Omelia per la I domenica di Avvento (anno A)
E' questa la prima attenzione dell'Avvento, tempo di attesa (a-tesa: essere tesi verso) di una venuta: solo risvegliata questa attesa possiamo dare risalto all'evento storico dell'incarnazione di Gesù nel Natale.
Viviamo o sopravviviamo? E' questo il centro del brano: stimolarci a vegliare, a risvegliare l'attesa, ad aprirci ad un di più del mangiare e sposarsi, ad un senso della vita che non sia solo orizzontale, ma illuminato da Dio che viene a visitarci.
"Non siamo padroni del tempo, ma padroni di dargli un senso".
Non avvenga come nei giorni di Noè, preso in giro perché costruiva una nave in collina (facendo qualcosa che apparentemente non aveva senso), mentre tutta la gente pensava solo a mangiare e a sposarsi. Che c'è di male? Niente, se non che "non si accorsero di nulla" e il diluvio divenne per loro motivo di dis-grazia e di annientamento, mentre per Noè e la sua famiglia (per coloro che hanno accolto la Parola di Dio e hanno vissuto tesi verso un divenire altro) fu l'inizio di un mondo nuovo, purificato dal male che gli uomini avevano fino ad allora compiuto.
La loro era una vita orizzontale, priva di un rapporto con Dio, priva di una direzione, di una speranza, di un senso più grande. La loro è una vita opaca priva di mistero: un sopravvivere più che un vivere autenticamente, pienamente.
Così sarà alla venuta definitiva del Cristo: non è importante cosa si stia facendo ne sapere il giorno. Uno verrà preso con Cristo e l'altro lasciato, abbandonato a se stesso. Occorre tenersi pronti, attenti a quello che accade, tesi a Dio: vivendo la nostra quotidianità in modo straordinario. Con Dio e per Dio. Pronti ad incontrare il Signore che viene anche oggi, in questa celebrazione: come Parola che scuote, illumina e conforta; come cibo che dona forza e vita (eterna). Ma quanti di noi usciranno da questa Chiesa senza aver incontrato il Signore? Lasciati alla vita di sempre? Abbandonati a noi stessi perchè troppo presi ad affrontare le difficoltà da soli da chiedere veramente aiuto al Signore fidandoci di Lui? Non rischiamo un'altra occasione mancata?
Mi vengono in mente molti giovani che portiamo nei campi a camminare in montagna: con la musica nelle orecchie e l'attenzione rivolta al cellulare, quanto della bellezza che li circonda riesce a scalfire il loro guscio e la loro indifferenza?
La venuta del Signore sarà come un ladro... per chi ritiene che la propria vita sia a sua esclusiva disposizione. Come un liberatore per chi gli ha affidato la vita e si lascia guidare da lui.
Riusciamo a pregare dicendo: "Vieni Signore e portami con te, in quel mondo dove non c'è angoscia e tenebre, ma luce, pace e amore?". O non gli diciamo piuttosto di lasciarci in pace in questa "valle di lacrime", perchè in fondo non ci sto così male, mentre con te non so quello che può accadere?
Dice San Paolo (seconda lettura):
è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché adesso la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti.Quali sono le ARMI DELLA LUCE? Le elenca nella Lettera per gli Efesini:
La notte è avanzata, il giorno è vicino. Perciò gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce.
Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a orge e ubriachezze, non fra lussurie e impurità, non in litigi e gelosie. Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo.
State dunque ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia, e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace. Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno; prendete anche l'elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio. Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e pregando per tutti i santi.C'è un combattimento spirituale da affrontare, ma siamo ben attrezzati! Manca l'esercizio: senza imparare ad usarle, le armi servono a poco. Il tempo dell'Avvento è l'occasione per ricominciare. Occorre sobrietà e lucidità, occorre imparare a guardare gli altri e la vita con gli occhi di Dio, di un innamorato che sa vedere oltre le apparenze, che sa cogliere la profondità di ogni uomo, le potenzialità che tutti abbiamo di vivere una vita migliore.