VIA CRUCIS Un po’ riveduta con i testi PAOLO CURTAZ
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La Via Crucis è un percorso attraverso le ultime ore della vita di Gesù che ci fanno cogliere l’infinita tenerezza e amore che ha avuto ed ha per noi. Iniziamo questa preghiera fiduciosi che la croce è segno di speranza e resurrezione.
Prima Stazione
GESU’ NELL’ORTO DEGLI ULIVI
Noi ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.
Dal Vangelo secondo Luca Lc 22,41-42
Inginocchiatosi, pregava: “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà”. Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo.
Meditazione
Ecco l’ora delle tenebre. Ecco l’Avversario. Lo avevi vinto, nel deserto, lo avevi cacciato dal cuore degli uomini mentre annunciavi la Parola. Ora torna, come promesso, per farti credere che è tutto inutile. Inutile: non vedi che i tuoi dormono? Inutile: non senti i passi di chi ti ha tradito? Inutile: a chi importa del tuo sacrificio? Inutile: l’uomo non cambierà mai, eterno adolescente, non lo vuole un Dio adulto. Un angelo viene a consolarti: che ti avrà detto? Quale parola ti ha sussurrato per farti dire l’ultimo e definitivo “sì”? Io lo so, Rabbì. L’angelo, quella notte ti ha mostrato noi, ti ha mostrato, lungo la storia, gli uomini e le donne che ti amano e che ti hanno riconosciuto luce e pace e vita. No, Signore, il tuo sacrificio non è stato inutile: io sono qui. Coraggio, Signore, ne è valsa la pena.
Ripetiamo insieme: Padre sia fatta la tua volontà
- Quando la sofferenza mi opprime
- Quando non comprendo la mia giornata
- Quando sento la mancanza di una persona cara
- Quando non so che verso dare alla mia vita
Preghiera
Quanta angoscia nel tuo cuore, Signore! L’angoscia di chi muore, la nostra stessa paura, la stessa solitudine, lo stesso abbandono che hai voluto provare, perché nessuno potesse più dire: “Dov’é Dio?”. Fa’, o Signore, che non rendiamo inutile il tuo sacrificio. Rendici tua consolazione.
Seconda Stazione
GESU’, TRADITO DA GIUDA, VIENE ARRESTATO
Noi ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.
Dal Vangelo secondo Marco Mc 14,43-46
E subito arrivò Giuda, uno dei dodici, e con lui una folla con spade e bastoni, mandata dai sommi sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani. Gli si accostò, lo baciò e gli disse: “Rabbì”. Detto questo gli misero le mani addosso e lo arrestarono.
Meditazione
Giuda e la folla. Il peccato crea sottili legami di complicità. Giuda: l’abissale e drammatico mistero della libertà. Quale paura ha scosso il tuo cuore, Giuda? Quale velo ha appesantito il tuo sguardo, sì da non sentire, ultimo appello all’amore, la Parola del Maestro che ti chiama ancora: “Amico” (Mt 26,50). Davvero credevi che il tuo tradimento sarebbe bastato a sbarazzarti di Dio? Non sapevi che, impiccandoti, saresti caduto inesorabilmente tra le sue braccia?
Ripetiamo insieme: Libera nos Domine
- Dal tradire le persone a noi vicine
- Dalle tentazioni
- Dal denaro fine a se stesso
- Dai compromessi
Preghiera
Giuda, uno dei nostri. Giuda: noi, troppo spesso. Donaci, Signore, nel momento del peccato, nella tenebra dell’abbandono, di sentire ancora il tuo appello, di avere il coraggio di incrociare il tuo sguardo immutabile di rispetto e perdono. Dal demone della disperazione che ci fa credere di essere imperdonabili, Libera nos Domine!
Terza stazione
GESU’ E’ CONDANNATO DAL SINEDRIO
Noi ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.
Dal Vangelo secondo Marco Mc 14,55.60-61,62.64
I capi dei sacerdoti e tutto il Sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte ma non la trovavano. Il sommo sacerdote, levatosi in mezzo all’assemblea, interrogò Gesù dicendo: “Sei tu il Cristo, il Figlio di Dio benedetto?”. Gesù rispose: “Io lo sono!”. Tutti sentenziarono che era colpevole di morte.
Meditazione
Eccoli. Prima assise di una lunga stirpe di sapienti e autorevoli che ti condannano, che di te dicono: “Non è mai esistito” oppure: “Non possiamo conoscerlo”. E il nostro mondo ti ha messo da parte, condannandoti inesorabilmente ad essere favola o mito; eppure un giorno il cuore ci interroga: “Sei tu il Cristo, il Figlio di Dio benedetto?”. Allora dovremo rispondere, adorarti o ucciderti, quando ci risponderai: “Io lo sono”, YA – WHE’, il nome stesso di Dio.
