Omelia per la XXXI domenica del tempo ordinario: "Dicono e non fanno"
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».
Tutte le letture
E’
un discorso duro quello fatto da Gesù, e può meravigliarci di trovarlo sulla
bocca di chi con misericordia perdonava i peccatori, mangiava con loro e li
faceva sentire amati da Dio, anche se non meritavano tale amore.
Ma
ci sono cose che Gesù proprio non sopporta. Quali?
1-l’incoerenza ("dicono e non fanno") e l’ipocrisia
di chi pretende tanto dagli altri e poco da se stesso (“legano pesanti
fardelli sulle spalle degli altri, pesi che loro non sono disposti a portare
neanche con un dito”);
2- la vanità ("le loro opere le fanno per essere ammirati") di chi cerca l’apparenza, la fama, il successo, l’applauso, il consenso, il prestigio; la vanità degli “esibizionisti” religiosi, di chi si trincera dietro vesti sontuose e atteggiamenti pii e devoti;
3- la ricerca del potere (“amano i posti d'onore e i primi seggi")
2- la vanità ("le loro opere le fanno per essere ammirati") di chi cerca l’apparenza, la fama, il successo, l’applauso, il consenso, il prestigio; la vanità degli “esibizionisti” religiosi, di chi si trincera dietro vesti sontuose e atteggiamenti pii e devoti;
3- la ricerca del potere (“amano i posti d'onore e i primi seggi")
La
severità di Gesù non va contro la debolezza di chi vorrebbe ma non ce la fa,
bensì contro l'ipocrisia di chi fa finta, in particolare di chi ha una
responsabilità di guida (“sono seduti sulla cattedra di Mosè”) nei confronti
del popolo: “FATE QUEL CHE DICONO, NON QUEL CHE FANNO”.
Gesù
non sopporta chi si esalta, i palloni gonfiati, i vanesi, chi si crede migliore
degli altri (e disprezza chi fa più fatica), chi si crede a posto, senza
bisogno di aiuto e di perdono. Non sopporta chi vuole apparire buono,
religioso, migliore di quello che realmente è.
Cosa fare
per piacere a Gesù? Volete essere autentici, amati (innanzitutto da Dio),
grandi uomini?
Ø Imparate a servire (e a non servirvi degli altri);
Ø Imparate ad umiliarvi riconoscendo il proprio vero
valore e i propri difetti: con i piedi per terra (humus= terra: da lì l’umiltà);
Ø E’ più grande chi ama di più, chi si mette al servizio:
siete grandi quando sapete amare, quando vi accorgete dei bisogni degli altri e
cercate di andargli incontro (è piccolo colui che, come un bambino, piange e fa
i capricci per essere soddisfatto come un re con i suoi sudditi);
Ø Evitate ogni “esibizionismo” religioso (discrezione)
Ø “NON FATEVI CHIAMARE…”: Non pretendete onori, privilegi,
titoli onorifici: “ricordatevi che siete
tutti fratelli”;
Ø “NON CHIAMATE” nessuno con titoli altisonanti (Mons.,
Eccellenza, Eminenza…). E’ Dio il vostro Padre e Gesù la vostra guida e
maestro.
E’
necessario avere delle guide terrene, dei “grandi”, dei responsabili. Ma questi
devono aiutare ad avvicinare a Dio, non sostituirsi ad esso. Non devono
mettersi sul piedistallo, né approfittare del proprio potere, ma mettersi al
servizio, “sotto-mettersi”, cioè mettersi sotto come le fondamenta su cui sia
possibile costruire la propria vita di fede.
Dalla
festa di tutti i Santi abbiamo scoperto quali sono gli “amici” di Dio: questo
potrebbe essere un elenco delle qualità che piacciono a Dio e che siamo
chiamati ad imitare:
-
Gli amici di Dio vivono una
particolare libertà. Hanno consegnato a Dio il loro desiderio di essere felici
e perciò non si preoccupano più troppo di se stessi. Sanno che Dio non li
deluderà, mai.
-
Perciò sono liberi
dalla paura. Sono liberi
dalla ricerca del consenso, sono liberi dai giudizi altrui: ascoltano tutti e
sanno che da tutti devono imparare, ma il criterio del loro agire non è la
popolarità o l'approvazione del mondo.
-
Sono liberi dagli interessi
meschini. Non si domandano mai "che cosa ci guadagno?", perché vivono
di gratitudine. Il dono che hanno ricevuto è talmente grande, talmente gratuito
che non possono che condividerlo gratuitamente. Sono disposti a rimetterci
persino, non hanno preoccupazioni per il loro futuro.
-
Sono liberi anche
dall'ossessione di verificare i risultati. Si impegnano con tutte le forze, si
appassionano alle imprese che li coinvolgono, ma sanno di essere solo operai
mandati a seminare. Del raccolto sono incaricati gli angeli di Dio.
-
Amano il silenzio e talora
li sorprendi in una preghiera profonda. Ma se poni loro delle domande, puoi
restare sorpreso per parole di fuoco o per uno zampillare di acqua fresca per
la tua sete.
-
In quello che fanno mettono
tutto se stessi, non risparmiano né forze, né intelligenza, né risorse, fino al
sacrificio.
-
Gli amici di Dio portano in giro per la città il loro sorriso in cui indovini una gioia
che non viene da fortunate coincidenze o dall'assenza di problemi, ma da
un'inesplorabile profondità, come una sorgente che non cessa mai di alimentare
l'esultanza.
Vuoi diventare anche tu amico di Dio? Io ti dico che ne vale la pena!