La nuova provocazione pro-life contro l'utero in affitto
E' subito insorto il PD con la Cirinnà capofila, le sindachesse pentastellate di Torino e di Roma che ne hanno ordinato la rimozione e tanta gente "schifata" che insulta e, in alcuni casi, minaccia anche di morte i promotori. Fanpage parla di provocazione di "cattolici oscurantisti", mentre - con toni più miti e riflessivi, su Il fatto quotidiano ci si chiede "Perchè l'Italia ha paura dei padri gay".
«La nostra iniziativa – ha dichiarato Toni Brandi, presidente di Pro Vita – intende sottolineare ciò che non si dice e non si fa vedere dell’utero in affitto, perché noi siamo dalla parte dei più deboli, i bambini, ma anche per la salute delle donne, trattate come schiave e ignare dei rischi per la salute a cui si espongono».
«L’utero in affitto è vietato in Italia e i bambini non si comprano – ha continuato l’altro promotore del Family Day, Jacopo Coghe di Generazione Famiglia – perché sono soggetti di diritto e non oggetti. Con l’utero in affitto la dignità delle donne viene calpestata per accontentare l’egoismo dei ricchi committenti. Dall’immagine si vede bene cosa manca a questo bambino: la mamma».
Interessante anche il commento a questa foto:
La foto in evidenza ritrae un gruppo di studenti che affigge uno striscione a commento della campagnalanciata nei giorni scorsi da ProVita e Generazione Famiglia. Da più di un anno, ogni campagna di manifesti promossa dalle Associazioni pro life e pro family italiane è soggetta ad una “intollerabile intolleranza” e minacciata di censura, in particolare da sindaci ‘Cinque Stelle’.
Così è accaduto lo scorso 11 Novembre 2017, con la campagna “Un bambino ucciso ogni 5 minuti”; così il 5 Aprile scorso con il manifesto di ProVita in memoria del bambino di 11 settimane; così il 14 Maggio con la campagna CitizenGo su femminicidio e legge 194 e poi il 15 giugno per quella del Movimento per la Vita sulla 194. Infine in questi giorni, un coro stridulo di voci contrariate dalla iniziativa contro l’utero in affitto (vietato per legge in Italia e bandito dal Parlamento europeo e dal Consiglio di Europa). La foto però ci interroga.Sotto il manifesto “due uomini non fanno un madre”, otto ragazze adolescenti affiggono una scritta ignorante ma molto significativa: «Ma danno tutto l’amore necessario». Sono stato assalito da alcuni dubbi. Le studentesse non conoscono la schiavitù delle donne che affittano il proprio utero, certo sono confuse sulla dignità della donna e la fortissima azione delle femministe di tutto il mondo contro la maternità surrogata. Forse però potrebbero essere tutte figlie nate dall’utero in affitto, con genitori dello stesso sesso, e quindi affermano ciò che stanno vivendo nella loro vita. Oppure, Dio non voglia, potrebbero essere state indotte da qualche cattivo/a maestro/a a scriverlo.Talmente è incredibile la loro affermazione che basterebbe riprendere le cronache relative alle sofferenze dei figli di Elton John, le cause della separazione di Miguel Bosè, le tante interviste o denuncie di donne costrette e schiavizzate dalla pratica dell’utero in affitto, bimbi, giovani e adulti che sono in cerca dei o del loro genitore naturale da anni… Né si può pensare che tali signorine non abbiano mai saputo della miriade di studi scientifici che dimostrano quanto sia ‘insufficiente’ l’amore di due padri o due madri ed invece necessario quello di un padre e una madre per ogni bambino.Non rimane che una certezza, la scritta contiene degli errori, in realtà avrebbero voluto aggiungere alla scritta originaria (Due uomini non fanno una madre): “E’ un danno. Tutto l’amore è necessario”. L’estrema sintesi della lingua ‘social’ le ha obbligate a sintetizzare, togliere verbi e punti. Un grande equivoco che non merita nessuna censura.Luca Volonté