Ripetiamo insieme: Perdonaci Signore
- Per tutte quelle volte che condanniamo gli altri
- Per quelle volte che non ascoltiamo chi si avvicina a noi
- Quando ci dimentichiamo chi sei
- Quando ci rivolgiamo ad altri idoli
Preghiera
La nostra scienza, la nostra conoscenza, Signore, non ci chiuda gli occhi, davanti al mistero, davanti all’inquietante domanda che ancora ci poni: “Voi chi dite che io sia?” (Mt 16,15). Dona all’uomo d’oggi, Signore, il coraggio di cercarti, l’audacia di accoglierti. E sarà festa nuova nei secoli dei secoli.
Quarta stazione
GESU’ VIENE RINNEGATO DA PIETRO
Noi ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.
Dal Vangelo secondo Luca Lc 22,61-62
In quell’istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. Allora il Signore, voltatosi, guardò Pietro, e Pietro si ricordò della Parola che il Signore gli aveva detto, e uscito, pianse amaramente.
Meditazione
Lo sguardo di Gesù. Uno sguardo, nel sottile greco di Luca, che “guarda dentro”. E Pietro incontra l’amore rifiutato da Giuda, e piange. Per questo pianto noi ti amiamo, Pietro. Per questo essere così simile a noi, incoerente e vigliacco, fragile e scostante. Ma ti amiamo soprattutto per questo singhiozzante pianto di cane fedele, che ti fa grande. Il Signore ti ha scelto a guida dei tuoi fratelli, perché così simile a noi, perché capace di riconoscere i tuoi limiti, perché disposto a lasciarti perdonare e perciò capace di perdonare. Sì, Pietro, noi ti amiamo per il tuo pianto che è il nostro.
Ripetiamo insieme: Guardami Signore
- Quanto ti tradisco
- Quando parlo male di te
- Quando rimango in silenzio
- Quando ho paura
Preghiera
Alla tua Chiesa, popolo di perdonati, non di perfetti, dona il dono del pianto, Signore, quando ci crediamo giusti, quando ci ergiamo a giudici, quando dividiamo il mondo in buoni e cattivi, facci incontrare il tuo sguardo, che spalanchi in noi, la diga della compassione.
Quinta stazione
GESU’ E’ GIUDICATO DA PILATO
Noi ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.
Dal Vangelo secondo Matteo Mt 27, 22-23,26
Disse loro Pilato: “Che farò dunque di Gesù chiamato il Cristo?”. Tutti gli risposero: “Sia crocifisso!”. Ed egli aggiunse: “Ma che male ha fatto?”. Essi allora urlarono: “Sia crocifisso!” … Allora rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò ai soldati perché fosse crocifisso.
Meditazione
Che ne facciamo, dunque, di te, Cristo? Ci è insopportabile la tua bontà, la tua remissività, il tuo amore. Non era più comodo un Dio tenuto lontano, da rispettare a distanza? Un Dio a cui rendere conto, inviolabile nella sua perfezione? No. Hai voluto fidarti dell’uomo, osare, donarti. E ora vieni consegnato. La folla che l’altro ieri gridava “Osanna!”, oggi ti vuole morto. Pilato fugge l’inquietudine che lo assale, ha troppo da fare. Barabba, il cui nome significa “figlio del Padre”, è lasciato libero al tuo posto.
Ripetiamo Insieme: Aiutaci Signore a non rinnegarti
- Quando ci sentiamo superiori
- Quando l’orgoglio si rende presente nei nostri dialoghi
- Quando la superbia crea distanza
- Quando abbiamo paura di testimoniarti
Preghiera
La folla, Pilato, Barabba. Eccoci Signore: disposti a rinnegarti per non essere diversi dagli altri; disposti a consegnarti, se intralci i nostri progetti politici; eppure improvvisamente liberati, divenuti tutti “Bar Abbà”, figli del Padre, grazie alla tua morte. Donaci, Signore, il coraggio della testimonianza, il coraggio della solidarietà con chi viene sacrificato all’altare dei giochi politici, la consapevolezza di essere divenuti Figli.
Sesta Stazione
GESU’ E’ FLAGELLATO E INCORONATO DI SPINE
Noi ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.
Dal Vangelo secondo Giovanni Gv. 19,5
Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: “Ecco l’uomo!”.
