Caccia francescana
IL LEBBROSO "mani che accarezzano"
“Odio tutto il mondo, odio gli uomini sani e odio me stesso.
Da quando ho preso questa malattia non mi si avvicina più nessuno, le ferite mi
tormentano giorno e notte e la puzza che emanano è nauseabonda.
Anche i frati che vengono a curarci non hanno pazienza con me, li ho sentiti dire che
sono insofferente ma loro non sanno il dolore che mi procurano le ferite.
Gli altri malati non vogliono dormire vicino a me perché dicono che mi lamento sempre
e non mi sta bene mai niente. E’ una vita da cani!
Quando bestemmio e vedo qualche frate piangere provo gusto e allora continuo, ho la
sensazione di sentirmi meglio. Mi dicono che sono cattivo!
Oggi è la solita giornata, uguale a tante altre.
Ma chi è quel frate che si sta avvicinando? E’ la prima volta che lo vedo! Ormai li
conosco tutti. Mi faccio subito sentire. Ha un’espressione serena che mi irrita, gli
rispondo male. Pare non sentirmi, è ancora più gentile di prima.
Gli chiedo di poter fare il bagno perché puzzo come un cadavere. Mi fa scaldare l’acqua,
prepara le erbe profumate e con infinita pazienza incomincia a lavarmi. Io, come al
solito, mi lamento, strillo, lo bagno. Lui si mette a pregare e seguita a bagnarmi
delicatamente la pelle. Provo dentro di me una sensazione strana che non so spiegarmi.
Mi pare che qualcosa si muova, che esca fuori tutto il cattivo da me!
Mi guardo addosso e vedo che dove il frate mi tampona, le ferite guariscono. Non è
possibile! Fino a questa mattina avevo delle grosse piaghe sanguinanti che non si
rimarginavano mai e mi facevano malissimo. Il male ora sta scomparendo.
Ho la sensazione di essere più leggero, il cuore mi si sta gonfiando come a scoppiare!
Cosa ha questo frate di diverso dagli altri? E’ la prima volta che non provo rancore, anzi
davanti a lui provo il bisogno di chiedergli scusa, di farmi perdonare.
Forse è il suo atteggiamento disponibile, il suo viso angelico, il suo sguardo luminoso
che mi hanno colpito? Gli occhi mi si stanno gonfiando per le lacrime che non riesco più
a trattenere e scorrono giù come rivoli di un fiume.
Il frate delicatamente mi accarezza e mi abbraccia e mi sento finalmente guarito nel
corpo e nell’anima!
IL LUPO "mani che perdonano"
“Tutti hanno paura di me, sia gli animali che gli uomini, come sentono il mio ululato
scappano via! E’ dura la vita di un lupo affamato.
Per procurarmi il cibo devo andare a caccia, e molte volte non riesco a saziarmi e
divento sempre più cattivo e feroce. Ultimamente sono costretto ad avvicinarmi alle
case dei pastori perché non riesco a trovare cibo altrove.
Anche oggi è giunto il momento di uscire dalla tana, è già il tramonto e il mio stomaco
brontola da alcune ore. Non si sente nessun rumore nel bosco.
Gli altri animali hanno già sparso la voce che sono uscito. Non si ode nemmeno il
volteggiare degli uccelli. Mi dirigo lungo la valle, cammino silenzioso.
Odo un leggero rumore di passi, mi acquatto, aspetto, alzo le orecchie. Da lontano
distinguo una forma umana che avanza, non ha paura come gli altri uomini, non porta
con sé nessuna arma, cammina sicuro. Chi può essere? Mi faccio avanti per saltargli
addosso, i miei occhi sono rossi, apro le fauci e ululo per mettergli paura.
L’uomo non è molto alto, è vestito poveramente con un saio, dei sandali ai piedi e una
corda che tiene fermo il saio in vita. Con fare deciso si ferma davanti a me.
