VIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza.
Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito?
Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita?
E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede?
Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno.
Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.
Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena».
NON
TEMETE!
In
questi versetti Gesù ci invita per cinque volte a non temere. L’uomo teme di perdere
la vita, la stima, l’affetto o ciò che garantisce la vita, cioè i soldi. Viviamo
tutta la vita schiavi della paura. Si diventa falsi e ipocriti per paura di non
essere amati, di non essere considerati, che la nostra vita non abbia alcun
significato. É questa paura che ci fa aggredire gli altri, ci fa intraprendere
relazioni negative, crea ingiustizie, accumulo, miseria, guerre!
Non
temere, non avere paura è il ritornello di Dio. La prima risposta che Adamo
diede a Dio è: “mi sono nascosto, perché
ho avuto paura”. É lì che cominciano tutti i nostri mali: nel nascondere la
verità, per paura. Abbiamo paura perché non accettiamo la nostra realtà di
esseri limitati. Se io non accetto il mio limite come luogo di comunione con
l’altro – se fossi illimitato, onnipotente, non avrei bisogno di nessuno –
finisco per aver paura dell’altro: lo aggredisco per paura che mi aggredisca o
mi sfrutti. Se io accetto il mio limite come comunione, allora non ho paura
dell’altro, ma il limite è il luogo della comunione, dello scambio, della
ricchezza, dell’intesa, dell’amore, di tutto ciò che è positivo.
È
per questo che Gesù ha partecipato del nostro limite ed è con il suo limite,
con la sua morte in croce che ci ha salvato: ha fatto del limite, della morte,
della croce e anche del peccato il luogo della comunione e della solidarietà. Il
valore assoluto non è salvare la propria pelle, ma saper dare la vita, saper
amare. Quindi non dobbiamo temere neanche di perdere la vita: chi perderà la
sua vita la salverà, perché la vita è un dono e se la dai la realizzi, se la
trattieni la soffochi, la uccidi.
Coraggio,
non preoccupatevi: voi valete!
Coraggio[1]: è un invito esortativo che nei Vangeli compare più volte e sempre
espresso da Gesù (“Coraggio, figliolo, i
tuoi peccati sono stati perdonati”; “Coraggio,
figlia, la tua fede ti ha guarita”; “Coraggio:
io ho vinto il mondo!”…). L’unica eccezione riguarda il cieco di Gerico
quando alcuni gli dicono: “Coraggio,
alzati, (Gesù) ti chiama!”.
Non preoccupatevi! La preoccupazione
è l’occupazione principale che abbiamo: qualcuno ha calcolato che pre-occuparci
di quel che sarà ci risucchia mediamente il 90% delle energie. Ciò che più ci
logora non è ciò che facciamo, ma la pre-occupazione. Quando siamo sereni
riusciamo a lavorare con grande energia e non si è stanchi se non di quella
stanchezza che esige il riposo.
Voi valete! Non ho bisogno di fingere
per essere qualcuno: sono già figlio di Dio che è molto di più di quello che
posso inventarmi. Per cui conclude: non temete! E qui, in greco, c’è un
imperativo presente. Vuol dire: smettetela, allora, di aver paura! È ora di
smettere di avere paura di ciò che siamo! Siamo figli di Dio, Lui ha cura di
noi! Valiamo molto più dei passeri!
Quando Gesù dice: “Non cade a terra un passero senza il
Padre vostro” (cf. Mt 10,29), non dice che un passero cadrà perché Dio lo
vuole, ma che non cadrà abbandonato da Dio! E così, guardando i gigli dei campi
colorati e tessuti in modo molto più bello degli splendidi vestiti di Salomone,
possiamo almeno intuire la cura che Dio ha per tutte le sue creature e dunque
anche per noi, che siamo suoi figli e figlie. (E. Bianchi)
Non lasciarti vincere dall’ansia: Dio non si dimentica:
può una madre dimenticarsi del suo figliolo? Se anche una madre si
dimenticasse, io non mi dimenticherò di te, mai (Isaia 49,14-15, Prima Lettura).
Un
esempio ci viene da papa Francesco, che ha tanti problemi da affrontare, ma rimane
sereno senza prendere tranquillanti. Il suo segreto? «Gli italiani danno un bel
consiglio», ha spiegato, «per vivere in pace ci vuole un sano menefreghismo». E
ha aggiunto: «Ho avuto un’esperienza molto particolare di pace profonda dal
momento che sono stato eletto. E non mi lascia più». «C’è corruzione in Vaticano», ha
detto Francesco. «Ma io sono in pace. Se c’è un problema, io scrivo un biglietto
a san Giuseppe e lo metto sotto una statuetta che ho in camera mia. È la statua
di san Giuseppe che dorme. E ormai lui dorme sopra un materasso di biglietti!
Per questo io dormo bene: è una grazia di Dio».
Ermes Ronchi:
Affidatevi e non preoccupatevi. Non un invito al
fatalismo, in attesa che Qualcuno risolva i problemi, perché la Provvidenza
conosce solo uomini in cammino (don Calabria): se Dio nutre creature che non
seminano e non mietono, quanto più voi che seminate e mietete.
Non preoccupatevi, il Padre sa…. Ma come faccio a dirlo
a chi non trova lavoro, non riesce ad arrivare a fine mese, non vede futuro per
i figli?
«Se uno è senza vestiti e cibo quotidiano e tu gli
dici, va in pace, non preoccuparti, riscaldati e saziati, ma non gli dai il
necessario per il corpo, a che cosa ti serve la tua fede?» (Giacomo 2,16). Dio
ha bisogno delle mie mani per essere Provvidenza nel mondo. Sono io, siamo noi,
i suoi amici, il mezzo con cui Dio interviene nella storia. Io mi occupo di
qualcuno e Lui, che veste di bellezza i fiori del campo, si occuperà di me.
Cercate prima di tutto il Regno. Vuoi essere una nota
di libertà nell'azzurro, come un passero? Bello come un fiore? Cerca prima di
tutto le cose di Dio, cerca solidarietà, generosità, fiducia; fìdati e troverai
ciò che fa volare, ciò che fa fiorire!
[1]
Coraggio deriva dalla
parola “cuore” e significa “forza d’animo
connaturata o confortata dall’altrui esempio, che permette di affrontare
situazioni scabrose, difficili, avvilenti, anche la morte, senza rinunciare ai
più nobili attributi della natura umana” (Dal
dizionario Devoto-Oli).