Meditazione
La corona di spine, il mantello di porpora, sadico divertimento di annoiati soldati abituati all’orrore, diventano misterioso segno profetico: davvero tu sei Re. “Ecco l’uomo”, profetizza Pilato. Ecco il nostro vero volto, riconoscibile sotto il tuo volto tumefatto. “Ecco l’uomo”: in te possiamo riconoscerci e ritrovarci. Solo contemplando il tuo volto scopriremo il nostro.
Ripetiamo Insieme: Donaci la tua Grazia
- Quando prendiamo in giro i più deboli
- Quando spogliamo di dignità le persone
- Quando non ti riconosciamo nel volto dell’altro
- Quando siamo indifferenti alla persona che ci sta vicino
Preghiera
Donaci la grazia di riconoscere, Signore, dietro al volto affamato, disperato, torturato, delle vittime della nostra indifferenza e della violenza degli uomini, il volto dell’uomo, il volto del Dio incarnato. La nostra vita diventi desiderio di svelare l’uomo a sé stesso, a riconoscersi in Te, vero Dio e vero uomo.
Settima Stazione
GESU’ E’ CARICATO DELLA CROCE
Noi ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.
Dal Vangelo secondo Marco Mc 15,20
Dopo averlo schernito, lo spogliarono della porpora e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.
Meditazione
Vieni condotto fuori dalla città Santa, Signore, fuori dalle mura: non si può contaminare il Tempio. Dramma dell’uomo, rispetta il simbolo e crocifigge la realtà significata. Fuori dalle mura: quante volte ti mettiamo fuori dalla nostra vita, al di là della realtà, quante volte ti chiudiamo in angusti spazi dedicati al Sacro. Sei condotto fuori tu che sei dentro ad ogni uomo. Sei condotto fuori, oggi come allora.
Ripetiamo insieme: Perdonaci Signore
- Tutte le volte che carichiamo la croce ad un fratello
- Quando non rispettiamo la tua croce
- Quando non consideriamo le croci degli altri
- Quando non vorremmo la nostra croce
Preghiera
Signore, non permettere che ti portiamo fuori da noi stessi, scuotici, quando ti chiudiamo nei tabernacoli senza portarti nel mondo, facci violenza con la Parola, quando ti teniamo fuori dai nostri problemi, dalle nostre solitudini, dalle nostre difficoltà. Facci capire che ci sei più intimo che noi a noi stessi.
Ottava Stazione
GESU’ E’ AIUTATO DAL CIRENEO
Noi ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.
Dal Vangelo secondo Marco Mc 15,21
Allora costrinsero un tale che stava passando, Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, a portare la croce.
Meditazione
Cadi, sfinito dal dolore e dall’angoscia, mentre i soldati ti insultano. Nulla: il legno è troppo pesante. Anche tu, come noi, sai cosa vuol dire non farcela più. Un uomo, uno sconosciuto, è costretto ad aiutarti. Non hai voluto il gesto generoso dell’amico che ti soccorra, ma l’aiuto forzato e impaurito dello sconosciuto. Eppure, ci ricorda Paolo (Rm 16,3) nella prima comunità cristiana troviamo Alessandro e Rufo, i figli di Simone. Questo gesto subìto, diverrà comunque sorgente di luce per Simone e la sua famiglia.
Ripetiamo insieme: Aiutaci Signore
- Ad essere più spontanei del Cireneo
- A non essere indifferenti davanti alle sofferenze umane
- A saper lottare contro tutte le croci
- A saper sopportare e vivere in modo diverso la sofferenza
Preghiera
Quando la croce ci piomba addosso, non attesa, non desiderata, non voluta, come a Simone di Cirene, donaci la grazia, Signore, di capire che è la tua croce che stiamo portando. Donaci quel po’ di luce che ci aiuti a non disperare, sapendo che la sofferenza non è che una tappa verso la vita vera.
Nona Stazione
GESU’ INCONTRA LE DONNE DI GERUSALEMME
Noi ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.
Dal Vangelo secondo Luca Lc 23,27-28,31
Lo seguiva una grande folla di popolo, e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso le donne, disse: “Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Perché se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco?”.
Meditazione
La compagnia della buona morte: un gruppo pietoso che accompagnava i condannati a morte e versava lacrime che famigliari e amici non versavano, sui malfattori finalmente giustiziati. Gesù si ferma, trova il coraggio di parlare: “Non piangete su di me”. Una parola dura, un servizio alla verità. Gesù non accetta le false lacrime, vuole le vere; non ammette una compassione esteriore, chiede la sequela totale; non gradisce il lamento, brama la nostra conversione. Piangiamo su noi e sui nostri figli se la nostra fede diventa apparenza, abitudine, dovere. Davanti allo spettacolo della croce le maschere cadono: Dio ha bisogno di uomini veri, non di comparse.
