Papa Francesco, Avvenire e gli immigrati: "Chi non fa almeno taccia"
Papa Francesco è tornato ancora a parlare degli immigrati: lo ha fatto con un appello lanciato subito dopo l'Angelus di ieri e lo aveva fatto in un libro ("Luci sulle strade della speranza") che raccoglie i suoi interventi su questo tema così spinoso e drammatico.
Penso alle 170 vittime naufragi nel Mediterraneo. Cercavano un futuro per la loro vita. Vittime, forse, di trafficanti di esseri umani. Preghiamo per loro e per coloro che hanno la responsabilità di quello che è successo.AVVENIRE: "Chi non ha parole di umanità, di compassione e di preghiera da dire, almeno taccia": lo scrive il direttore di Avvenire Marco Tarquinio in un editoriale sulle nuove stragi in mare:
Con la morte nel cuore, dobbiamo ancora una volta dare conto di tragedie migranti nel Mediterraneo. E, insieme, di tutto ciò che non è stato fatto per scongiurarle e di tutto ciò che è stato detto. I signori dell’indifferenza e del cinismo d’Italia e d’Europa hanno congiurato, con trafficanti e capi banda libici, a lasciar morire alle porte di casa nostra uomini, donne e bambini che corrono l’estremo rischio per non subire ancora un’estrema sofferenza. E hanno avvolto le loro scelte di mistificanti parole d’odio per i «buonisti» umanitari che sulle cosiddette «barche delle Ong» si battono per evitare ogni morte. Siamo di nuovo assediati da stragi di vita e di verità, che la cronaca registra e la storia giudicherà. Ma chi non ha parole di umanità, di compassione e di preghiera da dire, almeno taccia.SUL LIBRO: Fanpage,it:
"Le migrazioni arricchiscono le nostre comunità. E poi non dimentichiamo che anche Gesù fu un profugo". Papa Francesco torna ancora una volta sul tema migranti. Questa volta lo fa attraverso le pagine scritte in prefazione al volume "Luci sulle strade della speranza", una raccolta dei suoi insegnamenti su immigrazione, rifugiati e tratta, pubblicata dalla sezione migranti e rifugiati del Dicastero vaticano per lo Sviluppo umano integrale, in cui indica non solo le cause del fenomeno ma anche possibili modalità di risolverlo. "Spostarsi e stabilirsi altrove con la speranza di trovare una vita migliore per sé stessi e le loro famiglie: è questo il desiderio profondo che ha mosso milioni di migranti nel corso dei secoli – sottolinea Bergoglio, paragonando quest'ultimi a Gesù e alla sua famiglia, quando "all'inizio della propria vita terrena, dovettero fuggire in Egitto per salvarsi dalla furia omicida di Erode".
"Il viaggio dei migranti – ha evidenziato ancora il Pontefice – non è sempre un'esperienza felice. Basti pensare ai terribili viaggi delle vittime della tratta. Anche in questo caso, però, non mancano le possibilità di riscatto, come accadde per il piccolo Giuseppe, figlio di Giacobbe, venduto come schiavo dai fratelli gelosi, il quale in Egitto divenne un fiduciario del faraone. Come la storia umana, la storia della salvezza è stata segnata da itineranze di diverso genere – migrazioni, esili, fughe, esodi, tutte comunque motivate dalla speranza di un futuro migliore altrove. E anche quando l'itineranza è stata indotta con intenzioni criminali, come nel caso della tratta, non bisogna lasciarsi rubare la speranza di liberazione e di riscatto. I migranti sono una risorsa, un arricchimento per la nostra società".
