LIBRI: "Oltre la morte di Dio" di Robert Cheaib
Ricco di
spunti di meditazione, ma con passaggi difficili e “riservati” agli addetti ai
lavori. Voto: 7-
OLTRE LA
MORTE DI DIO. La fede alla prova del dubbio
Di Robert Cheaib, San Paolo 2017, saggio teologico
Una rilettura della vicenda di Mosè come “invito ad
avere il coraggio[1] di
interrogare la fede e interrogarsi sulla fede… Come Mosè, ognuno di noi è
chiamato a trovare Dio a partire da alcune esperienze fondamentali: quella del
desiderio, del pensiero e soprattutto dell’amore. Non c’è comandamento più
grande di questo: amare Dio con tutto il cuore (desiderio), tutta la mente
(pensiero) e tutte le forze (amore concreto). Solo così è possibile andare “oltre
la morte di Dio” e dell’uomo” (dall’aletta di copertina).
Alcune
citazioni:
“A rigor di termini, dato che non c’è una certezza
assoluta della non esistenza di Dio, non credere in Dio, ovvero, dichiararsi atei, è anche un atto di fede,
un salto interpretativo dell’esistenza” (p.21).
“La fede è
un cammino con i suoi alti e bassi, imprevisti e sorprese” (p.21). La fede è fragile, ma tale fragilità ci
permette di guardare con simpatia coloro che non credono o fanno fatica nella
fede e nella pratica cristiana. (Cfr. C.M.Martini, Credo la vita eterna, San
Paolo 2012).
“Se l’esistenza di Dio fosse certa di una certezza
matematica, la libertà dell’uomo sarebbe compromessa” (p.23).
La forza
del forse: “con gli argomenti puoi vincere
la testa, ma per convincere il cuore ci vuole ben altro; non puoi seminare
risposte dove non c’è il terreno accogliente degli interrogativi” (p.25).
“Children enter
school as question marks and leaves as full stop” (proverbio inglese): “I
bambini entrano a scuola come punti interrogativi e ne escono come punti”:
“Spesso, da bambini, iniziamo la scuola con tante domande che ci rendono vivi e
vivaci e la finiamo con tante risposte che arrestano la nostra vivacità, ci
opacizzano. Iniziamo con le domande e finiamo con l’essere domati” (p.27).
“Ogni grande amore è crocifisso” (Evdokimov).
“Il paradosso è
il distintivo delle nostre esperienze profonde. Così, ad esempio, l’amore è
paradossale perché ci rende forti e fragili al contempo. L’amicizia vera è
paradossale perché è espressione di un bisogno di ricevere ma anche della
capacità di donarsi… L’opera di Dio nella storia è il paradosso dei paradossi.
E’ la presenza dell’Eterno nel tempo. La formulazione stessa sa di ossimoro”
(p.78).
“Dio agisce suscitando uomini che agiscono” (p.80).
“Dio solo libera. Ma egli libera l’uomo tramite l’uomo” (F.Varillon)
“L’ostinata fedeltà
di Dio alla storia è proprio uno stile con cui egli ha educato il suo
popolo a non relazionarsi a lui a partire dall’astratto, ma a partire dal
concreto” (p.81). Così “a differenza del pensiero mitico (che parte da ciò che
è tipico, schematico e generale e in esso assorbe i fatti particolari), l’uomo
biblico parte da ciò che è singolare e concreto. Solo dopo (e mai a prezzo di
rinnegare l’originalità dei singoli fatti) tenta di analizzare i fatti e di
vederne le costanti. Non un procedimento dal generale al particolare (così che
la fede possa ritrovare sempre il suo comodo rifugio in principi generali), ma
dal particolare al generale” (B. Maggioni, Un Dio fedele alla storia, p.70).
“Il Dio di
Israele non è il motore immobile dei filosofi, non è il Dio prigioniero
della sua impersonale perfezione, ma è il Signore personale, vivo e datore di
vita, il Dio perfetto nell’amore che si muove e si commuove. Non è il beato
indifferente, è il Padre che fa la differenza” (p.83).
Esempi di
conversioni (e di “sorprese di Dio): quella
di A. Frossard (p.91-93) e quella di O. Clément (p.94-98).
