"Il declino del cristianesimo" secondo Galli della Loggia
L'editorialista di punta del Corriere della Sera, Ernesto Galli della Loggia, ha dato avvio, il 29 dicembre, ad un dibattito sulla Chiesa che - afferma - è in forte declino non solo in Occidente, ma nel mondo intero. "I grandi temi che la Chiesa ha pensato di non vedere" ha titolato il suo articolo a cui hanno risposto: G. Gennari per Avvenire ("Crisi? Oggi e da duemila anni: capirla, e viverla nella fiducia"); G. Lorizio per Settimananews ("Oltre la "religione civile" e il "cristianesimo borghese"); F. Mastrofini per Il Riformista ("Bergoglio finto progressista? Ernesto Galli della Loggia parli di ciò che conosce...") e ancora, sempre sul Corriere del 3 gennaio, il botta e risposta tra il vescovo-teologo B. Forte ("Noi e la fede. Il bisogno e la ricerca di Dio restano sempre vivi e presenti") e lo stesso Galli della Loggia ("Ma il futuro della Chiesa è solo tra le plebi?").
Mastrofini riassume la posizione di Galli della Loggia:
La cristianità sparisce, almeno in Occidente, e Papa Bergoglio e gerarchie ecclesiali non se ne interessano, al contrario delle “alte e tormentate riflessioni” caratteristiche dell’era dei predecessori da Montini a Ratzinger. Di più: il papa come monarca assoluto è incompatibile con qualsiasi affermazione dei diritti della persona, e le vicende giudiziarie vaticane (caso Becciu) lo dimostrano appieno. E ancora peggio: le nomine dei cardinali effettuate da Bergoglio sono tante e tali da avere opzionato la scelta del suo successore, garantendo una prosecuzione del papato attuale. Infine: il monopolio maschile della Chiesa è ben lungi dall’essere stato almeno scalfito e dunque abbiamo di fronte un’istituzione senza futuro.
Lo stesso Mastrofini difende Bergoglio parlando, per i suoi predecessori, di "riflessioni" senza azioni concrete:
Certo Montini ha avuto un ruolo nel traghettare la Chiesa nel dopo-Concilio ma poi si è spaventato di andare troppo avanti ed è tornato indietro. Wojtyla ha seguito la sua politica verso l’Est e contro ogni totalitarismo spostando il baricentro ecclesiale verso un assetto tradizionale. Ratzinger ha riflettuto e molto; ma il governo è altra cosa. Qui Bergoglio è portatore di una visione diversa di Chiesa, è gesuita, desidera – come lui stesso dice – innescare processi di cambiamento e dialogo. Ha realizzato due Sinodi sulla famiglia, uno sull’Amazzonia, ha una visione che unisce profondamente bioetica e dottrina sociale e ha innescato una spirale di trasformazione. Apre la Chiesa su temi sociali scottanti: dalle coppie non sposate, all’accoglienza degli omosessuali, alla ritessitura del dialogo tra fede e scienza ad esempio a partire dal tema dei vaccini.
Lorizio prende sul serio le "accuse" di della Loggia, ma le indirizza non alla Chiesa, piuttosto a due deformazioni che stanno soccombendo: la "religione civile"
ovvero di un’appartenenza religiosa che incide sempre meno sulla società e nella storia. Il paradigma sottintende un’esclusiva valenza etica della fede, in tal modo ridotta ad un sistema di valori da riportare nella vita sociale, culturale e politica di popoli e persone. (...)
Basterà ricordare un decisivo passaggio del discorso di papa Francesco alla curia romana in occasione degli auguri natalizi dello scorso anno: «Non siamo più in un regime di cristianità perché la fede – specialmente in Europa, ma pure in gran parte dell’Occidente – non costituisce più un presupposto ovvio del vivere comune, anzi spesso viene perfino negata, derisa, emarginata e ridicolizzata» (21 dicembre 2019).