Cristiani emergenti: don Armando Matteo (e il Sinodo sui giovani)
Insegna Teologia Fondamentale presso la Pontificia Università Urbaniana di Roma. È stato assistente ecclesiastico nazionale della Fuci (Federazione universitaria cattolica italiana) dal 2005 al 2011; dal gennaio 2012 è assistente nazionale dell’Aimc (Associazione italiana maestri cattolici). E' autore di molti libri, dedicati in particolar modo al mondo giovanile, come il suo testo più famoso: La prima generazione incredula. Il difficile rapporto tra i giovani e la fede, Rubbettino 2010 (e, in seconda edizione, nel 2017).
Sulle donne (in particolare tra i 20 e i 40 anni) e l’universo della fede, ha pubblicato La fuga delle quarantenni. Il difficile rapporto delle donne con la Chiesa, Rubbettino 2012.
Fra le sue pubblicazioni ricordiamo anche: Tutti muoiono troppo giovani. Come la longevità sta cambiando la nostra vita e la nostra fede(Rubbettino, 2016); Il Dio mite. Una teologia per il nostro tempo (San Paolo, 2017); La prima generazione incredula. Il difficile rapporto tra i giovani e la fede (Rubbettino, 20172); La Chiesa che manca. I giovani, le donne e i laici nell'Evangelii gaudium (San Paolo, 2018).
La sua ultima fatica è molto recente: Tutti giovani, nessun giovane, Piemme, settembre 2018 ed è così presentata:
Afferma:Con la loro pretesa di essere sempre giovani, genitori e nonni hanno scippato ai figli la giovinezza:
lì dove gli adulti non fanno gli adulti, i giovani, giocoforza, non possono fare i giovani.C'è oggi una sorta di «fatica a essere giovani»: è la difficoltà delle nuove generazioni a vivere in pienezza la propria età, in un tempo in cui tutti - a prescindere dal certificato di nascita - fanno di tutto per essere e restare giovani.
Questo dilagante «amore per la giovinezza» rende semplicemente impossibile la vita di coloro che giovani lo sono davvero, gettando alle ortiche la generatività, ovvero quel tratto qualificante dell'età matura che si preoccupa di mettere al mondo, crescere, educare e poi lasciare spazio. Generatività significa soprattutto suscitare curiosità e domande cruciali: perché esisto? Per chi e per cosa vale la pena vivere? Il Bene, la Verità, Dio sono invenzioni dell'uomo pensante o realtà a cui affidarsi?
Secondo la lucida analisi dell'autore, è anzitutto per questa ragione che «i giovani di oggi non solo non credono più nelle religioni, nei partiti, nel futuro, nella società, ma hanno proprio smesso di declinare il verbo "credere"», perché è chiaro che se non vengono provocate le grandi questioni nel cuore dei ragazzi, nessuno di loro mai si sognerà di andare a cercare le risposte nelle istituzioni civili o religiose.
Il sempre più evidente dato del mancato riferimento al Vangelo da parte dei giovani - la loro incredulità - dipende da un vuoto di testimonianza o, meglio, dalla testimonianza di un vuoto da parte di quell'adulto postcristiano incarnato dalle loro mamme e dai loro papà.
Non ci si può occupare del rapporto dei giovani con l'esperienza del credere, senza tenere presente che da esso dipende il destino delle società e delle chiese, un destino sempre più incerto.
"Oggi i giovani fanno una fatica matta a scoprire la propria identità...proprio perché negli adulti trovano falsi giovani. Il dialogo è molto difficile...Spero che dal Sinodo venga un appello a noi adulti, venga fuori la bellezza di essere adulti".Fra gli innumerevoli articoli ed interventi pubblicati recentemente sul web vedi:
- QUANTO PROFUMA DI CRISTIANO LA COSCIENZA ADULTA ATTUALE? (Diocesi di Milano)
- Sinodo, il teologo Armando Matteo: sulla questione giovanile la Chiesa si gioca il futuro (La Stampa)
- «NON È UNA CHIESA PER GIOVANI. IL SINODO DIA UNA SVOLTA» (Famiglia Cristiana)
- Spigolature sinodali (1 e 2) (Settimana news)
- Giovani: don Matteo, un “decalogo” per andare incontro alla “Chiesa che manca” (SIR):
Spendi il massimo delle tue energie per convertire gli adulti al loro compito educativo;
insegna a tutti ad onorare la vocazione all’adultità propria di ogni essere umano;
riscopri la centralità del terzo comandamento;
insegna a pregare, sempre;
credi di più nella Bibbia;
esci dagli schemi e pensa per singolarità;
unisci sempre sacramenti e carità;
scommetti sulla creatitivà digitale delle nuove generazioni;
impara dai monaci l’arte del silenzio e della contemplazione;
abbi sempre molto chiaro in mente cosa significhi essere adulto credente nel contesto specifico in cui ti trovi a lavorare.