Abbiamo
sempre più possibilità per procurarci il piacere, ma sembra mancarci sempre più
la gioia: “E’ il paradosso
del’iperedonismo del nostro tempo: la pulsione appare dotata di una
potenzialità infinita, si afferma come finalmente libera, svincolata dai limiti
della Legge, ma questa libertà non è in grado di generare alcuna soddisfazione.
E’ una libertà vuota, triste, infelice, apaticamente frivola” (M. Recalcati, Ritratti del desideri, Raffaello
Cortina, 2013, 15).
“Lo specifico della vita umana è vivere oltre i bisogni
primari. Soddisfare i bisogni primari è necessario, ma non è sufficiente. L’uomo vive del più che necessario, di
quello che sembra inutile, ma che in realtà è più che utile. Sono le carezze
gratuite, gli sguardi accoglienti, le parole riconoscenti che ci fanno
realmente vivere. Il resto serve solo per la sopravvivenza” (p.102).
“Mosè ebbe
il desiderio dell’incontro, della solidarietà, della giustizia. Un desiderio,
però, che ha tentato di realizzare usando una logica sbagliata. Mosè cercò di
fare giustizia commettendo ingiustizia. Tentò di spegnere la violenza con la
violenza. Aveva ancora bisogno di essere trasformato per poter contribuire alla
trasformazione della condizione del suo popolo. Aveva bisogno di essere
liberato per diventare liberatore. Aveva bisogno di essere guidato per
diventare guida” (p.103).
“Il pusillanime
è incapace di vedere la propria vita in grande, di sognare progetti belli e, in
fin dei conti, è chiuso a Dio perché non crede che Dio possa fare cose grandi
dalla sua stoffa umana” (p.107)
“L’umile
vero non è l’umiliato, ma è chi sa che la sua piccolezza è sostenuta e amata da
una grandezza che lo precede, lo chiama e lo attira” (p.108).
“La speranza
ha la capacità creativa di trovare vie e sorgenti d’acqua nel deserto. Quando c’è una meta, fosse anche una umile
oasi, anche il deserto diventa una via” (p.110).
“Una delle etimologie della parola entusiasmo la riporta
alla sua radice greca èn-thous che a
sua volta rinvia a èn-Theos: avere
Dio in sé, essere pieno di Dio, essere ispirato e mosso dal soffio di Dio”
(p.114).
“Nel cuore del deserto, nell’abisso della propria
desolazione, Mosè è conosciuto,
riconosciuto e chiamato per nome” (p.114). Da qui la sua vera meraviglia.
“Togliti i
sandali dai piedi”. La sorpresa della Presenza comporta l’esigenza della
spogliazione. Non si incontra realmente Dio se non si muore a sé, ai propri
programmi, ai propri schemi mentali, alle proprie sicurezze. “Dove appare la Shekinah, l’uomo non può camminare con
le proprie scarpe” (Midrash Eabbah)”
(p.116).
“I piedi nudi
sono fragili, devono fidarsi, devono camminare con più circospezione e
attenzione. I piedi nudi, però, sono anche esposti, e proprio per questo
possono recepire e percepire senza mediazioni e senza filtri” (p.119-120).
“Alle obiezioni
di Mosè…è come se (il Signore) gli dicesse: Io che ti ho fatto so cosa fare
di te. Non spegnerti. Sono venuto a gettare fuoco e non acqua sulla terra. Sono
venuto a fare di te un roveto ardente e non un acquaio soporifero. Mi manifesto
nel cespuglio, in quella povertà che è la tua vita. “Tu sei il roveto, Io sono
il fuoco; fuoco nel roveto, sono Io nella tua carne. Per questo, Io sono il
fuoco; per illuminarti, per distruggere le tue spine, i tuoi peccati, e
mostrarti la mia benevolenza” (S. Ambrogio). Il roveto ardente sei tu. Chi non
vive ardendo, brucia. Brucia a vuoto i propri giorni, consuma inutilmente i
propri aneliti, annienta tragicamente il proprio orizzonte. Non spegnere il
fuoco che è in te, qualcuno accanto potrebbe morire di freddo” (p.122).
