CELEBRARE NEL TEMPO
“Cristo ha comandato: «Bisogna pregare sempre senza
stancarsi» (Lc 18, 1). Perciò la Chiesa, obbedendo fedelmente a questo comando,
non cessa mai d’innalzare preghiere e ci esorta con queste parole: «Per mezzo
di lui (Gesù) offriamo continuamente un sacrificio di lode a Dio» (Eb 13, 15).
A questo precetto la Chiesa ottempera non soltanto celebrando l’Eucaristia, ma
anche in altri modi, e specialmente con la Liturgia delle Ore, la quale, tra le
altre azioni liturgiche, ha come sua caratteristica per antica tradizione
cristiana di santificare tutto il corso del giorno e della notte. […] Perciò
sia per santificare veramente il giorno, sia per recitare con frutto spirituale
le stesse Ore, conviene che nella recita delle Ore si osservi il tempo, che
corrisponde più da vicino al tempo vero di ciascuna Ora canonica” (Principi e
Norme per la Liturgia delle Ore, 10-11). Non vogliamo che per noi il tempo si
riduca ad un susseguirsi di ore e di giorni (Kronos), ma ogni momento sia
favorevole (Kairòs) per vivere in comunione con il Signore Gesù e in sintonia
con i suoi insegnamenti. Il tempo è ormai cristologico, disponibile alle parole
di lode e di ringraziamento che salgono quotidianamente dal cuore degli uomini,
tempo ormai abitato dalla grazia di Dio. E noi che vogliamo celebrare ogni
giorno la sua lode (far risuonare nel mondo il canto della Sposa al suo Sposo,
secondo la bella espressione di don Gréa) per dare forma alla nostra vita
spirituale, possiamo scegliere il nostro ritmo : giornaliero, settimanale,
annuale.
Il ritmo giornaliero
“dal sorgere del sole al suo tramonto”(Sal 112); è il modo proprio della
liturgia delle ore, soprattutto nelle ore più importanti : Lodi al sorgere del
sole, in ricordo della creazione; Vespri al tramonto come compimento della
storia. Per le ore minori: Terza, ora della discesa dello Spirito santo; Sesta,
ora della crocifissione di Gesù; Nona, ora della morte di Cristo.
Il ritmo settimanale
dalla tradizione del sabato ebraico al momento vitale della domenica . La
domenica è celebrazione del mistero pasquale nel ritmo settimanale in cui essa
si inserisce: è il giorno della risurrezione del Signore (il primo dopo il
sabato), è il giorno del Signore (Ap 1,10), l’ ottavo giorno … è il giorno che
è caratterizzato fin dalle origini dalla celebrazione dell’eucarestia, il luogo
proprio per la comunità cristiana. È il cardine della settimana. La Parola
della domenica sostiene e dà un significato particolare alla nostra vita
cristiana di quella settimana.
Il ritmo annuale è
quello che chiamiamo normalmente Anno Liturgico, che si radica su due punti di
riferimento fondamentali:
a) il tempo naturale, il susseguirsi delle stagioni visto
come segno dell’opera di Dio. La Chiesa in un anno ci fa vivere tutto il
mistero di Cristo, dall’incarnazione alla parusia;
b) il Lezionario : è stata la grande riforma del Concilio
Vaticano II. Una Parola “più abbondante, più varia e meglio scelta” che ci pone
in confronto con la storia della
salvezza e ci salva dal rischio di derive devozionali. La spiritualità
liturgica che ci inserisce nel mistero pasquale di Cristo viene prima di ogni
forma di devozione o di novena, a Maria o ai santi. Per noi si tratta di
lasciarci coinvolgere nell’intimo del cuore dalla Parola, luce per la nostra
vita.
LA CELEBRAZIONE DELLA
DOMENICA
“Oggi la tua famiglia, riunita nell’ascolto della Parola e
nella comunione dell’unico pane spezzato, fa memoria del Signore risorto
nell’attesa della domenica senza tramonto, quando l’umanità intera entrerà nel
tuo riposo. Allora noi vedremo il tuo volto e loderemo senza fine la tua
misericordia”.5 ‘Noi senza l’eucarestia domenicale, non possiamo vivere’: così
rispondeva il prete Saturnino, arrestato insieme a 49 cristiani durante la
persecuzione di Diocleziano nel 304, al magistrato di Abitene (cittadina a 80
Km da Cartagine); infatti il magistrato imperiale voleva sapere perché i
cristiani continuavano a radunarsi in assemblea domenicale nelle case private,
disobbedendo all’editto dell’imperatore. Il motivo era semplice: senza la
domenica e senza l’eucarestia il cristiano non può vivere. Così in ogni piccola
comunità, la celebrazione eucaristica richiama la logica dell’Agnello pasquale
che dona la vita per la salvezza del mondo: partecipando alla comunione di quel
pane consacrato, ogni credente entra nella stessa logica del dono e del
perdono, “finchè egli venga”. Così la Chiesa diventa memoria viva della vita
del Cristo, grazie all’opera dello Spirito santo: il passato si fa
contemporaneo nella vita della Chiesa e ravviva la speranza in un futuro nuovo,
facendo poi scaturire nei fedeli l’impegno missionario. L’eucarestia diventa
culmine e fonte della vita cristiana: la comunità che celebra con il suo prete
diventa epifania della ministerialità. È il rito che come lievito si espande in
tutta la vita cristiana, infatti il sacerdozio comune dei battezzati non is
limita alla celebrazione liturgica, ma trova concretezza nelle opere di carità
e nella testimonianza della vita. Rapporto tra Liturgia delle Ore ed Eucaristia
“La Liturgia delle Ore estende alle diverse ore del giorno le prerogative del
mistero eucaristico, «centro e culmine di tutta la vita della comunità
cristiana»: la lode e il rendimento di grazie, la memoria dei misteri della
salvezza, le suppliche e la pregustazione della gloria celeste. La celebrazione
dell’Eucaristia viene anche preparata ottimamente mediante la Liturgia delle
Ore, in quanto per suo mezzo vengono suscitate e accresciute le disposizioni
necessarie alla fruttuosa celebrazione dell’Eucaristia, quali sono la fede, la
speranza, la carità, la devozione e il desiderio dell’abnegazione di sé.”
(Principi e Norme per la Liturgia delle Ore, 12)
p. Riccardo Belleri, cric