Preti che lasciano e preti che restano: chi sono i più eroici?
Il caso di don Riccardo Ceccobelli, sacerdote parroco di
Massa Martana, diocesi di Orvieto-Todi, è diventato un caso mediatico nazional
popolare, e non poteva essere altrimenti quando un prete dice di voler lasciare
la tonaca per amore di una donna.
Senza scomodare Uccelli di rovo, la miniserie Tv degli anni Ottanta, la storia
di don Riccardo e di Laura, giovane catechista di cui il parroco ha dichiarato
di essersi innamorato, è stata svelata domenica 11 aprile ai parrocchiani alla
presenza del vescovo, monsignor Gualtiero Sigismondi, al quale ha chiesto la
grazia della dispensa dall'obbligo del celibato e la dimissione allo stato
laicale.
Commenta il vescovo con un comunicato:
Si è parlato di eroismo davanti ad un prete che decide di mollare tutto perché si è innamorato di una ragazza; certamente occorre rispetto per la libertà di chi, pur avendo promesso solennemente di consacrare tutto se stesso a Cristo Gesù per il servizio alla Chiesa, non ce la fa, ma parlare di eroismo risulta davvero fuori luogo.
Gli eroi sono quelli che rimangono in trincea anche quando infuria la battaglia, come, ad esempio, i mariti e le mogli o i padri e le madri che non mollano nei momenti di difficoltà, perché si sono presi un impegno e l’amore li inchioda anche nel tempo in cui i sentimenti sembrano vacillare; come i sacerdoti che, senza limiti di disponibilità e con cuore libero e ardente, vivono la fedeltà di una dedizione totale».
Costanza Miriano propone il vero eroismo di un prete suo amico, padre Aldo Trento, che in una situazione simile ha scelto la fedeltà al sacerdozio al punto da partire in missione per tagliare con quella storia.
In controtendenza (in ambito cattolico) l'articolo su Settimana news: "L'eroismo di chi ama". Scrive il giornalista:
... eroe non sarebbe chi lascia, ma chi resta prete. Personalmente non penso sia così. Perlomeno, non sempre.
Preti che lasciano, preti che restano
Ci sono preti, religiosi e religiose che lasciano. Come il mio primo padre spirituale, un prete di rito latino che ora è felicemente fidanzato; come chi non reggeva più quella cotta giovanile divenuta presto una serie di errori, abusi e violenze contro la propria dignità e libertà; come chi ha capito che così facendo stava combinando solo danni; come chi ha preferito una vita mondana più appagante.
Ci sono poi altri che restano tali. Vuoi perché «ormai alla mia età non saprei cos’altro fare, con la disoccupazione che c’è in giro»; vuoi perché temono di deludere famiglia, amici e conoscenti impiccioni; oppure perché invece scommettono che solo così potranno davvero far fruttificare i doni di Dio a loro affidati.
Non sono io a giudicare il singolo «caso», che innanzitutto è una donna o un uomo. Ma se è vero che non si è eroi perché si lascia, neppure si è eroi perché si resta o perché si entra.
Si è eroi quando si amano persone in carne ed ossa, nel modo migliore che ci è possibile in questo momento aperto all’infinito, che ci spinge ai limiti della nostra condizione personale e sociale.
«Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!»
Ho avuto la grazia di affiancare da più o meno vicino alcuni amici nel maturare la decisione se «entrare», «restare» o «lasciare», anche per quanto riguarda il presbiterio. Qualcuno ci sta ancora pensando, qualcuno ci ha pensato e qualcun altro ancora ci ha persino ripensato. Donne e uomini che si sono presi del tempo per leggere la loro storia con il Signore.
Il vero eroe è chi in ogni tempo e in ogni luogo ascolta la propria chiamata a perdere tutto ciò che ha e ciò che è – a seconda dei casi: famiglia, fidanzata o fidanzato, aspettative, status sociale, incluso quello «religioso» – per vivere l’amore di Dio nel proprio corpo di relazioni verso la pienezza.
Preghiamo allora per tutti gli eroi che continuano a fare discernimento per accogliere quella Novità che accade nel cammino di ciascuno. E penso innanzitutto a padre Benedetto, il papa emerito che ha osato la libertà di lasciare il ministero petrino.