“Prima Mosè
voleva liberare Israele con le proprie forze, ma ha fallito miseramente ed è rimasto
bloccato nella sua ira e impotenza. Ora che nel roveto ha accettato la propria
debolezza, in cui risplende la gloria di Dio, può farsi assumere da Dio al suo
servizio. Adesso diviene l’accompagnatore sulla via che conduce alla libertà”
(A. Grun, Mosè e il roveto, p.27).
“Per i profeti
Dio era reale in maniera travolgente e la sua presenza era schiacciante. Non
parlarono mai di lui con distacco. Vissero come testimoni, colpiti dalle parole
di Dio, più che come investigatori impegnati ad accertare la natura di Dio”
(A.J.Heschel).
“Quando diciamo: ricordati di questo, ricordati di
quell’altro (…) vuol dire non tanto chiedere a Lui, quanto prendere noi
coscienza, questo è il punto. Perché io so che lui sa, ma siamo noi che
dobbiamo prendere coscienza! Perché la
preghiera non serve a Dio, serve a noi. La festa non è fatta per Iddio, è
fatta per noi. I Comandamenti non sono mica fatti per Iddio, sono per noi”
(D.M.Turoldo, Il fuoco di Elia profeta,
p.15).
“Dio c’è, e
si dona a tutto: e però Dio non si eredita ma si conquista. Si tratta di un
dono che chiede di essere conquistato:
come l’amore” (D.M.Turoldo, Il diavolo
sul pinnacolo, p.34).
“Chi incontra
realmente l’amore di Dio, chi incrocia il suo sguardo, vive una
trasformazione interiore perché si riconosce riconosciuto dall’unico sguardo
che conta. Non ha più bisogno di difendersi, perché il suo scudo è Dio. Non ha
più bisogno di conquistarsi lo spazio perché tutto è del Signore e il Signore è
suo. Non ha più sete di amore perché l’Amore si è dato a lui” (p.165).
“L’amore di Dio
è esso stesso sua conoscenza; egli, che non viene conosciuto se non viene
amato, né viene amato se non viene conosciuto, e che, in modo assoluto, tanto
più è conosciuto quanto più è amato e tanto più è amato quanto più è conosciuto”
(Guglielmo di Saint-Thierry, Commento al
Cantico dei Cantici, 71).
“La fede è un atto personale, ma mai un atto
individualista…La fede crea comunione e fratellanza” (p.172-173).
“La dimensione interpersonale è la verifica di
autenticità della dimensione personale della fede. “Chi prega “nello Spirito di
Gesù” non può pregare girando le spalle agli altri” (J.B.Metz)” (p.174).
“Se Dio sembra morto nella nostra storia come in quella
di Israele prima dell’esodo, è perché Dio vuol mostrare la propria vita e
vitalità nella vita e nell’azione dell’uomo. Se Dio tace, è perché vuole che l’uomo
sia eco della sua Parola, vuole che gli umani siano i suoi ambasciatori e vuole
parlare per le loro bocche” (p.183).
Bibliografia
(tra i libri suggeriti per eventuali approfondimenti):
Werbick J., Essere responsabili della fede, Queriniana
2002
“, Padre nostro, Queriniana 2013
Cheaib R., Un Dio umano, San Paolo 2016
“, Alla presenza di Dio, Il pozzo di Giacobbe 2015
Recalcati M., Ritratti del desiderio, Cortina 2013
Chabot P., Burnout globale, San Paolo 2014
Nault J.Ch., Il demonio meridiano, San Paolo 2015
Drewermann E., L’essenziale è invisibile, Queriniana
2015
Rocchetta C.- Manes R., La tenerezza grembo di Dio
amore,
Nodet E., Il libro dei libri, EDB 2016
Vanier J., La paura di amare, San Paolo 2015.
[1]
“Coraggio viene da “avere cuore”. E il cuore palpitante si umanizza nella
misura in cui non rimane un mero motore che distribuisce sangue, ma diventa un
direttore d’orchestra che fa convergere le nostre domande e le nostre energie
nell’esecuzione di una sinfonia armoniosa nota come vita sensata” (p.16).