Ripetiamo insieme: Aiutami ad essere me stesso
- Quando la società mi impone altro da Te
- Quando qualcuno mi chiede di portare la croce
- Quando voglio costruire dei rapporti
- Quando scelgo di seguirti
Preghiera
Donaci il coraggio, Signore, di una fede autentica, di una compassione reale, di una conversione che non si scoraggia. Piangendo su noi stessi, arriveremo alla Verità, troveremo la luce.
Decima Stazione
GESU’ E’ CROCIFISSO
Noi ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.
Dal Vangelo secondo Marco Mc 15,24
Lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse quello che ciascuno dovesse prendere.
Meditazione
Eccoti, finalmente, l’ora è giunta. La croce ti attendeva: è fatta apposta per te. E’ dunque questa la misura del tuo amore per me? Era dunque necessario violare la nostra durezza squarciando la tua carne? Fino a questo volevi arrivare? Ecco: vieni innalzato, Dio è nudo, ha dato tutto. Le braccia, tese, abbracciano il mondo. Non bastava la scoperta di un Dio dal volto umano, non bastava la dolcezza delle tue parole, non bastava lo stupore dei tuoi gesti, col sangue volevi sigillare le parole “Ti amo”. Sospeso fra cielo e terra, segno di una Nuova Alleanza, ti consegni alla nostra indifferenza.
Ripetiamo insieme: Fa che ascoltiamo la tua voce Signore
- Quando ci parli attraverso le Scritture
- Quando i silenzi diventano una tua presenza
- Quando guardiamo la tua croce
- Quando le tentazioni distruggono la serenità
Preghiera
Noi siamo davanti alla tua Croce, Signore, riempiti di stupore, ricolmi di silenzio. O Croce di Cristo, concedici, nei momenti più difficili di non cadere nella disperazione, ma ai tuoi piedi, avvolti dal Mistero della misura di un Dio che muore d’Amore.
Undicesima Stazione
GESU’ E IL BUON LADRONE
Noi ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.
Dal Vangelo secondo Luca Lc 23,39-43
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso”. Ma l’altro lo rimproverava: “Neanche tu hai timore di Dio? Noi riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male”. E aggiunse: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”. Gli rispose: “In verità ti dico: oggi sarai con me in Paradiso”.
Meditazione
Quando siamo sulla croce, come i condannati, possiamo bestemmiare e maledire il nome di Dio o, come l’altro ladro, dire: “Ricordati di me, Signore, in Paradiso”. Non chiede la salvezza, gli basta un ricordo, troppo sangue e troppe menzogne nel suo passato per osare tanto. Eppure il Signore accetta questa sfacciataggine e, garbatamente, lo salva. Il primo santo ufficialmente canonizzato da Dio è un ladro: abbiamo qualche speranza! Ma è un ladro che sa dire il vero di sé. Di lui non abbiamo conservato il nome, solo un aggettivo: “buono”. Buono di cuore certo, ma soprattutto “buono” in quanto abile. Gli è riuscito il colpo più spettacolare della sua vita: ha rubato il Paradiso.
Ripetiamo insieme: Ricordati di me Signore
- Quando siamo sulla croce
- Quando perdo la speranza
- Quando mi sento perduto
- Quando sono arrabbiato con te
Preghiera
Che meraviglia, Signore! Il tuo dolore fa spazio all’ascolto dell’altro, e ancora compi un miracolo. Donaci, Signore, di non considerare nessuno perduto. Donaci la verità e la faccia tosta, per non disperare mai della salvezza, di confidare come bambini, nella tua fresca e inaudita misericordia.
Dodicesima Stazione
GESU’ IN CROCE E SUA MADRE
Noi ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.
Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 19, 26-27
Gesù vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco tuo figlio”. Poi disse al discepolo: “Ecco la tua madre”. E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.
Meditazione
L’ultimo dono, dopo la vita, di Gesù alla sua Chiesa: la madre e lo Spirito, per sempre uniti, dove la madre, là vi è lo Spirito. Al discepolo amato da Gesù, il Maestro consegna la discepola attenta alla Parola perché impari la sequela. Donna, dice Gesù. Donna: in lei ogni femminilità, ogni tenerezza, ogni bellezza. L’amata e la preferita dal padre abiterà la casa del discepolo che ha raccolto il battito gonfio d’amore del cuore di Cristo nell’Ultima Cena.
