Quaresima come "lotta spirituale" e "ora del risveglio" (E. Bianchi)
Da due articoli di qualche anno fa ricaviamo alcune riflessioni interessanti di fr. Enzo Bianchi sulla Quaresima
Quaresima: è l'ora del risveglio
Si avvicina il tempo della quaresima, tempo dei
quaranta giorni precedenti la Pasqua, tempo da viversi come penitenziale,
impegnati nel rinnovamento della conversione, tempo che la chiesa vive e
celebra dalla metà del IV secolo d.C.
La quaresima è un tempo “forte”, contrassegnato da un
intenso impegno spirituale, per radunare tutte le nostre energie in vista di un
mutamento del nostro pensare, parlare e operare, di un ritorno al Signore dal
quale ci allontaniamo, cedendo costantemente al male che ci seduce. La prima funzione della quaresima è il
risveglio della nostra coscienza: ciascuno di noi è un peccatore, cade ogni
giorno in peccato e perciò deve confessarsi creatura fragile, sovente incapace
di rispondere al Signore vivendo secondo la sua volontà.
"La Quaresima come lotta spirituale"
Ciascuno
di noi deve fare una lotta spirituale dentro di sé per non ubbidire agli
impulsi disordinati, alle pulsioni che ci abitano, oserei dire all’animale che
è in noi e che non dobbiamo dimenticare. Il cammino di umanizzazione ci mette
di fronte a delle scelte, a dei “no”; ed è anche un cammino in cui bisogna
saper dire con libertà ma talvolta a caro prezzo dei “sì”. Ecco, la lotta
spirituale è - secondo tutta la tradizione cristiana a partire da San Paolo,
che ne ha parlato più volte nelle sue Lettere - contro il demonio e le potenze
del male, le quali costantemente ci sollecitano… una lotta contro le “passioni
madri”, che sono la libido erotica, la libido del possesso e la libido del
dominio. E poi, di conseguenza, i figli di queste “passioni madri” sono i sette
vizi capitali, come li ha chiamati la tradizione latina. Allora si tratta di
fare un vero e proprio combattimento perché non si deve accettare la
tentazione, ma si tratta di vincerla per essere più liberi e soprattutto più
capaci di amore.
Oggi
(il digiuno) lo comprendiamo in modo diverso dal passato, quando il digiuno era
semplicemente mortificazione, passaggio attraverso astinenze, fatiche,
sofferenze per ritemprarci e avere un carattere più forte. La sensibilità di
noi contemporanei ci fa intendere il digiuno da un lato come strumento per
dimostrare che siamo ancora padroni del nostro corpo, ma soprattutto diventa un
digiuno per la condivisione. Per noi che viviamo in un mondo ricco e
consumista, digiunare significa imporci una sobrietà per condividere con gli
altri. È una forma di estensione della carità. È il digiuno come lo chiedevano
i profeti, già nell’Antico Testamento. È il digiuno indicato da Isaia; che
consiste nel supplire ai bisogni degli affamati, nel liberare gli oppressi,
nell’andare in soccorso a quelli che non hanno nulla.
Tra le preghiere quaresimali, occupa un posto importante quella di
Sant’Efrem il Siro. È una preghiera che tutti i cristiani ortodossi e d’Oriente
recitano più volte al giorno durante la Quaresima, ma è anche ben conosciuta in
Occidente. È una preghiera in cui si invoca l’umiltà e ci si riconosce
peccatori davanti al Signore per chiederGli uno spirito di mitezza, di carità.
E gli si chiede inoltre: “Fa’ che io non giudichi mai il fratello, bensì
concedimi un cuore pieno di misericordia e compassione”. E noi, come dice papa
Francesco, siamo in una fase in cui abbiamo bisogno di un passaggio di
misericordia e compassione. Quindi questa preghiera di Sant’Efrem ha anche
un’estensione perché tutti sentano questo bisogno di invocare la misericordia
di Dio e di esser misericordiosi verso gli altri.
«Signore e Sovrano della mia vita,
non darmi uno spirito di pigrizia,
di scoraggiamento, di dominio e di vana loquacità!
Concedi invece al tuo servo uno
spirito di castità,
di umiltà, di pazienza e di carità.
Sì, Signore e Sovrano,
dammi di vedere le mie colpe e di non giudicare mio
fratello;
poiché tu sei benedetto nei secoli dei secoli.
Amen.»
Amen.»