Nell'ultimo periodo, le riflessioni di Papa Francesco sui migranti, alla luce anche dei fatti di cronaca ai quali si sta assistendo, sono diventate sempre più numerose. Solo il 18 dicembre scorso, alla vigilia di Natale, aveva duramente attaccato quei politici che “tendono ad accusare i migranti di tutti i mali e a privare i poveri della speranza”. Poi il giorno dell'Epifania, il 6 gennaio, aveva lanciato un appello a fare sbarcare i migranti in mare, sulla Sea Watch e la Sea Eye, durante l'Angelus: "Bisogna prendersi cura di chi è rimasto indietro, di chi può solo ricevere senza dare nulla di materiale in cambio. È preziosa agli occhi di Dio la misericordia verso chi non ha da restituire, la gratuità".Altri interventi significativi:
DRAMMA DEI RIFUGIATI - «La situazione drammatica dei profughi, segnata da paura disagi e incertezze è una triste realtà. I profughi ogni giorno fuggono dalla fame e dalla guerra, alla ricerca di una vita dignitosa per sé e per le proprie famiglie. Vanno in terre lontane e quando trovano lavoro non sempre incontrano accoglienza vera, rispetto e apprezzamento dei valori di cui sono portatori. Le loro legittime aspettative si scontrano con situazioni complesse e difficoltà che sembrano a volte insuperabili, perciò pensiamo al dramma dei rifugiati che sono vittime del rifiuto e dello sfruttamento, vittime della tratta delle persone e del lavoro schiavo».
«ESILIATI» IN FAMIGLIA - «Pensiamo anche ad altri esiliati, io li chiamerei esiliati nascosti, quelli che possono essere all’interno delle famiglie stesse, gli anziani - ad esempio - che a volte vengono trattati come presenze ingombranti. Molte volte penso che per sapere come va una famiglia, bisogna vedere come si trattano in essa i bambini e gli anziani».Vedi anche: "Zero sbarchi, 200 vittime: nel Mediterraneo si muore come prima. La strategia di Salvini è non farcelo sapere" (Linkiesta):
FAMIGLIA E SOCIETA’ - «Vorrei anche incoraggiare le famiglie a prendere coscienza dell’importanza che hanno nella chiesa e nella società. Preghiamo perché ogni famiglia compia la missione che Dio gli ha affidato. Il prossimo Sinodo dei Vescovi affronterà il tema della famiglia, per questo oggi, festa della Santa famiglia, desidero affidare a Gesù Giuseppe e Maria questo lavoro sinodale, pregando per le famiglie di tutto il mondo». E dopo aver salutato tutte le delegazioni presenti in piazza San Pietro, il pontefice come di consueto ha augurato «buona domenica e buon pranzo, arrivederci».
La Libia continua a essere un inferno, i gommoni continuano a partire, le persone continuano a morire: la differenza è che oggi, senza le Ong, se ne sa poco o nulla. E intanto il governo ha tagliato i fondi per la cooperazione internazionale: alla faccia dell’aiutarli a casa loro.LA PETIZIONE:
Chiesa reagisci!
di Mons. Raffaele Nogaro,
vescovo emerito di Caserta
Sono addolorato per quanto sta avvenendo in questi ultimi mesi in Italia. Un politico si permette di agitare il Vangelo e la corona del rosario in campagna elettorale per ottenere consensi e presentarsi come perfetto cattolico e quasi nessuno nella Chiesa italiana reagisce. Seguono poi ossessivamente affermazioni che indicano agli italiani i migranti come pericolo nazionale e si diffondono slogan offensivi degli esseri umani e quindi antievangelici: “prima gli italiani”, “è finita la pacchia”, “migranti in crociera”, “migranti in vacanza”, “migranti criminali”, “pulizia etnica controllata”, parole volgari, false e diseducative che generano negli italiani sentimenti di paura e ripulsa e che contribuiscono a fare emergere e moltiplicare un razzismo latente del quale ...non ci siamo avveduti per tempo e che oggi è una emergenza strutturale e assoluta di incalcolabile gravità. La prova è che non pochi italiani sono ormai razzisti e contemporaneamente sono frequentatori delle nostre chiese, dei sacramenti, delle nostre associazioni, delle nostre attività pastorali, facendo convivere questa loro presunta fede devozionistica e rituale con forme di rifiuto e talvolta di odio nei confronti di esseri umani creati da Dio come noi e ai quali le condizioni di impoverimento e di morte, di cui noi siamo tutti corresponsabili, hanno imposto di diventare migranti. Ma ancora più grave è che molti cattolici (certo con lodevoli eccezioni) e complessivamente la Chiesa italiana non reagiscano di fronte allo sfregio di umanità che è costituito dalla criminalizzazione degli esseri umani sulla base del passaporto posseduto e alla tratta degli esseri umani di cui sono vittime migliaia di donne e minorenni in Italia.