Ripetiamo insieme: Ti preghiamo Maria
- Perché nessuno si senta solo
- Perché impariamo a fidarci di Gesù
- Aiutaci a credere nell’amore
- Sostienici nella tribolazione
Preghiera
Maria, nostra Madre, ci viene consegnata come definitivo sigillo d’amore. Da lei impareremo, Signore, a fidarci, a credere nel Dio dell’impossibile, a diventare grido di gioia per l’uomo salvato. Per le grandi cose che hai fatto in lei e che vuoi fare in noi, noi ti lodiamo, Signore.
Tredicesima Stazione
GESU’ MUORE
Noi ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.
Dal Vangelo secondo Marco Mc 15,34.36-37
Alle tre Gesù gridò con voce forte: “Eloì, Eloì, lema sabactàni!”, che significa: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Un soldato corse ad inzuppare di aceto una spugna e postala su di una canna gli diede da bere. Gesù dando un forte grido, spirò.
Meditazione
Un grido che è l’urlo di ogni disperazione. Un grido che ci fa rabbrividire e fermare alle soglie del Mistero, come se, per un attimo, il Dio crocifisso si trovasse ad essere incredulo. L’amore ha travolto gli argini Dio conosce la disperazione e la colma con l’invocazione: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito” (Lc 23,46).
Tutto è compiuto, il “sì” è stato detto, Dio ha dato tutto. Il velo del tempio è squarciato: questo è il volto del Dio cercato dall’uomo. A noi, ora, di schierarci. Di cadere in ginocchio, sbigottiti, o, ancora, di versargli addosso l’amaro aceto dell’incredulità. Il Centurione, pagano, si arrende e professa la sua fede: “Davvero costui era Figlio di Dio!” (Mc 15,38).
Ripetiamo insieme: Dio mio non mi abbandonare
- Quando sono nel dolore
- Quando sono disperato
- Quando le forze iniziano a mancare
- Quando l’ansia non mi rende lucido
Preghiera
Dio grande, Dio forte, Dio immortale, abbi pietà di noi! (Dalla liturgia latina del Venerdì santo)
Quattordicesima Stazione
GESU’ E’ DEPOSTO NEL SEPOLCRO
Noi ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.
Dal Vangelo secondo Marco Mc 15,46
Giuseppe d’Arimatea, comprato un lenzuolo, calò il corpo di Gesù giù dalla croce e, avvoltolo in un lenzuolo, lo depose in un sepolcro nuovo scavato nella roccia.
Meditazione
L’ultimo gesto d’amore: una tomba. Giuseppe l’aveva fatta per sé: ora te la dona. La sua influenza nel Sinedrio, la sua saggezza, la sua ricchezza non ti hanno salvato, la sua tenerezza e attenzione, ora, ti danno un po’ di riposo. Ma non ha da preoccuparsi, Giuseppe. Non lo sa ancora, ma la tomba gli verrà restituita intatta. Quando non abbiamo più nulla da darti, quando sentiamo il nostro cuore freddo come la pietra, quando la nostra vita ci sembra una tomba, facci capire, Signore, che tu accetti e abiti anche le nostre sconfitte, riempendole di Resurrezione.
Ripetiamo insieme: Grazie Signore
- Perché ci ami sempre
- Perché ci accetti per quello che siamo
- Perché mi dai la forza di ricominciare
- Perché la mia vita è già salva con Te
Preghiera
Accetta, Signore, ciò che siamo: il bene e il male, ciò che amiamo e ciò che rifiutiamo. Prendi tutto, portalo con te, perché possiamo risorgere continuamente, Dio che ami la vita.
Pasqua è la festa dei macigni che rotolano via dall’imboccatura dei sepolcri.
Ognuno di noi ha il suo macigno. Una pietra enorme messa all’imboccatura dell’anima che non lascia filtrare l’ossigeno, che opprime in una morsa di gelo; che blocca ogni lama di luce, che impedisce la comunicazione con l’altro.
E’ il macigno della solitudine, della miseria, della malattia, dell’odio, della disperazione del peccato.
E’ il macigno della solitudine, della miseria, della malattia, dell’odio, della disperazione del peccato.
Pasqua allora, sia per tutti il rotolare del macigno, la fine degli incubi, l’inizio della luce, la primavera di rapporti nuovi e se ognuno di noi, uscito dal suo sepolcro, si adopererà per rimuovere il macigno del sepolcro accanto, si ripeterà finalmente il miracolo che contrassegnò la resurrezione di Cristo.