Io rimango incerto, è la prima volta che non incuto terrore. L’uomo alza la mano e fa il
segno della Croce. Rimango fermo, non mi esce più nemmeno la voce ma un suono
indistinto. Mi parla con tono deciso e mi rimprovera per il male che ho fatto alla gente e
agli animali. Ora il tono di voce si addolcisce, mi chiama fratello lupo e mi invita a fare
la pace con gli uomini.
Chiudo la bocca, metto la coda tra le zampe e muovo la testa seguendo la direzione dei
suoi gesti. Infatti mi indica un gruppo di case lontane dove ultimamente ho fatte le
ultime scorribande notturne. La sua voce è sempre più suadente e piano piano mi
accuccio ai suoi piedi. Mi sta chiedendo di promettergli di non fare più del male, mi sta
convincendo. Prosegue assicurandomi che la gente mi ciberà a sazietà e mi permetterà
di girare fra le case se non darò più fastidio a loro e ai propri animali.
Non ho quindi bisogno di andare più a caccia! Avrò da mangiare ogni qual volta il mio
stomaco brontolerà. E’ la prima volta che sento parlare così. Cerco di fargli capire che
accetto, abbasso la testa e stendo la mia zampa. L’uomo la stringe dolcemente e mi
infonde una grande fiducia, ha vinto tutte le mie resistenze.
L’uomo si incammina ed io lo seguo docilmente. Ci stiamo avvicinando alle prime case.
Vedo la gente impaurita dietro le finestre che ci guarda. Qualcuno più coraggioso apre il
portone di casa. Lontano, alcuni frati sono raccolti in preghiera, l’uomo che è con me,
dopo avermi accarezzato ancora una volta, li raggiunge e si unisce a loro".
MASSEO "mani che ricevono"
Sono stato uno dei primi ad unirmi a Francesco, seguo i suoi consigli e i suoi
suggerimenti ma molte volte mi lascio prendere dalla paura di non riuscire a capire
quale è la volontà di Dio. Vedo tanta sicurezza in Francesco e mi chiedo se sono io un
buon servitore di Cristo. Francesco mi ha scelto come suo compagno per andare a
predicare il messaggio del Signore con l'esempio e la sua parola. Camminiamo in
silenzio, i piedi mi fanno male, ma ho fiducia in lui, ci troviamo davanti ad un bivio.
Quale strada dobbiamo prender? Se sbagliamo? Provo a chiedere da quale parte
dobbiamo andare. Francesco mi guarda con la sua espressione soave e bonaria e mi
risponde che il Signore guiderà i nostri passi e che dobbiamo avere fiducia in Lui.
Perché non riesco a capire quale è la strada giusta? Forse non ho la stessa fede di
Francesco! Prego il Signore perché anch'io possa interpretare il suo messaggio. Intanto
camminiamo, i miei piedi sono sempre più stanchi e lo stomaco incomincia a brontolare
perché è vuoto ma il cuore è leggero, sento che c'è qualcosa di diverso ch emi spinge
ad andare avanti. Vedo in lontananza alcune case. Ci avviciniamo lentamente e
chiediamo del pane per amore di Dio, ad una vecchietta che si è affacciata sotto l'arco
della porta. E' gentile, ci dà dei pezzi interi di pane. La ringraziamo e la benediciamo e
ci avviamo lungo un sentiero che porta al fiume. Siamo stanchi tutti e due, e ci sediamo
su una sola pietra, vicino al greto del fiume. Francesco benedice il pane e ringrazia il
Signore dicendo che non siamo degni di tanto tesoro. Lo guardo stupito! "Ma dov'è
questo tesoro?" domando io, anche perché qui manca tutto. Non c'è né coltello, né
scodelle, né tovaglia, né casa, né servo. Francesco si inginocchia vicino al fiumiciattolo
e mi fa notare che il tesoro è appunto l'acqua fresca e limpida che scorre, la mensa è la
pietra e il pane donato per carità di Dio è stato procurato dalla Provvidenza. Rimango
zitto, e ringrazio anch'io il Signore.