoglieva felice:
" Sì, sì! Farò fare, sì, farò fare uno, no… tanti bei palazzi grandi per gli abbandonati e sarò il conforto di tutti quelli che soffrono! "
" Sì, sì! Farò fare, sì, farò fare uno, no… tanti bei palazzi grandi per gli abbandonati e sarò il conforto di tutti quelli che soffrono! "
Dal cielo, il soave canto di voci di paradiso ripeteva:
" Benedetta! Benedetta! "
IL BAMBINO SENZA SCARPE
Era la notte Santa. Un povero calzolaio lavorava ancora nella sua unica stanza, dove viveva insieme alla moglie.
Entro la mattina successiva, avrebbe dovuto consegnare un paio di scarpe per il figlio di un ricco signore, chiese il calzolaio alla moglie :
" Hai già pensato a quello che potremo comprarci con il guadagno di questo lavoro ? "
Entro la mattina successiva, avrebbe dovuto consegnare un paio di scarpe per il figlio di un ricco signore, chiese il calzolaio alla moglie :
" Hai già pensato a quello che potremo comprarci con il guadagno di questo lavoro ? "
scherzando rispose Lei :
" Sono piccole: ci daranno ben poco "
" Sono piccole: ci daranno ben poco "
Il calzolaio appoggiò le scarpe sul banco e se le guardò soddisfatto e disse :
" Accontentiamoci ! Meglio questo che niente ! "
" Accontentiamoci ! Meglio questo che niente ! "
esclamò la moglie :
" Guarda che meraviglia ! E senti come sono calde con questa pelliccetta dentro ! Un paio di scarpette degne di Gesù Bambino ! "
" Guarda che meraviglia ! E senti come sono calde con questa pelliccetta dentro ! Un paio di scarpette degne di Gesù Bambino ! "
rispose il calzolaio mettendosi a spazzolarle :
" hai ragione...Allora, che cosa pensi di compare per il pranzo di domani? "
" hai ragione...Allora, che cosa pensi di compare per il pranzo di domani? "
disse la moglie :
" Mah... pensavo a un cappone , forse anche mezzo "
" Mah... pensavo a un cappone , forse anche mezzo "
rispose il calzolaio :
" Già, senza un cappone non sarebbe un vero Natale ! basta anche mezzo...D'accordo, e poi ? "
" Già, senza un cappone non sarebbe un vero Natale ! basta anche mezzo...D'accordo, e poi ? "
rispose lei :
" Due fette di prosciutto...E poi il dolce...e frutta secca..e per finire una bottiglia di spumante "
" Due fette di prosciutto...E poi il dolce...e frutta secca..e per finire una bottiglia di spumante "
replicò il calzolaio :
" Sì, una bottiglia basterà, ma che sia buono ! "
" Sì, una bottiglia basterà, ma che sia buono ! "
A quel punto si sentì un colpo alla porta , chiese l'uomo :
" Hanno bussato ?"
" Hanno bussato ?"
disse la moglie :
" Ma chi sarà a quest'ora? Forse il cliente..."
" Ma chi sarà a quest'ora? Forse il cliente..."
disse il marito :
" No, gliele devo portare io domattina , allora sarà il vento "
" No, gliele devo portare io domattina , allora sarà il vento "
Ma il rumore si sentì di nuovo. La donna aprì la porta ed ebbe un moto di sorpresa. Un bambino la guardava, con grandi occhi neri, dalla soglia della porta. I suoi capelli erano tutti spettinati e i suoi vestiti erano laceri e sporchi, disse la donna :
" Entra, piccolo "
" Entra, piccolo "
Il bambino entrò. Aveva le labbra bluastre dal freddo. Il calzolaio guardò subito i suoi piedini e gridò :
" Ma tu sei scalzo! "
" Ma tu sei scalzo! "
Il piccolo non parlò... guardò le scarpe, anzi le accarezzò con gli occhi, ma senza invidia.
L'uomo e la moglie guardarono prima i piedi nudi del bambino e poi le scarpe sul tavolo; quindi la donna fece un cenno al marito. Il calzolaio prese in mano le scarpe, le osservò contento e disse:
" Prendile, te le regalo. Sono morbide e calde."
L'uomo e la moglie guardarono prima i piedi nudi del bambino e poi le scarpe sul tavolo; quindi la donna fece un cenno al marito. Il calzolaio prese in mano le scarpe, le osservò contento e disse:
" Prendile, te le regalo. Sono morbide e calde."
La moglie aiutò il bambino a infilarsele, rispose il bambino sorridendo :
" Grazie..sono le prime che porto. Ora però devo andare. Buona notte."
" Grazie..sono le prime che porto. Ora però devo andare. Buona notte."
Il calzolaio e la moglie non ebbero neanche il tempo di salutarlo che il bambino era già sparito, esclamò l'uomo :
" E' fatta...ora niente più prosciutto, né cappone, né frutta, nè dolce...e neanche lo spumante! In fondo a me lo spumante non piace nemmeno."
" E' fatta...ora niente più prosciutto, né cappone, né frutta, nè dolce...e neanche lo spumante! In fondo a me lo spumante non piace nemmeno."
replicò la moglie :
" E io non digerisco il cappone! Anche del prosciutto posso farne a meno. E il dolce poi... C'è rimasta qualche noce e un po' di pane raffermo "
" E io non digerisco il cappone! Anche del prosciutto posso farne a meno. E il dolce poi... C'è rimasta qualche noce e un po' di pane raffermo "
disse il calzolaio :
" Va benissimo. Passeremo un bel Natale lo stesso :
" Va benissimo. Passeremo un bel Natale lo stesso :
Tutti e due pensavano al bambino, aggiunse il calzolaio :
"Penso che gli siano piaciute molto le mie scarpe "
"Penso che gli siano piaciute molto le mie scarpe "
concluse la moglie :
" Sì, mi sembrava molto contento."
" Sì, mi sembrava molto contento."
In quel momento suonò la Messa di mezzanotte e la stanza si illuminò all'improvviso. Il calzolaio e la moglie furono abbagliati da quella luce; poi, quando riaprirono gli occhi, nel punto in cui il bambino aveva calzato le scarpe, videro spuntare miracolosamente un abete con una stella in cima.
Dai rami penzolavano capponi, prosciutti, dolci, frutta secca e bottiglie di spumante.
Dai rami penzolavano capponi, prosciutti, dolci, frutta secca e bottiglie di spumante.
Soltanto allora capirono chi fosse quel bambino e si inginocchiarono a ringraziare Dio.