PREGARE IN BRICIOLE. Un metodo semplice per vivere la preghiera
Ho appena finito di leggere il libro del teologo (e padre di famiglia) Robert Cheaib (di origine libanese, ma da tanti anni docente a Roma). Lo ha pubblicato nel 2021 con Tau editrice. Vi offre un metodo concreto e semplice per pregare, rivolto in particolare per chi è preso da una vita frenetica, ma non ha perso il desiderio di essere in comunione con Dio.
La parola "BRICIOLE" è declinata come un acronimo che indica i diversi momenti di un incontro di preghiera:
B sta per BENEDIRE
R per RINGRAZIARE
I per INVOCARE
C per CUSTODIRE
I per INTERCEDERE
O per ORIENTARE
L per LEGGERE
E per ELEVARE ed ESODO
«Vegliate e pregate», ci esorta Gesù. «Pregate ininterrottamente», precisa Paolo. Pregare è fondamentale. Ma quanto è difficile trovare il tempo per pregare e rimanere perseveranti nella preghiera. Come trovare il tempo per la preghiera? Come pregare? Questo libro, nato dalla pratica, propone un metodo semplice per rispondere a queste due domande cruciali. L’intento non è di fornire un trattato teorico, bensì una griglia per accompagnare la preghiera quotidiana. Il fine non è quello di dire preghiere, ma di vivere la preghiera continua. In altri termini, aspirare a vivere l’esperienza di san Francesco, di cui dice il Celano: «Francesco non pregava, Francesco era diventato preghiera».
Pregare non equivale a dire preghiere (culto religioso che ci aiuta ad entrare in preghiera), ma - come afferma santa Teresa d'Avila - è un entrare in "un intimo rapporto di amicizia, un frequente trattenimento da solo a solo con Colui da cui sappiamo di essere amati".
Se le "briciole" hanno un sapore evangelico (vedi il riferimento alla donna cananea che - come un cagnolino - si accontenta delle briciole che cadono dalla tavola del padrone, ma anche ai pezzi avanzati dalla moltiplicazione dei pani da raccogliere perchè nulla vada perduto), credo che sia dato troppo per scontato che non sono sufficienti per una vita autenticamente cristiana: alle briciole quotidiane non possiamo far mancare il pasto festivo completo offerto dalla e con la comunità cristiana. Alla preghiera personale non può mancare la preghiera e la vita comunitaria: abbiamo due gambe e se vogliamo camminare bene occorre usarle entrambe.
Entriamo nel dettaglio del metodo (che, chiaramente, và personalizzato) che include i seguenti momenti:
1- BENEDIRE, adorare e lodare il Signore: si tratta di orientare la nostra attenzione a Dio come primo atto di preghiera. Di metterci davanti a Lui invocandolo con un segno di croce e, nel silenzio o nel canto, lasciarlo entrare in noi.
> il SEGNO DI CROCE, fatto lentamente, ci invita a elevare a Lui la mente (segno sulla fronte), gli affetti e il mio amore (segno sul cuore), le mie fatiche e le opere delle mie mani per la sua gloria (segno sulle spalle).
2- RINGRAZIARE per i benefici ricevuti (l'Eucarestia è il "rendere grazie" di Gesù stesso). Mi esercito pensando ad almeno tre cose per cui ringraziare, almeno uno "fresco di giornata".
3- INVOCARE, cioè CHIEDERE, segno di fiducia filiale. Si chiede qualsiasi cosa, ma soprattutto i beni spirituali, lo Spirito stesso.
4- CUSTODIRE ovvero LEGGERE una pagina sacra, meglio il Vangelo del giorno. Per leggere occorre invocare lo Spirito che l'ha ispirata. Va' collocata nel suo contesto, ma anche nel nostro oggi.
5- INTERCEDERE, ovvero pregare per gli altri
> la preghiera delle 5 dita attribuita a Papa Francesco
6- ORIENTARE, ovvero rivedere la propria vita per vedere se sta andando nella direzione giusta (> ESAME DI COSCIENZA come rilettura della vita).
Il peccato è, già nell'etimo, un "bersaglio mancato" o un "incontro mancato".
Il senso di colpa è un meccanismo psicologico (legato all'educazione, ad eventi traumatici, a sensibilità personale); il senso di peccato è la percezione di un distanziamento oggettivo da un bene, da una relazione.
Il confessore non è un giudice, ma piuttosto un medico.
> si consigliano degli obiettivi SMART (Specifici, Misurabili, Accettabili e Ambiziosi, Rilevanti, Temporalmente definiti).
7- LEGGERE brani di spiritualità da assaporare "lentamente" (non sono in-formativi, ma trans-formativi): "Non è il molto sapere che sazia e soddisfa l'anima, ma il sentire e gustare le cose interiormente" (S. Ignazio).
8- ELEVARE/ESODO: mi elevo, cioè mi CONSACRO al Signore, mi offro a Lui che si offre a me; esodo rimanda all'USCITA dalla preghiera per portare frutto nel quotidiano e trasformare la quotidianità in preghiera: la preghiera deve proseguire nel vissuto. Il fine della preghiera è la preghiera senza fine.
> IL SEGNO DELLA CROCE indica la mia offerta a Dio e un IMPEGNO pratico, semplice (SMART) mi accompagni nella giornata.
Il metodo permette molta flessibilità: di collocare i vari momenti in ordine sparso (o in tempi diversi della giornata), in una preghiera di un'ora o di mezz'ora o di 15 minuti o anche meno, pregando mattina e sera o lungo il giorno, in coppia, in gruppo o con i figli.
"Le briciole servono più per stimolare l'appetito che per placare la fame" (S. Giovanni della Croce).