Il recente “decreto sicurezza”, votato con baldanzosa sicumera e irresponsabilità dalla maggioranza del Parlamento italiano, ha già gettato in strada anche intere famiglie con bambini piccini, in pieno inverno, ha prodotto la futura cancellazione dei permessi di soggiorno per motivi umanitari, la chiusura di centri di accoglienza. Questi sono dei crimini che coloro che cercano di ispirare la propria vita al Vangelo non possono tollerare. Non possiamo rimanere indifferenti davanti all’abominio della frase: “in Italia i porti sono chiusi”! E oggi abbiamo due navi in mare aperto con a bordo da settimane poveri sopravvissuti a torture e ad interminabili viaggi cui proibiamo di sbarcare, come è già purtroppo accaduto negli scorsi mesi. Sono decisioni che infrangono la legge del mare, quella degli uomini ma soprattutto la legge di Dio a cui noi dovremmo essere fedeli! Non possiamo né tacere, né restare indifferenti, né divenire complici di questa antiumanità, di questa lacerazione e insulto alla vita umana compiuta con la arrogante pretesa di essere buoni cristiani e difensori della fede. Scrivono sui manifesti che invadono le nostre città che vogliono difendere le tradizioni cattoliche e quindi difendere il presepe. Certo intendono un presepe di belle statuine di terracotta: quanta ipocrisia! Perché il vero presepe è fatto di esseri umani e il bambino Gesù non è né di legno, né di gesso, né di porcellana ma di carne umana che ha freddo e fame, quella stessa carne creata da Dio e quella stessa carne del vero bambino Gesù, della sua autentica incarnazione e della incarnazione nei naufraghi di oggi, dinnanzi ai quali - dopo sontuose liturgie templari - con indifferenza accettiamo che qualcuno sentenzi: “i porti sono chiusi”. O un altro ancora irresponsabilmente dica “sbarcheremo al più donne e bambini” come se si possa accettare che le famiglie vengano spezzate o che sia giustificabile continuare a tenere ancora gli uomini in mare.
Chiedo alla Chiesa italiana, prego la Chiesa italiana, di non rimanere indifferente, di non lasciarsi catturare da calcoli umani e diplomazie, di non valutare ciò che è opportuno e ciò che non lo è. Perché difendere l’uomo e la donna è sempre opportuno, sempre necessario, sempre doveroso.
Il Vangelo pretende da noi di affermare la verità e la verità è l’uomo che è nel bisogno, nel dolore, nella disperazione. La verità è l’uomo che certamente annegherà senza il nostro impegno e la nostra parola. Occorre una parola di verità che restituisca speranza, ma anche una azione diretta di accoglienza che apra le chiese, i conventi, i monasteri, le canoniche, le parrocchie (soprattutto i tanti luoghi sacri vuoti, rimasti senza fedeli, che attendono di accogliere i crocifissi della terra), una azione e una testimonianza che apra i cuori e le menti da questo inquinamento di menzogne e di odio. Ma occorre anche una parola di verità che ci impegni a contrastare il razzismo e educhi i giovani contro stereotipi e luoghi comuni, e una catechesi che ponga al centro l’accoglienza e il rispetto della vita di tutti senza distinzioni di nazionalità, di colori, di religioni, perché Cristo è venuto per tutti.
Questa riflessione è diventato il testo di una petizione al card. Bassetti, presidente della Cei, lanciata sul sito change.org.